CRONACA SOGGETTIVA E PARZIALISSIMA

Questa mattina, in metropolitana, le facce del lunedì erano meno scure: e non era autosuggestione, garantisco. Quello che è successo ieri a Roma e in tante piazze d’Italia e del mondo è un segnale di speranza. A dispetto dei se e dei ma e dei “me ne sto a casa mia” di molte e molti intellettuali (o forse: poche e pochi), io la strumentalizzazione non l’ho vista. Non in piazza. C’erano donne e uomini di ogni censo ed età. C’era voglia di essere uniti (uno dei cartelli più belli? L’ironico “bigotte e mignotte, insieme”). E c’era consapevolezza.
Mi è molto difficile fare una cronaca spassionata e obiettiva: non può esserlo. Da venerdì pomeriggio, chiacchieravo con la troupe della televisione norvegese, che mi ha seguita in radio e a casa, ha conversato con la primogenita (“penso che le ragazze che cercano la scorciatoia del velinismo vogliano solo sentirsi parte di qualcosa di più grande: come quelli che portavano  avanti i valori della patria sotto Mussolini, senza rendersene conto”: Lotta dixit), bevuto il caffè, e ha ripetuto la stessa domanda. “Come siete arrivati fin qui?”.  Credo che la piazza di ieri abbia fornito molto altro: qualcosa che va oltre le analisi. Possibilità.
Confesso, caro commentarium, di aver pianto come un vitello nel mio angolino in fondo a piazza del Popolo, mentre alle mie spalle, per sovrammercato, una piccola orchestra con piccolo coro intonava il Dies Irae dal Requiem di Mozart. Perchè le mail che venivano lette dal palco e le testimonianze delle studentesse dai video ripetevano la stessa cosa: moltiplicare i modelli, rendere le donne e gli uomini liberi di scegliere fra tante rappresentazioni e non essere costretti a riconoscersi in una sola, far sì che il sesso sia felicità e non scorciatoia, ricominciare dalle bambine. Eccetera.
Tutto questo è passato. E non mi interessano i discorsi su chi intende metterci il cappello, da sinistra o da dove volete. E’ passato, sta passando, è entrato nella consapevolezza comune. Al di là di ogni distinguo, è questo che mi dà speranza.
Due piccole cose, per finire.
Una davvero piccola, in ogni senso. Mi auguro che stia scricchiolando non solo un certo immaginario, ma anche il giornalismo alla Affari Italiani: che fosse urlato lo sapevo, che fosse miserabile si è rivelato ieri, con la rubrica affidata alla sventurata Nicole Minetti in cerca di autoassoluzione (ma perchè in questo paese vogliono autoassolversi tutti? Ex sessantottini, leoncavallini, situazionisti, comunisti:  mai un mea culpa, neanche per sbaglio).
La seconda è un grazie. A Laura Albano che mi ha inviato la fotografia, e alla ragazza della foto. A proposito di commozione.
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90 pensieri su “CRONACA SOGGETTIVA E PARZIALISSIMA

  1. Ho partecipato alla manifestazione ad Orvieto, piccola città con la piazza piena dove ha funzionato alla perfezione l’intento di non farsi strumentalizzare. Solo testimonianze della vita delle donne, letture interessanti e anche commoventi, poesia, magnifica musica, ragazze che cantavano con voce stupenda e forza da vendere le canzoni dei “nostri” tempi; ragazzi che ci hanno offerto un blues meraviglioso; filmati sul corpo delle donne e diretta con la piazza di Roma. Ma anche bambini e uomini che sono intervenuti sul palco…cara Orvieto dove le associazioni di donne non fanno mai mancare riflessioni attente, profonde, avanzate.

  2. “Dulcis in fundo, Prudenzano ha imbarcato a bordo Serino, che in un contesto così ci sguazza. Il suo ruolo è quello di montare polemiche inesistenti, mentre quello di Prudenzano è strappare dichiarazioni agli scrittori in modo da trascinarli nel gorgo di merda.”
    Ah, be’, detto da quel gran paraculo di Wu Ming 1 non fa una grinza.

