Questa mattina, Grazia Verasani ha firmato sull’edizione bolognese di Repubblica una bellissima recensione al libro. Ve la posto:
Elena Gianini Belotti passa il testimone alla giornalista e scrittrice Loredana Lipperini, e si scopre – ahimè – che dagli anni ´70 a oggi le cose non sono cambiate, anzi, sono sotto il giogo di un riflusso misogino alquanto allarmante. Uno dei tanti meriti di Ancora dalla parte delle bambine (Feltrinelli Editore), libro difficile da condensare in poche righe, è la classificazione accurata dei punti salienti dell´attuale «condizione femminile» (le bambine, le adolescenti, le donne) attraverso l´osservazione obiettiva della realtà, e l´uso di tutti i suoi strumenti di ricerca più moderni, evitando i toni aspri e bellicosi del pamphlet. Non c´è un calcare la mano sulle discriminazioni, per quanto tutte elencate, ma l´analisi lucida del ruolo della donna nella nostra società che – come diceva Marx – non può dirsi progressista fuori dall´impegno della parità. Il libro diventa tanto più necessario in un momento in cui la cronaca offre fin troppi spunti per una riflessione, non più procrastinabile, della violenza (fisica e culturale) contro le donne. Ma c´è anche l´invito a non soffermarsi su facili capri espiatori – mediatici, pubblicitari –, seppur corresponsabili, certo, di un andazzo dove il «rosa» più che un colore è una morsa, e dove le donne sono spesso, consapevolmente o meno, conniventi degli stereotipi che le relegano alla trita antitesi di fate o di streghe, di creature che «sentono», addestrate fin da piccole all´accudimento, al dogma dell´amore, in autogol pornoromantici e nudità esposte come merce che fanno del corpo un «affare» estraneo a chi lo possiede. Le donne declinano le loro competenze a ruoli di comparsa, guadagnano meno dei loro colleghi, conciliano lavoro, figli e cura della casa col senso di colpa dell´inadeguatezza… E la paura nei confronti della loro libertà ha provocato un regresso che, quando non è culturale, è sanguinario.
Inoltre: ieri pomeriggio la vostra eccetera ha passato un’ora assai intensa in quel di Fahrenheit, interloquendo sia con Anna Bravo che con Helena Janeczek. Qui l’audio della trasmissione.
La vostra eccetera chiede venia per la concisione di questi giorni: inevitabile, temo.
Quando io ti parlavo del FUMER (Fronte Unito Megere Editoria per Ragazzi) avevo ragione o no? Chi istituì collane di narrativa specificamente concepite per le bambine, se non la fata Fatuccia e la strega Forestana?:- )
… autogol pornoromantici…
condivido condivido condivido
anche senza il “romantici”
scrittrici pornofemminili = autogol, molto spesso
Cara Loredana, non ho letto il libro ma ho ascoltato l’intervista in radio…
domande:
perche’ prendersela col femminismo..in particolare con il femminismo della differenza? forse che l’occuparsi di questioni filosofiche e teoriche nuoccia? forse la realta’ dell’oppressione, della discriminazione, della violenza non e’ complessa e non giustifica sforzi teorici altrettanto complessi, ardui, approfonditi anche specialistici se vuoi? Forse che in questo processo di “rigenderizzazione” l’immagine femminile che viene proposta non e’ un’altra ed ennesima emanazione del desiderio maschile? e se cosi’ e’, allora la differenza, quella vera e non quella fra un “maschile che si autorappresenta” e un “maschile che desidera”( cioe’ il femminile cosi’ come viene comunemente rappresentato), non e’ ancora e sempre la questione piu’ imprescindibile a maggior ragione in un mondo che si avvia ad essere teatro di scontri o incontri ( questo dipendera’ da noi) di differenze irriducibili?
Fra l’altro andando sulla questione dell’immaginario, questo e’ al centro della teoria femminista ormai da almeno vent’anni…quale e’ se non questo il senso della svolta teorica del femminismo degli ultimi decenni…di cosa parla tutta quella parte del femminismo che, incrociandosi con i cultural studies, si pone come questione primaria la “rappresentazione” non solo nei testi culturalmente “alti” ma anche e soprattutto in quella pop culture legata indissolubilmente al mercato e quindi alla societa’… vedi studi sul cinema di Hollywood, sulla televisione, sulle soap-operas, sulla letteratura di consumo
la scarsa conoscenza di molti di questi sviluppi e’ imputabile a caratterisitiche di superficialita’ del tempo in cui viviamo e in Italia alla colpevole mancanza di sensibilita’ delle istituzioni culturali e non (le Universita’ e i giornali in primis), piu’ che a snobismo o astrattezza intellettuale…perche’ sottovalutare l’importanza della complessita’ in un momento in cui proprio di profondita’ abbiamo bisogno?
e’ vero, in Italia c’e’ tanta strada da fare, non nego la validita’ delle cifre che citi ma sminuire l’importanza di una teoria da cui la pratica viene illuminata e indirizzata mi sembra un errore molto poco lungimirante.
detto questo, mi riservo osservazioni piu’ mirate e piu’ ad hoc dopo la lettura del libro.
Goffredo
salve, Goffredo: attendo con gioia le osservazioni mirate. Personalmente, ho un unico motivo di perplessità sul femminismo della differenza: abbiamo un enorme bisogno di riflessioni filosofiche e teoriche. A patto che queste siano accompagnate da uno sguardo concreto sul reale. “L’essenziale ci veniva incontro” è la frase di Luisa Muraro con cui chiudo il mio libro, aggiungendo che è tempo che torni ad esserci un essenziale.
Abbiamo bisogno di teoria, certo.
Ma abbiamo bisogno, drammaticamente, di pratiche.
La mia critica è rivolta unicamente alla poca incisività delle seconde.
Ascoltare in radio due tra i più apprezzati conduttori, Lei (Lampi) e Sinibaldi (Farhenait), mi ha creato una sorta di cortocircuito, dandomi una scossa piacevole. Complimenti per la sua bellissima voce
A 10 anni dalla morte di Alba de Céspedes vorrei ricordare proprio qui questa scrittrice ignorata o sottovalutata dalla critica perchè ha narrato “al femminile”storie di donne, collocandosi così in una zona di scarso rilievo soprattutto negli anni 50-60 quando più vivo era il pregiudizio nei confronti dei temi femminili(citando Virginia Woolf,”questo libro è importante perchè tratta di guerra, questo è futile perchè parla di alcune donne in un salotto…”).
Alba de Céspedes penso dovremmo rileggerla. E’ ancora importante e toccante il suo “Quaderno proibito” che per la prima volta rivela il lato oscuro di una donna , Valeria, moglie e madre che ha perso la sua identità di donna, che la riconquista attraverso una nuova storia mai agita pienamente, per perderla di nuovo a causa dell’incapacità di sfidare il giudizio degli altri e in primo luogo della sua famiglia. Il quaderno proibito, il diario con i suoi segreti , finirà bruciato affinchè un giorno suo figlio possa dire di lei “era una santa”, come suo marito lo afferma di sua madre.
Bellissimo anche Nessuno torna indietro, con i suoi ritratti di donne autentiche nei loro drammi, nei loro errori, nelle loro miserie, nei loro compromessi.
Consiglierei questi libri alle donne più giovani che potrebbero così conoscere un momento storico e sociale tanto diverso dal nostro, ma al tempo stesso rendersi conto di come ancora tante cose nella psicologia femminile e nel contesto sociale e familiare non siano cambiate….
thanks for smoking. mi sento meno solo.