BIBLIOGRAFIA DISARMATA: LA LOTTA DI LARZAC E JOSE’ BOVE’

José Bové (1953). Qualcuno lo ricorda come lo strano signore con i baffoni che, cattivo cattivo, “distrusse un McDonald’s innocente”. Beh, non è andata esattamente così.
Passo indietro. Bové comincia la sua storia di militante pacifista e antimilitarista nel 1976, partecipando alla protesta del Larzac: una vicenda simile a molte altre, dove i terreni dell’altopiano francese vennero espropriati dall’esercito a scopi militari costringendo gli allevatori di ovini ad andarsene. L’iniziativa nonviolenta era iniziata nel 1971 e si sarebbe conclusa dopo dieci anni, con la decisione del neopresidente della Repubblica Mitterand di rinunciare al campo militare.
Fu una lunga, complessa e interessantissima lotta, puntellata da scioperi della fame a più riprese che coinvolgevano militanti, cittadini, vescovi. Ma anche di iniziative simboliche, come l’ovile di Auguste Guiraud, che costruì un nuovo ricovero per gli animali sul terreno espropriato, senza permesso ufficiale di costruzione, ma con il contributo di moltissimi volontari. Inoltre: venne lanciata una campagna per devolvere il tre per cento delle tasse a beneficio della resistenza dei contadini (lo facero cinquemila persone). Ancora: per contrastare la narrazione politica del Larzac come luogo “popolato da vecchi contadini”, nel 1973 venne aperta una scuola sull’altopiano. E ancora:  attivisti e simpatizzanti acquistarono – sotto forma di azioni non pagate – piccoli appezzamenti di terreno colpiti dagli espropri. Dal 1973 al 1981, 3.500 militanti si appropriarono di 6.180 azioni. Questo complicò il processo di esproprio perché ogni proprietario doveva firmare  per renderlo effettivo, e alcuni  vivevano all’estero. E non tornarono per apporre la firma.
Nell’estate del 1976, 22 attivisti e contadini entrano nel campo militare per distruggere i documenti relativi all’esproprio. Vengono arrestati e condannati, ma rilasciati per permettere loro di curare i terreni colpiti dalla siccità. Durante i processi del 1977 un gregge di pecore viene portato in tribunale.

Insomma, è stata una lunga storia, finita bene. Bové impara le tecniche nonviolente e impara a fare l’allevatore. Diventa dunque un piccolo produttore di formaggio Roquefort.  In quanto tale, fonda nel 1987 la Confédération Paysanne (la Conf), un sindacato agricolo ambientalista e contro gli OGM. Nel 1999 smantella pubblicamente un McDonald’s in costruzione a Millau.  La protesta era contro i dazi statunitensi sull’importazione del Roquefort in reazione alla decisione europea di limitare l’importazione dagli Stati Uniti di carne di animali trattati con ormoni.

Bové si presentò al processo a bordo di un carro, stringendo una forma di formaggio. Condannato a tre mesi di prigione, l’allevatore fu salutato da fragorosi applausi e fu scortato in carcere da un convoglio di trattori. Scontò 44 giorni, venne graziato. Si recherà negli Stati Uniti con  30 kg di Roquefort nascosti nel  bagaglio.
Il resto è storia: del movimento no global, del movimento ambientalista. Bové si è battuto  con successo per proibire la coltivazione di prodotti OGM in Francia e in Europa. È stato Membro del Parlamento Europeo con il partito dei Verdi dal 2009 al 2019.

Ricordare è sempre cosa buona, comunque la si pensi.

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