#APPLY194

av0evqsceaa2gmb-jpg-large88E’ accaduto ieri. Mentre i giudici della Consulta decidevano sulla legittimità costituzionale dell’articolo 4 della legge 194 sull’interruzione di gravidanza, erano a Roma, Napoli, Salerno, Bologna, L’Aquila, Mestre, Torino, Milano, Livorno, Reggio Calabria. Erano a Londra. Erano in rete: su Facebook, dove venivano condivise notizie e fotografie dai presidi. Erano su Twitter, dove l’hashtag #save194 veniva rilanciato continuamente fino all’annuncio: la Corte respinge il ricorso giudicando “manifestamente inammissibile” la questione di legittimità sollevata.
Erano le donne e gli uomini che ribadivano diritto di scelta. La sentenza ha dato loro ragione.
Tutto finito? No. Tutto comincia, e comincia adesso.
Accendere i riflettori su una questione significa porla in primo piano, dove è giusto che sia. In queste settimane molte donne e uomini si sono chiesti come mai occorra, ancora, difendere una legge degli anni Settanta.
Occorre difenderla, è la risposta, perché quella legge non solo viene posta sotto attacco da anni, in innumerevoli campagne che da questo momento non vanno più, per motivo alcuno, definite “pro life”, ma solo e unicamente “no choice”.
Occorre difenderla perché è come se non ci fosse. Perché la percentuale di obiezione di coscienza (oltre il 90% nel Lazio, ma con numeri altissimi in tutte le regioni italiane) fa sì che per molte donne sia più semplice andare altrove. Rivolgersi a un privato, o espatriare (come fanno altre donne: quelle cui la legge 40 impedisce, di fatto, di diventare madri).
Occorre difenderla non solo perché verrà attaccata ancora, ma perché, fra pochi anni, non ci saranno più neanche quei pochi  ginecologi che la attuano, oggi, fra mille difficoltà.
Occorre difenderla e rilanciare:
– con una legge che introduca educazione sessuale e al genere nelle scuole, e campagne sulla contraccezione
– con il rafforzamento dei consultori
– con una presa di posizione netta e pubblica sulla non liceità dell’obiezione di coscienza dei farmacisti per quanto riguarda la pillola del giorno dopo
– con la possibilità reale e diffusa di usufruire della ru486
– con misure che garantiscano l’ingresso negli ospedali di nuovi medici non obiettori e di tutte le altre che sarà possibile mettere a punto in Italia e in Europa, con un coinvolgimento dei rappresentanti dei cittadini che non sia occasionale.
Perché il momento è adesso. I diritti che garantiscono libertà e dignità non sono un ripiego, non sono questione da rimandare a causa di una delle crisi economiche più drammatiche vissute da questo paese. I diritti sono ciò su cui questo paese si regge. Da questo momento, dunque, #apply194.
Questo post è firmato da Blogger Unite(D) ed è condiviso:
Vita da streghe
Giovanna Cosenza
Marina Terragni

Associazione Pulitzer

14 pensieri su “#APPLY194

  1. Mi pare che l’obiezione di coscienza non comporti modifiche alla retribuzione dei medici: ho l’impressione che basterebbe ridurre il compenso dei medici, in proporzione alla prestazione ridotta che offrono, per ottenere un gran numero di “conversioni”, sempre che la riduzione dei compensi sia paragonabile agli introiti delle risorgenti pratiche clandestine.
    Capisco che passare da un dibattito sui principi ai danè possa sembrare volgare, ma niente mi toglie dalla testa che i danè siano parecchio importanti in questa questione, così come nelle restrizioni previste dalla Legge 40.
    Rendere difficile la procreazione assistita, garantire che continuino a nascere bambini indesiderati e voilà! che si dilata lo spazio per le associazioni che si occupano, per beneficenza come sappiamo, di adozioni..le cose che ho visto in questo Paese mi hanno reso di un cinismo disgustoso, lo so.

  2. L’unico modo per risolvere il problema dell´obiezione di coscienza senza incorrere a leggi palesemente incostituzionali e’ abolirla: non si puo´prevedere per legge una possibilita’ e poi punirla con uno stipendio o con qualsiasi altra forma di discriminazione.
    L’obiezione di coscienza in campo medico e´un abominio dal punto di vista deontologico e esiste solo per calmare le ire dei contraio all´aborto!

  3. “sembra che il vento sia favorevole.” io prima di esultare aspetterei una ventina di giorni e leggere le motivazioni della sentenza….la corte ha chiarato la inammissibilita’ der ricorso non la sua infondatezza.

  4. Come scrivevo su GenitoriCrescono, secondo me il movimento di opinione che vogliamo creare deve chiedere in prima battuta il ritiro della possibilità di obiettare, e in seconda battuta, oltre alle cose listate nel post: che al personale obiettore venga richiesto del lavoro in più in termini di
    . orario
    . turni
    . ferie
    In alternativa si potrebbe prevedere una decurtazione dello stipendio, o viceversa un bonus per il non obiettore, ma la vedo più complicata.
    Il concetto è che il medico non sarà obbligato a fare qualcosa che va contro la sua coscienza, ma è necessario far sì che l’obiezione di coscienza presenti un carico aggiuntivo, come è sempre stato per esempio per l’obiezione di coscienza alla leva militare. Contrastando quindi la tendenza attuale a premiare gli obiettori e ad isolare i non obiettori.

  5. Leggo il commento di Simone e mi vengono i brividi. A furia di testate d’ariete anche da noi si arriverà a equiparare l’embrione alla madre ? Per quanto possa essere comprensiva con chi si appassiona alla sorte dei feti, penso che costringere una donna a partorire un figlio che non desidera sia in assoluto la scelta più arrogante e idiota possibile. Anche perché il discorso è sempre quello “dovevi pensarci prima”, ma se ti trovi di fronte il ginecologo talebano (comme nella testimonianza di T.) che sabota la contraccezione ordinaria e d’emergenza, come la mettiamo? Torneremo tutte a essere come le nostre nonne, senza possibiltà di decidere sulla nostra salute.

  6. (ultimo commento, scusate)
    Chiediamo per favore anche un giro di vite sui ginecologi obiettori che si arricchiscono con le ivg clandestine. Questi sono la feccia della categoria e vanno immediatamente identificati ed espulsi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto