5.37: I LAVORATORI DEI SITI MUSEALI NAZIONALI DELLA VALLE CAMONICA

Le code polemiche su questo e quello si sciolgono nel caldo, e forse, prima che tutto si sospenda fino all’autunno, vale la pena di raccontare una storia fra le molte che non conosciamo. E’ quella del collettivo 5.37 e della situazione che si sta vivendo nei Siti Museali Nazionali della Valle Camonica.

“Il quadro – mi scrivono –  è sconfortante, e le responsabilità molteplici e complesse: dalla Ditta aggiudicataria che non svolge nemmeno con efficienza i suoi compiti e che si permette di fare offerte al ribasso gravando poi sul compenso dei lavoratori, alla Direzione Regionale Musei Lombardia, che permette l’applicazione di contratti del genere, che nei capitolati di gara addirittura consiglia il Contratto Servizi Fiduciari, e costruisce un sistema precario di lavoro in cui un gruppo di persone sottopagate deve essere sempre a disposizione nonostante il monte ore esiguo e l’assenza di una qualsiasi programmazione annuale (e non si tratta di una situazione emergenziale, è da anni che lavoriamo in questi siti e ne garantiamo l’apertura), ai sindacati confederali, che hanno sottoscritto contratti collettivi nazionali vergognosi, che prevedono paghe sotto i 6 euro lordi l’ora.

Da maggio alcuni dei lavoratori dei Siti ha fondato, insieme a attivisti e persone esterne, un Collettivo, chiamato 5.37 (come la paga oraria prevista dal livello D Servizi Fiduciari) con l’intento di promuovere un dibattito collettivo e critico sul mondo del lavoro attuale, promuovendo eventi, spazi di dialogo, confronto, e anche azioni più concrete per tenere alta l’attenzione su questi temi, per farli diventare oggetto di confronto pubblico, perché c’è bisogno di comunità, e c’è bisogno di rialzare la testa insieme, consapevoli che i diritti sono una conquista, che il lavoro è parte di un orizzonte di senso che ha una sua specificità storica, culturale e antropologica.
Insomma, bisogna essere artefici del cambiamento, anche se costa fatica, anche se mette in gioco le nostre certezze e sicurezze, perché non ce ne stiamo rendendo conto, ma ci stanno togliendo da sotto il naso la possibilità di immaginare un’alternativa al sistema attuale”.

Questo è il quadro riassuntivo che hanno stilato:

 

“Da anni all’interno dei Musei Nazionali della Lombardia si affianca al personale interno Mic, dipendente del Ministero, personale di supporto al servizio di accoglienza e vigilanza, dipendente di ditte o cooperative esterne, che partecipano ogni anno a un bando del Ministero per rinnovare tale servizio. Il servizio esterno, data la cronica mancanza di personale statale, sta diventando essenziale all’apertura dei Siti, soprattutto in Valle Camonica.

 

In Lombardia l’ente di riferimento per l’attuale appalto è la Direzione Regionale Musei Lombardia, i Siti interessati sono 11, in Valle Camonica 3, e precisamente:

– il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri in località Naquane a Capo di Ponte

– il Museo Nazionale delle Preistoria della Valle Camonica (MuPre) a Capo di Ponte

– il Museo Archeologico Nazionale della Valle Camonica a Cividate Camuno.

In questi tre siti lavorano da sei anni lavoratori esterni, che oggi sono in totale 11 persone, che le ditte o cooperative sono obbligati a riassorbire a ogni cambio appalto per la clausola sociale.

 

Dall’inizio dell’esternalizzazione del servizio gli appalti proposti dal Ministero hanno fatto riferimento a capitolati che suggerivano contratti inadatti alle mansioni (es. contratto SAFI e ora, peggio, Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari, contratti che hanno a che fare più con mansioni di portierato e vigilanza in senso stretto), e inadeguati dal punto di vista retributivo (5,87 euro lordi l’ora con il SAFI 5° livello, 5,37 euro lordi l’ora con il livello D Servizi Fiduciari), anziché proporre il contratto Federculture (espressamente dedicato ai dipendenti delle aziende dei servizi pubblici della cultura, del turismo, dello sport e del tempo libero) più coerente per gli obiettivi dell’appalto e dignitoso dal punto di vista retributivo (8,62 euro lordi l’ora nel livello più basso).

 

Nello specifico, quest’anno il cambio appalto prevedeva l’arrivo della ditta aggiudicataria il giorno 1° dicembre. La ditta vincitrice, la Cosmopol di Avellino, ha preso contatto con i sindacati solo il 30 novembre, e ha contattato il personale la sera stessa, chiedendo di firmare nel parcheggio di un centro commerciale un contratto mai visto prima, che, si è scoperto poi, faceva riferimento a un contratto peggiorativo rispetto a quello precedente.

 

L’impegnativa contrattazione sindacale di questi giorni, che ha portato alla chiusura dei Siti o la loro apertura a singhiozzo vista la mancanza del personale esterno, ha ottenuto solamente un piccolo aumento dei superminimi riassorbibili dei contratti personali, portando la retribuzione oraria a un livello lievemente superiore al contratto precedente (6,25 euro lordi l’ora rispetto ai 5,87 euro lordi), ma senza cambiare l’inquadramento e il contratto di riferimento (Livello D Servizi Fiduciari).

 

Queste vicende aprono una serie di questioni importanti che riguardano prima di tutto l’apertura e la fruibilità di Siti culturali di interesse internazionale, il rapporto del Ministero e della Direzione Regionale Musei Lombardia con il territorio, le sue istituzioni e la cittadinanza, la modalità in cui vengono progettati gli appalti e scritti i capitolati di gara, che consentono ribassi al 33% e la conseguente vittoria di ditte o cooperative a volte spregiudicate che non hanno alcun interesse per la qualità del servizio o per il rispetto dei lavoratori.

 

Le 11 persone del servizio esterno si occupano da anni con disponibilità e passione dell’accoglienza dei visitatori nei Siti della Valle Camonica, svolgendo anche servizio di informazione, biglietteria, apertura dei Musei, consci del patrimonio che li circonda anche perché non sono, come le cooperative che si succedono, di passaggio, ma abitano in Valle Camonica qui vogliono costruire il loro futuro. Svilire questo ruolo non giova a nessuno, né ai lavoratori, né ai visitatori che ogni anno scelgono di venire a scoprire la Valle Camonica, né alla Direzione Regionale e al Ministero, né alle istituzioni locali che puntano al rilancio dello straordinario patrimonio valligiano.”

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