  3. Loredana scusa lo sfogo, ma nonostante la pazienza e la voglia di ascoltare sempre e comunque tutte le voci, oggi proprio non ce la posso fare, a costo di sembrare sessista e ricevere insulti dico: ma perché almeno oggi, solo oggi per carità, alcuni uomini non ci lasciano raccontare in pace quanto è stato bello per noi ieri vivere una giornata insieme!
    domani continueremo a litigare oggi lasciateci condividere!!scusa l’intrusione so che posso ignorare e che esiste la libertà di pensiero ma oggi mi piacerebbe leggere centinaia di cronache soggettive e parzialissime!!

  4. @ Laura
    hai ragione, e chiedo scusa a te e a tutte quante. La divagazione (+ addentellati) nelle miserie dell’ambiente letterario sul web è in gran parte colpa mia, e ha avuto un effetto dispersivo. Sindrome da “gorilla alpha”. E’ davvero faticoso lavorare su/contro se stessi in quanto maschi: si abbassa la guardia di un centimetro, per pochi secondi, e già si ricade nell’impostazione di default. Mi ritiro in buon ordine.

  5. @Wu Ming 4 Sono d’accordo con te. E con Wu Ming 1, in particolare, anche se non solo, sul fatto che “centrodestra” è un eufemismo che dovremo smacherare con sempre maggior chiarezza. Già, altro che ecumenismo, radicalizzare sul serio la lotta non è rinviabile, a cominciare dal riconoscere dove e come “il berlusconismo ha lavorato in profondità in questi anni e a 360°, facendo leva su componenti pregresse ben radicate, sdoganandole, giustificandole”.
    @Don Cave Ho apprezzato molto il tuo commento. Mi ha fatto pensare al libro di Barbara Spackman, intitolato (non a caso, mi viene da dire) “Fascist virilities. Rhetoric, ideology and social fantasy in Italy” in cui la costruzione dell’idea di virilità viene vista come centrale, trasversale al discorso fascista – un po’ come oggi la questione di genere è risultata davvero capace di attraversare tutte le questioni:
    “How, that is, are different interpellations – religious, political, familial, racial, and gender – bound together to form a unified fascist discourse? In focusing on virility, I have concentrated here on one interpellation that I argue fulfills ‘a role of condensation with respect to the others’: that is, it manages to evoke all the others and stand as their representative”. Nel brano viene citato Laclau, ed è a partire dal suo testo che Spackman sostituisce a “popolo” una certa idea di mascolinità come centrale nel discorso fascista. Si può ovviamente non essere d’accordo, ma lo trovo un punto di vista che può far pensare. (Non ho letto il libro di Laclau, ma ora me lo procuro.)

  6. @WM1 ma io non volevo cacciare nessuno, tanto più che non sono a casa mia, anzi le cronache maschili sulla giornata di ieri sono un ottimo scambio, avevo solo paura che ci si perdesse in risse sofistiche, perché credo che in questo momento dobbiamo essere più concreti che mai, raccontarci problemi condividere soluzioni e proposte, e imparare davvero ad ascoltare per capire, condividere e partecipare, ora anche io mi ritiro il lavoro chiama!!Grazie a Loredana per la pazienza

  7. Scusate, ho cominciato a scrivere e sono stata interrotta varie volte, non mi sono accorta del procedere della discussione e mi scuso con Laura e con Loredana se sono andata anch’io un po’ OT. Chiudo qui quella che ha voluto essere una riflessione – parzialissima – sull’importanza della questione di genere per tutte le altre questioni. E’ un punto che sento di dover ribadire, e per questo ho molto apprezzato Don Cave, perché la retorica disfattista non potrà cambiare il fatto che ieri nelle piazze c’erano davvero tutte le questioni insieme, e questa, sì, lo ammetto, è politica. Una gran bella politica.

  8. Vincen. Altri, con maggior rispetto di te, hanno accolto l’invito di Laura e delle altre. Tu hai invece subito postato il distinguo. Certo, era innocuo. Ma era profondamente sprezzante rispetto alle richieste che erano state fatte dalle altre commentatrici.
    Helena. Il risentimento in cui vive Aldo Grasso sta appannando un ingegno che ho profondamente ammirato in altri tempi. Peccato.

