COSE CHE ACCADONO IN GIRO 3.0

Un po’ alla rinfusa.

Letture in corso: parecchie. Intanto, devo tre recensioni: una a Filippo La Porta, per L’autoreverse dell’esperienza (Bollati Boringhieri), una a Gianni Biondillo, per Con la morte nel cuore (Guanda), una ad Antonio Pascale, per Passa la bellezza (Einaudi Stile Libero).
Sul tavolo: Venus Drive di Sam Lipsyte (Minimum Fax), Il declino delle guerre civili americane di George Saunders (Einaudi Stile Libero), Manuale per diventare Valerio Millefoglie (del medesimo, Baldini Castaldi Dalai), La sorella di Katia di Andrés Barba (Instar). In bozze: Io ti attacco nel sangue dell’esordiente Clara Nubile, in uscita per Fazi.

A proposito di Lipsyte, incluso nell’ antologia Burned Children of America e assai lodato in patria (qui un assaggio). Minimum Fax annuncia che il medesimo sarà fra breve in Italia. In particolare, martedì 15 e mercoledì 16 marzo a  Roma (rispettivamente, alle 19 presso la Libreria Fanucci, piazza Madama 8, con lettura di Francesco Pacifico, e alle ore 18 presso il Centro Studi Americani, via Caetani 32, con Tommaso Pincio e Francesco Pacifico, letture di Dario Cassini) e venerdì 18 marzo a Milano, alle ore 18.30 presso la libreria Sulla strada (via Piero della Francesca 22). Con letture di Paolo Cognetti e con Matteo B. Bianchi e Matteo Bordone.
In rete, intanto, due segnalazioni: sul sito di Wu Ming uno speciale su Malcolm X nel quarantennale della morte.
Qui.
Su Thriller Magazine, una  lunga intervista a Giancarlo De Cataldo: qui.
Letture predilette del suddetto: fra gli americani: Lawrence Block, Ed McBain, Jim Thompson, Cornell Woolrich, Joe Lansdale, Elmore Leonard, James Lee Burke. Fra le nuove leve, Dennis Lehane, Jason Starr. Fra gli italiani, Macchiavelli, Carlotto, Lucarelli, Simi, Sandrone Dazieri,  Camilleri, Di Cara, Attilio Veraldi.
E una considerazione: “Il nostrano giallo/noir corre il rischio di un’involuzione, di diventare “maniera”. È già successo agli americani. Non basta impilare un serial-killer, un poliziotto filosofeggiante e una dark-lady per scrivere un buon noir. Così come non basta citare “Genova” per evocare un noir di sinistra o uno slavo perverso per iscriversi al fronte del noir di destra. Personalmente, avverto l’esigenza di muovermi verso una scrittura “pura”, libera dal feticcio dei generi. Noir compreso”.

31 pensieri su “COSE CHE ACCADONO IN GIRO 3.0

  1. ops, spettatrice, grazie e accidenti alla fretta.
    Gualtiero, temo che accada quel che accade in caso di sovrapproduzione del genere. E in caso, come tante volte si è detto, della difficoltà di una riflessione serena sul genere medesimo. Se ancora una volta si deve arretrare, come ha già scritto il Miserabile, per difendere la cosiddetta paraletteratura, come si fa a parlare del suo superamento, del ripensamento dall’interno che pure sta avvenendo? Siamo sempre al consueto discrimine fra quel che avviene nei fatti in letteratura e quel che viene percepito da chi dovrebbe studiarla.

  2. uhm, anche Lucarelli, qualche tempo fa, metteva in guardia dallo scivolar nella maniera del noir attuale. E fanno due. Che sia già successo?

  3. … e prima ancora ne parlava il buon carlotto. non è che non ci sono buoni noir in giro è che ci sono un sacco di gialli spacciati per noir. tutto qui.
    e de cataldo non è noir. e neppure lucarelli. non è un’offesa, eh?

