COSE SU CUI TORNARE

Avrei, anzi ho molte cose da raccontare.
Per esempio, sulla serata finale, sabato, del Premio Città di Bari: ha vinto Edith Bruck, è stata una bella festa, gli argomenti del grande mondo esterno sono più volte entrati nella chiacchierata con Serena Dandini.
Per esempio, sui libri che ho letto: ho terminato Anteprima nazionale e ho diverse cose da dire, che non riguardano semplicemente il discorso di genere che si è fatto fin qui, ma anche quello su un altro tipo di genere, letterario stavolta. Pazientate fino a domani. Se riesco, faccio almeno un cenno sul libro scritto da Carola Susani e Elena Stancanelli, Mamma o non mamma, finito ieri.
Oggi mi limito a postare una mail. Un’altra, questa volta a firma di Valentino Colapinto, che mi scrive:
” sono un lettore del suo blog e mi permetto di scriverle per segnalarle un fenomeno che non credo abbia trovato finora il dovuto risalto, ossia il proliferare su Facebook di gruppi pro-Billy Ballo, l’attore napoletano recentemente arrestato per aver circuito una sua fan tredicenne proprio su Facebook e smascherato grazie all’intervento della madre.
Nei suddetti gruppi, in cui si invoca la pronta liberazione dell’attore comico, si leggono vergognose dichiarazioni sia contro la madre della ragazzina, che non si è fatta gli affari suoi (e quali sarebbero, se non proteggere la propria figlia?) e sia contro la ragazzina stessa.
Non si contano poi le considerazioni sprezzanti sulle ‘tredicenni d’oggi’, che sarebbero perfettamente in grado di intendere e di volere, quando vanno a letto con un uomo di vent’anni più grande di loro.
Mi sembra che sia questo un altro segnale di preoccupante rigurgito misogino, il ritorno ad una mentalità d’altri tempi, in cui era normale il potente o il famoso di turno si sollazzasse con minorenni vergini, pronte ad offrirsi alle sue voglie.
Non sarà che c’entra anche il modello negativo propostoci dal nostro Presidente?”

69 pensieri su “COSE SU CUI TORNARE

  1. figurariamoci! se si permette a certa gente di cavarsela impunemente si tornerà proprio c a questi tempi dove con un po’ di soldi coprivi ogni tipo di nefandezze( cosa che purtroppo esiste tuttora) no, se la ragazzina non ha sufficiente cervello per vedere che uno ha vent’anni più di lei ed è abbagliata dalla visione di vantarsi di uscire con uno ‘importante’, santa la madre che le ha impedito di fare qualcosa per cui poi si sarebbe pentita tutta la vita, e in galera l’attore. tra i simpatizzanti che l ovogliono libero ci saranno o gli altri ‘praticanti’ del rimorchio delle minorenni, chi gli invidia di poter fare quelle cose o chi è accecato dall’ammirazione per una persona che ha un po’ di successo nel mondo dello spettacolo. di certo non ci troveremo madri o padri di ragazzine.

  2. sono madre di una tredicenne frequentatrice di facebook; ammetto che se fosse successo a mia figlia forse la voglia di picchiare brutalmente il deficiente di trenta3 anni ce l’avrei; però ammetto anche che non sono così manichea di fronte a questa storia e penso che il paragone con l’affaire noemi non sia molto calzante, perché l’affaire noemi non riguarda la legittimità di una amicizia o altro tra un 70enne e un 17enne; riguarda questioni di etica e di potere.
    Non conosco a fondo la vicenda bi billy ballo naturalmente, se non per quello che ho letto sui giornali, però devo dire che ho sentito un brivido raggelante quando ho letto che la madre avrebbe portato la figlia a fare una visita ginecologica per accertare l’avvenuto rapporto sessuale; qualcuna di noi si ricorda di come ci si sente a 13 anni? qualcuna di noi riesce a mettersi nei panni di quella ragazzina?

  3. Dalle cose che leggo sul post di Loredana, non mi pare che che i fans del cantante si siano messi dalla parte della ragazzina e si siano interrogate su come lei si sentisse, ma abbiano fatto quadrato intorno a lui. Madre e ragazzina massacrate. Punto.

  4. OT
    Se posso, segnalo questo frammento dall’articolo di Gad Lerner su Repubblica di oggi. Mi piace perché spiega in poche parole qual è l’anomalia italiana nella rappresentazione della donna senza offrirsi ad accuse di moralismo o bigotteria (e in più è scritto da un uomo, giusto per rispondere a chi sostiene che questi problemi siano sollevati solo da donne brutte e -pertanto, secondo loro- invidiose):
    “Di recente Lorella Zanardo e Marco Maldi Chindemi hanno riunito in un documentario di 25 minuti le modalità ordinarie con cui il corpo femminile viene presentato ogni giorno e a ogni ora dalle nostre televisioni, con una ripetitiva estetica da strip club che le differenzia dalle altre televisioni occidentali non perché altrove manchino esempi simili, ma perché da nessuna parte si tratta come da noi dell’unico modello femminile proposto in tv. La visione di questa sequenza di immagini e dialoghi è davvero impressionante (consiglio di scaricarla da www. ilcorpodelledonne. com). Viene da pensare che nell’Italia clericale del “si fa ma non si dice” l’unico passo avanti compiuto nella rappresentazione della donna sia stato di tipo tecnologico: plastificazione dei corpi, annullamento dei volti e con essi delle personalità, fino a esasperare il ruolo subalterno, spesso umiliante, destinato nella vetrina popolare quotidiana alla figura femminile senza cervello. Cosce da marchiare come prosciutti negli spettacoli di prima serata, con risate di sottofondo e senza rivolta alcuna delle professioniste, neppure quando uno dopo l’altro si sono susseguiti gli scandali tipicamente italiani denominati Vallettopoli.”

  5. Sulla vicenda di Billi Ballo non mi pronuncio, perché mette in gioco troppi elementi, sui quali, tra l’altro, Loredana e i suoi ospiti intervengono spesso, e sui quali io non saprei che cosa dire: la “criminalizzazione della rete”, la sovracostruzione di identità che una tredicenne altrimenti indifesa “subisce” dal numero infinito di messaggi che le arrivano, numerosi esempi dei quali costituiscono uno dei fattori portanti di questo blog; meno “nuova” la vicenda dell’attore, visto che attiene alla psicopatologia, e rappresenta, purtroppo, l’ultima incarnazione di quello che pare un topos dell’immaginario sessuale maschile, nei confronti del quale le favole didattiche, trasmesse di madre in figlia, dovevano servire da monito.
    Mi interessa, soprattutto, invece, la clausola della mail ricevuta da Loredana, perché riproduce l’equivoco dal quale pare che non si riesca a uscire: Berlusconi è un epifenomeno della società italiana; è la messa in scena del nostro sogno collettivo (non solo maschile, temo), tutto insieme: “calcio figa soldi fighe_della_tv famiglia potere…”.
    Berlusconi non ha nulla di originale o di titanico. Non è un vero “villain”; non è certo Hitler, non è Mussolini, personaggi che, a titolo diverso, hanno prima incarnato, poi forgiato un aspetto del loro tempo, e hanno infine improntato attivamente, con quello, i loro popoli.
    Berlusconi, invece, non ha, a mio avviso, altra funzione sociale che legittimare politicamente i nostri lati peggiori. È l’ipostasi del nostro tempo e del nostro luogo; mi ricorda, a volte, lo spirito del fiume della Città Incantata di Miyazaki. Sembra orrendo, abominevole; ma, se guardiamo bene, è fatto solo di tutto quello che ci abbiamo buttato dentro noi.

  6. Sono d’accordo con Vittorio, anch’io l’ho sempre pensata così. Berlusconi non è la causa della degenerazione civica ed etica del popolo italiano. E’ il berlusconismo a esserne una delle più vistose conseguenze. Poi, certo, le conseguenze possono retroagire, diventare concause, aggravare a colpi di cattivo esempio, ed è quello che sta accadendo. Ma non è stato Berlusconi il “primo motore”. Berlusconi e i suoi hanno saputo approfittare della situazione, portando a nuovi vertici concettuali l’idea di “opportunismo”.
    .
    [Mi vengono in mente i gol – giustamente definiti “opportunistici” – di Paolo Rossi: sovente, dava l’ultimo calcio a palloni che sarebbero andati in rete comunque, senza aver partecipato all’azione di cui erano l’ultimo istante. In alcuni casi, si lanciava in avanti per *scavalcare* suoi compagni che stavano già per segnare. Lo fece con Cabrini nella finale del Mundial ’82. Ecco, il blocco sociale che ha portato al potere Berlusconi avrebbe comunque avviato, prima o poi, con minore o maggiore veemenza, il processo che qui stiamo denunciando. Erano al lavoro forze storiche più grandi, smottamenti epocali, passaggi di paradigma planetari. Si stava passando alla stagione del turbo-liberismo globalizzato etc. Berlusconi, scendendo in campo, ha segnato un gol opportunistico, e da lì è rimasto capo-cannoniere.]

  7. Vittorio, con la citazione di Miyazaki hai vinto un lettore del per il tuo blog (per quanto può valere)
    Però: se avete ragione voi, Licio Gelli e il piano di rinascita democratica sono una favola a rovescio che mi hanno raccontato i cattivi maestri…

  8. Posso essere anche d’acccordo con Vittorio – è un punto di partenza importante, ma alla fine a pensarci: ogni personaggio storico, anche Hitler e Mussolini arrivano rispondendo a un momento che si è creato e non inventando granchè. Per rimanere in esempio: sereni che l’antisemitismo non l’ha inventato nè l’uno nè l’altro. Tuttavia, io noto l’emergere di una semantica e di un linguaggio, che saranno anche l’evoluzione di un’Italietta pregressa, ma che sono anche formate dal linguaggio politico usato da Berlusca. Noto che si è formato un mondo culturale a cui si credo che lui abbia collaborato in maniera consistente. E questo lo trovo spaventoso, perchè gli sopravviverà e creerà una base socioculturale fertile per qualcuno o qualcosa che è come lui.
    Sui fatti di sopra – concordo un bel po’ con Ilse, perchè anche a me non pare calzante il paragone. MA trovo giusto comunque che la vicenda sia segnalata non tanto per il comportamento della ragazzina, così piccina – cavolo all’età moltissime di noi avrebbero potuto cadere nello stesso tranello, non ha manco smesso di essere una bimba del tutto, e ha una ragazzinità da così poco – ma per l’agghiacciate reazione degli altri su fb – veramente indicativa. Ma senza passare per alcuna demonizzazione della rete, la quale è come un vetro: ci crediamo sempre che distorce il mondo, in verità lo fa vedere in trasparenza.

  9. Paolo, la P2 era (è?) l’espressione di un blocco sociale, di interessi di classe e geopolitici. Un settore consistente della borghesia italiana ha sempre avuto un progetto per questo Paese, un progetto reazionario di cui il Piano di Rinascita Democratica è una buona sintesi scritta (ma non l’unica possibile, e probabilmente nemmeno l’unica esistente).
    L’esistenza di una borghesia eccezionalmente putrida, molto predisposta a vestirsi in modo buffo (grembiuli etc.) per ordire nel buio intrighi da cappa e spada è un aspetto della cosiddetta “anomalia italiana”.
    E’ chiaro che Berlusconi, rappresentante delle medesime forze storiche, e per giunta ex-piduista, una volta giunto al potere si è messo a fare cose compatibili e coerenti con quella roba là. Mi avrebbe meravigliato il contrario.
    Però attenzione: anche diverse cose fatte dai governi *di centrosinistra* non erano incompatibili con quel progetto, dalle leggi per favorire un modello bipartitico alla Bicamerale del ’97, passando per le proposte di riduzione del numero dei parlamentari (lo ha ricordato D’Alema l’altro giorno: lo proponemmo pure noi!).
    Questa storia va oltre Berlusconi, e va anche oltre la P2. Né l’uno né l’altra sarebbero stati possibili in un’Italia meno condizionata dal suo essere “sorvegliato speciale” nel quadro del Patto Atlantico. Ed era “sorvegliato speciale” perché aveva il partito comunista, il sindacato e il movimento operaio più forti, attivi e peculiari di tutto l’occidente. Parte tutto da lì: la strategia della tensione, la P2 etc.

  10. Nemmeno io penso che Berlusconi sia la causa prima del degrado che c’è oggi in Italia.
    L’ho già scritto stamattina su un lungo post sul blog di Lerner e non ha senso ripetermi.
    Quello che pare a me – concordo con Zauberei – è che il ‘rinnovamento’ operato da Berlusconi sia stato sul linguaggio, operazione devastante che ha agito per contagio su vasti settori della società, di destra di centro e di sinistra.
    La dipartita di Berlusconi, fisica o politica che sia, lascerà una eredità da cui credo sarà molto difficile liberarsi. Ci vorrà una vera e propria disinfestazione morale.
    p.s. per wuemmeuno (chissà se funziona) grazie per aver postato il tuo intervento a Officina Italia. Mi è venuta voglia di leggere il racconto di Gibson. Purtroppo l’ho sempre trovato una pallida imitazione di Dick, però in questo caso pure lui mi pare un vero precog.

  11. “Però attenzione: anche diverse cose fatte dai governi *di centrosinistra* non erano incompatibili con quel progetto”.
    Ecco, appunto, la domanda che mi sono sempre fatta è “perché anche il *centrosinistra*?”

  12. Il problema di Gibson – problema che Dick non ha mai avuto – è che scrive bene. Molto bene. Con una lingua pop ma sperimentale e piena di sfumature. In traduzione italiana perde tantissimo. Dick invece ha prevalentemente scritto in una lingua puramente “di servizio”, facile da tradurre.
    Detto questo, “The Gernsback Continuum” è godibile anche in italiano.
    Per chi legge bene l’inglese, il racconto integrale è qui:
    http://www.americanheritage.com/articles/magazine/it/1988/1/1988_1_34.shtml
    In calce c’è il link alla versione stampabile.

  13. Finisco con questo inserto O.T. e non lo riprendo più. Anche se li ho letti entrambi in traduzione, la levigatezza di Gibson mi ha sempre dato l’idea della autoreferenzialità, “l’imperfezione” di Dick apre a prospettive immense, sfonda i muri della pagine, deborda.
    Chiudo.

  14. Perché anche il centrosinistra?
    Beh, perché è sempre stato subalterno alle logiche dominanti. Al fondo delle cose, non ha segnato nessuna differenza di rilievo, concreta. Subalterno nelle politiche economiche (privatizzazioni, tagli al welfare, scalate bancarie, enfasi sulla finanza etc.), subalterno sul piano dei diritti civili (i PACS si stemperano nei DICO e poi scompaiono dall’agenda), subalterno nella gestione dell’immigrazione (la legge che istituì i CPT si chiamava “Legge Turco-Napolitano”, ehm…), subalterno nelle politiche repressive (a istituire i famigerati GOM fu un tale ministro di grazia e giustizia di nome Diliberto, a dare più poteri all’Arma fu il governo D’Alema) etc.
    Già il fatto di essere centrosinistra in un Paese dove un “centro” non esiste più e le posizioni si sono più che mai polarizzate… Chi insiste tanto sull’essere “di centro” è, molto semplicemente, di destra. E’ forse di centro Pierferdinando Caltagirone, con le sue posizioni sui diritti civili e frasi rivelatrici come “Se non riprendiamo a fare figli tra dieci anni negli asili ci saranno solo bambini di pelle gialla o nera”? (lo ha detto a Ballarò)
    Ad ogni modo, “centrosinistra” è davvero un’espressione sfigata.
    Se ci fate caso, dall’altra parte usano l’espressione “centrodestra” con frequenza nettamente minore di quanto si usi in questa metà campo l’espressione “centrosinistra”. La usano, ma senza tanta enfasi, ricorrendovi ogni tanto, lasciandola spesso sullo sfondo. E hanno ragione. “Centrodestra” e “centrosinistra” sono come “un po’ più verso sud-sud-est” o “direi che veniva da nord-nord-ovest”, o come “tendente al verdino”, “azzurrognolo”, “sul grigiastro”. Sono dei “pressapoco”. Coi pressapoco you don’t win the hearts and minds of anyone.

  15. @Valeria e Zauberei
    Intendiamoci, ne abbiamo discusso pochi post fa: io non nego l’importanza della funzione di legittimazione linguistica che il leghismo prima e il berlusconismo poi ha dato alla “degenerazione civica ed etica del popolo italiano”. Il linguaggio è “quasi” il mondo. Dico solo che qualsiasi cosa fosse venuta nel ’94 si sarebbe imposta grazie alla stessa rivoluzione linguistica, che, infatti, non è stata avviata da Berlusconi, ma dalla Lega.
    Come ha precisato WM1, Berlusconi, per il resto, non ha operato alcuno scarto semantico rispetto al sentire del “blocco sociale, di interessi di classe e geopolitici” che lo ha espresso.
    Berlusconi non ha mai “esorbitato”, per usare un termine caro a uno scrittore che mi piace tanto, come aveva esorbitato Hitler. Lo scarto semantico tra l’antisemitismo della Germania guglielmina e weimariana e la Endlösung è incommensurabile; quello tra il becerume di Berlusconi e quello del Paese che ho sempre conosciuto, a mio vedere, è inesistente.
    Per riprendere la bella similitudine di WM1: avere Hitler al posto di Berlusconi è come avere come centravanti Cruijff, Puskas o Ronaldo invece di Paolo Rossi: giocatori in grado di inserirsi nel gioco di squadra, ma anche di “esorbitarne” schemi e qualità. (Non avrei mai pensato di poter accostare in una similitudine Hitler e Cruijff!).
    E la dipartita di Berlusconi non lascerà alcuna eredità della quale questo Paese non fosse già saldamente in possesso anche prima di lui.

  16. Volevo aggiungere che su facebook non c’è stata solo il fiorire di gruppi “Difendiamo Billy Ballo”.
    La stragrande maggioranza dei commenti che ho letto era di una ragionevole e oggettiva condanna, peraltro ben argomentata da ambo i sessi.
    C’è sempre la presenza di qualche romanticista oltranzista e di qualche imbecille, ma quelli – ecco – vanno sempre contati.

  17. Io veramente non intendevo solo lo sdoganamento del linguaggio razzista, omofobo, antisemita ecc. ecc.
    Intendevo un intervento sul linguaggio, e non solo verbale, a tutto tondo.
    Per spiegare quello che voglio dire, sul blog di Lerner ho utilizzato tre frasi dal film ‘In nome del popolo italiano’ film di Dino Risi del 1971 (quasi quaranta anni fa):
    “lo dei cittadini me ne infischio, perché ogni cittadino aspira a diventare industriale e avvelenatore del prossimo. Ma voialtri magistrati non l’avete ancora capito che questo popolo italiano nel nome del quale sentenziate non merita un cacchio?”
    “La corruzione è l’unico modo per sveltire gli iter e quindi incentivare le iniziative. La corruzione, possiamo arrivare a dire paradossalmente, è essa stessa progresso”.
    “…io rifiuto il piattume delle terminologie indifferenziate, piu parole piu idee, io amo il linguaggio aderenziale e desemplicizzato…”
    Mentre le prime due frasi sembrano pronuciate oggi (e sono pronunciate, in varie formulazioni), la terza oggi è assolutamente impronunciabile, è quel ‘dettaglio’ spia che fa la differenza tra due contesti quasi identici ma, per quel dettaglio, diversissimi.
    Dall’avvento di Berlusconi il linguaggio è stato ipersemplificato, è stata operata un’abilissima e sofisticata operazione di mimesi del linguaggio popolare che, di fatto, è allo stesso tempo un calco e una mistificazione.
    E’ stata imposta una lingua al popolo (qualsiasi cosa voglia dire questa espressione) e si è finto di averla mutuata dal popolo stesso.
    Il popolo è continuamente indicato come ‘fonte’: fonte del linguaggio, fonte del diritto, fonte di estetica, fonte di etica…
    Non c’è solo il versante ‘basso’ (infimo) di Libero, c’è anche il versante ‘alto’ de L’occidentale, solo per fare due esempi.
    E’ stato sferrato, da anni e sistematicamente, un attacco a tenaglia in cui qualsiasi parola che voglia essere critica viene sbeffeggiata e denunciata come atto di ‘lesa maestà popolare’.
    Cosa hanno fatto Lanza e Rossella in occasione del filmato sull’uso del corpo delle donne sui media se non questo?
    E, guarda caso, Rossella a Matrix ha deriso la ‘langue de bois’ del vecchio potere (terzo tassello del film che ho citato all’inizio) come se, scardinando quel tassello anche gli altri due (il reale disprezzo per il popolo e la corruzione) siano stati scardinati, ma così non è stato.
    Il punto è che ormai è difficile dire che questo Paese è la vecchia Italietta di quaranta anni fa, perché il linguaggio che abbiamo a disposizione non ci permette più di dirlo.
    Ma questo, se non sbaglio, era il primo punto del programma di Gelli: impadronitevi dei mezzi di comunicazione di massa (e dunque del linguaggio) e il resto verrà da sé.
    Profezia avverata.

  18. D’accordo anch’io nel non ritenere il “modello Berlusconi” responsabile della vicenda dell’attore e della ragazzina. Vicende come questa non sono certo una novità, né lo è la reazione della madre (ricordo una mia amica il cui diario, letto dalla madre, costò alla sorella 14enne una visita ginecologica, la sorella maggiore essendo considerata ormai “perduta”). La novità sta, casomai, nel fatto che queste vicende finiscono sui mezzi di comunicazione. Le “batterie” (termine oggi desueto: se non le chiami “gangbang” non buchi lo schermo) di cui parlava Pasolini non trovavano spazio nei 2 minuti di cronaca dei notiziari, mentre negli ultimi 15 anni la cronaca ha decuplicato i tempi di presenza nei telegiornali (a fronte di una diminuzione dei reati che arriva fino al 40%, eccezion fatta per stupri e violenze contro le donne: sulle cui modalità di enunciazione su questo sito si è molto parlato), e la ripetizione di una storia non conosciuta appare una “novità”.
    Piuttosto, nessuno si chiede (o mi son perso qualcosa?) cosa pensano nei consessi internazionali [dove si decide dove vengono messi i missili puntati contro la Russia o l’Iran, quali testate vi sono montate, quali accordi finanziari segreti avviare per scongelare le relazioni diplomatiche con questo o quello “Stato-canaglia” – in breve, dove si tratta degli Arcana Imperii, di quello che non deve essere reso noto] di un capo di governo che riceve, non importa per far cosa, una minorenne (non una segretaria o una stagista, che sono lì per mestiere) nell’ufficio di governo, davanti al tavolo di lavoro sul quale ci sono documenti politici di immaginabile rilevanza.