  9. Veramente la rubrica di Nicole Minetti su Affari Italiani fa pienamente parte della questione, non per nulla l’attenzione su di essa è stata portata all’interno del post e riguarda le donne. Sarebbe utile che venisse commentata (non metto il link ma sta sotto rubriche sul sito di AI), al netto delle dinamiche fra scrittori gorilla alpha, perché è indicativa di un modo di fare giornalismo “ironico” di cui nessuno sente il bisogno, credo. È vero che il discorso su AI è molto più ampio perché abbraccia anche un certo modo di fare editoria gossip che di sicuro non fa un buon servizio alla narrativa italiana, ma in questo particolare frangente il problema è l’avere offerto un rubrica alla Minetti, una provocazione irritante e fuori luogo, specie perché da come è scritta penso sia abbastanza lecito nutrire de dubbi su chi l’ha scritta. Che si confezioni una rubrica su misura per far vedere che la Minetti sa scrivere è un’operazione che ha dello squallido, ma forte, e che peraltro ha anche una forte connotazione maschile.

  10. @Ilaria brava sai dire meglio di me quello che penso, posso dare la colpa all’influenza:) partiamo da questo punto: noi vogliamo che la politica si occupi delle questioni che abbiamo sollevato ieri!!Riappropriamoci della politica e dei suoi contenuti, quelli veri però, quelli che fanno la vita delle persone, degli uomini e delle donne!!

  11. Ieri è stato bellissimo (io ero a Firenze). Splendido. Una gioia che colma il cuore e fa tremare le gambe, una forza che scuote le finestre delle case e le strade di tutta Italia.
    Una forza che prima o poi DOVEVA esplodere.
    E’ stato bello vedere tante persone unite, compatte, a gridare che noi CI SIAMO e adesso vogliamo essere ascoltati.
    …e poi, ciliegina sulla torta, vedere la mia foto qui, sul blog della scrittrice che mi ha aperto gli occhi…wuuu ^_^

  12. Io ero alla manfestazione di Bologna ed ammetto di essermi sentita felice e coinvolta come mi era accaduto in poche altre occasioni del genere. Dopo poche centinaia di metri dalla partenza, il corteo ha deciso di violare il percorso concordato e di dirigersi in piazza Maggiore. Lì non c’era nessun palco pronto e gli interventi si sono succeduti dall’altoparlante di un furgone scassato: per ore hanno parlato donne di associazioni culturali, centri antiviolenza, studentesse, ricercatrici. Non c’era, appunto, il palco ad indicare ai cameramen un’inquadratura, a dire con quale scaletta e con quali mezzi eravamo lì. C’era solo una piazza strapiena di persone, donne, uomini e bambini (mamma mia quanti!) di tutte le età.
    L’apparizione fugace di Maurizio Cevenini (ex uomo di punta del Pd locale, tra l’altro noto per accompagnarsi con modelle bionde dalla misteriosa intercambiabilità) con l’immancabile sciarpa del Bologna, è sembrata una presa in giro a cui rispondere con una pernacchia.
    Le rivendicazioni uscite dal megafono, dai cartelli e dagli slogan, riguardavano un’intero modello di società, tutto da costruire. Lo sguardo era proiettato in avanti. Altro che anti-berlusconismo.

  13. Piccolo presidio anche a Toronto, di fronte al Consolato italiano. Circa 30/40 i presenti. Non molti per quella che è spesso considerata la più grande comunità italiana fuori dal Paese, ma parecchi per una manifestazione organizzata due giorni prima e che non ha fatto in tempo a esser segnalata su molti siti o blog. Ci sono famiglie, donne anziane, uomini, uomini italiani con compagne canadesi, migranti “storici” ed esponenti della nuova migrazione intellettuale, ricercatrici/ori e professionist* altamente qualificat*. Ragazzi e bambini, anche. È bello vedere generazioni diverse, anche se qui il significato di “generazione” `e duplice, e la vera spaccatura non è tra generazioni di giovani e vecchi, ma tra diverse generazioni di immigrati. Proprio per questo è bello che si sia fatto qualcosa anche qui, a contrastare lo stereotipo di un’Italia anni ’50 ancora ben radicato, *da e verso* la comunità locale.
    Presente la stampa, non solo quella italiana ma anche il locale Toronto Star. Molti passanti incuriositi prendono volantini e fanno domande. Davanti agli striscioni bilingui (Se non ora, quando? / If not now, when?), vengono innalzati cartelli che intimano a Berlusconi di metter giù le mani, o che proclamano la nostra indignazione. “Vogliamo un paese che rispetti le donne”, è lo slogan della giornata. Un dimostrante agita lungo la strada un cartello che invita a “Honk against Berlusconi”, raccogliendo svariati colpi di clacson in solidarietà.
    Fa caldo, davanti al consolato (ben 3 gradi!) e questo aiuta. Un mio collega mi fa notare che la bandiera è a mezz’asta e chiede dubbioso: “Che sia un segno di solidarietà con la nostra protesta?”. Non lo so, ma preferisco pensare che sia un bel giorno, per l’Italia. Anche da qui.