  4. gianni va dritto nella top 10 2005
    saunders molto bello, non capisco perchè einaudi abbia aspettato 9 anni per tradurlo
    sul comodino (da finire)gli schwartz che non mi sembra abbia la profondità delle correzioni di franzen…

  5. è uscito da marcos anche forse il più famoso di Willeford “tiro mancino”
    (miami blues ottimo, tempi d’oro per i morti meno)

  6. Troppi libri che dovrebbero esser noir, troppi che dovrebbero esser sf… Ne consuge l’inflazione del genere, se proprio dobbiam parlare di generi… Sul comodino U.K. LeGuin e V.M. Manfredi e i diari di Andy Warhol e Bestemmia di Pasolini (l’opera poetica). Letture più classiche che altro.
    Saludos
    Giuseppe

  7. Il Gianca c’ha ragione, ma anche la Lippa e il Giu.
    Gli scrittori veri hanno “superato” il genere da anni. Sono i “critici laureati” che tendono ancora a non rendersene conto (e a noi tocca la guerra di retroguardia).
    Che poi qualche scrittore insista a ripercorrere schemi abusati perché così “vende”. be’… quando sarà scoppiata la bolla che farà? Userà altri schemi abusati, etc. E’ la vita. Accade in tutte le discipline artistiche.
    (vado a mangiare, ciao)

  8. A preoccupare me è soprattutto la famosa bolla e il suo eventuale scoppio che rischia di ricacciare indietro i discorsi fatti fin qui. Citazione dal convegno milanese: Gianni Turchetta che, pur convenendo assolutamente sull’importanza dei generi, ammoniva che non solo attraverso di essi si racconta il reale (e chi ha mai parlato di esclusiva?), accompagnato dallo sbuffato “sì, basta, non se ne può più” di Laura Lepri, importante editor, critico, docente di scrittura creativa.
    Il paradosso, insomma, è che si rischia la saturazione prima di aver avuto, ammesso che serva, il riconoscimento.

  9. Cara Loredana,
    temo che la “saturazione” sia avvenuta ben prima che ci fosse il riconoscimento. Ian Watson continua a scrivere di alieni in stile X-Files, Silvenberg non si sa bene che stia facendo oggi… Ma tengono bene U.K. LeGuin, Lethem (l’ultimo suo lavoro è strepitoso) e pochi altri. In Italia ci sono scrittori bravi che scrivono molto bene facendo grande opera di commistione di generi: vedi Evangelisti, Avoledo, poi ci sono anche V.M. Manfredi, Genna (a me “I Demoni” è piaciuto molto)… e tanti altri ancora che non sto a citare, ma non me ne si voglia. Insomma, se solo si smettesse di pubblicare e scrivere cavolate in stile X-Files, allora forse la letteratura di genere non avrebbe a soffrire come invece sta accadendo.
    Saludos.
    Giuseppe

  10. Ho letto lo speciale su Malcolm X. Vorrei riportare qui questo brano dall’articolo di Wu Ming 1: “Così Malcolm abbandona la setta e porta con sé la “X”, la schiude a nuovi orizzonti man mano che s’evolve il suo rapporto col passato. Per Malcolm la memoria è conflitto perenne, è l’immagine del passato che sfavilla imprevista in un momento di pericolo. “In ogni epoca bisogna tentare di strappare nuovamente la trasmissione del passato al conformismo che è sul punto di soggiogarla”, dice. “Neppure i morti saranno al sicuro dal nemico, se vince. E questo nemico”, ribadisce, “non ha smesso di vincere”.
    Mi sembra molto, molto, molto bello e importante.

  11. TRISTESSA di JACK KEROUAC
    GLAMORAMA di BRET EASTON ELLIS
    POESIE di FEDERICO GARCIA LORCA
    VITA DI BUDDA di A.K. COOMARASWAMI
    CANARINO E LA MINIERA di GORE VIDAL
    UNA VISIONE di YEATS
    TACCUINI di ALBERT CAMUS

  12. e chi è l’esordiente di Fazi? una che racconta di mangiare solo carne umana e di essere fidanzata con un ermafrodito?

  13. Pastoralia era un insieme di piccoli capolavori. Tra i nuovi scrittori americani Saunders è sicuramente il più sottovalutati da noi (al contrario di quasi tutti gli altri, molto sopravvalutati. Julia Slavin, ad esempio, tanto per fare solo un nome, è semplicemente improponibile).

