ANATEMA LAICO

C’è un racconto di Ray Bradbury,The Scythe, dove un uomo riceve una terribile eredità che inizialmente non comprende: una falce, come da titolo, e un appezzamento dove il grano cresce in modo discontinuo, e soprattutto marcisce appena viene tagliato. In cambio, avrà casa, animali, cibo per la propria famiglia. L’uomo, dunque, falcia, e il grano ricresce, velocissimo, e marcisce, e ricresce. Ogni giorno. Infine, l’uomo capisce che ogni spiga tagliata è una vita, e che è lui a dovervi porre fine. E quando si troverà costretto a tagliare quelle di sua moglie e dei suoi figli, impazzisce e distrugge più spighe che può, verdi o mature non ha importanza. Allora, le bombe piovono su Londra e si accendono i forni di Belsen, e il grano cade in una pioggia di lacrime. Ma lui non si ferma.
The Scythe mi torna in mente pensando all’odio e a quanto l’odio sia divenuto la nostra condizione esistenziale e la nostra condanna. Giù la falce, colpisci e attacca, tutto e tutti, fingendo di riderne o provando a balbettare una motivazione. Questo mi torna in mente, quella pioggia di spighe e sangue. E questo sarà un post che parlerà di sangue, e anche di lacrime, e di chi usa sangue e lacrime per i propri fini.
L’ultima in ordine di tempo a essere colpita dalla valanga di odio è Lidia Ravera, di cui chiedono le dimissioni No Choice e laici di ogni sorta, furbetti e furbette, politici e tricoteuse della rete, tutti coloro che hanno conti in sospeso con lei, o con i femminismi, o con la propria stessa vita, non ho idea e non mi interessa.
Dovrei ricapitolare tutta la vicenda, e un po’ tentenno, perché il discorso di partenza mi sembrava molto semplice, ma si è andato gonfiando come una vela, fino a stravolgerlo, quel punto di partenza, che poi è la decisione di Matteo Renzi di dedicare un’area del cimitero ai bambini non nati, o meglio di sistematizzare e ufficializzare e aggiornare, magari proprio adesso, il regolamento che la prevede, perché la possibilità di seppellire i bambini morti in utero o venuti al mondo già morti esiste già, e io lo so, e fra un po’ vi spiego anche perché.
Ora, quella decisione di Matteo Renzi si adombra immediatamente di veleni politici, e questo dimostra quanto sia divenuta tossica la discussione sui partiti e soprattutto sul Pd. Essendo cane sciolto, come il commentarium sa, e un cane che dopo la vicenda Rodotà e quella del DL femminicidio non voterà Pd neanche se si candidasse a guidarlo Stephen King, mi auguro di poter prendere la parola su questo senza ricevere accuse di sostenere questo o quest’altro aspirante premier. Gli altri interventi sul punto (le donne Pd, Marina Terragni, la stessa Ravera) sono stati letti in questa chiave. Ma quello che Ravera ha scritto è stato distorto fino a farla sembrare una sprezzatrice dell’altrui dolore, una che vuole seminare le vie delle città di neonati insepolti. Cosa ha detto, dunque? Ha fatto riferimento allo splatter di chi chiede a gran voce, e non parliamo dei genitori ma dei movimenti che fingono di supportarli,  i cimiteri dei non nati.
Splatter. Wikipedia, dai, è facile. Nel cinema si definisce così quel sottogenere horror basato su scene con schizzi di sangue, (to splat) e lacerazione di corpi, con conseguente fuoriuscita di interiora.
Ora lasciatevi condurre su un social network. Guardate cosa postano, i seguaci di Luca Volontè, di Olimpia Tarzia, i Movimenti che si autodefiniscono per la vita, i singoli fanatici. Guardate , se potete.
Fanno come hanno sempre fatto, solo che un tempo usavano i manifesti e i volantini, e bambolotti coperti di vernice rossa da tirare addosso alle donne che vanno nei consultori, o da mostrare a chi ha abortito, e ora usano la rete, che è più veloce ed efficace. Perché non è importante leggere l’articolo originale di Lidia, basta un pio virgolettato. Guardate, guardate cosa fanno. Postano fotografie di feti fatti a pezzi, un piedino di qua, la testa staccata dal corpo di là. Usano come avatar il profilo di un bambino morto. Ti sbattono in faccia sangue e orrore, e urlano. Quanto urlano, i Luca Volonté, le Olimpie Tarzia, i Movimenti per la vita, coloro che sembrano parlarti appunto di vita, e invece grondano violenza da ogni sillaba.
Non sono splatter? Accidenti, se lo sono. Trasformano in spettacolo sanguinoso ciò che è scelta privata, dolore privato. Calano la falce, e la fanno sanguinare. Dai, un braccino, guarda bene, un piede, guarda questa testolina decapitata. Lo fanno. Non serve segnalarli. I social rimuovono le tette e non un feto in pezzi. Dunque continuano, in nome di Dio. Un Dio che immagino sgomento, se esiste. Non credo che nessuna religione al mondo possa giustificare tutto questo. Nessuna, a meno che ci sia non la fede dietro, ma un’oscuro desiderio di annientamento altrui, la voglia pruriginosa di sentirsi, attraverso l’orrore, i giusti che purificano il mondo nelle fiamme.
Ora. Si può dissentire o meno sulle parole usate da Lidia Ravera. Non è affar mio. Non faccio le pulci agli scritti degli altri. Ma partire da qui per scatenare questa corsa del branco affamato è cosa davanti alla quale non riesco a tacere.
Dunque, prendo la parola.
Prendo la parola anche per un altro motivo, e non solo per solidarietà assoluta nei confronti di Lidia. Leggete le critiche che le rivolgono, su twitter o facebook. Vertono tutte sullo stesso punto. Le donne che hanno perso un figlio sono offese e ferite. Eccomi, è successo a me, dimissioni. Come osa, attacca le donne, dimissioni. Certi arrivano oltre l’immaginabile: ti auguro che ti muoia un figlio, dimissioni. Certi altri  ne approfittano per dire eh eh io sto con Renzi, dimissioni: e sono le mezzetacche che stanno saltando di gran carriera sul carro del presunto vincitore, ci scappasse uno strapuntino. E ancora, giù sul pedale della ferocia straziata. Croci con l’orsacchiotto. Giocattoli su piccole tombe. I nomi dei bambini morti.
Qui, non ce l’ho fatta più a tacere, perché ho provato una rabbia inestinguibile, signori che vi dite Pro Life (che raccogliete firme e organizzate concorsi nelle scuole, nel frattempo, ebbri di odio).
Perché io sono una di quei genitori che ha perso non uno, ma due bambini. 1985, il primo. Si chiamava Gabriele. Un’emorragia ha devastato il mio ventre al settimo mese di gravidanza. Stavamo morendo entrambi. Lui è vissuto sette giorni. Non ho mai visto il suo volto, non ho voluto. So che aveva i capelli rossi. 1986, il secondo. Si chiamava Andrea. Gravidanza monitoratissima, ma un nuovo distacco di placenta all’ottavo mese lo uccide, si perde il battito, secondo cesareo d’urgenza. So che aveva i capelli neri.
Gabriele e Andrea sono stati sepolti senza alcun problema. Gabriele riposa insieme a mia nonna, in un loculo di Prima Porta. Andrea, in una parte dello stesso cimitero dove sono i bambini morti alla nascita o poco prima. Questo, ripeto, nel 1986. Non ho dovuto né pregare né supplicare: la sepoltura, già allora, era un atto dovuto. Un atto dovuto, ripeto. Non c’è alcun bisogno di alzare la bandiera del diritto. Quel diritto c’è. Seppellite i vostri piccoli senza fare di chi avete amato un vessillo. E’ vostro, lo avete amato, lo avete aspettato e non c’è più, o non c’è mai stato. Ma questo non deve essere l’arma contro gli altri. Il dolore non è un’arma. Non deve esserlo.
Invece, nell’orrore in cui ci stiamo trasformando, sembra che sia necessario, per essere autorizzati a parlare, esibire il proprio dolore. Mostrare le mani macchiate di sangue, strapparsi i visceri e arrotolarli attorno ai polsi come braccialetti votivi. Guardatemi, mondo, leggetemi. Sono una madre orbata. Sono una madre che soffre. Quindi, ho diritto di parola. Questo mi sento costretta a fare, e allora lo faccio: a esibire il mio antico dolore come un ornamento, a salire su quel disgustoso altare che volete costruire intorno al lutto, soprattutto a quello delle  donne. Guardatemi, lo sto facendo.
Lo faccio e dico:  vergognatevi. Voi. Luca Volonté, Olimpia Tarzia, Pro Life o No Choice, voi associazioni laiche che chiedete il cinque per mille, ginecologi, psicologi, aspiranti scrittori o scrittori da quattro soldi, furbette e furbetti. Vergognatevi. Non vi permettete di parlare in mio nome e di dire che Lidia Ravera ha offeso tutte le donne che hanno perso un figlio. Il mio lutto è mio. Non vi appartiene e non permetterò a nessun avvoltoio di trarne profitto per le proprie crociate. Del resto, è scritto anche nella vostra religione: “Se qualcuno afferma che l’empio è giustificato dalla propria fede, sia anatema”.
Vergognatevi, e curate il vostro cuore prima che marcisca, come le spighe di Bradbury.

