Questo è un post lungo che parla del Male. Un Male banalissimo, quotidiano, che potrebbe essere giudicato ininfluente perché non fa scorrere sangue, non viola leggi, al massimo provoca dolore nei diretti interessati. Eppure, quello che viene commesso dal gruppo di giovani persone di cui vi dirò è indubbiamente Male, con la maiuscola.
Il Male significa pubblicare su un sito di design (che teoricamente pubblicizza arredi e nei fatti accumula click e dunque “fa community” e racimola pubblicità) le fotografie di bambine scomparse: Denise Pipitone prima, le gemelline Schepp poi, invitando i navigatori – attraverso pagine a pagamento su Facebook – a visionare “le foto choc” e “per adulti” delle loro camerette. Foto reperite dalla rete, disseminate su tre pagine in modo da aumentare i contatti, incorniciate da banner pubblicitari e corredate da testi finto-commossi che, per non perdere di vista l’apparente fine del sito, si spingono anche a qualche critica estetica sul mobilio.
Questo è un post lungo e contiene una richiesta che va avanzata subito: vi racconterò tutto quello che in questi tre giorni ho capito, ma vi prego di non cercare on line i siti che verranno nominati. Non un solo click deve venire da questo post, visto che da questi click si trae profitto. E il modo per cercare quel profitto è, appunto, perseguire il Male.
Probabilmente con inconsapevolezza, al punto che resteranno stupiti dell’accusa i fondatori e collaboratori di Cookie srl, registrata a Napoli il 16 febbraio scorso, da Ferdinando Cirillo (amministratore unico) e Alessandro Gargiulo (socio).
La Cookie srl nasce per prestare servizi e consulenza nel settore della pubblicità e del marketing, si legge nella ragione sociale. Sul sito si enfatizza così: “Promuoviamo iniziative volte a creare, mantenere o rivitalizzare la presenza del brand sui social media”. Rivitalizzare. Segnarsi il verbo. Quelli di Cookie, che assicurano di sviluppare strategie per il social web e campagne pubblicitarie “di grande impatto”, vantano 450.000 visitatori unici. 11 milioni e mezzo di pagine visualizzate. 21 milioni di persone raggiunte. I loro progetti, o siti, sono diversi. Per cominciare, Quel che non sapevi, il cui obiettivo, si legge, è “condividere notizie e curiosità interessanti e sfatare falsi miti”. Per esempio: gli errori che fanno gli uomini con una vagina, oppure tutto quel che fa clickbait (un titolo o un sommario costruiti per farti continuare a cliccare), tipo ho trovato un iphone per terra e quel che c’era mi ha inquietato. Oddio, e che sarà, e tu clicchi, e loro ti aggiungono alle cifre.
Quel che non sapevi contiene un’informazione interessante, che ti porta a capire (non a giustificare) chi scrive efferatezze sulle camerette delle bambine morte:
“Quel che non sapevi nasce con un sistema molto semplice che ha già dimostrato la sua validità: i ricavi pubblicitari verranno condivisi con l’autore nella forma del 75% all’autore. L’occasione unica che si presenta con noi è che gli articoli ritenuti idonei alla pubblicazione genereranno guadagni all’autore non solo nei primi 30 giorni come la maggioranza dei siti web fanno, ma aumenteranno i guadagni di chi li scrive ogni mese fintanto che sono online. In questo modo l’autore, se scrive ad esempio 10 articoli al mese, il primo mese solare la sua rendita si basa su 10 articoli, il secondo mese solare su 20 e così via. Con il tempo e con l’aumentare degli articoli si può puntare in alto.Quel che non sapevi si impegna a condividere il tuo articolo su tutti i canali a disposizione, per scoprire meglio come e dove.. beh, conosci quanto sono popolati i nostri canali sui social network”.
