BIBLIOGRAFIA DISARMATA: IL CLUB DI ROMA

Il Club di Roma (1968). Caldo, vero? Ieri Roma era in fiamme. A Casalotti, a Trastevere, fino a Ostia e ai Castelli. Dalle mie parti, verso le sei del pomeriggio una colonna di fumo nero si è alzata da un tombino sul marciapiede di fronte. La luce è saltata fino alle dieci e mezza di sera. Niente Internet, niente ventilatori (odio l’aria condizionata), cena con candele e lampadine a batteria.
Caldo, sì? Bene, passo indietro. Nell’aprile del 1968 si riuniscono a Roma Aurelio Peccei, già  amministratore delegato Olivetti,  lo scienziato scozzese Alexander King, la scrittrice (e figlia di Thomas Mann) Elisabeth Mann Borgese. Il nome del gruppo nasce dal fatto che la prima riunione si svolse a Roma, presso la sede dell’Accademia dei Lincei. Gli intenti: monitorare le mutazioni della società e del mondo.
Nel 1972, in piena crisi petrolifera, pubblicano il Rapporto sui limiti dello sviluppo, commissionato al MIT e redatto da Donella Meadows, Dennis Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III. Due i punti chiave:

Se l’attuale tasso di crescita della popolazione, dell’industrializzazione, dell’inquinamento, della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti dello sviluppo su questo pianeta saranno raggiunti in un momento imprecisato entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale.

È possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano.

L’idea, dicevano, è quella di una “rivoluzione sostenibile” di lunga durata e in grado di dare nuove risposte. L’obiezione:  la tecnologia ed i meccanismi automatici del mercato non sono sufficienti ad evitare il collasso del sistema. L’esempio, la pesca:  lo sfruttamento sempre più intenso di una risorsa naturale di per sé rinnovabile ha condotto al depauperamento della fauna ittica, al punto che il prodotto della pesca diminuisce. La tecnologia ha reso la pesca sempre più aggressiva (sonar, individuazione di branchi tramite satelliti, ecc.), il mercato ha reagito alla scarsità aumentando il prezzo, trasformando così un alimento per poveri in un alimento per ricchi.

Il Rapporto, in lingua inglese, è qui.

Vale la pena notare che furono molti a contraddire il rapporto, dicendo che la tecnologia avrebbe provveduto a trovare una soluzione.

Fa caldo, eh?

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto