IL NOI COSI’ DIFFICILE E L’INCREDIBILE CONDANNA DI MATTIA TOMBOLINI

Pare brutto dire “noi”, giusto? Sgusciando via dalle discussioni letterarie di questi giorni che, come prevedibile, si sono arenate nel pro-contro (tempi di dicotomia, come già detto) invece di, come sarebbe bello e forse giusto, allargare lo sguardo, rifletto su quanto ha raccontato ieri a Fahrenheit Alberto Prunetti. Si riferiva ai due anni di lotta dei lavoratori dell’ex GKN. Si riferiva al fatto che il festival della letteratura working class non è stato, come spesso o forse sempre avviene, quell’occasione in cui arrivavano gli scrittori e le scrittrici a porgere il verbo agli operai, ma il luogo dove gli operai in prima persona hanno raccontato. Così scriveva ieri sera: ” Mi rendo conto che quando parlo della lotta gkn dico sempre noi. E non so più se parlo di scrittori, di operai o di attivisti. Ma alla base di tutto c’è un io che si è fatto un noi, come scriveva forse Fortini, o come sognavamo… noi.”
Noi, appunto.
Facciamo un esempio pratico. C’è uno scrittore ed editore che si chiama Mattia Tombolini. Un piccolo editore, quindi, care e cari, già dovrebbe avere la vostra solidarietà, giusto? Ebbene, il fondatore di Momo, ieri, è stato condannato a quattro mesi, pena sospesa, per i motivi qui ricostruiti da Cronache ribelli:

“Oggi Mattia Tombolini, fondatore di Momo Edizioni, è stato condannato a quattro mesi di carcere – pena sospesa per il momento – per aver definito “fascista” e “xenofobo” Marco Cossu, attuale sindaco di Casperia (Rieti).

Cossu, in quota fratelli d’Italia, non fa mistero della sua fede politica, che potete giudicare da soli attraverso le foto che lo ritraggono fare il saluto romano o indossare una collanina con ascia bipenne – il simbolo di Ordine Nuovo, organizzazione terroristica di neofascista responsabile di numerose azioni eversive e stragi nel nostro paese.
Nonostante ciò nel 2018 Cossu ha intentato causa a Mattia, che, dopo averlo civilmente contestato nel corso di un evento organizzato da rifugiati politici in cui l’allora vicesindaco interveniva in modo provocatorio parlando di “sostituzione etnica”, alcuni giorni dopo su FB lo definiva sulla bacheca di un contatto appunto “fascista” e “xenofobo”.”
E’ così difficile parlarne? E’ così difficile, per una volta, dire quel “noi”?

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