VAI IN UN CAMPO E STRILLA

In numero di due (Dave Eggers e Ian McEwan) ci ricordano che certamente possiamo e dobbiamo criticare Trump e Boris Johnson, ma che anche noi italiani abbiamo un paio di problemi. Ovvero, qualora ce lo fossimo dimenticato, esiste uno sguardo altrui sull’Italia, e per fortuna.
In numero di due (Jonathan Safran Foer e Fritjof Capra: in realtà molti altri) ricordano che “abbiamo bisogno dell’esatto contrario di un selfie per salvarci” (Foer) e che fare rete, comunità letteraria, anche frequentare i festival è un primo passo (Capra).
Di ritorno dal Festivaletteratura di Mantova naturalmente non si può che pensare che tutto questo sia possibile, e che la comunità letteraria possa essere l’esempio virtuoso, il cerchio formato dal sasso gettato nell’acqua che si allarga e si allarga fino a formarne uno grande. Può essere così, naturalmente, ma non è sempre così. E’ vero, esistono molte fiammelle di forza e attivismo e attenzione fra scrittrici e scrittori. E’ altresì vero che accade che i cerchi che si formano restino chiusi, ed escludano più che includere. Faccio un solo esempio che riguarda una scrittrice di enorme passione e talento e umiltà come Stefania Auci, giustamente in testa alle classifiche con i suoi Leoni di Sicilia e troppo spesso considerata un’intrusa fra la buona e brava gente della letteratura. Alla faccia dei cerchi, della comunità e delle reti.
Dunque, mi perdonerete se mi occupo qui soltanto di una scrittrice. Una grande, straordinaria scrittrice come Margaret Atwood, che improvvisamente ingolosisce chi l’ha scoperta un paio di mesi fa, e che da anni (a naso, una cinquantina) racconta storie che non riguardano solo se stessa. Anzi. Intervistata da The Sunday Times Style (con le strepitose fotografie di Tim Walker), dice:
“Non ho mai pensato che la mia scrittura riguardasse me. Non penso che il mio lavoro sia “esprimere me stessa”. Il mio lavoro è evocare storie per i lettori. Potrei certamente raccontare ogni genere di cose su di me, ma vi annoiereste. Tutto questo “esprimi te stesso” è noiosissimo”.
E ancora: “I miei sentimenti, le mie emozioni non sono al centro del mio lavoro. Come mi è stato detto una volta: se vuoi “esprimere te stessa”, vai in un campo e strilla”.
Questo sì, davvero, è un punto di partenza.
Ben ritrovati.

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