Dunque, più scrivi e più teoricamente guadagni. Dunque, scrivi tanto. L’autrice che ha firmato l’articolo sulle gemelline Schepp, ha scritto 75 post su argomenti diversi: il gorilla più bello del mondo, l’uomo più brutto del mondo che fa più sesso di te, i sette motivi per cui è meglio avere un seno piccolo. Lazzaro Langellotti, l’autore del post su Denise Pipitone, ne ha scritti 48: 5 metodi per scoprire le sue dimensioni, i 6 vantaggi di averlo piccolo, e così via.
Gli altri progetti di Cookie srl sono Super Viaggiare, Arredamento Shabby, Io ti maledico (e questa community, nata su Facebook, l’abbiamo frequentata in parecchi, per gioco, e personalmente me ne pento, se dal gioco nasce l’idea degli altri “progetti”), Gogossip, Miglior matrimonio, Makeup21, Cristianità, Roba da mamma e, appunto, Design Moderno.
Come si vede, il gruppo di soci, amici e scriventi (tutti ragazzi, tutti con belle facce allegre fotografate al mare, o davanti a una pizza, pieni di positività, una cosa tipo l’Italia che riparte, ecco) usa gli argomenti che si ritengono più trendy: le mamme, la religione, i matrimoni, il trucco e, certo, i pettegolezzi. Design Moderno è, invece e in apparenza, un sito di arredamento. O, per dirla con loro, “è alla ricerca dell’intuizione capace di cogliere e gestire il dialogo tra forme e materiali, prendendo ispirazione dagli architetti e designer che sono riusciti ad arredare e strutturare ambienti in grado di esaudire le aspettative anche del più esigente dei clienti”.
In effetti, ci sono anche post su come creare un mini bar a casa tua e sulla scrivania che diventa letto e le, wow, idee design per amanti dei gatti. Un po’ poco per generare click. Però c’è “case vip”: una cosa facile facile, un po’ di foto e un po’ di testo e guarda dove vivono Alessandra Sorcinelli e Lady Gaga. E la figlia dei marò, giuro. Giulia Latorre.
E le bambine scomparse, e forse morte. Poche settimane fa, Design Moderno spara questo post:
“Una bambola stretta tra le braccia, una torta per festeggiare il suo compleanno, un lettino dove sdraiarsi comodamente, un luogo confortevole dove condividere le gioie familiari. La casa di Denise è e rimarrà il luogo che mamma Piera le ha creato amorevolmente intorno, e che attende solo il suo ritorno”.
Denise è Denise Pipitone, scomparsa undici anni fa. Perché parlare della sua cameretta? Perché quelle immagini “devono rimanere impresse nella memoria di noi tutti, per non dimenticare mai!”
Anche se come arredatrice la mamma non era un granché, si legge:
“Dalle immagini, circolate sui social network in particolare, si intravede il luogo dove è cresciuta serena Denise, un ambiente decisamente demodè, arredato in maniera modesta e semplice ma pur sempre carica di attenzioni per la bambina, tra cui giocattoli sparsi per la casa, un angolo a lei dedicato per il suo tempo libero (che sembra essere un piccolo asse per stirare i vestiti, di quelli che si vendono nei negozi giocattoli, n.d.r.), all’occorrenza colorati palloncini per decorare la cucina in occasione del suo compleanno. La casa, dov’è cresciuta Denise, è la tipica casa di una mamma che ha saputo piegare le esigenze dell’arredo ai bisogni della sua piccola figlia, che vuole soprattutto giocare e divertirsi”.
Piera Maggio, avvertita dell’articolo, ha parlato di “atto di sciacallaggio”:
“già una settimana fa sono venuta a conoscenza di questo articolo che rappresenta un vero e proprio atto di sciacallaggio, non si può sfruttare il dramma delle persone (vi sono altri articoli dello stesso tipo riferiti ad altre tragedie e fatti di cronaca) per un mero interesse commerciale, in modo da attirare l’attenzione dei navigatori di facebook ricevendo visualizzazioni. Questi signori, ai quali ho inviato una lettera chiedendo di cancellare l’articolo e dai quali però non ho ricevuto nessuna risposta, non hanno mai visitato la nostra casa e la cameretta della mia piccola Denise, quasi nessun giornalista ha visto la sua camera e né tanto meno pubblicato foto”.
