PAROLE PER IL 25 NOVEMBRE

“Siede nell’angolo e cerca di estrarre aria da una stanza che fino a pochi minuti fa ne era piena e ora sembra non averne più. Da molto lontano le giunge un suono sottile di risucchio e sa che è aria che le scende nei polmoni e poi risale ed esce in una serie di brevi ansiti febbrili, ma non muta la sensazione che ha di annegare nell’angolo del soggiorno di casa sua, con lo sguardo sulle spoglie stracciate del romanzo in edizione economica che stava leggendo quando è rincasato suo marito”.
Questo è l’incipit di Rose Madder di Stephen King, storia di una donna maltrattata e picchiata, e del modo in cui diventerà un’altra, o per meglio dire “la vera Rosie”. Lo scelgo perché oggi è il 25 novembre, è la Giornata contro la violenza sulle donne e molte parole verranno scritte e pronunciate.
Oggi, e molto meno gli altri giorni.
Oggi, e molto meno gli altri giorni, dunque, vecchi, nuovi e nuovissimi media si sentiranno in dovere di parlare di femminicidio, stalking, disparità. Oggi gli uffici stampa delle case editrici avranno il loro da fare (non per colpa loro, evidentemente) per promuovere saggi e romanzi dove, magari di sfuggita, si parla di violenza contro le donne, prescindendo dalla qualità di quei saggi e romanzi. Oggi c’è un hashtag su Twitter, naturalmente, e tante giuste iniziative in ogni parte d’Italia.
A cui non prenderò parte.
Non perché non le trovi giuste, e importanti, e indispensabili. Anzi. Eppure, come ho già scritto tante di quelle volte da risultare noiosa, ho bisogno che le parole siano altre. Parole di narratori e narratrici che non aspettino il 25 novembre e non aspettino che un fenomeno entri nei trend-topic per pronunciarsi. Parole di esperti ed esperte che le facciano proprie tutti i giorni, condividendole con gli altri.  Parole di educatori ed educatrici che a dispetto di ogni boicottaggio integralista lavorano perché bambine e bambini crescano liberi da vincoli e culture che li schiacciano in un ruolo predefinito. Parole che devono accompagnarsi, certo, ai fatti: finanziamento ai centri antiviolenza,  centri di ascolto per gli uomini abusanti, e soprattutto corsi continuativi – e non occasionali – nelle scuole.
E parole, appunto. Nelle parole credo, con le parole vivo. Le parole dei libri, certo, affinché aprano mondi, invece di chiuderli. Ma non scelte per opportunismo, bensì per convinzione profonda. Con onestà. Dunque, in questo 25 novembre, leggete e invitate a leggere. Leggete Virginia Woolf e Simone de Beauvoir, certo. Ma leggete anche King, leggete Mary Shelley,  Edith Wharton, Margaret Atwood, Alice Munro. Leggete Michela Murgia, fra le italiane (sì, ce ne sono tantissime, ma permettetemi di fare un solo nome per non commettere troppi torti). Leggete Ursula K.Leguin e riconoscetevi nelle sue parole:
“Il termine femminismo viene usato in così tante accezioni, molte ostili, ed è usato con tanta incuria, spesso tanta ignoranza, che non ha senso dire di qualcuno che sia femminista, oppure no”.
Ridiamo senso al termine, e non permettiamo che qualcuno lo usi con ostilità, e impariamo, noi per prime, a non usarlo con incuria. Buon lavoro, buone letture.

2 pensieri su “PAROLE PER IL 25 NOVEMBRE

  1. E’ esattamente così, cara Loredana, che oggi, con altre amiche dell’associazione di cui faccio parte, farò la mia parte in questo 25 novembre. Andrò in una prima classe di Istituto Tecnico di Tortona (AL) a parlare di stereotipi di genere. Ma non solo oggi. Lo faremo per tutto l’anno scolastico.
    un abbraccio. marica rescia

  2. Impariamo a essere felici e a difendere la felicità delle donne, senza sensi di colpa, senza il bisogno di farci trovare sempre con lo strofinaccio in mano, per quante lauree e quanti lavori abbiamo. Impariamo a difendere il nostro diritto a essere felici e avremo iniziato a imparare a difendere noi stesse, costruendo la donna che vogliamo essere dentro di noi. Io lo chiamo “femminismo rosa”. Altri lo chiameranno in altro modo e a qualcuno forse l’espressione darà fastidio, non importa. L’importante è che il termine torni ad avere un senso, come scrivi tu, e che non faccia più storcere il naso a nessuno. Che serva ad avvicinarci, non ad allontanarci. Che ci aiuti a costruire noi stesse.

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