BIBLIOGRAFIA DISARMATA: COCHABAMBA

Cochabamba (aprile 2000). Visto che il tempo scorre in fretta, e ha la singolare proprietà di allontanare e avvicinare gli eventi (intendo: non sembra lontanissimo l’inizio della pandemia? E, di contro, non sembra vicinissimo il passaggio di secolo?), rinfreschiamo la memoria. C’è stata una guerra dell’acqua, una fra le molte, ma questa è da raccontare. Come scrive qui Riccardo Staglianò, “il governo boliviano, per ottenere finanziamenti dalla Banca mondiale, accettò di privatizzare la fornitura idrica della terza città della nazione. I dirigenti della Aguas del Tunari, controllata dal gigante californiano dell’ingegneria civile Bechtel, vissero l’appalto senza alcuna apprensione, essendo gli unici candidati. E cominciarono subito la loro terapia choc, con iniezioni da cavallo di liberismo nel corpo esausto del paese più povero del Sudamerica. Il costo dell’acqua crebbe sino al 300 per cento, neppure quella piovana era gratis, e i campesinos si ribellarono”.
Più sotto, la ricostruzione. In assoluto: a volte non ci si crede nemmeno, che si possa ottenere qualcosa senza l’uso della forza (anche se la forza altrui fece terribili danni: Victor Hugo Daza, 17 anni, morì assieme ad altre cinque persone nei campi e a decine rimasero feriti, taluni senza un braccio o una gamba o con lesioni al cervello per le manganellate degli agenti).

Tratto da
Carta 2009
La Rivoluzione dell’Acqua – La Bolivia che ha cambiato il mondo*
a cura dell’Associazione Yaku

Gli antefatti
Nel 1999, sotto l’egida della Banca Mondiale, l’impresa municipale che gestisce l’acqua di Cochabamba, SEMAPA (Servicio Municipal del Agua Potable y Alcantarillado) viene privatizzata attraverso un accordo fra il Governo boliviano di Hugo Panzer Suarez, ex colonnello e dittatore del Paese, che cede per 40 anni la gestione delle risorse idriche della regione boliviana al consorzio Aguas del Tunari, controllato dalla londinese International Water (sussidiaria della multinazionale statunitense Bechtel Corporation) con la partecipazione della spagnola Abengoa.
Nel giro di pochi mesi gli abitanti di Cochabamba vedono aumentare le tariffe del 300%, mentre le condizioni precarie delle reti idriche e fognarie non subiscono alcuna operazione di mantenimento o miglioramento. La spesa media dell’acqua arriva così a toccare circa 12 dollari mensili, su un salario medio di 60 dollari, arrivando a costringere la povera gente a decidere se mandare i figli a scuola o pagare l’acqua. Viene vietata anche la raccolta dell’acqua piovana e privatizzate le fonti naturali gestite dai regantes, i contadini che storicamente sono i manutentori dell’acqua delle Ande.
La Guerra dell’Acqua
Alla fine del 1999 viene costituita la Coordinadora de Defensa del Agua y de la Vida, un coordinamento fra diversi settori della società sia cittadina che rurale ed operaia, che organizza uno sciopero generale di quattro giorni. Nel corso della manifestazione viene stilata la Dichiarazione di Cochabamba, in cui si chiede la difesa del diritto universale all’acqua.
All’inizio del 2000 cominciano le prime manifestazioni popolari, che vengono represse duramente: il Governo arresta molti attivisti e mette sotto censura i mezzi di informazione.
Durante una manifestazione vengono uccise cinque persone e una decina ferite gravemente.
Ma la gente non molla e quando giungono anche i cocaleros dalla regione del Tropico e i minatori dagli Altipiani, la Guerra di Cochabamba diventa la guerra di tutto il popolo boliviano.
Il 10 aprile il Governo è costretto ad abrogare la legge sulle concessioni pubbliche e l’azienda SEMAPA viene consegnata al popolo. La Coordinadora attraverso assemblee pubbliche fisserà le linee guida per una gestione democratica dell’acqua.
L’epilogo
Nel 2001 in seguito all’espulsione di Aguas del Tunari, la multinazionale statunitense Bechtel e l’italiana Edison (che aveva nel frattempo acquisito al 50% la proprietà della International Water), chiedono un risarcimento di oltre 25 milioni di dollari per mancato profitto, citando il Governo boliviano in giudizio al CIADI – il Centro Internazionale interno alla Banca Mondiale per la Risoluzione delle controversie relative agli Investimenti.
Nel novembre 2005, in seguito ad azioni dimostrative congiunte da parte dei movimenti sociali boliviani, italiani e spagnoli, le multinazionali del consorzio Aguas del Tunari iniziano le trattative con il nuovo governo boliviano per ritirare la richiesta di risarcimento avanzata presso il CIADI per il mancato guadagno.
11 gennaio 2006: il caso Bechtel contro Bolivia si risolve con un patteggiamento tra le parti per
la somma simbolica di 2 boliviani (ca. 20 centesimi di euro). È la prima volta nella storia che
una multinazionale si ritira dal CIADI, la corte di arbitrato della Banca Mondiale, di fronte alle
pressioni dei movimenti internazionali.

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