59 pensieri su “ANATEMA LAICO

  1. Tu hai uno stomaco d’acciaio per sopportare peli urticanti e perforanti e ti ringrazio per la forza con cui metti in gioco te stessa a beneficio di tutto – e non mi riferisco solo a questo post che parla di un tuo dolore e che addolora, ma alla fatica quotidiana di leggere, scrivere, capire, ascoltare, proporre senza cedere all’allettante prospettiva di farsi i cavoli propri e digerire, dormire meglio. Grazie.

  2. fa male a leggerlo. e non voglio nemmeno pensare a quanto dolore sia costato a chi l’ha scritto. dolore per chi perso due bambini, per chi un dolore così lo rivive già ogni giorno però deve ritirarlo fuori per acquistare “credibilità” in una lotta da pollaio… credibilità che secondo i violentissimi pro life si può avere solo dopo aver perso almeno un figlio. come se negli esseri umani quel tanto di umanità che ci fa capire e condividere il dolore degli altri fosse un optional, e non un istinto innato. io un figlio son riuscita a metterlo al mondo, per 4 mesi ho avuto il terrore ad andare in bagno perchè era una gravidanza a rischio, stavo a letto e quasi non mi muovevo nel terrore che bastasse uno scatto a provocare l’irreparabile, la mia gravidanza è andata a buon fine anche se è stata allucinante eppure dopo tanti anni ogni voce di donna che si dispera perchè non riesce a rimanere incinta, non ha i soldi per le cure, le cure si rivelano inutili o perde il suo piccolo, è una voce che mi arriva diritta al cuore. vorrei abbracciarle tutte le donne che non riescono ad avere figli, così come condivido il dolore di chi è costretta a interrompere una gravidanza anche se io ho avuto il problema opposto. ma non capisco non condivido e non sopporto i talebani che spargono odio, che giocano sulla pelle delle donne mamme e non mamme per far trionfare la loro religione o meglio la visione che hanno della religione… quelli poi che da sempre fanno politica sulla pelle delle donne non li posso manco commentare… e poi arrivano le donne che odiano le donne, e queste son forse quelle che fan più paura….

  3. Sei Grande: lo penso da sempre, non te l’ho mai scritto, ora te lo dico…e ti dico anche grazie. Grazie per il rispetto dovuto a Lidia Ravera, costantemente attaccata perchè ancora osa dire cose da femminista, da donna, da essere pensante libero e indipendente e rispetto per te, per il tuo dolore antico che SO non passerà mai.

  4. La prima volta che ho letto il vangelo ho pensato che fosse la storia di un uomo buono e giusto, un uomo che portava amore incondizionato.
    Quando l’ho riletto ho capito che era anche il manifesto di una religione difficile e dura, ma dura sempre per se stessi, mai nei confronti degli altri.
    In un solo momento Gesù perde le staffe, davanti al profitto.
    Quello che non sono mai riuscito a capire è l’esaltazione del dolore che qualcuno ne deriva, dolore visto come strumento per redimersi. Gesù non anelava certo alla sofferenza, ne aveva timore.
    Non sono cristiano ma credo di poter comprendere i cristiani che accettano la propria sofferenza e la sublimano a livello personale.
    Quello che non accetto e mi fa orrore sono le persone che usano la propria e soprattutto l’altrui sofferenza per sostenere opinioni politiche, che di politica alla fine si tratta.
    Sono però sicuro che essi non prevaranno, se non per pochi e oscuri momenti, e post come il tuo rafforzano la mia sicurezza.
    Grazie Loredana.

