APRIRE UNA SEGHERIA

Questa mattina, Google Maps Timeline mi ha inviato via mail il resoconto dei miei spostamenti. In genere è un gran casino, tracce di saltelli di città in città, chilometri macinati in treno, in auto, a piedi. Stavolta mi dice che nel mese di marzo ho percorso un chilometro. Uno. Dopo essermi depressa il giusto, ho pensato a Scarlett O’ Hara. Mi rendo conto che non è il modello che vi aspettate da me: che preferireste un’intellettuale, un’Ipazia, una Dickinson almeno. Però Scarlett, nel contestato quanto assai letto romanzone (Via col vento), fa una cosa. Invece di piangere su un mondo perduto e che non tornerà (non così, non come lo ricordiamo) e di chiudersi in casa, apre una segheria. Certo, lo fa da carogna, vessando e sfruttando, cosa che sicuramente qualcuno farà. Non io, con evidenza. Ma aprire una segheria, faccenda non da signore all’epoca, le permette di sopravvivere e di far sopravvivere le persone che ama, e che comunque nonostante questo sottilmente la disprezzano.
Il mondo della cultura (non solo quello, certamente: ma parlo di quel che conosco da vicino, e mi perdonerete) è a fortissimo rischio. Editori, scrittori, librai, organizzatori di eventi e festival. Teatranti. Cineasti. Fotografi. Sta resistendo in cento modi diversi, e va sostenuto ora, subito. Ma dobbiamo, tutti, anche provare a immaginare altre forme. Non quelle della generosa gratuità digitale, non solo almeno. Non le videoconferenze su Zoom. Altro. Se c’è un momento per farlo è questo. Poi, quando nessuno ci vede, possiamo anche piangere ricordando tutto quello che è stato e che non sarà, non ora e non a lungo. Ma poi. E senza fare rumore, se abbiamo amati e amici che credono in noi.

3 pensieri su “APRIRE UNA SEGHERIA

  1. Gentile Loredana, mi ha fatto tornare alla mente l’amato Cechov.
    “Sono necessarie forme nuove. Nuove forme sono necessarie, e se queste mancano, allora è meglio che niente sia necessario”.
    TREPLEV: …Oh voi, venerabili ombre del passato che vi aggirate nottetempo su questo lago, fateci addormentare e vedere in sogno quel che sarà tra duecentomila anni!
    SORIN: Tra duecentomila anni non ci sarà più niente.
    ARKADINA: E sia. Noi dormiamo.
    Buona giornata.

  2. Cara Loredana è proprio così. Davanti ai cambiamenti possiamo avere solo due atteggiamenti, evidentemente inconciliabili: accetto il cambiamento, sfruttando (non nel senso di Scarlett…) le eventuali possibilità oppure resistere al cambiamento, negarlo, maledire tuto il maledibile. Meglio essere canne che si piegano al vento che querce rigide che se il vento diventa tempestoso verranno sradicate. È un po’ la lezione delle arti marziali, sfrutto le debolezze dell’avversario, e non la mia forza, per costruire la mia “vittoria”

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