E' QUI LA FESTA?

Da qualche giorno ho voglia di fare tre domande a Tiziano Scarpa sulla questione beejay, che sta per book-jockey. Scrive Tiziano, su Nazione Indiana: “Nessuno, credo, si sognerebbe di dire che Linus o Albertino sono musicologi, né critici musicali. Loro per primi, ne sono convinto, rifiuterebbero queste qualifiche. Le considererebbero indebite, esagerate. Linus e Albertino sono due deejay”. E, più avanti: “Allo stesso modo, non sono sicuro che si possa parlare di critici letterari per una parte delle persone che recensiscono romanzi sui giornali. Sono esperti di letteratura? Non mi sembra. Che cosa hanno dato alla letteratura italiana, alla saggistica, all’interpretazione dei classici o dei grandi scrittori contemporanei? Nulla. Semplicemente, scrivono sui giornali. Esprimono pareri personali su un libro. Sono giornalisti che si occupano di romanzi. Niente di più”.
Fin qui, nulla da dire: anzi, la definizione “giornalisti che si occupano di romanzi” è quella che non soltanto rivendico per me non da oggi, ma che trovo addirittura più utile al lettore di quotidiani per quel riguarda l’informazione sui libri. Però, appunto, ho tre domande da fare.
Primo: siamo sicuri che la competenza musicale di Linus, di Albertino e in assoluto dei deejay sia necessariamente inferiore a quella di un musicologo?

Secondo: siamo sicuri che i deejay, i fantini del disco, subordino sempre i propri gusti personali alla compiacenza nei confronti del pubblico? O,  in altri termini, che l’equivalente letterario, il beejay, parli soltanto di quel che risulterà gradito e digeribile ad un grande numero di lettori? Che, insomma, lodi soltanto quel che funziona per i cosiddetti palati facili?

Se la risposta alle prime due domande è sì, taccio, convinta da tanta certezza.

Ma aggiungo un terzo interrogativo, semplice semplice: come deve comportarsi la critica letteraria vera, quella patentata, quella con bolli e ceralacca, quando si trova di fronte un prodotto nuovo, meritevole ma anche, forse, destinato al successo? Tace sdegnosamente, perchè quel romanzo è già stato segnalato dal fantino dei libri e dunque è già, in qualche modo, segnato come prodotto da hit parade, o ne parla comunque?

Ciò detto, nella mia personale top of the pops è appena entrato Junglee girl della scrittrice Ginu Kamani (Einaudi Stile Libero, da poco in libreria). Yeah.

52 pensieri su “E' QUI LA FESTA?

  1. Ho letto l’articolo di Scarpa sul bee-jay e la sua replica qui su Lipperatura. In particolare mi ha spinto a commentare il suo pezzo, il terzo quesito rivolto a Tiziano Scarpa, quello sul comportamento che dovrebbe tenere la critica “di fronte a un prodotto nuovo, meritevole, ma anche forse, destinato al successo”. Mi sembra una domanda che ha già implicita la sua risposta: fa bene a occuparsene.
    Premetto che non sono affatto un critico letterario “patentato, con bolli e ceralacca”, però scrivo articoli di critica letteraria ed anche, a volte, recensioni sulla narrativa contemporanea. Queste ultime, in particolare, su “Bollettino ‘900”, rivista di letteratura contemporanea e critica letteraria, che si legge in rete eppure non è un blog, dunque con tempi meno serrati di un diario quotidiano. Inoltre, rivista nata e con sede presso un Dipartimento di Italianistica, eppure senza che noi redattori siamo critici patentati con bolli ecc. ecc. Da questa posizione “mobile” fra le categorie, vorrei esprimere la mia opinione, anche se la sua domanda era indirizzata a Scarpa.
    Credo che la critica faccia bene a parlare dei romanzi contemporanei che giudica interessanti e innovativi, indipendentemente dal fatto che piacciano al grande pubblico e siano stati segnalati dai bee-jay. Al “Bollettino” segnaliamo i romanzi che apprezziamo dopo che li abbiamo letti e riletti; in un certo senso anche dopo che si è spento il dibattito della stampa o della rete intorno ad essi, come se questo tempo di silenzio fra la loro pubblicazione, la nostra lettura, i tempi che inevitabilmente ha la nostra rivista (che ha cadenza semestrale, dunque lunghissima, in fondo, rispetto ai ritmi in tempo reale di quotidiani, settimanali e blog), e la recensione, ci fosse necessario per meditarci su, per sottoporli a una sorta di prova del tempo. Non ci interessa essere i primi a dire qualcosa, ma dire qualcosa di valido e a volte (e non ci sembra affatto assurdo, anche se i ritmi dei dibattiti letterari assumono talora una velocità forsennata) parlare di un romanzo o di un autore contemporaneo o “giovane” anche dopo molto tempo che è uscito il suo libro: il fatto che sia giovane o contemporaneo non significa che abbia una “scadenza” di consumo. A volte parliamo di un romanzo dopo qualche anno che è stato pubblicato: è il caso di Bla bla bla di Culicchia, uscito nel 1997 e recensito sul “Bollettino” nel 2001. Certo così non faremo notizia. Ma speriamo di fare critica. E Culicchia è pure uno scrittore di successo. Ma ci piace. Chi l’ha detto che la critica debba essere per definizione insensibile e sprezzante verso la letteratura di consumo o di successo?

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