  5. Io non mi permetterei mai, e non ho parlato, in tuo nome. Ci mancherebbe. Non ti conosco. Ma conosco bene, molte donne che come me e come te, hanno perso un figlio. O più di uno. A un’età gestazionale inferiore a quella che, per legge, prevede la sepoltura d’ufficio a carico e con modalità comuni a tutte le altre sepolture. La polemica sulla pre-esistente area comune per feti (sotto le 28 settimane) riguarda quei duemila genitori annui che perdono un figlio in quel periodo gestazionale. Che non hanno voglia di sentirsi dare epiteti stravaganti nè da destra nè da sinistra, e ahinoi, sono fin troppo consapevoli di quanto sia facile strumentalizzare il dolore. I genitori dei feti di Firenze sepolti in fossa comune hanno chiesto di poter camminare in quell’area cimiteriale senza sprofondare nel fango o trovare erbacce, rifiuti o simili portati dal vento. E’ una richiesta così eccessiva da scandalizzarci? Se ai genitori fosse stato bene Trespiano così come è oggi, nessuno avrebbe chiesto nulla. Quanto a come si elabora il lutto, ognuno ha il suo modo, rispettabile in quanto tale. Finchè si finisce col presumere che un modo sia migliore di un altro, mancando di rispetto a chi non la pensa come noi.

  6. “mancando di rispetto a chi non la pensa come noi”. E’ molto corretto. Dovrebbe essere applicato sempre. E mai strumentalizzato. Nè da un sindaco, nè da altri. Davvero, il senso del mio post non è quello di rinfocolare la polemica su Trespiano. Credo sia chiaro. Ai singoli e alle associazioni, se vogliono decifrarlo.

  7. concordo, e ritengo che valga anche quando si tenta di negare o ridurre le posizioni di una parte significativa di persone (le donne e le coppie riguardate dalla sepoltura tra le 20 e le 28 settimane), perchè si ritiene che ascoltando le loro esigenze minimali (spesso non si va molto oltre la chiare informazione della legge e la rintracciabilità nel campo del corpo del bambino, mi creda) si intacchi le sacrosante esigenze di un’altra parte significativa di persone. In altri paesi, dove ad esempio i diritti civili delle donne sono applicati e regolamentati in modo molto più rispettoso e fluido (la Francia, ad esempio), nessuno si sognerebbe mai di contrapporre i vissuti di due gruppi di persone, per strumentalizzarne uno o l’altro. Grazie per la possibilità di dialogo.

  8. Ma in Francia non abbiamo fanatismi come quelli del Movimento per la Vita italiano, nè una lotta intestina nel maggior partito di sinistra. Dunque, bisogna stare molto attenti a smarcarsi.

  9. Mi dispiace molto per quello che ha sofferto con la perdita di due bambini.
    Mi dispiace doverle ricordare (e non vorrei, creda, essere indelicata, ma lo devo fare solo per chiarezza, perchè dalle sue parole sembra che il problema semplicemente non esista) che, dopo le 28 settimane, la sepoltura è dovuta e solo per questo lei non è stata costretta a “pregare e supplicare”. Se avesse perso un bambino diciamo a 26 settimane, le cose sarebbero state diverse. A Milano nel 2002, a 26 settimane, neppure mi informarono che potevo, volendo, seppellirlo, e non so dove è finito. Questa cosa mi addolora, ma a sentire la signora Ravera ciò è una buffonata, perchè si trattava solo di un grumo di materia e dargli il nome di bambino o di figlio è un attacco alla 194 e ai diritti delle donne (e io chi sono? Ah, già, un animale difettoso). Mi stupisco che, essendo passata personalmente da questa triste esperienza, lei non colga la violenza e l’arroganza di certe espressioni; comunque ognuno ha la sua sensibilità, su cui non mi permetto di sindacare. La questione, inizialmente, era concreta (regolamentare l’applicazione di una legge che già c’è, di un diritto già riconosciuto) e si è trasformata in questa orrenda sceneggiata non certo per volere di quei genitori che, senza implicazioni politiche di sorta, avevano chiesto questo provvedimento. Le strumentalizzazioni sono arrivate dopo, da destra e da sinistra. Come lei capisce e dice molto bene “nell’orrore in cui ci stiamo trasformando, sembra che sia necessario, per essere autorizzati a parlare, esibire il proprio dolore”: in molti, come ha dovuto fare lei, siamo stati costretti a parlare dei fatti nostri, a ricordare cose dolorose, a mettere in piazza la nostra vita che avremmo molto più volentieri tenuto per noi. Se l’abbiamo fatto è solo perchè, evidentemente, ci siamo sentiti offesi, strumentalizzati e invisibili. Si nega il problema (c’è la legge, che volete di più? ignorando i problemi reali di applicazione di quella legge, di cui nessuno parla nè vuole parlare; certo, così si rischierebbe di fare informazione e non propaganda…), ci state facendo passare (scusi se metto insieme un po’ di articoli e commenti di varia provenienza, ma di identica sostanza) per psicopatici, animali, buffoni, dilapidatori del denaro pubblico, bigotti, nemici delle donne e istigatori al femminicidio. Avremmo dovuto stare zitti? Forse sì, visti i risultati: almeno avremmo lasciato pro-life e vetero-femministe, renziani e antirenziani, destre e sinistre a scannarsi tra di loro, sulle cose loro, le cose vere e importanti. Il problema piccolo, insignificante, che cercavamo di risolvere noi, in realtà pare che non esista proprio, forse neppure noi esistiamo, certamente i nostri “grumi di materia” non esistono e non sono mai esistiti. Visti i risultati, avremmo fatto davvero meglio a stare zitti.

  10. Però nel frattempo, in Francia chi desidera può interrompere la gravidanza fino al termine e al tempo stesso iscrivere il bambino morto a qualunque età gestazionale nello stato di famiglia (un libretto con una pagina per ogni componente, compresi i nati morti o gli aborti precoci) senza che alcuno alzi un sopracciglio. Qui in Italia, a causa di estremismi che a mio avviso hanno poco in considerazione il tema in oggetto (ossia il lutto in gravidanza) i problemi psicosociali dei genitori colpiti sono molteplici. Dall’assenza di informazione sui diritti, agli ostacoli ideologici bipartisan, all’ignorare culturalmente che rispetto a questo vissuto, più comune di quanto si pensi, altri paesi ed altre culture storicamente danno risposte concrete e rispettose, molto lontane dalle prese di posizione che abbiamo letto in questi giorni, e nei giorni precedenti. Quindi, di certo io (e la mia associazione laica, cioè CiaoLapo) mi smarco (nasciamo già smarcati, per motivi biografici personali), perchè non ho alcun interesse a schierarmi, dal momento che il lutto come ho già detto non è appaltabile da parte di nessuna categoria (nemmeno da quella degli psichiatri, che io rappresento). E’ materia sociale antropologica e culturale. E’ materia per studiosi del ciclo vitale, quindi anche per psicologi e pedagogisti. E’ materia, soprattutto dei diretti interessati. Sarebbe stato per me molto molto bello, leggere articoli sul tema di Trespiano e lutto in gravidanza rispettosi di tutti coloro che si sono posti loro malgrado il problema direttamente, leggi chi desidera la sepoltura e chi invece non la vuole, e sceglie se recarsi o non recarsi al cimitero dove per legge è obbligatorio seppellire i feti dalle 20 alle 28 settimane. Anche facendo uno sforzo, e quindi volendo pensare che sia stato solo sarcasmo, ecco, molte persone che rappresento si sono sentite azzerate da queste che molti si ostinano a definire “battute”. Non c’è a mio parere (ma forse è un parere tecnico da psicoterapeuta che lavora sulla comunicazione efficace e quindi non è condivisibile) alcune differenza tra dire a una donna che ha perso il suo feto “non mamma che piange davanti a un quadratino di terra smossa” (intaccando quella che lei sente essere una parte dolorosa della sua identità) e dire a una donna picchiata dal compagno che non riesce a denunciare per i millanta motivi che ben conosciamo “ma così te le cerchi”. O ancora, per usare un approccio caro a certi estremisti, dire che una donna che sceglie l’aborto e soffre la carenza di assistenza dei nostri ospedali “te la sei cercata dovevi pensarci prima”. A mio avviso, in tutti questi casi, si generalizza per portare avanti ideologie che sono però lontane dal vissuto del diretto interessato. Anche se tutti quelli che pronunciano certe frasi sono spesso convinti che sia per una buona causa (per la buona causa in cui loro credono). Dunque, non metto in dubbio che l’intento finale della sig. Ravera fosse proteggere il diritto delle donne italiane a essere tutelate attraverso la 194, (non a caso, ha scritto altro di inerente a questo, e nessuna di noi si è mai sentita aggredita). A nostro avviso però il suo approccio alla questione Trespiano, e la sua violenza verbale (ancorchè sarcastica) sono attrettanto pulp e splatter, delle posizioni che lei ha ben citato a inizio del suo articolo, e che io non ho mai condiviso per un secondo in sette anni di CiaoLapo. Al punto che siamo l’unica associazione per il lutto perinatale in cui il confronto costruttivo è aperto per qualunque lutto, proveniente da qualunque tipo di esperienza in gravidanza, compreso quello delle donne che scelgono di interrompere e decidono di fare un pezzo di strada con noi. Al punto che elimino tutti i post estremisti, (da sette anni a questa parte) e come unica regola di frequentazione dei gruppi che moderiamo c’è il non giudizio e il rispetto delle esperienze altrui. Perchè se ci riusciamo tra noi (che ok, non saremo rappresentativi del cento per cento dei genitori in lutto, ma siamo un discreto numero di quelli che cercano sostegno) non possono riuscirci persone di grande cultura che rivestono posizioni istituzionali di rilievo? E soprattutto, perchè le medesime persone, a fronte di richieste di chiarimenti educate e civili nella maggior parte, fingono che questo problema non esista? E’ un assalto a una parte dolorosa e delicata dell’identità delle donne. Che in nessun caso migliora la situazione delle donne “contrapposte” da questi fantomatici schieramenti ideologici. Grazie

  11. Claudia, e anche Anonimo. Come ho scritto, questa vicenda si è gonfiata fino a diventare bufera. Credo che ora occorrebbe tirare un respiro e andare avanti. Basta linciare Lidia Ravera, basta postare foto di bambini morti e feti squartati sui social (anche se temo che non smetteranno). Chiedo ad anonimo rispetto sul “veterofemminismo”, senza il quale molti dei diritti dati per acquisiti non ci sarebbero. Che la discussione si plachi, ora. Il diritto alla sepoltura non deve essere discusso, su questo siamo d’accordo. Ma non deve nemmeno essere strumentalizzato. Davvero, un po’ di pace.
    Stefano, questo Luca Volontè
    http://www.novaeterrae.eu/fondazione-novae-terrae/benvenuto-alla-fondazione.html
    http://www.tempi.it/tag/luca-volonte#.Un-NBCe7ha4

  12. Personalmente non amo il modo in cui si è espressa Lidia Ravera, capisco come possa essere stato sia frainteso che strumentalizzato e credo che lei per prima abbia frainteso il senso che l’operazione di Renzi ha per tantissimi genitori, ma il suo riferimento alla violenza di alcuni antiabortisti è innegabile. E’ una posizione difensiva, quella della Ravera, che come giustamente dice Claudia Ravaldi adombra il timore che le istanze di una parte di persone vengano portate avanti attaccando o intaccando “le sacrosante esigenze di un’altra parte significativa di persone”. Il timore della Ravera però purtroppo è giustificato, perché la contrapposizione tra parti e diritti è esattamente quello che si verifica, in Italia ma non solo, comunque maggiormente nell’Italia dove il diritto all’interruzione di gravidanza previsto per legge non è garantito dai fatti e dalla cultura.

  13. Grazie, Loredana, anche di questa ultima precisazione. Davvero, quel diritto c’è e non è mai stato in discussione. La strumentalizzazione ancora una volta della sofferenza delle donne e dei loro compagni e l’odio che sta generando e alimentando è inaccettabile.
    Il linguaggio della legge (D.P.R. 10/09/1990 n. 285) è duro ma molto chiaro, resta ferma la libertà di ognuno/a di noi di pensare a quel futuro che non ci sarà come meglio crede, senza giudizi sulla moralità e sensibilità di chi compie scelte diverse dalle nostre, e senza bisogno di renderci più o meno volontariamente complici dell’infliggere sofferenze ad altri/e. Lottare per una corretta informazione e applicazione della legge non può coincidere con una evidente battaglia per togliere ad altri/e il diritto alle loro scelte.