  14. Posso dire una cosa?
    Quanto mi piace questa cosa della rete che rispecchia la rete della manifestazione! Qu,i sul mio blog, e anche su altri – nonsolomamma per dire – tutti i commentatori dicono il loro ricordo! dicono io c’ero da me era così! da me era cosà! Tizia ha detto questo! E sono le stesse persone che leggono e tornano nei siti. E’ bello è come vedere che i conti tornano, che non ci si delude gli uni con gli altri.
    Che magari è ot mastica:)

  15. A Milano, come già sai, eravamo in tante. Mamme, nonne, bambine, (anche uomini). Diversità evidenti, bellezze “plurali”, emozionate e tanto forti e piene di speranze. Spero che questo sia il risveglio di Milano anche in previsione del prossimo futuro, che la “forza gentile” delle donne possa modificare gli equilibri di questa città, che davvero si possa credere in un sogno fatto non di teorie e prediche dai pulpiti ma soprattutto di buone prassi e di un nuovo amore per la politica. Ecco io spero che questa manifestazione sia solo il punto di partenza.
    un abbraccio.
    Liz

  16. Cose da ricordare con gioia della manifestazione di Milano:
    – la folla di persone di tutte le età e di entrambi i sessi che si sono comportate in modo pacifico e civile. Mai avevo visto gente accogliere il blocco delle linee della metropolitana con un “che bello! Siamo davvero in tantissimi!”
    – il cartello “Lisbeth Salander pensaci tu”.
    – la ragazza che si è coraggiosamente fatta strada sui trampoli tra migliaia di persone impersonando la donna come supporto inerte per tette e culi.
    – le bambine, tantissime: nessuna vestita interamente di rosa e molte munite di sciarpina bianca da sventolare.
    Cose che non ricordo con altrettanta gioia:
    – le persone che pensavano che la manifestazione fosse un prolungamento di quella del 12 in Piazza Fontana (e che aveva come tema la giustizia)
    – le persone che pensavano che fosse una manifestazione contro il governo (con cartelloni annessi)
    – l’impossibilità di ascoltare gli interventi per chiunque si trovasse oltre la fermata di Cairoli della metro (anzi, se qualcuno mi volesse segnalare se esistono delle registrazioni gli sarò grata).
    Vedo che i pareri delle altre persone presenti alla manifestazione milanese non sono altrettanto critiche, ma mi è parso di capire che fossero più avanzate come posizione e magari dal loro punto di vista quello che ho percepito io si percepiva meno.

  17. Loredana, non vorrei sembrare ot come pare si dica: poiché il momento è caldo e bisogna insistere, occorre a mio avviso fare attenzione a certe retoriche ancora in auge seppur ridicole (ma il berlusconismo e il fascismo non lo hanno fatto ‘ste cime), cui non sono insensibili non solo i più ma anche figuri di quelli che non sai se ci sono o ci fanno (sul modello affari italiani tanto per)
    http://poetarumsilva.wordpress.com/2011/02/13/una-sana-norimberga-no-di-michele-lupo/

  18. @ donatella e wuming4 Prima di tutto vi ringrazio per avermi risposto, avevo bisogno di opinioni.
    Proverò a ripensare alle parole di wm4, cercherò di prestare maggiore attenzione ad aspetti che slittano, di cogliere il loro significato. Forse mi sfugge qualcosa.
    Per ora continuo a trovare l’intervento poco utile, dal momento che, come ho già detto più volte, un grande aiuto nella comprensione di aspetti da coreggere nel mio atteggiamento verso i generi mi è arrivato da uomini, e non da donne. Anzi: sono io che negli ultimi anni faccio ogni giorno del mio meglio per aiutare le donne a me vicine ad aprire gli occhi, insieme a me. Credo che nessuno, nessuno possa permettersi in questo periodo disastroso di eliminare il mio contributo, di affermare che può fare a meno di me. Ma non è certo questo l’importante.
    Brav* a tutt* noi!
    Un saluto a tutti.

