ANCORA UNA MAIL

Sì, ancora una mail. Credo che in questo momento sia quel che serve di più, a tutti noi. Prossimamente, dico la mia sullo splendido Accabadora, e su un altro bel libro in lettura, L’ubicazione del bene, di Giorgio Falco.
Ho 18 anni. Sono una ragazza qualunque e sono stata una bambina qualunque, cresciuta con la televisione, le Barbie, le cucine giocattolo e i Cicciobello. Motivo per cui, come tutti, sono stata prontamente indottrinata su cosa deve fare la brava bambina, su quello che la brava bambina deve dire o pensare.
Ricordo un episodio che mi è capitato quando avevo 10 anni. Stavo giocando con un’amica quando il bambino che viveva nell’appartamento sopra il mio si è avvicinato a noi chiedendoci di poter giocare. Gli risposi scandalizzata: “Con le bambole! Ma sei un maschio!”. E lui andò via umiliato.
Oggi ripenso con vergogna a questo episodio. Perchè i bambini non possono giocare con le bambole? C’è una legge non scritta implacabile e severisima che dice che i maschi sono diversi dalle femmine e che quindi i due sessi devono, per natura, avere comportamenti diversi. il giocare con le bambole non è qualcosa che un maschio può fare. Mi rattristo pensando come l’influenza della società possa condizionare in modo così forte dei bambini, che, non avendo ancora i mezzi per analizzarla e criticarla, non possono difendersi, imponendo loro delle “maschere”. L’individuo, appena nasce, viene classificato come maschio o come femmina e si inverte l’ordine logico: non sono i comportamenti che definiscono la persona, ma la categoria in cui è situata che impone i comportamenti.
è possibile smascherare questo meccanismo, basta avere un po’ di senso critico. Ricordo di aver cominciato a riflettere su questi argomenti dopo aver letto “Dalla parte delle bambine” e “Prima le donne e i bambini” di Elena Gianini Belotti. Specialmente dopo aver letto quest’ultimo ho guardato film, telefilm, cartoni e letto libri con occhi nuovi. A volte, di fronte ai clichès più palesi, mi irritavo talmente che smettevo di leggere il libro o di guardare il film. Purtroppo sono pochi i prodotti che non scadono in una tradizionale divisione dei ruoli. Segnalo invece, per la ragione opposta, “Principessa Mononoke” lo splendido anime di Hayao Miyazaki che ho visto da poco e con molto piacere.

11 pensieri su “ANCORA UNA MAIL

  1. Il controllo sull’individuo scatta fin da quando non ha ancora consapevolezza di sè. Gli affibbiano un ruolo, di solito fisso; spesso, parecchio idiota.
    Io sono cresciuto in un quartiere “d’ex-campagna” alla periferia di Cagliari. In esso, ogni gruppo di palazzine aveva una sua banda, una sua squadra di calcio, “cricca” ecc. Era tutto molto gerarchico e militarizzato.
    Non c’erano (nè avrebbero potuto) “contaminazioni” con ragazzi d’altre… tribù. A parte le partite di calcio, sole occasioni di vita sociale erano le sassaiole.
    Non era “da uomini”stare o parlare con le ragazze se non in prospettiva ovidiana; ma nessuno di noi leggeva l'”Ars amandi”.
    Considero momento della mia liberazione come individuo proprio quello della lettura e della scrittura; che infatti, ha segnato la rottura con le gerarchie di cui sopra. Una felicissima rottura.
    Ciao
    Riccardo
    P.s.: io ho circa 30 anni più di 18.

  2. Anche a me è successo di vedere un maschietto di 7/8 anni prontamente redarguito dalla madre perchè ammirava un orecchino e un anellino, di quelli che facevo e vendevo a un banchetto al mare… solo che erano gli anni ’70. E noi giovani pensavamo fossero le ultime ‘gesta’ di genitori repressivi in via d’estinzione… Cosa è successo nel frattempo??

  3. Io non lo so che cosa è successo nel frattempo, so solo che non bisogna farci intimidire da quello che sta succedendo adesso.
    Cerchiamo di non farci intrappolare dall’idea che tutte le vacche sono nere. E’ soltanto che la luce è molto bassa, e proprio per questo è importante accendere anche un solo lumino.
    Scusate questo mio tono da nonna papera new age, ma ogni tanto me ne esco così. E insomma pure le nonne papere hanno diritto a dire la loro.
    A meno che pure per loro non ci sia un filtro come per Wu Ming 😉

  4. Sto riflettendo. Penso a cosa scrive questa ragazza, a come e’ cresciuta mia figlia, ventenne.
    E a quando ero piccola io. In mezzo secolo, dopo un breve periodo di evoluzione “egualitaria” negli anni ’70, direi che le cose sono persino peggiorate.
    La differenziazione (come del resto illustra benissimo Loredana nel suo libro), la segregazione, persino, trionfano.
    L’unica novita’ (ma e’ novita’ subdola e in qualche modo a doppio taglio) e’ che alle bambine si insegna a essere fiere dei loro giochi, dei loro trucchi, delle loro attivita’ femminili, e a disprezzare quelli maschili.
    Quando ero bambina io, ricordo di aver giocato benissimo coi maschi. Si condividevano bambole e soldatini, si giocava agli indiani o alle costruzioni.
    E avevano, ricordo, nei confronti delle femmine, un atteggiamento di gentilezza particolare, di cavalleria, di riguardo.
    Altro che guardarsi con sprezzo reciproco, maschi e femmine, mondi separati.
    Sto rivalutando i rapporti vecchio stile? Non sia mai. Ma la gentilezza e il rispetto, che si sono persi, quelli si’, che li rimpiango.