  14. “Veterofemministe” lo dicevo affettuosamente, essendo io una di quelle ragazzotte che ormai parecchi anni fa lottava per i diritti delle donne. “Veterofemminista” ero fino a qualche giorno fa, naturalmente, quando la mia presa di posizione in questa discussione mi ha magicamente trasformata in una militante prolife.

  15. Non so che capelli avrebbe avuto: ero incinta, senza saperlo, da nemmeno un paio di mesi quando le cose andarono a rovescio e sì, era solo un grumo di materia quello che tremendamente mi lasciò una notte in Austria. Ma con quello, per varie e lunghe ragioni cliniche, mi lasciò anche ogni possibilità futura di diventare madre.
    Non si vergogneranno, perché non conoscono la vergogna.
    Non smetteranno di odiare, temo, perché perché per farlo dovrebbero accettare di guardarsi allo specchio e vedere il grumo che anch’essi sono stati e sui quali solo una serie di fortuite circostanze ha vigilato fino a trasformarli in esseri senzienti.
    Non smetteranno di attaccarci perché identificarci nel nemico li aiuta a non vedere che il nemico è dentro di loro.
    Piena solidarietà a Lidia Ravera e un grazie commosso a te, Loredana.

  16. Da uomo non potrò mai capire fino in fondo cosa significhi per una donna scegliere di abortire o perdere un figlio mai nato.
    Il disagio che provo di fronte a questa vicenda sta proprio nel vedere alcuni uomini (in primis il citatissimo Volontè) parlare di cose che non comprenderanno mai fino in fondo neanche se avessero una compagna/moglie con la quale vivono in “perfetta” simbiosi.
    Quindi, non posso che condividere parola per parola quel che dice Loredana aggiungendo che le vere scelte pro-life hanno due sole caratteristiche:
    1) Rispetto del privato dolore: forse unico, vero elemento “sacro” di queste vicende;
    2) Garantire sempre il massimo della libertà di scelta alle/ai dirette/i interessate/i, sia per quanto attiene ogni momento e aspetto della gravidanza, sia il diritto di onorare come sensibilità di ognun* comanda le eventuali sepolture.
    In un’Italia schiava di un ormai insostenibile (oltreché del tutto inadeguato ai tempi) pensiero unico cattolico di fondo, chiedere doveroso silenzio è impresa praticamente impossibile. Tanto per chi annega nel mainstream che, soprattutto, per chi dissente. Ancor più in un’epoca in cui il privato è impudicamente e pornograficamente esibito senza porsi troppe questioni preventive.

  17. Anche io guardo attonita questi cani latrare dietro il recinto, e mi chiedo se la barriera sarà abbastanza resistente o no.
    Anche ho perso due bambini per strada, e condivido parola per parola tutto quello che hai scritto : neanche in nome mio.
    Solidarietà a Lidia Ravera, e un grande abbraccio e grazie a te.

  18. Sarebbero bastate le scuse della Ravera o perlomeno delle spiegazioni o una retifica, invece non ha mai risposto, Mi spiace per il suo lutto, ma paradossalmente lei è stata “fortunata” dopo la 28a settimana non ci sono problemi per sepellire il bambino, mentre in centinaia di altri casi in altre epoche gestazionali invece sì. Serve un intervento legislativo semplicemente per permettere a chi vuole di veder rispettata la legge normalmente disattesa.
    E per favore non insulti le associazioni laiche che con professionalità, formate da volontari non pagati, si adoperano per portare sostegno a chi ne ha bisogno senza secondi fini anzi rimettendoci del proprio.

  19. Se ci si ritrova in mezzo a una folla che chiede la stessa cosa, è il caso, come detto, di prendere le distanze: cosa che, come ho letto, ha fatto Claudia Ravaldi su Huffington. Massimo rispetto per tutti, purché non si strumentalizzi il dolore degli altri e non si pretenda di parlare a nome di tutti, come purtroppo è stato fatto. La saluto.
    Ps. E mi piacerebbe, cara Claudia, visto che lei si è espressa con pacatezza, che intervenisse presso coloro che, sulla sua pagina facebook, si avventano su di me dicendo che “non ho elaborato il lutto”. Come vede, è facilissimo passare dalla parte del branco. Nessuno nega i vostri diritti. Ma non pretendete, ripeto, di parlare a nome di tutti se non riuscite a prendere le distanze dai toni feroci.

  20. La Ravera non deve nessuna scusa o rettifica se ha scritto quello che pensava. Come recita la sacra boiata di Voltaire copincollata da tutti i peggiori hater: Non condivido la tua idea, ma darei la vita eccetera eccetera.

  21. A proposito di fanatismo e di violenza verbale, disprezzo e odio, dopo averlo riletto due volte, personalmente giudico violento e pervaso di un certo qual disprezzo anche l’articolo della Ravera, il linguaggio, le parole scelte. E anche contraddittorio nella parte finale rispetto all’esordio. Libera comunque di dire quel che pensa e liberi noi tutti di approvarla o criticarla duramente e di sentirci rappresentati ovvero offesi e feriti.
    Ridicolo chiederne le dimissioni però e per questo motivo, la libertà di espressione e di critica sono o dovrebbero essere sempre sacre, per tutti, nella reciprocità …

  22. Dalla ferocia polemica del post, mi ha fatto piacere siano venute fuori delle parole equilibrate come quelle di Claudia Ravaldi, che dimostrano chiaramente come, al netto dello scontro ideologico, l’articolo della Ravera sia indifendibile.

  23. Caro K., sei in questo commentarium da svariati anni. Ferocia polemica però te lo rimando al mittente. Perchè per me ferocia è postare foto atroci e dire cose atroci e condannare al rogo le persone. Sai com’è. Quanto a Claudia, qui le sue parole sono pacate. Su Facebook, manco un po’: almeno quelle di chi commenta, che fanno venire molti brividi. Allora, si può anche fare i bravi quando si commenta qui e sparare a zero quando si pensa di non venir letti: ma non è bello.