  14. De Cataldo pone dei problemi reali non solo al genere “noir”, ma al compito dello scrittore (e non solo in questa intevista). Ha perfettamente ragione quando dice che non bastano due-tre stereotipi per fare un noir (o magari si, se uno si accontenta, ma a che scopo?). Però, con la sua opera letteraria (soprattutto con *Romanzo criminale*) rilancia la questione, perchè indica la direzione verso la quale il “noir” potrebbe avviarsi, se i suoi autori lo volesero: gettare un fascio di luce sul “noir” della storia patria. D’accordo, dovrebbero farlo altri, poniamo i giornalisti e i magistrati: ma intanto lo possono fare i narratori, proprio in quanto cratori di storie (come del resto fa Ellroy in America). E qui il problema del genere (è ancora noir? è altro? smette di esere noir? e quando?) è lana caprina rispetto al lavoro che si potrebbe fare. Questo anche per dire che tutti sembrano preoccupati della bolla speculativa del noir: beh, cominciamo a porre in questione i contenuti, lasciando perdere la metafisica del noir (il noir per il noir, che sembra tanto l’arte per l’arte di quel tale agrario abruzzese). E poi sì, non basta nominare Genova per essere noir-left, e neanche per avere la garanzia di scrivere un buon libro. Però di Genova bisogna parlarne, perchè è un’altra storia che ancora non è stata raccontata: e il problema è forse che i romanzi “genovesi” sono stati finora deludenti perchè la forma-noir non è forse adeguata, forse la scrittura del genere è troppo piana per dare espressione agli aventi di quel luglio 2001, forse bisogna cercare uno stile più adeguato all’evento.

  15. stavolta la lippa ci ha proprio incastrato. la questione del “genere” è una di quelle a cui si applica tranquillamente l’aggettivo “annosa”. si, l’annosa questione del “genere” non è facile da districare. a me il “genere ha creato solo problemi in libreria, sia da cliente che da commesso. come cliente, mi sono perso libri molto belli solo perchè erano stati confinati su un banco saturo di copertine orrende, nomi da evitare e fascette che gridavano “il libro che ha ispirato…”. come commesso, il “genere mi ha creato anche più problemi, non c’era nessun ultra-commesso a cui rivolgermi, se non il computer con le sue giacenze errate.
    il “genere” per quanto mi riguarda, funziona così: il buyer (colui che “fiuta” i libri che si venderanno) compra un titolo, lo passa ad esperti di logistica del marketing che si occupano di referenziarlo e assegnargli un sito propizio. tutto ciò, prodotto da un dusordine mentale, porta al disordine fisico. se voglio Crash di Ballard devo andare in fantascienza perchè c’è quel personaggio che intosta con gli incidenti stradali, ma se cerco Millenium People dello stesso autore mi tocca scavare tra i gialli/horror, nonostante nel romanzo ci sia una suore al volante di una jaguar. questo alla fnac. se al contrario scelgo la feltrinelli, ballard lo trovo tutto insieme, però al contrario della fnac New Thing di Wuming1 è tra i gialli. genna, per esempio, è un po sparso, gialli, economici, narratori italiani. Bret Easton Ellis tutto insieme, anche American Psycho, mentre Vonnegut, feltrinelli me lo mette in fantascienza e la fnac nei narratori stranieri. insomma, che cos’è che fa un “genere”? se non basta un “poliziotto filosofeggiante e una dark lady” per fare un noir, allora cosa ci vuole? e perchè molti autori (in senso aulico) si sono dedicati a prodotti di “genere”? Kill Bill è un esercizio di stile? e che dire del Pasticciaccio di Gadda o di Simenon?

  16. le cose che scriveva andrea dimostrano che Ballard è genere e nn lo è allo stesso tempo. la domanda potrebbe essere posta meglio: in Italia abbiamo qualcuno che copre lo stesso ruolo di Ballard?

  17. andrea c. fai come me: i libri belli da una parte e gli altri dall’altra… 🙂
    oppure gli autori buoni da una parte e gli altri dall’altra…
    così ai clienti a cui piacciono “quel genere” di libri (cioè semplicemnte*belli*) li trovano tutti nella stessa zona e gli altri nell’altra…
    e anche tu hai subito il polso di che cliente ti aspetta.
    [anche se la disposizione più congeniale per me è sempre quella per collane di case editrici]

  18. Ciao dado, invece a me i libri in casa – dove stanno sempre in disordine – ma anche in libreria, mi piace trovarli per autore. Perchè scusa, se fai per collane, poi c’è il problema: per numero o per autore? Per numero è orrendo. Col libraio che quando tu chiedi si mette là, e “Scusi, eh? ” e cerca du’ ore. No, per autore, mi pare il meglio. Così si mischiano i colori. Ma anche belli da una parte e schifi dall’altra è una bella idea.

  19. logicamente all’interno della collana per Autore…
    d’ altra parte quando uno pensa ad un autore collega subito anche l’editore nella maggiorparte dei casi…
    andrea e tu fagli bookshifting e incasinali tutto!!!!