Ed eccoci a noi, commentarium, perché questa era solo la premessa. Venerdì scorso, nella Timeline di Facebook, mi appare una “notizia” da una pagina sponsorizzata, appunto Design Moderno. “Guarda le foto della casa delle gemelline scomparse. Non noti nulla di strano?”. Le gemelline sono Alessia e Livia Schepp. Sono ritratte mentre giocano tranquille. Guardo la foto per qualche minuto, stupefatta: conosco la loro storia e l’ho recentemente riletta nel bel libro Mi sa che fuori è primavera, che Concita De Gregorio ha scritto raccogliendo l’invito di Irina, la mamma di Alessia e Livia. Mi chiedo come sia possibile. E apro il link.
Sono tre pagine, appunto, per racimolare più visite possibili e già che ci siamo farti cliccare su qualche inserzionista, perché il giro pubblicitario è notevole, si arriva attraverso i banner a siti magari sconosciuti ma molto indicizzati, aziende e aziendine, e cataloghi virtuali, più click più vendite. Cookie srl, se non si fosse capito, vende click attraverso Alessia e Livia. Con questa giustificazione:
“Abbiamo deciso di rinnovare il ricordo delle gemelline scomparse, a partire proprio dalla loro casa, che vedevano come il luogo dove sono cresciute, il luogo che le avrebbe protette, il luogo dove giocavano insieme con i cuginetti, il luogo dove trascorrevano serenamente le loro giornate. E, invece, quella stessa casa si è trasformata nell’inizio della loro fine…”
E ancora e dalli con “Foto Choc” e “Per adulti”, e una ributtante descrizione che mira alla lacrima:
“Sul parquet, buttati lì a terra come se avessero finito da poco di giocare, i due pupazzetti di Alessia e Livia; tutto il resto è rimasto sì come lo hanno lasciato: le copertine colorate, le bambole sui lettini e il tappeto dove poggiavano i piedini appena sveglie, prima di correre da mamma e papà.”
Ecco, questo è il Male quotidiano in cui ci imbattiamo per caso. E raccontandovelo mi pongo la domanda ovvia, il rituale Come è possibile? Prevengo le risposte: la gente vuole questo (vecchia, carissimi: già sentita e già smentita migliaia di volte), se non lo facciamo noi lo fa qualcun altro (vecchia pure questa, e ipocrita: qualcuno dovrà pur cominciare a sfilarsi). E l’ultima: perché attaccare ragazzi e ragazze giovani e precari che creano lavoro e dunque costruiscono un futuro mentre voi, vecchia generazione, ce lo avete tolto?
Giusto.
Perché è un futuro orrendo, , dove si calpesta il minimo senso di pietà e di comunità reale per vendere il vuoto.
Perché crea sfruttati che per guadagnarsi la pagnotta scrivono di tutto, e scrivono pensando a ottenere click, e dunque la propria percentuale sui ricavi pubblicitari.
Perché questi non sono i valori del Nuovo: questo è l’inganno di chi dice di essere portatore di Nuovo e nasconde una vecchissima verità. Accumulare una miserabile ricchezza, a qualunque costo, e con qualunque mezzo.
Nuovo, auspicabilmente, è chi si opporrà a tutto questo.
L’orrenda moda barbaradursiana, mariadefilippiana e mentori associati si va evolvendo.
Disgusto.
L’aspetto più spaventoso è che tutto questo non è (credo, ma sarei felicissimo se avvocati motivati e capaci mi smentissero) penalmente perseguibile, e sembra in qualche modo inarrestabile.
Ci sono prestigiosissimi esempi anche delle più autorevoli testate; a inizio 2014, CNN aveva twittato: “14-year-old girl stabbed her little sister 40 times, police say. The reason why will shock you.” Per molti lo shock più grande fu vedere quanto sa fare schifo una testata che vanta una tale reputazione internazionale, non è neanche più sciacallaggio, è cannibalismo. Quel tweet ricevette centinaia di risposte indignate, ma anche tante difese non richieste, che con molta solerzia difendevano il nuovo che avanza.
Occorre trovare il modo di opporsi, togliere spazio, contrastare il cannibalismo.
Mi viene sono voglia di spegnere face book una volta per tutte,pur di non divenire mai in nessun modo,oggetto di queste ignobili manipolazioni.
Grazie infinite,Loredana Lipperini,per averci reso persone informate del fatto
Il Male quotidiano è sempre esistito e sempre esisterà.
La comunicazione esasperata solamente amplifica il fenomeno: la folla che, per guardare l’incidente, intralcia i soccorsi, la finestra che compare sul pc, e che, con la frase intrigante ed ambigua sotto la foto del un vip ti porta morbosamente a curiosare, gli esempi sono infiniti.
Ma se l’iperconnessione può amplificare il Male quotidiano, può amplificare anche la possibilità del confronto positivo e, con la consapevolezza di non essere una voce isolata ed inascoltata, dare forza anche a chi si ribella quotidianamente e razionalmente alle attrattive morbose Web.
In televisione si vendono schifezze simili a quelle di cui parla l’articolo in ogni ora del giorno, anche durante le cosiddette fasce protette. Guardacaso per aumentare spettatori e di conseguenza gli introiti e spesso i servizi sono realizzati da giovani sottopagati e a cottimo. Il meccanismo è lo stesso eppure sono pochi le voci critiche che si levano contro queste trasmissioni, “spesso ben frequentate”. Internet è frequentata dagli stessi italiani figli di quesa cultura degenerata.
Mi scuso per l’ovvietà, ma invito a non confondere lo strumento con il suo uso. Posso usare un bisturi per ferire o uccidere ma in mano a un chirurgo salva la vita. Posso usare la stampa a caratteri mobili per produrre 100000 copie della Commedia, ma anche tante copie di fesserie innocue come Le centurie di Nostradamus o di testi criminali come il Mein Kampf. Non è il libro a essere cattivo, anche se da qualche parte ho letto (Umberto Eco forse) che quando il Nuovo incarnato nell’invenzione di Gutenberg si diffuse, alcuni si lamentarono perché facilitava la produzione di un nuovo inusitato oggetto, cioè il libro stampato, attraverso il quale si diffondevano con maggiore facilità stupidaggini e cialtronerie, spesso con guadagno per discutibili e cinici personaggi.
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Insomma non pensate che la tecnologia sia la fonte della moralità o un suo tramite essenziale e necessario, la tecnologia può essere preziosa, in molti casi ha portato a contributi essenziali, ma non esaurisce il gioco. Anzi, la tecnologia che usiamo su internet è nata da esigenze molto diverse da quelle che soddisfa oggi. La struttura della infrastruttura di rete, cioè la parte che fisicamente si occupa di trasferire le informazioni, è una invenzione del dipartimento della difesa americana negli anni 70, per ovviare a alcune vulnerabilità delle reti informatiche allora esistenti rispetto a possibili attacchi sovietici. La possibilità di condividere in modo semplice informazioni e di accedere alle informazioni altrui deriva da tecnologie sviluppate negli anni 90 al CERN di Ginevra per la comunicazione interna all’ente.
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Diventato accessibile a tutti, internet è diventato un strumento per tutti, per il meglio e per il peggio.
Picobeta, non ho mai demonizzato Internet, visto che lo uso e lo difendo da oltre un decennio. La questione è il come. Questo è l’argomento del post.
Picobeta, ma ci hai presi per degli idioti?
Il Male: può sembrare una questione filosofica, metafisica, teologica o quant’altro, ma non è altro che realtà, della più banale. E infatti, la risposta alla domanda come sia possibile, non può che essere: se stesso. Il Male giustifica se stesso, e per farlo, usa tutto.
@Fabrizio Valenza
Non so in base a quale criterio tu pensi che io abbia assegnato patenti di idiozia.
@lalipperini
il Nuovo in maiuscolo può avermi sviato.