Nel giorno in cui si festeggia, felicemente, Doris Lessing, accade di leggere qualcosa che incrina lievemente il buon umore. Parlo delle polemiche sul giudice tedesco che ha concesso “attenuanti etniche e culturali” ad uno stupratore e torturatore, in quanto sardo. La levata di scudi è stata immediata e ovvia. E giusta, giustissima: certo.
Eppure, una piccola riflessione NON sulla Sardegna, ma sull’Italia tutta, sarebbe opportuna. Siamo o no il paese con un numero impressionante di violenze domestiche sulle donne e di delitti in famiglia commessi da uomini a danno delle proprie fidanzate e compagne? Siamo o no il paese in assoluta, impressionante retroguardia per quanto riguarda l’occupazione femminile e la partecipazione maschile alla cura dei figli e della casa? Siamo o no il paese dove anche per pubblicizzare i maccheroni si utilizzano fanciulle nude e sospiranti?
L’indignazione degli editorialisti (uomini), sinceramente, puzza di ipocrisia: e fa il bis con quella che accolse, pochi mesi fa, le accuse del Financial Times (chi, noi? Figurarsi!). Nella migliore delle ipotesi, si sventola il “matriarcato” vigente, secondo il quale le signore, ma certo, sono sempre state quelle che gestiscono il vero potere. In casa, naturalmente.
Non riesco a pensare diversamente quando leggo le dichiarazioni di Salvatore Niffoi: «Mia moglie è la mia prima lettrice, è la mia editor più raffinata, il suo giudizio è fondamentale. Perché nella mia famiglia come nella maggioranza delle famiglie sarde vige ancora saldamente il matriarcato». Appunto.
Peraltro, è bellissimo che la signora Niffoi sia l’editor del proprio marito. Quasi tutte le mogli degli scrittori sono le loro prime lettrici, le loro muse, le loro appassionate sostenitrici e, alle cene, ridono a tutte le loro battute. E’ il viceversa che scarseggia.
Chissà cosa ne direbbe la nostra nuova Nobel. Che ebbe il coraggio di sostenere, nel 1983, cose assai scomode (una la riporta oggi Laura Lilli: “le femministe si sono autocastrate, limitandosi ai discorsi fra loro”). E che nel 2001 dichiarò, per esempio, di sentirsi disgustata dai libri “brutti e inutili” delle giovani scrittrici inglesi. Chick lit, per intenderci. Disse, esattamente, Lessing: “È doloroso, alla mia età, vedere tutte queste ragazze superficiali e ignoranti far finta di essere orgogliose della loro femminilità “. Da una delle autrici in questione arrivò la risposta : “Con i miei libri ho solo cercato di dare voce alle donne della mia generazione, non alle vecchie”. Era Helen Fielding, la creatrice di Bridget Jones.
Il picconatore, presidente nonché sardo Francesco Cossiga ha dichiarato: “Si tratta di una sentenza coraggiosa e giusta adottata da un magistrato illuminato che ha saputo tenere conto di valutazioni ambientali, storiche e culturali”.
Perfetto.
Ho iniziato ad avere “fede” giallorossa quando avevo 5 anni. Ho sempre sostenuto (con obiettività) la mia squadra anche nei momenti pessimi. Ho sempre sopportato sportivamente le contumelie dei sostenitori di altre squadre. Insomma, la mia “cultura”/tradizione/passione calcistica è da sempre fortemente connotata dalla “magica”.
Alla luce di quanto sopra ho finalmente deciso di stuprare una donna che tifa Lazio. Le attenuanti sono pressoché garantite.
non è in topic, o forse sì, che ricevere un Noberl non vuol mica dire aver avuto una vita diversa dalle altre donne; ma innegabilmente è indimenticabile la visione della Lessing che accoglie – in mano le cipolle e alcuni enormi carciofi, di ritorno dalla spesa – la notizia del premio con un Oh Cristo!
Io avrei un elenco di sedicenti scrittori che dovrebbero andare a comprare i carciofi e le cipolle alla Lessing mentre lei se ne sta in santa pace a scrivere.
Che dire. Sono sardo e so che il matriarcato è in realtà una sorta di leggenda, anche se da noi le donne sono forti e coraggiose.
La sentenza è molto pericolosa perchè dà il via non solo ad altre attenuanti sulle stesse basi ma anche a delle aggravanti e a delle limitazioni della libertà individuale.
Voglio solo chiarire che io trovo assolutamente folle la sentenza. La mia irritazione nasce soltanto dalla difesa d’ufficio dell’Italia tutta in quanto terra di parità, emancipazione e, come ho letto stamattina, di virilità comprensiva, gentile e desiderosa di pari opportunità.