  5. Riporto giusto qualche episodio.
    La mamma porge due fiorellini a un bimbetto di due anni e mezzo. Lo zio la rimprovera: “Che fai? Strappagli quei fiorellini, mica è una femmina!”
    Al fratellino di questo bimbo, 4 anni, qualche giorno più tardi, il padre dice: “Questo disegno è una cagata!”. Proprio così. Interrogato dai nonni sul perchè di un commento così greve al bambino, il padre risponde: “Non deve fare queste cose da femmina, lui è un maschio”.
    L’altro giorno in pasticceria, ordino la torta di compleanno per mia figlia di tre anni, che la vuole a tutti costi a forma di macchina. La pasticcera, giovanissima: “Ah, e come mai ti piacciono le cose da maschi?”
    Questo per dire che ogni giorno è una battaglia, per tentare di insunuare un dubbio nelle menti di persone come queste, cercando di far loro capire che non esistono cose da maschio e cose da femmina….E ogni giorno una battaglia per far sì che mia figlia cresca al riparo di queste idiozie…

  6. Il terrore di fondo è che non siano abbastanza maschi… e di questo la responsabilità è forse un po’ di tutti.
    E.

  7. Ho appena realizzato che in un sacco di libri per bambini-maschi propongono neanche tanto sotto traccia “da grande farai il meccanico/operaio nei cantieri edili, oooh… che figo!”
    Dov’è il pulsante di reset?

  8. Per la cronaca:
    Dentro il frame – ho sempre giocato con le barbie, ma sono omosessuale quindi appunto in cerca di modelli. I miei genitori non hanno mai avuto niente da ridire, mio padre me le comprava (famiglia di genitori abbastanza aperti, mamma femminista); lui ogni tanto si lamentava per alcune attitudini femminili, ma onestamente poco; il resto della famiglia si lamentava molto di più, ma malgrado questo ricordo zie e nonne che cucivano minivestitini sexy. Ma ricordo anche tantissimi altri giocattoli, anche quelli sporchi e cattivi, genderizzati esattamente come la barbie, con buona pace della Mattel, della Hasbro, della mia supposta virilità e della famiglia tutta. Non vorrei ora ritrarre un’infanzia come un paradiso ma i miei amici (maschi etero – oggi) hanno sempre giocato con me, anche con le barbie di tanto in tanto. (Certo spesso le bionde eroine avevano una attitudine un po’ più movimentata del consueto ‘mi faccio bella stasera’), e qualcuno le ha anche chieste in regalo ai suoi genitori. Comunque non so se ne siete al corrente ma molti bambini omosessuali maschi (erhmm sì) prima o poi fanno richieste del genere. E mi sono sempre detto che se i giocattoli meno (appunto) genderizzati fossero più diffusi, la crescita sarebbe una cosa molto meno traumatica. Per quanto conoscessi da subito le mie inclinazioni, mettersi d’accordo sui propri modelli è comunque problematico.

  9. I bambini hanno la grande capacità di adattarsi a tutto.
    Possono anche appassionarsi a 4 anni al gioco degli scacchi, tanto per fare un esempio overgender.
    E soprattutto hanno anche una grande propensione all’avventura determinata dalla sua incredibile curiosità verso il mondo.
    La bambola, il bambolotto, l’orsacchiotto sono tuttalpiù un compagno di viaggio. Credo che dei genitori possano trovare di meglio. A partire da un compagno di giochi.
    Io a 3-4 anni andavo a giocare con una mia coetanea. Non ricordo nessuna Barbie, e nemmeno i soldatini con gli indiani. Ci inventavamo storie di cavalieri, armi e audaci imprese.
    Il grande gioco che dovrebbe andare per la maggiore nell’infanzia è la fantasia. Che non rovina nessuno. Ha bisogno solo di una buona atmosfera, che i genitori hanno il dovere di creare per il pargolo.
    E il resto vien da sé.

  10. Con i miei tempi svizzeri\biblici finalmente arrivo.
    Ho letto “Accabadora”.
    Bella storia, bei personaggi, stile appassionante.
    Peccato per la parentesi “torinese” che sembra un po’ un ingrediente messo lì per allungare il brodo, e anche per il finale.
    Leggevo la recensione mini di Loredana sul Venerdì.
    La vecchiaia e l’infanzia e la “maternità”.
    Io avrei davvero tolto tutto il resto.
    Si poteva pubblicare un romanzo di 100 pagine, invece che 160?
    Questa è una buona domanda. E avrei potuta farla direttamente all’autrice se avessi letto prima che stasera era a Torino a presentare il libro…

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