UNA STORIA

Non ricordo il titolo, e neanche la provenienza esatta. Ricordo il libro, uno dei volumi della Scala d’oro, e la dicitura fiaba orientale.

La storia era, grossomodo, questa. C’è un paese in riva al mare, c’è un vecchio riconosciuto come saggio dalla piccola comunità, e da tutti stimato. Questo vecchio vive con la nipotina. Un giorno le dice: “seguimi”, e la bambina gli va dietro. Solo che il nonno fa una cosa incomprensibile: con due torce in mano, inizia a dar fuoco a tutti i campi coltivati del paese. La bambina cerca di capire perché, cerca anche, a suo modo, di fermarlo, ma il vecchio tace e continua ad appiccare incendi. Intanto la gente del paese, dapprima stupita, poi infuriata, inizia a seguire il vecchio che sta distruggendo ogni risorsa: ma quello, con insospettabile destrezza, scappa verso la collina. Gli abitanti del villaggio, sempre più inferociti, lo seguono su per i sentieri. Finalmente, arrivato in cima, il vecchio si ferma, e si gira verso la piccola folla. Poi fa: “guardate”. Allora tutti si voltano, e guardano verso il mare: vedono arrivare un’onda gigantesca, che spazza via l’intero villaggio. E capiscono che il vecchio li ha salvati.

Tutto qui. La storia mi è venuta in mente stamattina, dopo due giorni in cui ho letto articoli in cui si citavano, correttamente, Platone e Conrad, per trovare conforto, o appoggio, o sicurezza, o conferme, nei libri, a quello di cui si occupa la cronaca.

Quanto a quest’ultima, lo saprete già, ma visitando Giusec è possibile avere altra informazione su quanto è avvenuto e sta avvenendo in Asia.

5 pensieri su “UNA STORIA

  1. Hai ragione, cara Loredana, Trinity non sei, ma potresti esserlo. ;-D
    Io potrei essere Morpheus, capitano della Nabucodonosor… E l’Eletto lo troveremo, non sappiamo ancora dove, ma lo troveremo prima o poi. Neo? Dove sei? Fra le pagine di Topolino? ^__^
    Ehm, Conrad o Platone? Ma Atlantide affondò perché gli abitanti non sopportarono neanche la felicità. Ma quello che è successo, non fu un non sopportare la felicità e neanche l’infelicità: è stata una disgrazia, prevedibile? Forse. Ci sto ancora riflettendo su, ma niente cambierà: il tempo non torna indietro e neanche le onde ferali.
    Cari saluti
    Iannox

  2. hanno riproposto anche Leopardi e la sua Ginestra,per evidenziare la fragilità dell’uomo di fronte alla natura-
    A me sembra sempre fin da quando,bambino mi dettero un tema sul terremoto in Irpinia,che sia la povera gente a morire,e chi invece se lo merita no.
    Ti volevo augurare un buon anno nuovo,sempre con la speranza,che sia un boomerang ,ovvero che se io auguro ad una persona buona,qualcosa di buono,mi ritorni indietro anche a me,perchè ne ho bisogno…ma è così???
    A quasi 37 anni non ci credo più—
    stefano

  3. Conosco bene il Tamil Nadu e il Kerala. Abbastanza per dire che una tragedia simile si aggiunge alle abbuffate i disgrazie con le quali i miei amici si saziano quotidianamente. Abbastanza per dire che ciò che per noi è catastrofe per alcuni paesi è solo un poco peggiore del quotidiano. Abbastanza per dire (ed è un luogo comune tanto più comune quanto più vero) che non abbiamo colpa per questa calamità ma siamo responsabili della cattiva sorte dell’India, delle sue esportazioni bloccate per i nostri capricci e del suo mancato decollo. C’è un tetto all’ipocrisia? A proposito di libri: “Guerra è pace” e “Il Dio delle piccole cose” di Arundhaty Roy.

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