Ai vostri fratelli maggiori è stato detto troppo spesso che per conquistarsi un posto nel mondo dovevano farsi largo a spintoni, e non importa quanti cadaveri avrebbero lasciato sul terreno. Molti di loro, la generazione trenta-quaranta, lottano per ottenere visibilità: senza sapere bene, in molti casi, cosa farsene una volta che la luce dei riflettori si è accesa su di loro.
Ai vostri genitori (a noi) è stato detto che sarebbe bastato desiderare, e avrebbero ottenuto. Molti hanno ottenuto, in effetti: fin troppo. Molti hanno dimenticato chi sono stati. Molti, leggendo queste parole, avrebbero e avranno un moto di stizza, un “ancora?” a mezza bocca, da dimenticare subito dopo.
Voi avete vent’anni, e vi ripetono che siete una generazione senza speranze, che dovete andarvene da questo paese, che le prospettive sono nulle.
Non lo sopportate, e avete ragione. Non volete che su di voi pesi una prospettiva data da altri, una tristezza che non deve appartenervi. E che non vi appartiene. Siete, giustamente, arrabbiati. E quando vi vedo, figli, amici dei miei figli che da anni riempite la mia casa di carte, libri, fogli da disegno, vinili, scarpe da ginnastica, zaini e risate, so che sarete voi la generazione che cambierà le cose.
L’illusione di una signora di mezza età? Forse. Ma guardate il video che Lorella Zanardo ha tratto dal suo libro, Senza chiedere il permesso. Per me, è una conferma.
Ps. Come chiosa, l’articolo di Sandro Moiso per Carmilla. Sul Movimento 5 Stelle e “i giovani”.
Certo, certo. Ma per cambiare le cose occorre far fuori la vostra generazione. Altro che sentirsi la pacca sulle spalle da quelle come lei, che poi forse non riesce ad ammetterlo a se stessa ma questa sua melassa che cola da tutte le parti è insopportabile. Meglio stare zitti, senza tirare in ballo le morti altrui, e i disagi altrui. Perché anche questa è inconscia ricerca di visibilità personale, non le sovviene? Se una persona non capisce da sé che stare zitti ed evitare le declamazioni e le cerimonie è l’ultimo scampolo di rispetto dell’altro, non lo capirà certo con le parole di altri.
Ci dà una mano lei a eliminarvi o reputa più razionale stringere un’alleanza con i fratelli maggiori?
Faccio parte proprio della generazione trenta-quaranta, ma a mollare non ci penso assolutamente e, caso più unico che raro, l’atteggiamento rassegnato della padrona di casa in questo post non mi piace proprio per niente. Innanzi tutto perchè chi smette di lottare è già morto, la questione è darsi gli obiettivi giusti: l’ obiettivo, più che salvarsi da una povertà che non mi spaventa, deve essere il superamento di un sistema dove il nulla è la misura di ogni cosa. Il secondo punto è che non è per niente una questione di età, perchè se i “figli” hanno dentro di se ancora la capacità di sognare e l’energia dei vent’anni, i fratelli maggiori hanno una maggiore consapevolezza dei mezzi e del problema.
Visibilità? Non me ne è mai fregato nulla. Mi importa vivere in un paese dove la ricchezza non si misura solo con un prezzo, e dove sia ancora possibile costruirsi un futuro.
Per Silvia: l’ultimo scampolo di rispetto per l’altro è parlare, non stare zitti. E se serve uno schiaffone per darvi una svegliata e tirarvi su dal divano dove fumate e giocate a PES ve lo dobbiamo dare bello forte, altro che “far fuori la vostra generazione”. Il punto veramente duro della crisi che viviamo è che non possiamo visyalizzarla in un nemico, ci siamo dentro tutti. Prendersela con la mamma cattiva? Troppo facile, troppo comodo.
@Paolo E.
Considerando che lei non ha neanche copreso, alla sua già vetusta età, che il gioco è del tipo a somma zero mi fa propendere per il preferirle la generazione delle Lipperini alla sua. Almeno per essere ipocriti occorre una certa dose di intelligenza. Per essere tonti invece non sembra servire. Da quel che scrive si intuisce che alla PES deve avere giocato troppo lei, perciò lo schiaffone se lo dia da solo. Non voglio aiutarla certo io senza essere pagata.
Per Silvia che non è Silvia: ragazzi, ma basta! Veramente sta diventando patologia questa ossessione di venire a commentare insultando perchè uno, due o cinque anni fa siete stati bannati da questo blog. Per favore, fate qualcosa per la vostra salute mentale, e per i vostri Ip 🙂
Chiedo scusa a Paolo che stava facendo un discorso serio, come l’argomento merita. E per le miserie espresse dai vari finti “armando” e “silvia”, che sono sempre le stesse tre persone, chiedo scusa a chi commenta e a chi legge.
Concordo con Paolo però un po’ di ragione, qualche volta, forse l’hanno anche i troll. Ci può essere – non dico sia questo il caso, solo in termini generali – una forma di paternalismo/maternalismo nel tentativo di dare voce ai giovani. Non si tratta di sgomitare: ma chi ha voce la usa da solo e usa la propria, magari esprimendo pure contenuti non condivisibili. Nessuno può parlare al posto di un altro – esperienze, stili di vita, appartenenze di classe, ci dividono più che unirci. Sarà il momento storico. Apprezzo lo sforzo compiuto da Lorella Zanardo e credo nella sua buona fede, tuttavia – ho visto il video – il risultato arriva più come una auto promozione che altro. Detto questo mi taccio.
Anche a me il video non è piaciuto. Basta guardare tutti gli indicatori (o semplicemente guardarsi attorno) per capire che c’è un impoverimento di tutta quella parte di società che non va in elicottero con Marchionne. Perché neanche accennarne? Perché schiacciare tutto su un problema di “cultura”, colpevolizzando gli adulti che quella cultura dovrebbero trasmetterla, quando invece proprio quegli adulti (che hanno pensioni di merda, stipendi di merda) stanno sulla stessa barca dei figli disoccupati?
Barbara, i troll non hanno ragione a prescindere, perdonami, e perdonami se basisco davanti a un commento come il tuo. Ha ragione chi dice che io speculo sulla morte di un’amica? Basisco, appunto.
Si può dissentire sul video di Lorella, come fa Adrianaaaa, senza per questo arrivare alla ferocia. Quanto al parlare al posto di un altro: nel video parlano i ragazzi, se è questo il punto.
Quanto al maternalismo: per quanto mi riguarda, penso che le generazioni debbano sostenersi a vicenda, e che il reciproco sostegno sia anzi l’unica strada possibile da percorrere.
Vedi Loredana, quando guardo negli occhi la mia “donna grande” undicenne che si dichiara “fuscello nel vento” capisco che le nostre riflessioni, il nostro pensare prospettive diverse, il nostro tentativo di fare educazione “differente” sui generi e su tante altre cose, sono una fatica immane senza senso. Poi però guardo meglio gli occhi della mia “donna grande” undicenne e ci trovo IL senso. Che saranno loro, comunque andrà. E saranno stati loro anche dopo, comunque sarà andata. Un altro pezzetto di mondo sarà stato costruito, un altro distrutto ed eliminato.
Altro che illusione, cara signora della mia età! 🙂
Io invece non capisco perchè ci debba essere una lotta fra generazioni.
Non credo alle colpe dei padri.
E non credo di aver avuto una vita regalata.
I giovani sono cresciuti in un pensiero che non esiste più (e lo dico con molta tristezza). Quel pensiero la generazione precedente, invece, lo aveva creato e in buona parte conquistato, ma se lo è visto scippare da qualcuno che è stato più cinico e furbo degli altri; di quelli che si sono accontentati di poter spendere, invece di continuare ad opporsi perchè in questo paese la lotta non è mai finita.
A me non interessa farmi indietro nè tantomeno restare ad incancrenire in un posto che è solo una piccolissima parte della mia anima e dei miei sogni.
Vorrei, invece, che tutti fossimo davvero incazzati. E non verso chi ha avuto cose diverse, ma verso chi ha tolto i sogni a tutti quanti, persino ai troll lasciano che si autogenerassero dal veleno che alberga nel nutrirsi delle speranze deluse.
Scusa Loredana, non ho detto né pensato né scritto – qui o altrove – su tue speculazioni sulla morte di un’amica. Il video di Lorella Zanardo – sulla cui buona fede, ripeto, non discuto – arriva come un’autopromozione del suo libro. Non mi pare un commento incivile né per toni né per contenuti. Se lo trovi feroce me ne dispiaccio. Si vede che abbiamo due diversi concetti di ferocia. Comunque, ecco delle scuse sulla mia ferocia. Buon lavoro.
PS
sui troll ho la stessa opinione di un vecchio detto americano “anche i paranoici possono avere dei nemici”. Quindi, talvolta, anche i troll possono avere qualche ragione. Dopodiché questa è casa tua. Ci mancherebbe.
Crepet nel frattempo sta imbonendo le masse degli ex piccoli borghesi e futuri falliti con conferenze che aiutano a capire la crisi, con ste storia che nell’ideogramma cinese della parola crisi vi sia compresa l’opportunità, riesce , lavorando sui ben noti stereotipi (choosy bamboccioni), a far passare l’idea che la colpa è nell’educazione lassista che abbiamo impartito ai nostri figli. Dico questo perchè mi sembra sempre più necessario far chiarezza sulle parti in gioco, e decidere chi è il nemico. Il video di Zanardo non è certo la bibbia, ma ha il pregio di far luce sui giovani, di far vedere chiaramente la bellezza e la potenziale capacità di cambiamento.
@ Loredana. Non c’è bisogno di vedere gli IP per riconoscere gli infami, speculare sulle morti, vere o sociali, riesce solo a loro
Appunto. Non passa giorno senza che venga veicolata l’immagine di una generazione di pigri smanettoni che non hanno intenzione alcuna di trovare lavoro se non si rivela all’altezza delle loro aspettative. Dall’altro, si continua a dire loro che il lavoro non lo troveranno mai. Di una lotta fra generazioni (giovani contro vecchi e viceversa) si possono avvalere i famosi possessori di elicotteri di cui parlava Adrianaaaa. Perchè di guerra fra poveri (e ci metto anche molti cinquantenni che il lavoro lo hanno perso o lo stanno perdendo) si tratta.
@Barbara. Capiamoci. La ferocia non è la tua. Ma quando tu dici che i troll possono avere ragione, lo affermi in un thread dove è stato detto, al primo commento: “Meglio stare zitti, senza tirare in ballo le morti altrui, e i disagi altrui. Perché anche questa è inconscia ricerca di visibilità personale, non le sovviene? “. Allora, prima di impermalosirti tu, un pensiero alla sensibilità degli altri forse lo farei, eh.
Ultimo – altrimenti divento io un troll -)) Sarò ingenua e tontolona ma il riferimento alla morte del primo commento lo avevo letto come relativo ai morti sul lavoro o a chi vive in condizioni di estrema povertà. Non mi è passato per la testa si potesse riferire al tuo post sulla scomparsa della tua amica e scrittrice. Mi spiace per l’equivoco, sul serio.
Ci sono 4, 5 persone che da anni, quotidianamente (ripeto: ANNI, QUOTIDIANAMENTE) interagiscono con questo blog per disturbare in ogni modo la conversazione e per offendere la padrona di casa o chi, per affinità, si sente vicino al suo modo di agire e ragionare. Qui non si tratta più di trolleraggio, questo è puro STALKING portato avanti da individui che hanno adottato l’insolenza come stile di vita. La loro esistenza (triste) si basa ESCLUSIVAMENTE su questo, su di una forma di ossessione. Evitiamo, se è possibile, di prenderne pure le difese.
E’ difficile mettere ordine in questo magma in cui si rimescolano il conflitto generazionale eterno e quello nuovo, specifico del nostro momento storico e riassumibile nell’immagine di vecchi che occupano posti (non solo di lavoro) che avrebbero dovuto da tempo lasciare ai più giovani. E poi sorgono anche altre considerazioni, sull’appropriatezza o meno del linguaggio – il nostro linguaggio, che è di un’altra generazione – rispetto ai fini che si propongono le esortazioni, gli incoraggiamenti o anche le rampogne. Che sono destinati a orecchie abituate ad altri codici, e potrebbero quindi non cogliere nel segno, o addirittura irritare i destinatari. E’ un po’ questo l’effetto che mi ha fatto il video della Zanardo, che fa certo uno sforzo generoso ma in fondo fa parlare i ragazzi in equilibrio sul filo conduttore di un modo di leggere il mondo che forse non è il loro. Però è un tentativo, è bello che sia stato fatto ed è bello che una persona adulta cerchi di gettare un ponte. Rispetto al furto di futuro operato dalla nostra generazione ai danni delle nuove, ho molti distinguo. Chi legge questo fatto come la conseguenza di una mera violazione del prosaicissimo vincolo di bilancio, per cui l’essersi indebitati nei decenni scorsi (anche) per bandire concorsoni a fini elettorali è stata la premessa necessaria della odierna penuria di lavoro e di opportunità, ha ragione fino a un certo punto. Non credo che la maggior parte di quella gente fosse consapevole delle implicazioni future delle sue rivendicazioni di allora, implicazioni che sono passate attraverso la finanza e non erano certo facili da decodificare. Avrebbero dovuto esserlo per la classe dirigente di allora, che volutamente chiuse gli occhi pur sapendo. Per me il furto di futuro c’è stato non tanto in termini quantitativi e monetari, quanto piuttosto a causa di quella mentalità gretta e meschina che ha indotto molti a vivere con il freno a mano tirato, a non mettersi mai alla prova, a cercare sempre l’italica scorciatoia della raccomandazione, dell’amicizia privilegiata, della furbata. C’è in questo modo di fare, apparentemente smagato e furbo, un’enorme carenza di fiducia in sé e nei propri mezzi, che sfocia nella pratica sistematica della scorrettezza quale unico mezzo per guadagnarsi da vivere. Giovani nati in famiglie così, con genitori così, faranno certo molta fatica a trasferire le loro ambizioni sul terreno del merito. Detto questo, però, c’è anche da ricordare che questo modo parassitario di intendere la vita è trasversale alle età. E quindi sposo la convinzione di quanti sostengono l’inesistenza di un conflitto generazionale speciale, nella nostra epoca. Di quale conflitto stiamo parlando, se oggi per avere la speranza di una pensione decente non puoi lasciare il lavoro prima dei 70? Come faccio io ad andarmene, se senza questo lavoro non ho di che vivere? E siamo sicuri che se io me ne andassi qualcun altro – giovane – verrebbe assunto per sostituirmi? Le ricerche dicono il contrario, dicono che le società capaci di creare opportunità vedono al lavoro più giovani, ma anche più anziani. No, non cadiamo in questa ennesima trappola volta a fomentare la guerra tra poveri: si può essere vecchi a nemmeno quarant’anni, come Renzi, o scoppiare di gioventù a ottanta, come molti grandi intellettuali hanno saputo mostrare.
La partita giovani contro vecchi è una falsa partita, come quella dell’ILVA “lavoro contro salute”. Il punto è che il nostro paese non cresce. Tutto il gira che ti rigira sul presunto attaccamento alle poltrone dei vecchi e ai divani dei giovani è una ciurlata nel manico, uno scambiare gli effetti con le cause.
I giovani di oggi – per quel che vedo – non sono né più cretini né meno volenterosi di quelli della mia generazione: si trovano semplicemente a vivere una situazione che delude *sistematicamente* le loro aspirazioni. E questo li scoraggia, come scoraggerebbe chiunque.
Noi siamo nati e cresciuti con il boom, la scala mobile e l’impiego pubblico. Loro hanno i patti di stabilità, lo spread e il blocco delle assunzioni. Siamo davvero sicuri che al loro posto noi avremmo fatto di meglio? Siamo davvero sicuri che il problema sia la PES e non una generazione che ha mangiato per due firmando cambiali che sapeva di non poter pagare? Mio padre riderebbe nel sentire miei coetanei dire che si sono “creati” e “conquistati” qualcosa. Perché lui “aveva fatto la guerra”, e il boom aveva contribuito a crearlo.
Non nego di essere caduto in passato nella facile trappola dello stereotipo del bamboccione; ma quando ho visto in difficoltà anche i ragazzi davvero bravi e volenterosi (non parlo dei soliti cervelli in fuga, ma di intelligenze più alla portata), ho capito che il problema forse non era interamente loro.
Ecco, già questa presa di coscienza penso possa essere un primo passo verso la reale comprensione del problema e la ricerca di una soluzione utile.
Post molto bello e che condivido, sebbene io sia nella generazione dei trenta-quarantenni. Ci sono grosse eccezioni fra noi ma ammetto di aver notato anche io una tendenza, se non alla ricerca di visibilità, almeno a coltivare il proprio orticello senza un vero sguardo d’insieme o senza forse piu’ la speranza di cambiare qualcosa. Ma anche qui c’è gente che lotta e resiste, eccome se ce n’è.
PS Come si diceva IP non è solo un brand per la distribuzione di carburanti 😉
il video può piacere o meno. Però questo è un blog di persone che di editoria se ne intendono. Allora due conti. Da questo libro ci ricavo circa 1 euro a libro su per giu. Di questi la metà la do a Cesare CAntù che ne ha curato il manuale, bellissimo e utilissimo. Voi sapete quanti saggi si vendono in Italia e di conseguenza fate una moltiplicazione.
Il video è stato fatto, quasi tatalmente a ns spese a parte le riprese di Firenze ed è stato un gran lavoro con molti giorni dedicati, per diffondere il concetto espresso nel libro tra i ragazzi. Che il libro non lo comperano.
Nè io nè Cantù riusciamo a cogliere l’operazione commerciale a cui vi riferite.
Per quanto riguarda il coltivare il proprio orticello, non c’è niente di più lontano da noi. Solo il termine mi fa vomitare. Io desidero cambiare il mondo. Niente di meno. Il lavoro migliore che faccio , lo porto avanti nelle scuole. Dove ci chiamano i docenti ma più spesso gli studenti. Io non ho la speranza di cambiare qualcosa, faccio cose solo e unicamente per cambiare tutto ciò che posso prima di morire.
Il cinismo è l’arma che ammazza più degli omicidi. E i ragazzi/e sono feriti a morte dai cinici. Constato giornalmente la fatica che fanno molte/i a comprendere che la vita possa essere più di una merda fatta da autopromozioni, guadagni veloci, sopraffazioni.
mi inquieta che si veda l’offerta di un veicolo per discutere, pensare, esprimersi, essere visti a questi ragazzi che camminano verso i vent’anni come un’operazione di promozione personale.
ma questi frettolosi giudici sono mai stati una mezz’ora seduti con una trentina di ragazzi? a parlare di cose importanti, di quello che mette in crisi i cosiddetti grandi, ad aiutare a svelare quel po’ che sappiamo noi per vedere che cosa troveranno loro? perche’ nelle scuole questo e’ sempre avvenuto, forse purtroppo non abbastanza spesso, e la signora Zanardo sta mettendo in pratica metodi ben collaudati ed efficaci per trasmettere (e “molto abbiamo ricevuto”) a loro prima, e a noi che guardiamo poi, le idee e le energie che ci sono – pulite – su tematiche forti, che stanno nel quotidiano nostro e dei ragazzi.
restituire a chiunque voglia guardare per un quarto d’ora un estratto del desiderio di esistere, contare, cambiare di questi ragazzi e’ un regalo fortissimo alla societa’ civile.
trovo che questi denigratori “perché tanto si tratta di un’operazione commerciale”, “non è nient’altro che autopromozione”, insomma questi dietrologi, possano essere senz’altro annoverati tra i ladri di futuro. Sono la loro mentalità sempre volta a vedere il peggio delle cose, le loro pose studiatamente ciniche, i loro sorrisetti beffardi di chi la sa sempre più lunga degli altri a troncare le gambe a chi ha voglia di impegnarsi e ha un bisogno vitale di speranza. Ai ragazzi e alle ragazze, prima di tutto. Il video di Lorella Zanardo non lo trovo stratosferico, anzi posso dire che non mi piace, ma che c’entra tacciare l’autrice di malafede? Hanno delle prove per ciò che dicono, questi signori? No? E allora tacciano e lascino parlare chi ha contenuti da esporre.
Bello il post. Anche secondo me i ventenni stanno già cambiando il mondo! Molto triste vedere che quando qualcuno fa qualcosa di utile senza un tornaconto personale, senza guadagnarci soldi debba sempre ribadirlo. E’ che sembra così difficile capire che c’è gente che fa le cose solo perché ci crede, e che nel periodo della mezza età invece della classica crisi e ripiegamento narcisista si mette a lottare con i ragazzi per dargli strumenti e fiducia per poter cambiare le cose. Invece di ammirare lo sforzo di energia, determinazione e di capacità che un lavoro del genere richiede, c’è chi sta lì a studiarsi per benino dove il lavoro può essere attaccato, messo in cattiva luce, per indebolirlo. Credo che sia evidente che la visibilità, il successo, la promozione nel caso del progetto di Zanardo e co. è finalizzata al successo del progetto ( del tentativo ‘cambiare il mondo’) ma non è una autopromozione delle persone che disseminano i loro contenuti in giro per l’Italia. La visibilità in questo caso è utile al loro progetto, peccato ci siano i soliti automatismi che vedono visibilità=successo=soldi (e/o potere) sempre e comunque. maybe OT
michi mi trovi d’accordo. Ma non credo si tratti di vedere ciò che non c’è, come fosse un errore, io lo chiamerei piuttosto tentativo diffamatorio di qualcosa che nuoce loro, o che forse non si comprende, che forse spaventa.
I cambiamenti spesso nuociono, seppur quegli squilibri che si vorrebbero rimettere in bilico stanno creando disastro, depressione e povertà su tutti i livelli.
Perché se davvero si volessero attaccare quegli episodi che badano agli interessi personali, penso che di occasioni ne potrebbero trovare di molto più allettanti e clamorose, non trovate?
E poi basta con sta storia che se gli adulti si occupano dei giovani sono maternalismi o paternalismi… ma che vuol dire? Non capisco come si possa fraintendere con tale superficialità qualcosa che dovrebbe essere una normale e naturale relazione tra le generazioni.
Io sto nella terra di mezzo dei quasi quarant’anni, forse in quanto femmina e forse anche grazie alla semplicità della mia famiglia d’origine (perché io la vivo come una benedizione) nessun* mi ha poi tanto spronato a dar spintoni senza preoccuparmi delle conseguenze per emergere, ma magari avessi incontrato ai tempi della crescita, un adulto preparato, interessato e motivato a mettersi in relazione con la mia generazione per un cammino comune, un progetto sociale lungimirante e sostenibile, che poi è la vita, ciascuno con la sua ma tutt* insieme comunque nella società.
Se fosse accaduto forse il mondo sarebbe già cambiato da un pezzo…
Sbrigativamente, a me il video è piaciuto molto.
Sarà che ho trent’anni, e, al di là delle declinazioni personali, lo stereotipo di trentenne laureato pieno di passione ma esistente una vita precaria che inizia a sembrare quasi sfigata, mi calza a pennello.
Una famiglia che ha fatto di tutto per permetterti di guardare lontano, una non appartenenza a strati sociali benestanti che rischia di inficiare tutti i progetti, i sogni persino le velleità con le quali sono andata dormire ogni notte della mia vita. Siamo in un momento terribile. Se volessi avere un figlio e permettergli di vivere la vita che a me è sembrata “normale”, non potrei. Credere in quello che si è e, attenzione, a quello che si sente, in buona fede, di poter fare, viene considerato “choosy”.
D’altronde non ci si può far mantenere a vita, e bisogna scendere a compromessi amarissimi. E mio fratello, di 18 anni, un ragazzo come quelli del video, è molto più consapevole della me di allora, della me di 12 anni fa, su come stanno le cose, e su come li stiano prendendo in giro.
Io credevo che la cultura Potesse, e invece adesso mi sto quasi ricredendo. Che non vuol dire gettare la spugna, anzi. Ma essere molto molto più incazzata, pretendere sapendo che forse il mondo è meno “buono” di quello che pensavo, e che forse è vero che siamo ancora una società classista, dove le condizioni di partenza dettano gli orientamenti e gli approdi.
Detto questo, l’unica eventuale “pecca” di questo video risiede nel suo fondo di romantico idealismo, cosa che, dal mio punto di vista, lo impreziosce e ne aumenta il valore. E questo perchè secondo me, non smetto di crederlo, la realtà si modifica partendo da grandi idee, grandi spinte verso qualcosa di diverso e di migliore, per quanto freak e vetuste suonino queste parole. Io sono del tutto d’accordo col fatto che tutto parta dalla scuola, da una scuola diversa, da una cultura che sovverte, stravolge, riposiziona i piani. Riattribuisce il giusto valore alle cose. Porsi grandi obiettivi, porseli lontani, irragiungibili, e sperare ed avere fiducia e credere che le cose possano cambiare è l’unico modo per restare in piedi, secondo me, oggi. In piedi e in cammino.
(Loredana se sono andata OT perdonami).
Il video ha, a mio avviso, una enorme pecca: mostra una versione per così dire edulcorata della realtà, perché dà spazio solo a una fetta di giovani. Tre scuole su quattro sono licei, i/le giovani sono tutti in possesso di una ottima padronanza degli strumenti comunicativi il che mi fa pensare che abbiano alle spalle un retroterra sociale e culturale di livello medio/alto. Tutt* dimostrano una sorta di ripugnanza per i modelli stereotipati che provengono dai media e lo fanno con una consapevolezza, una maturità e una proprietà di linguaggio che spesso non si raggiungono nemmeno a 90 anni. Il campione che compare nel video è tarato male, non è in alcun modo rappresentativo della realtà ed è anche un tantino fazioso visto che nessun*, mi pare, muove un’obiezione, ma tutt*, all’unisono, sembrano intonare uno stesso canto: siamo noi la speranza in un domani migliore. Ad un occhio attento e che conosce per esperienza diretta una realtà molto, ma molto più complessa e anche più povera, sotto ogni aspetto, di quella esibita nel video, sorge un dubbio e cioè che l’operazione che sta a monte sia la ricerca di un campione selezionato che sia la riprova di una tesi che l’autrice vuole sostenere a priori. Una tesi, oltretutto, anche semplicistica e fuorviante, secondo la quale esiste una meglio gioventù nelle cui mani è riposta una speranza salvifica per il domani. Quelli sono i figli dell’alta borghesia perbene (e perbenista) cioè di quella classe sociale che non solo non è toccata dalla crisi in atto, ma ne trae anche giovamento. Sarebbe bene ascoltare anche i figli e le figlie della piccola borghesia decaduta e del ceto medio-basso attanagliato da un impoverimento crescente che non è solo economico, ma anche e soprattutto culturale.
Mi piace credere che arriverà un momento in cui io, venticinquenne neolaureata in materie letterarie con 110 lode e dignità di stampa, redattrice e scrittrice, avrò un lavoro pagato che mi dia la possibilità di credere nel futuro. Per il momento resisto, continuando a fare ciò che so fare, confidando nell’avvento di tempi migliori. Ma arriveranno mai?