  19. Giornate in cui i pensieri si moltiplicano, le parole e le frasi rimbombano… una in particolare mi risuona di continuo e mi fa capire meglio cos’è accaduto per essere arrivati a questo punto : siete state troppo ubbidienti! E’ una delle cose gridate da Alessandra Bocchetti e si riferiva più che altro al comportamento delle donne dentro i partiti, ma io me la sento tutta addosso per aver sempre fatto il mio dovere piuttosto ciecamente. Non che non andasse fatto ma andava rotto con più decisione l’ordine degli imperativi interiori e degli imperatori/imperatrici che ci hanno ingiunto il dovere e il piacere previsti. Direi che ci siamo un po’ accontentati. Del benessere interiore/esteriore che una certa presa di coscienza ci aveva assicurato,a partire dal 68 e della quale altri hanno approfittato per imporre, con gli artigli affilati dei mass media, la perversione del linguaggio e quindi del pensiero e quindi dell’azione.
    @Amedeo, vado a dormire con il suono di quel grido e non ho la forza di scrivere ancora, ma voglio dirti che Alessandra non ha affatto detto, come io non dico insieme a molte, di poter fare a meno di te e non perché il momento si disastroso, ma perché c’è un bisogno immenso di te, sempre. Un caro saluto anche a te.

  20. IERI NOI DONNE SIAMO STATE GRANDI, IN PIU’ IL SOLE CI HA ACCOMPAGNATO PER TUTTA LA GIORNATA DANDOCI ANCHE LA VOGLIA DI ESSERCI, POSSONO DIRE QUELLO CHE VOGLIONO NOI ERAVAMO 1.000 SOLO ROMA POI SENZA LE ALTRE CITTA’, MA LA COSA MERAVIGLIOSA CHE IN ALTRE NAZIONI MANIFESTAVANO PER SOLIDARIETA’ ALLA DONNA ITALIANA !!!!
    ALLORA DONNE SIAMO PIU’ DECISE E PIU’ CONVINTE CHE CE LA POSSIAMO FARE ANCHE DA SOLE ??? PERCIO’ ANDIAMO AVANTI SEMPRE !!!!!!!

  21. Domenica avrei voluto esserci a Milano in Piazza Castello e invece eravamo, io e i miei bimbi, a casa con la febbre. Ma le sensazioni, il trionfo, le cronache, il traffico bloccato, i racconti e le immagini, le decine di racconti luminosi, nonostante la pioggia, di donne, bambine, uomini, , blogger, mi stanno infondendo un’energia e una speranza che prima non c’era. Dov’era? Quindi grazie Loredana perchè tu hai una parte importante in questo, e a Lorella Zanardo, Giovanna Cosenza, Concita de Gregorio, Annamaria Testa, e a tutte quelle che hanno lavorato anni per noi, per arrivare qui, o per partire da qui. GRAZIE

  22. @donatella Ho replicato ancora ieri sera solo per essere chiaro, temevo di non essermi fatto capire.
    Ma la mia era solo una riflessione, che non cambia di una virgola il magnifico risultato della manifestazione. Non mi accompagna nessuna voglia di smorzare la vostra euforia, non voglio affatto soffocare quel grido. E dico vostra perchè mi riferisco solo alle donne: credo che in alcuni momenti, per quanto io sia entusiasta di fare e collaborare, gli uomini – ma forse è più giusto parlare di me – potrebbero stare fermi e assistere a queste piccole grandi rivoluzioni. Ve lo meritate, tutto.
    Un abbraccio.

  23. @Giorgia Vezzoli:
    Abbiam svelato l’arcano 😉 Io sarei arrivata prima, ma in un certo senso son rimasta comunque molto soddisfatta, il giorno dopo, di scoprire che amici e colleghi (uomini e donne insieme) insospettabili erano in piazza a poche centinaia di metri da me.

  24. Amedeo, ho letto in fretta perché devo correre, ma gli uomini come te devono fare un passo avanti insieme alle donne, che dico, l’hai già fatto, sono altri quelli che devono fare un passo indietro. Ho forse banalizzato, ma volevo rassicurarti. Alessandra Bocchetti l’ho trovata grande. Un carissimo saluto.

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