  24. Sinceramente il tuo post non l’ho letto neanche tutto, perchè mi piglia una specie di pudore, quando mi rendo conto che si attinge a sentimenti a vissuti personali etc., ma il poco mi è bastato per afferrarne l’umore. La “ferocia polemica era anche e soprattutto riferita al vespaio che ho intravisto in rete , cui anche tu facevi riferimento

  25. Gantile Loredana Lipperini, mi scuso se l’ho turbata chiedendo se aveva elaborato il Suo lutto, non mi volevo avventare su di Lei, e mi creda non è un offesa, io ancora non ho elaborato il mio dopo 7 anni altrimenti non scriverei quì credo, era quello che sembrava, una domanda ad una psicoterapeuta, perchè leggendo il Post ho avuto la senzazione che ci fosse ancora qualcosa di irrisolto, tutto quì mi spiace che l’abbia preso per il verso sbagliato.
    Diversa è l’allusione fatta a k sul diverso modo di commentare di Claudia, io ho letto molti suoi post, e normalmente sono tarati sul linguaggio di chi ha “di fronte, ne tantomeno tantomeno far sue le parole di chi commenta.
    Sono anche io stanco di questa polemica, sono stanco di tutte le persone che ci si sono buttate per motivi politici, be io non ne ho, non mi interedda delle primarie PD, dei figli di Berlusconi, dei perdoni dei Papi ecc,. Mi sarebbe bastata un minimo di umiltà ma solo un minimo, prima che la bolla esplodesse, da parte della Ravera, ma nulla neppure una parola di spiegazioni, ne risposte a post, a Tweet, a mail, neppure a mail Ufficiali come assessore. L’attacco alla delibera di Renzi, se lasciato passare non avrebbe fatto emergere la differenza di trattamento che hanno i feti nelle varie epoche gestazionali, e che colpisce molte persone, lungi da me obbligare alla sepoltura chi vuole diversamente, ma dare applicazione alla legge al disotto delle 28 set. non è cosa banale, chieda pure a chi vuole che succede se per caso un genitore non chiede entro 24 ore il feto, o se fortunatamente lo fa perchè informato, quanti problemi deve affrontare. Io per esempio ho dovuto tagliare la bara il giorno prima della sepoltura e ho fatto appena in tempo altrimenti non entrava nel loculo, cosa semplicemente evitabile con un regolamento. Ma se L’attacco iniziato dalla Ravera, avesse bloccato la delibera, la Sig.ra avrebbe vinto una “medaglia” da appuntarsi sul petto, mentre tante persone che vogliono essere libere di sepellire il loro Feto si sarebbero ritrovati indietro di anni e le loro piccole insignificanti battaglie per avere riconosciuto un diritto sarebbero state inutili. Forse ci si sono buttati ora i Pro-life ecc, cosa che non mi fa piacere, ma il millantato attacco alla 194, l’ha inventato proprio la Ravera sevendo su un piatto d’argento una nuova battaglia ideologica. Praticamente con le sue parole ha rovinato il tentativo di realizzare a Firenze l’attuazione della normativa in modo tranquillo spinta da associazioni di genitori a-confessionali, senza l’ingerenza di associazioni cattoliche e probabilmente solo per attaccare Renzi.
    PS: se i pro-life usano immagini forti di feti ecc, non sono d’accordo anzi.., ma attenzione, spesso sono foto, l’unica foto che mamme hanno lel loro figlio, e per loro è il ricordo più bello che hanno, se lo postano lo fanno con difficoltà e solo per mostrare con orgoglio al mondo che anche loro sono madri, non confondiamo le due cose e anche quì un minimo di rispetto.

  26. “Praticamente con le sue parole ha rovinato il tentativo di realizzare a Firenze l’attuazione della normativa in modo tranquillo spinta da associazioni di genitori a-confessionali, senza l’ingerenza di associazioni cattoliche e probabilmente solo per attaccare Renzi.”
    Mi permetto di dubitare fortemente che a “rovinare” qualcosa sia stata Lidia Ravera. Chi ha “rovinato” questa iniziativa sono stati i commentatori che l’hanno presentata in una luce ideologica precisa. Quello che non si vuole vedere è che il corsivo di Ravera nasce in un contesto di abusi, insulti, maltrattamenti e aggressioni dentro e fuori l’ospedale nei confronti delle donne che chiedono di interrompere la gravidanza. Qualcuno ha portato ad esempio la Francia, in Francia non si rimette in discussione la legge sull’IVG tutti i santi giorni. E i risultati si vedono.

  27. Grazie, Barbara, di averlo condiviso, l’ho letto con le lacrime agli occhi, e sono completamente d’accordo con zauberei, parola per parola, sentimento per sentimento. Quella parola, colpa, alla fine me l’aspettavo, perché parallelamente all’agire di Renzi, con tutte le conseguenze che vediamo, c’è un altro agire, c’è l’affermazione del perdono, da parte di papa Francesco, di una colpa che io non riconosco. Se si vuole davvero ridurre il numero degli aborti – e le donne saranno le prime a gioirne, tutte – occorre identificare davvero le responsabilità e lavorare su quelle. Ma basta con questa intollerabile caccia alle streghe, basta.