  19. OT calcistico (ah, il testosterone…):
    ragazzi, d’accordo sulla superiorità di Cruijff su Paolo Rossi (e su quasi tutti quelli che ho visto giocare), ma Rossi non era Inzaghi: tornava indietro, recuperava palloni, partecipava al gioco, andava sulla fascia quando serviva. Qualche volta ha “rubato” palloni, il più delle volte è arrivato dove nessuno (men che meno i suoi marcatori) erano in grado di arrivare, sbucando quasi dal nulla. Non era uno che “dettava” il lancio lungo: era già sul punto di arrivo del pallone mentre il lancio era in corso, come avesse un radar. A parte il fisico (e i menischi), non aveva nulla da invidiare a Gerd Müller.

  20. Valeria, ma la polemica contro il linguaggio degli “intellettuali” è un vecchio cavallo di battaglia (e la principale strategia retorica) della destra più becera e di tutti i populismi e qualunquismi. Per la scena pubblica italiana degli anni ’20, un motto come “me ne frego” (che alle nostre orecchie ha perso il riferimento genitale, allora ben chiaro a tutti) non suonava meno volgare di un “vaffanculo” di oggidì. L’uso intimidatorio del “parla come magni” è tipico dei fascismi e/o di movimenti quali la Lega. Tu citi il 1971, ma quella dell’Italietta democristiana che parlava doroteo è stata una fase particolare nella storia del nostro Novecento. Una fase intermedia. C’era stata, con il fascismo, un’overdose di retorica “popolare” e di discorso viscerale. La lingua orribile, convoluta e tediosa dei maggiorenti diccì fu un’ipercompensazione, un’estremizzazione. Oggi siamo di nuovo al linguaggio “de panza”, all’iper-semplificare. E ovviamente è un’iper-semplificare più pervasivo, perché veicolato da media più pervasivi. Ma Berlusconi ne è l’effetto, non la causa. Senza l’avanzata delle leghe nelle elezioni dei primi anni Novanta, e l’assurgere di Bossi e del suo “celodurismo” a un proscenio nazionale, Berlusconi non sarebbe dove si trova adesso.

  21. mi sembra un po’ sbrigativo mettersi a criticare la madre perché ha portato la figlia a fare la visita ginecologica. senza la certificazione della violenza sessuale non avrebbe potuto fare denuncia. non mi sembra che questo automaticamente ci dica che pensi a sua figlia come a una donna perduta. e sì, la ragazzina si sentirà malissimo, anche perché sembra che si consideri ingiustamente tenuta lontana dall’uomo che ama.
    allora la legge sulla violenza sessuale è esagerata, andrebbe valutata caso per caso? secondo me no.

  22. @Wuminguno. Devo averlo già detto, forse non qui, ma anch’io non considero Berlusconi una causa prima, ma piuttosto un collante, o quell’elemento senza il quale una reazione chimica non avviene.
    Senza Berlusconi, nè i missini né la lega, secondo me, avrebbero avuto una riabilitazione gli uni e una legittimazione nazionale gli altri.
    Riguardo al linguaggio ipersemplificato e al disprezzo degli intellettuali come marchio di ogni regime fascista sì, certo, sono d’accordo con te, eppure vedo nella pervasività di questo cosiddetto linguaggio berlusconiano qualcosa di molto peculiare.
    Forse dipende soltanto dai moderni mezzi di comunicazione di massa e dalle tecniche persuasive che, dalla fine del fascismo a questa parte, sono state messe a punto, ma la capacità di penetrazione di un linguaggio diventa parte integrante della sua natura secondo me.
    Una bomba al fosforo bianco è diversa da una bomba tradizionale, anche se appartengono entrambe alla stessa ‘categoria’ di armi di distruzione di massa.
    Gli effetti contano nell’analisi di uno strumento e anche nell’analisi di chi lo utilizza, non fosse altro per mettere a punto strategie di resistenza.
    Penso ai miei nonni contadini che sono usciti culturalmente indenni dal fascismo. Oggi credo che questa cosa non sarebbe più possibile. Una differenza che per me conta parecchio.

  23. D’accordo con Wu Ming 1 sull’opportunismo e la capacità tattica di Berlusconi nell’intercettare una tendenza e tradurla in consenso. Quindi, è vero, nessun modello impostato dal cavalliere nero. L’omologazione, il lento e inesorabile ribaltamento dei “valori”, che Pasolini iniziava a scorgere a metà degli anni ’70 nel mondo giovanile, da qualche tempo è la realtà. Sui valori, però, bisogna intendersi. Non sono necessariamente frutto di una sola cultura, per esempio quella di sinistra. La universalizzazione dei valori alti quale il rispetto per l’uomo, la solidarietà umana, la libertà di esprimere la propria capacità economica, culturale e sociale, la dignità di ogni uomo nessuno escluso, la libertà di espressione e di circolazione etc., è il vero obiettivo per l’uomo del futuro. Le ideologie del novecento non vanno buttate nelle ortiche, ma certo è indispensabile rielaborarle, eliminando soprattutto l’incorporata pretesa di esclusività. Rispetto all’incredibile tirbuto di solidarietà di tante persone per la posizione del cantante, provo tanta sofferenza.

  24. Valeria, la tua amara frase di chiusura:
    “Penso ai miei nonni contadini che sono usciti culturalmente indenni dal fascismo. Oggi credo che questa cosa non sarebbe più possibile. Una differenza che per me conta parecchio.”
    la puoi trovare quasi papale papale negli “Scritti corsari” e nelle “Lettere luterane”, prima metà degli anni Settanta. Pasolini lo sosteneva già, parlava di “degenerazione antropologica”. E dava la colpa a quello che allora veniva chiamato “neocapitalismo” (poi il prefisso è caduto in quanto pleonastico), e alla società dei consumi che tale neocapitalismo aveva creato.
    Insomma, tu dici “oggi”, però è un “oggi” molto più esteso dell’ultima manciata di anni.

  25. D’accordo un po’ su tutto, B è un legante inizialmente addirittura recalcitrante, certamente più causa che effetto; però credo che Valentino ponga giustamente una domanda naturale (se non retorica) sul peso del modello negativo proposto dal presidente.
    Fino a una ventina di anni fa il rapitore che sposava la rapita otteneva con il matrimonio la caduta del reato di sequestro di persona e l’eventuale violenza.
    Riportando la cronaca di una riunione di governo (sic) sulla giustizia di 6 o 7 anni fa (scusate l’imprecisione) il quotidiano della capitale elencava tra i partecipanti con B, Previti, Dell’Utri, Ghedini, Castelli e Taormina.
    Oggi chi vota B, e continuerà, taccia d’invidia quelli che lo condannerebbero per l’eventuale pedofilia. L’uso perverso del potere permette a B di sottrarsi alle leggi e piegarle ai suoi comodi, autorizza i vari gruppi pro billiballo a scagliarsi contro le vittime in difesa del carnefice e fa compiere un passo indietro a tutto il paese sulla strada del diritto, un enorme passo dettato dai suoi consigliori, ratificato dai voti di fiducia dei suoi prescelti e pubblicizzato dai suoi conduttori televisivi.
    lucio

  26. Sì, certo, mi rendo conto che anche questo appiattimento (il mio) sul presente è di fatto una resa al berlusconismo, e che l’oggi, che tanto mi sgomenta, ha radici lontane.
    E’ vero, il pensiero di Pasolini è ineludibile, bisognerebbe tornare a rifletterci su seriamente, sul perché questo pase abbia subito una mutazione, ma non un reale cambiamento.
    Sull’antropologia pasoliniana però ho qualche perplessità, non sono mai riuscita a condividere la sua idea quasi mistica di popolo.
    Per stasera però mi fermo qui.

  27. @Valeria
    Aggiungerei a rafforzare l’argomentazione di WM1 e di Pasolini, quali elementi costitutivi del cosiddetto “modello Berlusconi”: il linguaggio usato Fini e di Mussolini alle comunali del ’93, il linguaggio di Feltri (e anche, perché no, di Di Pietro) durante Tangentopoli, il linguaggio del primo Formentini, il cappio e le manette esibite in Parlamento… Berlusconi, secondo la similitudine che mi pare sempre più efficace, entrò solo in area al 90° a deviare in porta di ginocchio.
    Di suo ci ha messo, forse, ultimamente, l’esasperazione dell’aspetto maschista-sessista, ma senza nessun atto davvero creativo; nulla che vada oltre il linguaggio del tipico ricco puttaniere padano sessantenne. Ripeto, non vedo nel linguaggio di Berlusconi nessun elemento poietico, nessun atto davvero originale di reindirizzamento del linguaggio verso dimensioni semantiche nuove, inedite al popolo italiano. È un’operazione grave, perché profondamente legittimante, e anche catalizzante, come dici giustamente; ma non mi pare un’operazione costitutiva di realtà linguistiche prima sconosciute.
    @Girolamo (OT)
    Distinguiamo: il Paolo Rossi del Vicenza, prima della sua quasi completa demenischizzazione, era un giocatore pazzescamente forte: come potenza fisica, opportunismo, tiro, velocità. Nettamente uno dei più forti centravanti italiani che io abbia visto, insieme a Bonimba, Vieri e pochi altri.
    Quello dopo, quando non poteva fare le foto prima della partita accosciato perché se no lo dovevano portare via dal campo sulla seggiola gestatoria, aveva con quello precedente la stessa relazione che ha il Ronaldo di oggi con quello del 1996. Era, appunto, una specie di Inzaghi meno veloce. Sul Paolo Rossi dei mondiali dell’82 direi che concordo con l’analisi di WM1. Infatti, nella prima fase, con un’Italia di zombi, Rossi non faceva altro che vagare smarrito per il campo, del tutto ininfluente. Quando l’Italia ha cominciato a giocare a flipper nelle aree avversarie, si trasformò all’improvviso in un ottimo rimbalzello.
    Quanto a Gerd Müller, voglio dire, non scherziamo nemmeno.
    Leggiti le cifre di Gerhard su Wikipedia, rimanendo inginocchiato su minuscoli palloncini in terracotta fino alla fine della lettura delle sue 68 marcature in nazionale.

  28. Sull’antropologia pasoliniana ho parecchie perplessità anch’io, e non solo sul punto che dici tu. Io parto dall’assunto che i “vecchi tempi” a) non esistono, sono un’allucinazione ex post; b) in ogni caso non erano migliori di quelli nuovi. Ho citato quelle due raccolte di scritti perché, appunto, sono ineludibili, comunque la si pensi. Esistono opinioni che sono ineludibili a prescindere dal nostro essere o meno d’accordo, nel complesso o in minima parte.

  29. Tra l’altro, Vittorio, la finale dell’82 fu il capolinea della carriera di Cabrini, che sbagliò il rigore più importante della sua vita, catalizzò più odio in mondovisione di quanto un essere umano possa sopportarne, fu traumatizzato e distrutto, e dopo aver appeso le scarpette al chiodo è di fatto scomparso, non ha avuto una seconda carriera né come allenatore né come opinionista o telecronacaro. Il suo nome è legato a quel rigore sbagliato nel primo tempo. Questa damnatio non ci sarebbe stata, se al 58′ Cabrini avesse segnato quel gol. E lo avrebbe segnato, se Pablito non gliel’avesse rubato. Nessuno fa mai notare questa cosa, è una piccola tragedia avvenuta all’ombra della Coppa del Mondo sollevata da Zoff. Rossi, con il suo opportunismo, contribuì a distruggere la figura di Cabrini. Un caso di cannibalismo sportivo.

  30. Comunque siam proprio lo stereotipo dei maschi di merda… Ci siamo messi a parlare di calcio, robe da matti. Non si sfugge all’imprinting del branco da bar / classe di scuola media / treno di pendolari… 🙁

  31. nel 92-93, in tempi di tangentopoli, lega montante e berlusca non ancora in campo, successe che una forza che oggi si direbbe “giustizialista” ma su posizioni civili e non forcaiole, vale a dire La Rete, riuscì a intercettare larghe fette di elettorato arrivando pure al ballottaggio a Torino e Catania contro i candidati del centrosinistra istituzionale. Oggi questo non credo potrebbe succedere, visto il lavoro di distruzione che il berlusconismo ha operato su tutte le forme di sentire civile.

  32. @Bolero
    Visto che sono un appassionato di regressioni infinite, potrei riavviare il ciclo dicendo che, invece, è la disgregazione di ogni forma di sentire civile a aver prodotto il berlusconismo, ma non me la sento, e non lo farò.
    @WM1 e Andrea e Anna Luisa
    Non è svacco. Il mondiale dell’82 è stato individuato da molti analisti proprio come un’apocalissi della fine del periodo iniziato nel ’60 a Genova: il segno di una trasmutazione politica, morale, sociale, civile, e certamente anche linguistica che viviamo ancora oggi, il momento in cui cominciò sul serio a sfaldarsi la (pur fragilissima e illusoria e del tutto inutile) cosiddetta egemonia culturale di cui si parlò qualche post fa con Loredana e con Valeria; gli stessi anni in cui un segretario del PSI (un segretario del Partito socialista!), parlando della “sinistra egemone”, usò la locuzione “quegli intellettuali dei miei stivali” (altro che “berlusconismo”. Quell’espressione fu davvero una scoreggia mollata durante un funerale, con permesso parlando). Da questo punto di vista, Paolo Rossi, che, con gesti di puro opportunismo, con gesti emotivi ma non appassionati, con gesti privi di alcuna dimensione eroica, atletica, artistica e umana (come ha dimostrato WM1), rinfocolò il nostro nazionalismo furbo, becero e straccione da invasori della Libia e da evasori delle tasse, fu davvero prefigurazione puramente psicomotoria del linguaggio craxo-bosso-feltro-berlusconista.

  33. Dopotutto viviamo in un Paese dove una giovane e brillante donna di 26 anni massacrata a botte in testa (forse dal fidanzato, un altro di quegli squallidi “femminicidi” che capitano al ritmo di uno ogni due giorni senza che nessuno se ne preoccupi minimamente…) viene allegramente sputtanata da un noto quotidiano come fanciulla forse-non-così-tanto-rispettabile (si sa che per una donna la “rispettabilità” è tutto: se non sei una sorta di Maria Goretti o giù di lì non meriti alcuna comprensione, nemmeno se finisci ammazzata… i temi di Processo per Stupro temo non siano affatto finiti) perché, scandalo supremo!, aveva osato riprendersi in momenti d’intimità col fidanzato… Del tipo: se ha addirittura fatto sesso (a 26 anni e col fidanzato) e cose del genere, allora forse forse meritava tutto e non era così “santa” e blablabla…
    Nel paese dove un patrigno che violenta una 13enne “non più vergine” e dove i jeans erano “alibi per stupro” e per imputati di violenza sessuale il comune offriva il gratuito patrocinio (non uno spicciolo alla vittima 15 enne) succede anche questo…
    Lo stupro è qualificato come “reato contro la persona” ma in realtà nella mentalità comune (fomentata da stereotipi massivamente ripresi da mass media qualunquisti) il “reato” lo compie la vittima che ha “provocato” etc. etc. ed è pure sopravvissuta e ha sporto denuncia anziché tacere, vergognarsi, meglio morta che stuprata e blablabla…

  34. @ Vittorio
    OT sul calcio incompreso –
    Altra generazione, altro sport, diventa tutto più difficile ma ammettiamo che calcio e maschilismo (anzi dico branco allora) si stringono ben forte la mano.
    Ma non seguendo il calcio tutto un po’ mi perde di significato; ellosò che è molto interessante, ma non riesco a vedere la fine di un’epoca usando parametri che non mi appartengono, una gamma di emozioni che non ho mai provato: come si fa? Non per questioni anagrafiche, ma di semplice coinvolgimento emotivo).
    quindi va a finire che:
    o non si parla di calcio (ma sarebbe comunque un peccato, è un sport interessante) oppure se ne parla ma non tutti capiscono e apprezzano il tuo discorso, avvertendo un particolare senso di straneamento.
    Poi, a proposito di emozioni, è proprio vero che il calcio (ma non solo) ha a che fare con la fede, è di questo che parlavate anche prima, avevate gli occhi sgranati, e questo era quantomeno bello.

  35. @ Vittorio
    non è un problema di uova e galline 🙂 il berlusconismo, concordo, non ha creato una situazione ma l’ha accelerata e ne ha portato alla luce gli aspetti latenti. Quello che volevo evidenziare è che, fino a un certo momento storico, forse c’era ancora margine per indirizzare le cose in un’altra direzione. Occasione non raccolta da nessuno, sinistra in primis.

  36. E visto che se ne parla, aggiungiamo qualcosa sul clima in cui maturò il mundial. Bearzot, ad esempio, prima della fase finale venne sottoposto ad un vero e proprio linciaggio mediatico dalla stampa sportiva (la stessa che dopo la vittoria lo incensò dicendo che aveva sempre creduto in lui; il sottoscritto, allora 17enne, smise allora di leggere quotidiani sportivi). Da manuale la sua risposta: dichiarò il silenzio stampa, nominando portavoce il laconico Dino Zoff (en passant, ad oggi unico ct della nazionale destituito personalmente dal berlusca).
    In effetti, la squadra durante il primo girone giocò veramente male: probabilmente passò il turno grazie ad una combine con il Camerun (mai provata definitivamente: Oliviero Beha, che la denunciò, subì l’ostracismo di tutta la categoria).
    Poi, certo, fu una cavalcata trionfale: ma a me, più che i gol di Rossi (che si trovava lì grazie a uno sconto sulla squalifica inflittagli per il calcioscommesse), rimangono in mente le corse di Conti, i lanci di Antognoni e le montagne di legna spaccata da Oriali.

