UNA NAVE, UN PARADOSSO, UN AUSPICIO

Teseo ebbe una vita complicata, ma molte furono le nobili imprese compiute, se si esclude un comportamento non proprio dignitoso con Arianna e la sciagurata maledizione nei confronti dell’incolpevole figlio Ippolito, ma non si può pretendere troppo da un eroe.
Dunque, è bello il titolo scelto dalla nuova casa editrice di Elisabetta Sgarbi, La nave di Teseo, ed è ottima la notizia del distacco da Mondazzoli. La quale ha già perso Adelphi, e un uomo chiave come Antonio Franchini (a Giunti). Al nuovo supergruppo resta parecchio, e naturalmente qui ci si augura che restino soprattutto i dipendenti (perché, come non ci si stancherà mai di ripetere, la questione rilevante, rilevantissima, è quella della tutela dei posti di lavoro, che sono a rischio, anche se ci si ostina a parlarne poco).
Nell’attesa di capire quali saranno le mosse del supergruppo medesimo, e riflettendo su quanto riporta Francesco Merlo nell’articolo linkato sopra, e considerando dunque che le vendite sono il primo pensiero dei supervertici, come è anche giusto, ci sarebbe un auspicio da formulare.
La speranza è che i vertici di Mondazzoli ragionino su un’idea diversa di editoria, e che non si leghino alle coazioni a ripetere degli uffici commerciali. Che riflettano sul vecchio concetto di entry point, il punto d’ingresso alla marca, non identificandolo necessariamente con il libro assai venduto altrove ma di qualità scadente. Perché se il libro apriporta è almeno decente, forse si amplia la possibilità di avere lettori nuovi, che è ciò che si desidera tutti, magari per motivi diversi (a qualcuno interessa il mercato, ad altri un paese consapevole).
L’auspicio non è che si pubblichino solo libri complessi e letterariamente altissimi. Tutt’altro. Una settimana fa, parlando con gli studenti della Scuola Holden, ho avuto interessanti scambi di opinione con molti giovani lettori appassionati di letteratura fantastica (negletta dai più, e troppo spesso bollata come prodotto per ragazzini, e ancor più spesso pubblicata a casaccio, ramazzando qua e là, con brutti testi che oltretutto non vendono neppure), che in quel settore trovano il loro apriporta. O lo trovano, giustamente, anche in Fabio Volo, e magari poi passano ad altro: ma in Fabio Volo, l’originale, non nei suoi epigoni, troppo spesso sbrindellati ai limiti dell’illeggibilità. Meno libri gemelli, per favore, e più curiosità. E più fiducia in chi legge.
Ci sono tanti modi di inseguire il mercato, insomma: l’augurio è che gli inseguitori sappiano che i libri non sono un prodotto come gli altri. E, ovviamente, che la nuova e auspicabilmente feconda avventura della Nave di Teseo, paradosso incluso,  diventi un esempio da seguire (ma ricordate di cambiare le vele quando tornate ad Atene, mi raccomando).

7 pensieri su “UNA NAVE, UN PARADOSSO, UN AUSPICIO

  1. Non si dimentichi che – a un certo punto – Teseo scaricò Arianna nell’isola di Nasso (di qui, per corruzione, l’espressione ‘piantare in asso’). Vuoi mai che stavolta verrà scaricata la povera Elisabetta nel primo isolotto utile lungo la rotta?

  2. Lo Huffington Post ( non riesco proprio ad infilare un apostrofo prima della consonante acca, sorry ) riporta la risposta della signora Marina Berlusconi a quello che “certa stampa ” ha scritto di lei, della mancata intesa con Elisabetta Sgarbi e del varo di Teseo. Non entro nel merito – si tratta di un pezzo ampliamente prevedibile, comunque la si pensi sulla faccenda – ma penso che , comunque la si pensi sulla faccenda, si tratti di una straordinaria opportunità x tutti i coinvolti, pubblico di potenziali lettori compreso. Il nuovo impero controllerà una quota ( virtuale ? oggetto di progressiva, fisiologica erosione ? ) importante, ma Teseo ed il suo equipaggio avranno modo di dimostrare di poter prendere il largo e navigare siccome viaggiatori e non turisti, secondo la famigerata definz di Paul Bowles. Se a qualcosa servono le crisi, è nella loro etimologica capacità di provocare un cambiamento che trovano la ragion d’essere.

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