  28. Gentile Loredana, sono Alfredo Vannacci, marito di Claudia Ravaldi e ovviamente co-fondatore di CiaoLapo Onlus. Credo che Claudia abbia già scritto meglio di me (come sempre) tutto quello che penso. Anch’io le esprimo la mia solidarietà, come ho fatto anche nel post di Marina Terragni su Io Donna che ha ripreso questo suo scritto.
    Volevo solo aggiungere (come hanno fatto altri) che sopra le 28 settimane probabilmente il vuoto legislativo si nota meno, ma il fatto che esistano casi come il suo (e come il nostro) in cui non ci sono stati problemi, non significa che non esistano centinaia di casi di altri genitori che comunque noi come onlus abbiamo il dovere di rappresentare (perché sono loro a chiedercelo) che invece hanno avuto problemi, soffrono di una mancanza di regolamenti comunali e ne richiedono la realizzazione e l’attuazione.
    Sono contro la 194? No davvero! La 194 non c’entra nulla, e se la Terragni in primis e la Ravera in secundis non l’avessero tirata in ballo per attaccare Renzi (del quale comunque a noi non importa nulla e del quale non facciamo alcuna difesa d’ufficio), forse non sarebbe successo niente…. Meglio ancora se la Ravera non avesse usato quei termini. Meglio ancora, se dopo essersi espressa in maniera offensiva per centinaia di persone (non per lei forse, neanche per le sue groupies più sfegatate forse, ma per CENTINAIA, se non migliaia, di altre donne sì, c’è poco da fare, ci hanno scritto lamentandosi, piangendo, non ce le siamo inventate), insomma se avesse chiesto scusa o inviato un chiarimento o DATO UN QUALUNQUE CENNO di risposta o di interesse, avremmo semplicemente ritirato tutto e intavolato una discussione, magari di stampo progettuale, avremmo potuto fare un tavolo comune, avremmo potuto fare tante cose IN DIFESA DELLE DONNE (potremmo farlo ancora, se qualcuno avesse il buon gusto di rispondere….). Invece qui siamo ancora allo scontro destra contro sinistra.
    Ora certo cardinali, pro-life, no-choice, ex-sindacididestra, ex-presidentidellaregionedidestra e compagnia bella, sono saltati sul carro, ed il nostro ‘anatema laico’ è bello che rovinato.
    Peccato.
    Per la cronaca, non ci sentiamo affatto responsabili di questa ‘invasione’, il post di Lidia Ravera è del 04/11/2013 11:35, i primi commenti e i primi contatti da parte nostra e dei nostri associati sono di poche ore dopo (il tempo di riprendersi dallo shock, smettere di vomitare – dico davvero – e riorganizzare le idee) e sono perdurati in maniera ininterrotta per sette giorni fino a ieri sera, tramite, email, twitter, facebook, commenti sui blog e sui social, SENZA ALCUNA RISPOSTA. Successivamente sono stati contattati prima il Presidente Zingaretti e poi la Giunta (cioè sempre la maggioranza, proprio per non buttare in politica la cosa), e alla fine, dopo alcuni giorni di silenzio istituzionale, la faccenda è arrivata anche sul tavolo di Storace e degli altri consiglieri dell’opposizione, e solo allora la bolla è scoppiata.
    Ci voleva tanto a rispondere? Anche in maniera interlocutoria, anche dicendo di non essere d’accordo con le critiche, qualunque cosa, anche mandandoci a quel paese, ma RISPONDENDO, dando un segno che per l’assessore alla cultura del Lazio, una donna di sinistra, una femminista, quelle migliaia di persone (quasi tutte donne) che le avevano scritto non erano trasparenti?
    Temo che oggi sia tutto lì il nocciolo della questione, e temo anche che l’immagine di Renzi (che forse nella volontà originale di alcuni poteva essere il bersaglio di tutta questa caciara) non si sia affatto indebolita.
    Due ultime cose:
    – quando dice ‘voi associazioni laiche che chiedete il cinque per mille, vergognatevi’, spero con tutto il cuore che lei faccia riferimento alle associazione ‘finto-laiche’ e non alla nostra, dato che, come immagino avrà letto, non facciamo altro che cercare (davvero laicamente) di incrementare la cultura sulla morte perinatale in Italia, migliorare l’assistenza ospedaliera ed extraospedaliera, sostenere i genitori in lutto, facilitare la formazione degli operatori. Quello che facciamo col 5×1000 destinato a CiaoLapo Onlus è scritto qui http://www.ciaolapo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=93&Itemid=112 e davvero non mi vergogno né a chiederlo, né a utilizzare i fondi ricevuti per i fini statutari, visto che (anche questo) è un diritto riconosciuto per legge. Non mi vergogno affatto di quello che facciamo, anzi ne sono orgoglioso. Se invece faceva riferimento ad altre onlus, che sono solo falsamente di utilità sociale o falsamente laiche pur professandosi tali, allora sono con lei, si dovrebbero vergognare.
    – lei dice “Quanto a Claudia, qui le sue parole sono pacate. Su Facebook, manco un po’.” Beh, non ci credo. Vivo con lei da 20 anni e so che ha una parola sola. Una parola laica, di ascolto, di non-giudizio, una parola non-divisiva, di comprensione e riconduzione a uno dei conflitti. Sono andato a rileggere i commenti per sicurezza, pensando che magari in un momento di rabbia avesse scritto qualcosa di scortese, ed ho trovato questo, proprio in risposta a gaudopippo che (indelicatamente, e infatti si è scusato qui sopra, faceva allusioni umoristiche alla elaborazione del suo lutto). Copio e incollo qui, compresi errori di battitura: “Scusate io lo capisco che è doloroso e difficile ma non dobbiamo mica cadere nella tentazione di abbassar ci a certi livelli Ravera like. Ogni genitore vive il lutto come ritiene. Questo è sacrosanto. Piuttosto, non essendoci un modo unico, l errore da non commettere mai è pensare che ci sia chi ha ragione e chi ha torto relativamente alle scelte del lutto. Qui la questione anche se di cerca di spostarla, è relativa a gente coi figli nella fossa comune che ha chiesto la riqualificazione dell’area. E Renzi e la giunta hanno accolto per ovvia necessità (tutto trespiano va riqualificato) le istanze di quelli che vanno al cimitero. Chi non ci va liberissimo di non andarci ma non di sindacare su cosa è meglio per un altro cittadino. Fine.”
    Questa è la Claudia che conosco e credo sia anche quella che conoscono tutti quelli che la conoscono davvero 😉
    Mi scuso per la lunghezza e grazie per l’attenzione.
    Alfredo
    PS: complimenti per il titolo, ‘anatema laico’ è favoloso! Lo so che non aveva esattamente l’intenzione di farci un complimento (d’altra parte noi non avevamo affatto l’intenzione di lanciare alcun anatema…), ma il titolo è veramente bello. Chapeau. Scusi se le siamo sembrati rigidi, pro-life, anti-femministi, di destra, cattolici, talebani o altra roba simile. Non lo siamo, siamo persone per bene, davvero laiche e libere da costrizioni politiche o religiose, che cercano di difendere i diritti delle donne e degli uomini che si rivolgono a loro con un problema di morte perinatale (beh, certo, mica rappresentiamo tutte le coppie del mondo, ma alcune migliaia sì). Per qualunque necessità siamo sempre disponibili al dialogo e alla collaborazione. Se vuole, sa dove trovarci. Saluti.

