UN GONZO E LAGUNARE REPORTAGE

Non so come mai, ma a Venezia mi perdo sempre: naturalmente non ho fatto eccezione neanche questa volta e mi sono ritrovata almeno in due casi dalla parte opposta a quella che volevo raggiungere. La novità è che mi sono imbattuta de visu nei cartelli “Vietato sedersi”. Non che non lo sapessi: però trovarsi faccia a faccia con il divieto mi ha fatto impressione. E, per essere franchi, proprio non mi piace.
Non so come mai, ma tutti, ieri mattina, sembravano essere molto preoccupati per l’umore di Massimo Cacciari: il quale, a dire degli astanti, sembrava comunque meno corrucciato del solito. Uno dei pochissimi che si preoccupava, invece, di peggiorare lo stato d’animo del primo cittadino era Piergiorgio Odifreddi, che per una parte non indifferente del proprio intervento ha smontato la sua soddisfazione per la “confusione fra laici e cattolici” nel nascente Pd. “Confusione irreversibile”, aveva detto Cacciari. Confusione immobilizzante, ha sostenuto invece Odifreddi: “difficile incrementare la ricerca scientifica in accordo con un credo religioso che la ostacola”.
Cominciamo da capo. Iuav, aula magna. Sul palco, insieme alla vostra eccetera, svariati portatori di storie e testimonianze. Felicita Platania, che ha raccontato l’esperienza di Zo. Luca Fois (Recapito Milanese, Zona Tortona), Angela Vettese (arte contemporanea), Giorgio Todde (Festival di Gavoi). A seguire, Piergiorgio Odifreddi, appunto, Giorgio Barberio Corsetti, Carmen Consoli, Valerio Magrelli.
Qualche frammento. L’importanza di un umanesimo “a due facce” sottolineata da Odifreddi. L’appassionato intervento di Barberio Corsetti sul teatro com’è (“luoghi chiusi autoreferenziali da cui il pubblico viene cacciato via il prima possibile, per evitare che i velluti perdano il loro bel color rosso”) e come dovrebbe essere (spazi, presenze, comunità). Lo scrittore come cavia raccontato da Magrelli.
Quanto alla vostra eccetera, in pochissime parole ha chiesto non finanziamenti ma attenzione alla normativa sul diritto d’autore, cercando di spiegare come il copyleft non danneggi in alcun modo l’autore medesimo (anzi) e insieme favorisca la circolazione di saperi.
Ah, l’intervento conclusivo di Walter Veltroni è stato quasi per metà dedicato a Internet. E molto in positivo, anche.
La riflessione a freddo di oggi è la stessa con cui ho chiuso i miei sei minuti di ieri: sono stata chiamata in quel di Venezia non per il lavoro remunerato svolto in una ventina d’anni, ma per quello gratuito degli ultimi tre. Forse vuol dire qualcosa, e forse no: comunque, è un fatto.
Il rimando per curiosi e interessati è a Radio Radicale, che ha messo on line i video della mattinata. E poi, il reportage dell’attentissimo Lucio Angelini, seduto in platea con taccuino e impeccabile cappotto blu.
Adesso, per un po’, non parto (ma solo per un po’).

11 pensieri su “UN GONZO E LAGUNARE REPORTAGE

  1. Io a Odifreddi ci darei fuoco con velocità supersonica. Per come l’hai detta tu, uno potrebbe trovarsi d’accordo con lui. Ma è da vedere come l’ha detta lui.
    Io a Venessia ci vado spessissimo ma i cartelli ancora non li ho visti!

  2. A proposito di ciò che dice Corsetti sul teatro che deve fuggire “dai teatri”, segnalo questa iniziativa (di cui faccio parte) e che si terrà in varie librerie romane (per ora) da dicembre ed ha il semplice nome di
    Teatro in Libreria.
    “Teatro In Libreria (TIL) significa trasformare per un’ora una libreria in teatro.
    Gli scaffali, i libri e gli odori di una libreria diventano parte integrante di un’insolita scenografia, all’interno della quale prende vita un romanzo attraverso una presentazione teatrale nella quale gli stessi acquirenti sono non solo spettatori ma anche attori.”
    Tutte le informazioni su http://www.teatroinlibreria.it

  3. Ma voi pensate che genio che era Thomas Mann. Scrisse “Morte a Venezia” pur non avendo potuto assistere a una kermesse lagunare con Cacciari, Odifreddi e Veltroni.
    Certo, la frizzante Lipperini stonava un po’ in quel “2 novembre”, ma gli istinti suicidi saranno stati comunque irrefrenabili.

  4. i luoghi che fuggono dai luoghi.
    Luoghi che non con-tengono, ma con-dividono
    Noi lo diciamo da un bel po’, ma vabbé.
    Segnalo, del tutto superfluamente, la mia soddisfazione per il reportage

  5. visto che avete parlato di tutto e di più, permettetemi di sottolineare il becero “coup de theatre” dell’intervento di Corsetti: il teatro dovrebbe essere spazi, presenze, comunità…
    Già peccato che potrei fare un elenco di teatri “spazio”, teatri “presenza” e teatri “comunità” invisibili alle istituzioni ed invisibili anche a Barberio Corsetti che s’organizza nei suoi tendoni e nelle sue “comunità” usando per ogni spettacolo finanziamenti che sarebbero capaci di far campare per qualche anno anche più d’uno di quei teatri invisibili.
    Non saprei dire se il “segno” di essere chiamata non per il tuo onorato lavoro, bensì per il tuo lavoro-del-cuore sia un buon segno come forse ci piacerebbe che fosse.
    A me pare che si vada verso la santificazione del concetto di lavoro non retribuito.
    Basta che ci gratifichi.
    Non nego che era ciò che chiedevamo tutti trent’anni fa quando abbiamo cominciato ad impiegarci in luoghi assassini, ma il riproporre questo mito dell’eden mi sembra un po’ un’imbroglio.

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