  20. Anzitutto una risposta su Ballard: ha ragione Carlo, come si fa a definirlo univocamente nel genere? Ballard è uno scrittore (un grande scrittore) che usa il genere. Per inciso: è uscito in questi giorni presso Feltrinelli Il mondo sommerso, che se non erro è uno dei primissimi libri del nostro. Racconta, tanto per ricordare, la perlustrazione di Robert Kerans in quel che resta delle antiche metropoli sprofondate nelle acque dopo una catastrofe. Però, leggendolo, diviene lampante che la definizione “romanzo di fantascienza” è stretta.
    Poi. Rispondo alla lista di letture di Luigi, cui devo una ulteriore risposta ai commenti di due post fa. Mi chiedeva, Luigi, considerazioni sulla “latitanza diffusa di rigore” che si manifesta nei blog, spesso anche qui, “perché la distanza che si avverte tra l’oggetto (cioé la scrittura in senso lato) e i soggetti (quanti commentano) è talora insopportabile. Con questo, e lo ribadisco, non dico: niente più blog. Anzi. Però noto che la quantità di note e voci non è detto che produca una sinfonia. Anzi”.
    Chiedo a mia volta: chi sostiene che è un prodotto “finito” quel che deve emergere da un blog? E’ corretto pensare che ogni discussione debba avere un esito, una sintesi, una conclusione come in altre sedi?
    E chiedo ancora a Luigi, che amabilmente vuole da me una motivazione “linguistica”, “serena e decisa” sulla mia difesa di Aldo Nove, che lui non ritiene debba definirsi scrittore: qual è la sua definizione di scrittore?

  21. Chiedo a mia volta: chi sostiene che è un prodotto “finito” quel che deve emergere da un blog? E’ corretto pensare che ogni discussione debba avere un esito, una sintesi, una conclusione come in altre sedi?
    E chiedo ancora a Luigi, che amabilmente vuole da me una motivazione “linguistica”, “serena e decisa” sulla mia difesa di Aldo Nove, che lui non ritiene debba definirsi scrittore: qual è la sua definizione di scrittore?
    No, non bisogna pretendere nulla; è un’esigenza dello spirito, un’esigenza che non ha a che fare con la finitezza in senso spaziale, ma in senso più lato, con la capacità che hanno le idee di dover andare un pò oltre la pelle. A proposito aggiungo alla lista: Broken skin, non è un libro ma una canzone. Ma vale una decina di libri letti negli ultimi tempi. Comunque lo si voglia mettere, un blog è un luogo dove si raccoglie la scrittura e non l’oralità, e nella scrittura rispetto all’oralità (e qui torniamo a quel senso etico da cui è iniziato il mio post) una certa profondità di pensiero è un a-priori. Poi se qualcuno non lo sente e preferisce spacciare la mancanza di forma per una sorta di allegra liquidità, libero di farlo.
    Io, che sono un regista amante di godard, trovo sublime e imprescindibile quel suo credere in maniera un pò ottusa che ogni singola inquadratura sia un colpo sparato contro il mondo. E porcamisera ci vuola una mira precisa e decisa. (sennò ancorta troppi muoiono per proteggere chi corre con loro in auto verso la libertà)
    D’altronde ho amato troppo le architetture di Gaudì per impedire che qualcun’altro vada in quella direzione. Ma è qui, sulle strade del pensiero folle e libero, che è ancora più lecito pretendere talento.
    Poi: cos’è uno scrittore?
    Non lo so.
    Però so chi non lo è. In qualche modo, a mosaico, ho messo dei puntelli alla mia idea di letteratura.
    Ho parlato dell’emozione.
    Concetto di retroguardia?
    Può darsi. E chi se ne fotte.

  22. Ma sai, Luigi, io credo che nessuno voglia spacciare nulla, nè liquidità baumaniana, nè il suo presunto contrario, il rigore formale. Personalmente, vivo il blog dando pienamente ragione alla definizione classica di conversazione non interrotta: da cui può venire, e accade, lo spunto folgorante, l’approfondimento, l’informazione che mancava, ma anche la battuta di spirito, ma anche la confidenza, ma anche l’incazzatura. Non credo che esista un modo canonico e valido per tutti: questo è comunque il mio.
    Quanto all’emozione:come puoi pensare che possa definirla di retroguardia? Se un libro non emoziona, a mio parere, non è un buon libro. Ora, però, ci divideremo su cosa suscita emozione e cosa no, ma va bene così 🙂

  23. Giochiamo, se vuoi, anche se non amo troppo le classifiche e le auspico variabili.
    La montagna incantata
    Le affinità elettive
    Chiedi alla polvere
    Cuore di tenebra
    It

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