Concordo con la Lipperini, o almeno credo (OT: ti seguo sempre ma non commento quasi mai).
Ignoriamo con tutte le nostre forze che ci sono (in Italia, come nel resto del mondo, in Sardegna come a New York) sacche culturali nelle quali la donna È considerata meno di un oggetto – perché ci sono uomini che non si sognerebbero mai di prendere a mazzate la propria auto, ma lo fanno con la propria compagna.
Quello che è realmente inaccettabile è che una sentenza possa giustificare (in qualche modo, e non mi interessa quale) la prevaricazione di un uomo su una donna – e in generale di un essere umano su un altro essere umano.
Ma sono l’unica che ha notato questo aspetto? Tutti gi altri sono preoccupati di tutelare la dignità dei sardi e degli italiani in generale?
cara Loredana, purtroppo il lavoro fatto dalle femministe è andato del tutto perso. Siamo tornati indietro di più di 50 anni. Guarda le giovani di adesso, quelle nate negli anni ’80: iperfemminilizzate, fissate sulla propria immagine, griffate dalla testa ai piedi, non fanno una piega all’idea di usare ANCHE il proprio corpo per affermarsi sul lavoro, trovano perfettamente naturale farsi storie con uomini già accoppiati, insomma il trionfo di valori ultramaschilisti. E anche per le ragazze di sinistra è naturale comportarsi così.
Il tentativo di far introiettare alla cultura italiana i valori di un femminismo sano purtroppo è fallito. Io non so da dove si potrebbe ricominciare, so solo che sento i nostri valori sconfitti nella vita di ogni giorno.
Sono ben accetti consigli.
tra uno stupro e l’altro ho appreso che il Nobel per la Pace è andato al vecchio Al Gore.Ripensando quello che sullo stesso candidato vincente scrisse il grande Ellroy in Destination Morgue viene da pensare che il profilo dell’informazione somiglia molto a quel tale che vuole fare l’amore degli uomini alle nostre sorelle presso un nuraghe qualsiasi. seguendo la sua indole giuridicamente accertata dal tribunale crucco.Con sentimento
Loredana, bravissima!!!
Lei non fa la spesa, Signora Lipperini? Spiegherebbe che cosa legherebbe Mrs. Lessing a una sentenza per uno stupro? Forse che Mrs. Lessing debba darle anche la ricetta del minestrone, ché lei non è capace? Non è più semplice che si compri i surgelati come tutte le donne che non sanno cucinare invece di tirare in ballo il Nobel per poi parlare di tutta altra cosa?
Mrs. Lessing ha fatto molto per le donne e per i diritti delle donne. Lei invece, a parte scrivere questa cosa comodamente dalla sua altezzosa poltrona di ufficio? La sentenza è vergognosa ma mi sa che non è la prima così, ché se scaviamo nel giardino del nostro vicino ogni giorno il giornale non fa altro che riportare di stupri e violenze su ragazzine e donne mature e anziane, ma però lei si adira solo oggi per questa sentenza con la scusa del Nobel e questo è giocare sporco.
Davvero, stratos? E come sarebbe giocare pulito?
Il vero Demetrio Stratos fu cantante nei “Ribelli” e, successivamente, negli “Area”.
Una voce impareggiabile, in grado di sonquassare colonne vertebrali sia nel melodico ballabile che nel “progressive”.
Strano, quindi, che si sia investito dello pseudonimo chi (ma ne ha il sacrosanto diritto) si urta per le “contaminazioni”.
Non mi pare, infatti, che Loredana abbia trovato relazione tra la difficoltà di acquistare un minestrone e la facilità con la quale si possono stuprare le donne.
L’intervento della Lipperini mi sembrava ad ampio respiro. Partendo dalla condizione (anche attuale) della donna, ma non lesinando critiche, è arrivata a parlare di una scrittice in qualche modo rappresentante culturale delle donne.
Questo ho colto e questo mi piace.
Ma ammetto di essere fazioso. Probabilmente approverei un post di Loredana anche se si trattasse solo dell’orario dei treni.
Trattasi (della sua nei miei confronti) di circonvenzione d’incapace. Ma è ovvio. Sono inferiore. Sono maschio. 🙂
Si arrabbi più spesso, senza specchietti per le allodole. Se parla dei Nobel, contento di leggerla. Se parla di Nobel per tirare in ballo la vergognosa sentenza, io dico che è giocare sporco. Io cercavo notizie su Mrs. Lessing, trovo altra cosa. Giusto che ne parli ma non così come ha fatto. Mrs. Lessing non sa di lei e penso non gli interessi saperne, naturale, anche io farei così al posto di Mrs. Lessing.
Signor Gregori, Stratos faceva contaminazioni intelligenti e non cantava per allodole e uccelletti simili pur di averli in pubblico.
Demetrio (che ebbi la fortuna di conoscere personalmente) cantava. Allodole, diamantini e coturnici erano liberi di ascoltarlo oppure no.
Mettere in cartellone un concerto degli “Area” e poi, a sorpresa, sentire Stratos cantare anche “Pugni chiusi” è giocare sporco?
per Enrico Gregori: Don’t feed the trolls!
La sentenza non mi piace, non mi piace l’idea che a partire da considerazioni antropologiche si possano prendere decisioni giuridiche. L’antropologia dovrebbe influenzare le politiche, non certo i tribunali, e secondo me se un giudice si è sentito in dovere di applicare ad un caso di tribunale delle considerazioni antropologiche è dovuto anche a un decennale deficit della materia nell’ispirazione delle politiche.
Che poi invece di scandalizzarci per la sentenza sarebbe meglio riflettere sulla situazione italiana che dà solidi argomenti a questi pregiudizi, è verissimo
……..nemmeno i New Trolls? 🙂
Per quelli ci pensa Irish con le sue preghiere 😉
Gli dei rubarono, commisero stupri e adulteri, mangiarono i loro figli, castrarono il loro padre e imprigionarono la loro madre, e inoltre furono bugiardi, vili, osceni, sadici, sciocchi, assurdi, servili, ingiusti, impuniti. Ciò potrebbe essere portato a prova sia della loro totale falsità come della loro effettiva esistenza. Insomma, menavano per il Parnaso tutti quanti. Accusati dai padri, dalle madri, dai figli e da tutta la gente comune, finirono tutti a giudizio nel maxi–processo nella spartana aula-bunker di Salamina. Al cospetto del giudice Tintrippo di Athenannover furono tutti condannati. Con le attenuanti teologiche ed eteree dovute al fatto di vivere negli attici del monte Olimpo dissetandosi con l’acqua Acropolissima.
Scusate se non ho giocato né sporco, né pulito. Ho solo giocato. Ok, su un argomento serio. Fino al secondo punto è riportato un estratto dal bellissimo libro Orti di guerra di Edoardo Albinati, al quale vanno i miei ringraziamenti se non si arrabbia per averne riprodotto il brano. La seconda parte cazzeggiante è opera del sottoscritto. Finisco domandandomi se per la causa che ho in corso per il parcheggio in doppia fila, il giudice mi possa concedere l’attenuante di vivere a Roma.
Il matriarcato in Sardegna non è del tutto una leggenda, soprattutto in posti come Desulo, Orune o Bonorva, per dire. Il che non toglie che la sentenza sia razzista, perché sancisce una pretesa inferiorità culturale e la porta ad attenuante di un crimine odioso.
Di Niffoi ho letto tutto quel che ha pubblicato, quindi non solo i tre romanzi editi da Adelphi, ma anche i quattro precedentemente usciti per i tipi de “Il Maestrale”, e devo dire che mi piace molto come scrive, anche se capisco che non è una lettura facile (penso soprattutto a “La vedova scalza”) per chi non conosce la lingua sarda e i suoi vari dialetti.
Circa gli “dei”, quel che si racconta di loro è in larga parte metafora, in amplissima parte rielaborazione di miti precedenti (non ben compresi da chi li ha reinterpretati, basti pensare alla versione achea del diluvio, con Deucalione e Pirra) e in piccolissima parte l’eco di vicende realmente avvenute. Alcuni degli ispiratori di queste storie ancora soggiornano comunque tra “quelli dalla vita breve”, e occasionalmente continuano a farsi beffe dei loro progressi. Anche l’antico Testamento, comunque, contiene storie moralmente discutibili, quando non esecrabili, e strane incongruenze. Ma questa è un’altra storia.
Saluti (anche io leggo quasi sempre via feed e commento di rado, ma ci sono sempre e seguo con interesse)
Mi sarebbe piaciuto un processo così:
GIUDICE:”E per stupro, sequestro, violenze per futili motivi (gelosia) 6 anni.”
IMP:” Un momento, io sono italiano ! Da noi usa così !”
G:”Ah, allora è un vizio ! 8 anni.”
I:” Ma sono anche sardo! consideri le mie condizioni ambientali, storiche e culturali..”
G.”E lei consideri le nostre, famo 10 anni e non se ne parli più. La prossima volta ste cose se le faccia in Sardegna e si faccia difendere da Cossiga”
La sentenza tedesca è insultante perchè definisce come immutabili caratteristiche machiste italiane che sono solo arretratezze storiche. Diciamo che sì la sentenza è un pungolo per la cultura maschilista italiana. Tuttavia il modello “bridget jones” è quanto di più dannoso per le donne, eppure la pubblicistica mondiale ai quotidiani ai patinati -complici moltissime donne pseudo-emancipate – nonha fatto altro (e continua) che esaltare continuamente ogni prodotto editoriale in versione post-bridget-jones motivandolo con l’orgoglio femminile ‘essere scafata e ironica, mentre non è altro che imprigionata nel vecchio modello di donna-amante-ancella, che scambia la solitudine per autonomia.
Mi sono già espresso sulla “lucidità” di questa sentenza e la trovo una “mostruosità” giuridica. Però, ripensando a una “pregevolezza” del passato, la decisione del giudice tedesco mi sembra un tributo al diritto in confronto alla sentenza (tutta italiana) con la quale si stabilì che una ragazza non poteva essere stata stuprata in quando indossava dei jeans aderenti. Tradotto: se li è sfilati lei…..’sta zoccola!
Evidentemente se la sorella di quel giudice se si ritrova un coltello puntato alla gola, si rifiuta di sfilarsi i pantaloni e si fa scannare come Maria Goretti.
Faccio qualche considerazione così tardiva:
– la prima riguarda l’immagine pubblica dell’Italia. E’ graziosa questa faccenda delle attenuanti culturali. Il giudice luminoso dice, èh me devo confrontà colle culture altre nun devo esse eurocentrico! I sardi ci hanno degli usi loro, come i boscimani e gli ottentotti – quelli cociono i nemici nelli pentoloni questi stupreno le femmine. Interessante.
– la seconda riguarda la questione del matriarcato e dei ruoli di genere. io ho svolto personalmente quelle indagini Loredana nelle fila di Istat. Non farei di ogni erba un fascio. Perchè che esista un certo tipo di potere femminile nell’amministrazione del privato è effettivamente vero. certo è che oggi con 2 figli anziche 12 e colle lavatrici è un artro paro de maniche. E per altro, non è per niente ovvia la relazione maschilismo culturale violenza sessuale, che mette in scena l’amorevole giudice. Quelle stesse indagini istat che tu citi, se le vai a leggere in dettaglio ti dicono che la violenza aumenta in maniera esponenziale nelle zone dove le donne lavorano di più: nord Italia e centri urbani. Ma non credo che ci sia molto da illudersi sull’estero: per esempio il nord europa ha tassi di violenza intrafamiliare contro le donne altissimi.
Lessing a parte – Io credo che l’emancipazione e la conquista di una flessibilità dei ruoli, mettano in discussione delle categorie psicologiche stabili, in soggetti con magagne anteriori, e portino alla moltiplicazione della violenza contro le donne -come sintomo di una difficoltà culturale nella relazione tra i sessi e nella gestione della vita collettiva. Ma non è un fatto solo italiano. In Italia abbiamo ancora altre categorie di problemi.
Quello che non ha capito il giudice, è che se proprio voleva fa ‘r sociologo doveva accorgersi che quello stupro era più vicino a casa sua delle case di tutti gli altri sardi.
Il Nobel a Doris Lessing mi pare un’ottima scelta. Meno ottima la scelta di Al Gore, ma forse volevano mettere in risalto l’idea (“attenzione, stiamo divorando il nostro pianeta!”), visto che il bamboccione ammericano e’ molto bravo di spin, mentre lo e’ assai meno in opere & azioni concrete.
Posso dire una cosa che c’entra in maniera trasversale? Mi sono trovata molto meglio in ambienti lavorativi maschilisti che in altri in cui c’erano un sacco di donne, che avevano anche un ruolo piuttosto importante da gestire. Le donne me ne hanno fatte sempre passare di tutti i colori e provavano un piacere sadico a farmi fare le peggio cose: tipo io che non avevo la macchina ma andavo a lavorare in autobus dovevo comprare la carta-igenica da portare in ufficio.
Con questo voglio dire che l’emancipazione femminile non avverrà mai completamente se prima non c’è cooperazione, collaborazione, costruttività negli stessi ambienti gestiti da donne.
Siamo statisticamente molto più numerose e come si dice l’unione dovrebbe fare la forza. Invece niente. Anzi, è il contrario.
Le madri sono spesso meno ambiziose delle figlie e quando arrivi a 30 anni un nutrito gruppo di cugine, nonne, ziee e compagnia bella, cominciano a romperti quelle che non hai perchè non sei fidanzata/sposata con prole.
Chi si dedica completamente alla propria professionalità vive spesso problemi di ego con il marito, che non regge a fare quello che torna a casa e deve cucinarsi da solo. Ma questa ancora una volta è da ricercarsi nell’educazione delle madri (che sono donne mica uomini), che viziano i figli maschi, che si stancano persino a mettere due bicchieri sporchi dentro la lavastoviglie…
la polemica è luuuuuuuunga
😉