CONSIDERATE EURIDICE, PER UN MOMENTO

Indignatevi, dissentite. Però, da antica nonviolenta che ha attraversato senza mai la tentazione di smettere di esserlo i cosiddetti anni bui, mi piacerebbe che esistessero altre narrazioni di quel tempo rispetto a quelle correnti.  Perché la vera sconfitta di quell’utopia collettiva non fu soltanto nel cosiddetto riflusso, basta con i morti ammazzati (pallottole o eroina, a seconda del caso o della scelta) e via a ballare. Fu, soprattutto, nell’aver concepito, diffuso e accettato una narrazione unica. Essi sbagliavano, essi hanno ucciso, o sono stati conniventi, o per fortuna si sono sottratti e adesso sono cresciuti e consapevoli.
Così si racconta, anche oggi, quando si affrontano gli anni Settanta. Ora, forse potrebbe tornare utile un famoso articolo di Erri De Luca (che trovate anche qui, insieme a un’intervista), che potrebbe far capire cosa significava, sul serio, partecipare a uno dei momenti più complessi della nostra storia, da cui vengono espulse, nei racconti correnti, tutte le ombre che allora erano fittissime e presenti (il ruolo dei servizi segreti, per esempio: e non è gombloddo, era vero, succedeva sul serio, c’era Gladio, era vera, c’era Miceli, c’era Giovannone. Succedeva, ma ancora molti di quei fatti sono secretati).
So che vi indignerete. So che preferireste una storia semplice, di qui i cattivi, di là i buoni. Non solo non è la verità. Ma non sarebbe neanche una storia letterariamente dignitosa.
Erri De Luca, dunque.
Notizie su Euridice
“Euridice alla lettera significa trovare giustizia. Orfeo va oltre il confine dei vivi per riportarla in terra. Ho conosciuto e fatto parte di una generazione politica appassionata di giustizia, perciò innamorata di lei al punto di imbracciare le armi per ottenerla. Intorno bolliva il 1900, secolo che spostava i rapporti di forza tra oppressori e oppressi con le rivoluzioni. Orfeo scende impugnando il suo strumento e il suo canto solista. La mia generazione è scesa in coro dentro la rivolta di piazza. Non dichiaro qui le sue ragioni: per gli sconfitti nelle aule dei tribunali speciali quelle ragioni erano delle circostanze aggravanti, usate contro di loro.
C’è nella formazione di un carattere rivoluzionario il lievito delle commozioni. Il loro accumulo forma una valanga. Rivoluzionario non è un ribelle, che sfoga un suo temperamento, è invece un’alleanza stretta con uguali con lo scopo di ottenere giustizia, liberare Euridice.
Innamorati di lei, accettammo l’urto frontale con i poteri costituiti. Nel parlamento italiano che allora ospitava il più forte partito comunista di occidente, nessuno di loro era con noi. Fummo liberi da ipoteche, tutori, padri adottivi. Andammo da soli, però in massa, sulle piste di Euridice. Conoscemmo le prigioni e le condanne sommarie costruite sopra reati associativi che non avevano bisogno di accertare responsabilità individuali. Ognuno era colpevole di tutto. Il nostro Orfeo collettivo e stato il più imprigionato per motivi politici di tutta la storia d’Italia, molto di più della generazione passata nelle carceri fasciste.
Il nostro Orfeo ha scontato i sotterranei, per molti un viaggio di sola andata. La nostra variante al mito: la nostra Euridice usciva alla luce dentro qualche vittoria presa di forza all’aria aperta e pubblica, ma Orfeo finiva ostaggio.
Cos’altro ha di meglio da fare una gioventù, se non scendere a liberare dai ceppi la sua Euridice? Chi della mia generazione si astenne, disertò. Gli altri fecero corpo con i poteri forti e costituiti e oggi sono la classe dirigente politica italiana. Cambiammo allora i connotati del nostro paese, nelle fabbriche, nelle prigioni, nei ranghi dell’esercito, nella aule scolastiche e delle università. Perfino allo stadio i tifosi imitavano gli slogan, i ritmi scanditi dentro le nostre manifestazioni. L’Orfeo che siamo stati fu contagioso, riempì di sé il decennio settanta. Chi lo nomina sotto la voce “sessantotto” vuole abrogare una dozzina di anni dal calendario. Si consumò una guerra civile di bassa intensità ma con migliaia di detenuti politici. Una parte di noi si specializzò in agguati e in clandestinità. Ci furono azioni micidiali e clamorose ma senza futuro. Quella parte di Orfeo credette di essere seguito da Euridice, ma quando si voltò nel buio delle celle dell’isolamento, lei non c’era.
Ho conosciuto questa versione di quei due e del loro rapporto, li ho incontrati all’aperto nelle strade. Povera è una generazione nuova che non s’innamora di Euridice e non la va a cercare anche all’inferno. (Erri De Luca)”

2 pensieri su “CONSIDERATE EURIDICE, PER UN MOMENTO

  1. Io sto con una ammaccatura in una serranda di via Millio a Torino, quasi angolo con via Luserna. E’ lì dal 9 marzo 1979, quando alcuni di quelli che inseguivano Euridice tesero un agguato a tre poliziotti e, nella sparatoria che seguì, uccisero Emanuele Iurilli, uno studente che stava tornando a casa in via Millio 64 A. Una pallottola scalfì la serranda. Abitavo in via Spalato allora, quel giorno ero a lezione, ma nel pomeriggio ero davanti a quella serranda, e lì c’era tutto Borgo San Paolo, che passava anche sotto la lapide di Dante Di Nanni, a poche decine di metri in Via San Bernardino. Via, via, via i terroristi da Borgo San Paolo, da Torino, da ovunque, sia che abbiano addosso svastiche o fasci, sia che un maquillage grossolano li travesta da inseguitori di Euridici.

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