  37. [è saltato il secondo pezzo di commento]
    è legato indissolubilmente all’immagine di Zico ormai vestito di brandelli, e l’arbitro che vede (non può non vedere), ma omerteggia. Se un difensore avversario facesse la stessa cosa a un nostro attaccante, apriti cielo.
    Insomma, per dirla con Stanis La Rochelle, quella vittoria fu davvero “un tantinello troppo italiana”. Come del resto quella del 2006: rigore inesistente contro l’Australia, e passiamo il turno, e Totti è un eroe etc. etc. etc.

  38. Dribblo tutti i commenti sul calcio perché non ci capisco niente però, come ha detto Andrea, mi è piaciuto guardarvi.
    Vorrei tornare su quello che considero anche un mio guasto personale, una manomissione sul mio cervello che non ho saputo evitare, ovvero l’essere schiacciata sul presente.
    Il regime del presente, come lo chiama Vasta, evidentemente opera non solo nei confronti del futuro, che non sapppiamo più immaginare, ma pure nei confronti del passato, che non sappiamo più ricordare.
    Da cui tutti gli uh e gli oh che ci escono dalla bocca quando ci troviamo all’improvviso di fronte a un frammento di uno ieri neppure tanto lontano.
    E qui mi viene ovviamente in mente ‘Time Out of Joint’ di Dick (e così pareggiamo pure i conti con Gibson).
    E’ come se per uscire da questo loop dovessimo riposizionarci sulla retta del tempo lineare, da cui mi pare che questo Paese sia fuori, caduto in una piega del tempo fuori della storia (e siamo ancora a Dick).
    E per dare un piccolo contributo a questo riposizionamento vorrei ricordare che lo stupro è ‘un reato contro la persona’ solo dal 1996 , prima era un reato contro la morale. Per rinfrescarci un po’ le idee possiamo ripercorrere la storia di questa legge qui.

  39. Anche il mio post è caduto in una piega del tempo. Eppure non avevo nominato l’innominabile. Ci sono però due link. E’ quello? Sono due link innocentissimi, giuro.

  40. @Andrea
    “Altra generazione, altro sport, diventa tutto più difficile ma ammettiamo che calcio e maschilismo (anzi dico branco allora) si stringono ben forte la mano”.
    Infatti, io vado allo stadio dal 1970, avevo sette anni, e ti lascio immaginare la fatica che faccio a articolare ragionamenti minimamente compiuti, soprattutto in assenza del possente coro dei camerati alle mie spalle. Mi piacerebbe tanto poter partecipare a questa discussione agitando manici di piccone e emettendo i miei soliti grugniti inarticolati, tra i quali sarebbe forse vagamente intelleggibile solo qualche stentato “troia”, “zingaro” o “negro”, ma purtroppo devo fare i conti con la limitatezza tecnica del mezzo che ho a disposizione.
    Ciò premesso, il mio intervento, a rileggerlo, era non so dire se più assonnato o più scherzoso: mi interessa molto la similitudine utilizzata da WM1 per connotare il berlusconismo, e mi sembrava che il suo riferimento al mondiale dell’82 aprisse qualche limitato spazio a individuare ulteriori coincidenze, che avesse motivazioni – consce o inconsce – degne di maggiore analisi. Gli scrittori sono fatti apposta, no?
    E, in effetti, mondiale dell’82, al pari del berlusconismo, diede in un certo modo voce e identità a un’Italia che non si riconosceva in nulla di quanto aveva ricevuto i crismi della “dicibilità pubblica” nel ventennio precedente. Non nella retorica resistenziale, non nel terrorismo, non nella politica democristiana, cui andava consenso ma non passione o intima adesione, non certo nel dibattito culturale, non nelle rivendicazioni sindacali e studentesche. Ha dato voce a un “popolo” che si sentiva del tutto escluso dai discorsi sulla Nazione, che per lo più non li capiva nemmeno. E l’ha fatto in modo metaforicamente perfetto, in maniera “del tutto italiana”, come ha detto WM1: da un lato, avendo come eponimo dell’impresa un antieroe opportunista e furbo, anche un po’ imbroglione, presente solo perché “graziato” dalla giustizia sportiva; dall’altro, come ricordava giustamente Bolero (un elemento decisivo!) una vittoria *in opposizione alla critica, alla stampa e all’intelligenza ufficiali*, che pensavano di saper interpretare la realtà e che, invece, dimostrarono – come l’Italiano medio sospettava da tempo – di non saper nemmeno trovare il proprio sedere con le mani e un compasso nautico, proprio nell’unico campo in cui il risultato finale è incontrovertibile strumento di verificazione della validità delle ipotesi di partenza e della qualità del ragionamento.
    Poi, certo, si può pensare che il calcio non sia un fenomeno meritevole di attenzione o di analisi, confinandolo frettolosamente alle devianze sociali, insieme al razzismo, all’alcolismo, alla pedofilia e allo stupro di gruppo; come si può pensare che non sia meritevole di analisi la televisione (infatti molti esponenti della cultura ex egemone li schifavano tutte e due, prima che divenissero moda, soprattutto, e ridicolmente, il primo); salvo poi guardare con stupefazione annichilita la facilità con cui un pallocrate televisionaro riesce, con semplicità quasi irridente, a raccogliere consensi in cerca di padrone, e, soprattutto, di interpreti lucidi e comprensivi.

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