  29. Forse quanto dirò potrebbe risultare antipatico, ma mi pare comunque valga la pena di condividerlo. In questi giorni più e più volte sono incappato in racconti strazianti (anche se dobbiamo ricordarci che esiste una soglia del pudore oltreché del dolore) di donne, talvolta di coppie, che avevano perduto il loro bambino prematuramente.
    Il resoconto di Loredana è tra i pochi che mi abbia permesso di “empatizzare” con questo vissuto. Sarà brava lei a narrare, mi sono detto.
    Ma in realtà il motivo vero non è questo. Nella maggiorparte dei casi venivo disturbato dall’immagine di una persona che stava costringendomi a riconoscere un suo bisogno come un diritto inalienabile. In questo caso si parla di seppellire i propri cari (e non solo). Mi è tornata in mente la tragedia di Antigone che proprio su questo punto esprimeva un conflitto al limite dell’inconciliabile tra il nomos e la legge divina. Magari sto sparando una castroneria enorme, ma non mi pare che ci si trovi in una situazione tanto differente. Oggi, in un momento storico in cui la rete ha di fatto amplificato certe caratteristiche umane dando loro uno spazio e una voce, crediamo che ogni nostro bisogno, ogni nostra necessità sia una materia giuridica valida per tutti. Ossia una legge, o a seconda di come la vediamo, un “diritto”. Ogni nostra esperienza personale diventa e deve diventare universale. Come se fosse un procedimento spontaneo.
    Ho patito, quindi la legge deve cambiare.
    Il che non significa che non ci sia una base giusta per tale richiesta. Ma si cerca sempre di oltrepassare quella che è la discussione razionale, pacata, ponderata sulla questione. Magari potremmo scoprire che esistono altre particolarità, e che il nostro punto di vista è appunto, per sua natura, assolutamente parziale.
    Ed è questa la sensazione che mi prende leggendo molti di tali racconti. Un distacco. Perché vedo l’indice puntato di chi cerca giustizia e la vuole determinare anche per me. Con rabbia, oltretutto. Senza lasciarmi lo spazio per capire. C’era scritto anche in un commento al post di Zauberei (citando Levi a sproposito, per me). Non importa se comprendi, basta che conosci. Io, invece, guarda un po’, voglio comprendere e magari anche un paio di volte ed essere certo che abbia compreso anche tu.

  30. Occorrerebbe avere il testo della delibera incriminata: si può avere il link?
    In attesa, se ho capito bene:
    – la delibera del comune di Firenze regolarizza una prassi consolidata e in corso da almeno vent’anni: giusto?
    – all’interno di questo atto viene prevista semplicemente un’area adibita alla sepoltura dei feti, con tutte le precisazione e le specifiche del caso, giusto?
    – Renzi ha spiegato che la questione NON riguarda i feti abortiti volontariamente. In ogni caso tutto avviene sempre dietro richiesta dei genitori, non ci sono obblighi. Giusto?
    Quindi si parla di un comune e di uno dei tanti provvedimenti che prende.
    Se quindi ho capito bene (e sottolineo se) la risonanza che ha avuto questa vicenda è evidentemente dovuta al fatto che Renzi non è solo sindaco di Firenze ma soprattutto grande favorito alle prossime elezioni primarie dell’8 dicembre.
    Risonanza che prontamente è stata colta e che ha sollecitato gli opposti fanatismi (Lidia Ravera compresa)

  31. Peccato che ciaolapo si apparenti ai fascisti nel chiedere le dimissioni di Lidia Ravera, quell’andare a braccetto con fascisti e integralisti religiosi rende bene l’idea. Poco importa se si è laici e Renziani, il risultato è il medesimo, l’attacco alla libertà di scelta delle donne, perché è li che si va a parare, perchè è da li che può partire il peggio, il fascismo Ungherese, sta facendo questo, non solo l’antisemitismo. Ricordiamolo

  32. claudio.l ciaolapo non si apparenta a nessuno, né fascisti, né integralisti religiosi, né renziani. Abbiamo solo chiesto dei chiarimenti e non sono arrivati. Poi, dopo, degli altri (che tu chiami fascisti) hanno chiesto le stesse cose. Noi con loro non c’entriamo e non siamo apparentati a NESSUNO. Sia chiaro, non accetto insinuazioni del genere.

  33. Ekerot, ciò che dici ha un senso, però il punto non è ‘Ho patito, quindi la legge deve cambiare.’ è ‘Ho patito, quindi la legge deve essere rispettata.’
    Le leggi già ci sono, nessuno le vuole cambiare. Servono solo regolamenti cimiteriali dei comuni per dare corretta applicazione alle leggi nazionali, come è stato fatto a Firenze, e come è stato fatto nel totale silenzio degli astanti politici ad esempio a Torino, senza che questo diventasse un tema politico.
    La citazione è ‘Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario’. Il significato è differente.

  34. Io non insinuo sig. Alfredo, si ponga lei qualche domanda sul perché si trova a fianco di certa gente nel chiedere le dimissioni di Ravera. Avete perfino un logo con claim assimilabile ai movimenti prolife, difensori della vita e della consapevolezza della gravidanza. L’implicito, sig. Alfredo, porta a pensare che facciate parte di coloro che pensano che le donne che esercitano il diritto all’ IGV siano delle assassine.

  35. Via claudio.l non indugi su questa china, non è il caso. I nostri riferimenti sono tutti laici, lavoriamo con la Hygeia Foundation USA, la Sands-UK, Save The Children, l’Unicef, la International Stillbirth Alliance. Il logo rappresenta il ventre di mia moglie con nostro figlio dentro, è simile a quello di centinaia di gruppi che si occupano di maternità. Che c’entrano i pro-life? Lasci perdere, non c’è materiale. Tra l’altro Lidia Ravera si è scusata, si è mostrata evidentemente colpita dal nostro ‘anatema laico’, provo ammirazione per ciò che ha scritto oggi sull’Huffington Post, lo condivido e perciò ritiro il mio anatema e la richiesta di dimissioni.
    http://www.huffingtonpost.it/lidia-ravera/difendo-il-diritto-di-esprimere-la-mia-opinione_b_4253275.html
    Visto? Non sono fascista, non sono no-choice e non penso che chi ricorre alla 194 sia un’assassina. Ho chiesto solo chiarimenti e scuse a nome delle migliaia di donne che rappresento. Lidia Ravera stessa l’ha capito meglio di alcune delle persone che difendevano a oltranza delle parole che lei stessa, riflettendo su ciò che NOI, le nostre associate (e NON alemanno o storace) le avevano scritto. Ha ritrattato, ha chiesto scusa. Per me è sufficiente. La apprezzo molto per questo e non voglio più che si dimetta. Spero di essere stato abbastanza chiaro. Non so se certa gente che si è posta al mio fianco (loro al mio, non io al loro, i tempi lo provano) nel chiedere (provocatoriamente, mi sembrava evidente…) le dimissioni farebbe e farà lo stesso. Oggi manderemo come onlus una lettera ufficiale ai consiglieri regionali, alla giunta e al presidente, Saluti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto