35. STORIE DAI BORGHI: LA QUEST DI EDDY ED ELEONORA

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Si chiamano Eddy Bucci ed Eleonora Ponzio. Non mi hanno mandato solo un testo, ma alcune splendide immagini (il blog non permette una visione eccellente, ma fidatevi). Ne pubblico alcune: mostrano Arquata del Tronto, Forca di Presta, il Monte Vettore. E lascio a loro la parola. Grazie.
Questa è una storia breve perché racconta di un viaggio durato il tempo di una scossa.
Il viaggio è quello di Eleonora ed Eddy, due fotografi di Ancona.
La scossa è quella della terra, come dire, la montagna si è sgranchita un po’ le gambe facendo piombare nel panico una regione intera, e non solo. Molte comunità marchigiane sono state travolte dal sisma di agosto, poi da quello di ottobre. Ma è tutto il centro Italia a tremare, rischiando di trasformarsi in un enorme giungla desertificata, a tutto vantaggio delle giungle metropolitane sulla costa.
È anche questa una storia che merita di essere raccontata. E noi abbiamo scelto di farlo attraverso la fotografia. L’ idea è quella di testimoniare lo stato di abbandono che ha colpito l’entroterra delle Marche dopo le forti scosse dell’autunno scorso.
Così partiamo alla volta dei Sibillini di prima mattina, con il baule carico di rullini e di vecchie macchine fotografiche.
La nostra passione è la pellicola. Ci piace quell’attesa che consente di riflettere sullo scatto con più lucidità. Ma soprattutto ci piace lavorare su ogni scatto come un momento unico e irripetibile, che è anche un pretesto per narrare qualcosa di più grande e di più importante dell’immagine stessa.
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Non a caso abbiamo deciso di concentrarci su quel territorio che è l’antico regno della maga Sibilla, tradizionalmente popolato da streghe, cavalieri e frati ribelli. Un territorio carico di storia e di arcana bellezza su cui aleggia una secolare leggenda. L’enigmatica profetessa, figura mitologica di origine pagana, si dice che vivesse su quelle creste impervie aspettando di adescare il prossimo cavaliere nella sua grotta, per ivi trattenerlo eternamente.
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Come spesso accade, la realtà supera anche la più ardita immaginazione ed ora la Sibilla pare essersi risvegliata da un lungo sonno, stavolta per ingoiare intere località montane e non solo eroici cavalieri solitari.
Ne prendiamo atto e cerchiamo di guardare lo sfacelo con l’occhio attento e impassibile dei fotoreporter. Scavalchiamo transenne e strade dissestate per ottenere l’immagine più eloquente e suggestiva di un paese cancellato, Arquata del Tronto, facendo lo slalom tra macerie, divieti e posti di blocco, parlando con giornalisti, geologi e vigili del fuoco.
Ma non basta l’obiettivo per scattare una bella foto: nella piana di Castelluccio, dove siamo catapultati in una dimensione surreale, il tempo si ferma come il respiro davanti a quello spettacolo desolato.
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Il monte Vettore si erge monolitico su uno sfondo di luce accecante e una sottile striscia di neve ricopre la rinomata faglia che inequivocabilmente sta tentando di spaccarlo. Nella piana la terra è umida e pronta a far affondare i nostri passi, come quell’enorme buca che si è formata a seguito delle scosse, ora transennata ma con tutta l’apparente intenzione di espandersi nel corso dell’inverno.
Proseguendo lungo il percorso che va da Montegallo a Montemonaco è un continuo sfilare di paeselli distrutti, case sfondate come da un bombardamento, mandrie di mucche che pascolano beate nei vicoli dei centri disabitati.
Accenniamo ai primi sintomi di stanchezza verso sera, quando dopo un’intensa giornata di lavoro questa terra straziata ci dona un magnifico tramonto, come a ringraziarci di essere passati. Gli occhi sono saturi di immagini, la testa piena di domande, camminiamo su quella terra con una sensazione di impotenza. Sotto le scarpe qualcosa si muove di continuo senza controllo.
Visualizzazione di Montegallo 2.jpg
Non ci resta che tornare a casa ed attendere il momento in cui verranno rivelati quegli scatti in camera oscura. Solo allora potremo comporre il nostro racconto sul territorio della Sibilla, magico e incontaminato come in passato, mai come oggi degno di essere riscoperto.
Eleonora Ponzio

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