OGGI E' ANCORA DOMENICA

Linea A della metropolitana (dopo una parte di tragitto sulla linea B, naturalmente). Sto leggendo Repubblica,  chiedendomi se qualcuno cadrà nella trappola di commentare le dichiarazioni anti-manifestazione di Canalis e Belen. In fondo funziona così: immagino che anche Aldo Grasso, nell’infelice  articolo contro Lorella Zanardo, abbia alzato il suo bravo polverone per poter entrare a pieno titolo nella polemica.
Passioni davvero tristi, le sue. O, forse, la percezione che davvero il vento sta cambiando, e che la patina intellettuale che permette di star seduti comodi a guardare quel che accade senza muovere un dito per cambiarlo (perchè, tanto, non ha senso cambiare) non sarà più tanto apprezzata.
Mentre leggo, un passeggero mi spinge in avanti, di malagrazia. Dico, distrattamente, un “ahia”, e il passeggero esplode in un monologo contro le donne che leggono e, testualmente (lo so, è poco originale) “non scopano”. Bene.  In tutti gli altri casi (e ce ne sono quasi quotidianamente, cari intellettuali che avete deprecato la troppo borghese manifestazione romana e care colte editor e scrittrici che fate le pulci a questo blog giudicandone  i commenti assai retrò), la faccenda sarebbe passata in silenzio, con l’unica  reazione della sottoscritta. Questa volta, non ho fatto in tempo ad aprire bocca che l’intero vagone si è rivoltato. Uomini e donne, di ogni età.  Che hanno stigmatizzato non solo la maleducazione, ma il sessismo del passeggero. In alcuni casi, facendo persino microcollegamenti con l’immaginario italiano e con la situazione socio-politica. Nell’arco di due fermate.
“Domenica non è mica passata invano”, mi ha detto una donna sorridente.  Questa è una buona giornata, ho pensato, scendendo.
Qui, Stefano Rodotà.
Un servizio di InterPress: inglese, spagnolo.

72 pensieri su “OGGI E' ANCORA DOMENICA

  1. E’ bello vedere che c’è un sacco di voglia di discutere davvero (come con un bel po’ di casini successe già per la manifestazione). Dopodicché credo che, sì, in effetti, quello di Grasso è un attacco alla persona e non tanto una critica ragionata, con intento di colpire di fioretto anche Lerner. Non credo che si tratta di maschilismo, ma ridicolizzare una donna forse viene più facile. Dopo Grasso e Severnigni, cito pure Gianni Riotta contestato da quaranta giornaliste del Sole 24 ore (che notoriamente non è Libertaria). Insomma cos’ è sta fretta di trovare diversi modi per ridimensionare ciò che le donne italiane stanno facendo in queste settimane?
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/14/sole24ore-le-donne-del-giornale-contro-il-direttore/91999/
    (nel link trovate altri link al pezzo e alla risposta delle giornaliste)

  2. Valeria – che dire, se non ci hai fatto caso forse non sei d’accordo con me o forse ti sei persa alcune puntate salienti. Tirarle fuori ora, come chiede Giorgia mi sembra fuori luogo – pur correndo il rischio di sembrare una che parla a vanvera. Pazienza: Loredana è intervenuta e ha chiesto di rientrare nel topic e io mi adeguo.
    Invece su Riotta Helena mo’ vado a vedere. Ma Riotta fece già una partaccia piuttosto sessista invitato a Parla con Me dalla Dandini dove ritraeva le donne – anche quelle che leggono il sole – come una massa di casalinghe che devono far quadrare la spesa. Ma le casalinghe quando devono far quadrare la spesa devono spicciarsela prima dei sapidi consigli di Riotta, che per altro non capirebbero, mentre le molte professioniste che utilizzano il Sole, Riotta non le considerava nemmeno. Riotta cioè non concepisce mentalmente la questione donna+ professionista. Donde c’è poco da stupirsi del resto, ma naturalmente da incazzarsi.

  3. Riotta si commenta da solo. Però il fatto quotidiano ha, nei commenti, una percentuale di sessismo quasi impossibile da trovare altrove. In un articolo di qualche giorno fa un lettore invitava a presentarsi davanti casa della Minetti con le pudenda al vento invitandola a succhiarli. Chiedo scusa ma ho riassunto alla lettera. Di seguito una serie di commenti entusiasti dell’idea dell’eroe in questione. Chi ha firmato il pezzo non ha ritenuto opportuno intervenire – so che non si usa, tuttavia da certe prese di posizione – ammesso che abbiamo dignità per essere chiamate tali si dovrebbero prendere le distanze.
    @Wu Ming
    La battuta è carina -) tuttavia la freschezza di una persona di dieci anni non è sufficiente a sostenere il peso né delle analisi né delle azioni.
    @ Tutti
    L’unico modo per andare avanti credo sia continuare a discutere e a fare. Non possiamo andare d’accordo su tutto per forza. Mi sento libera di criticare il pensiero di una donna tanto quello di un uomo. Altrimenti me ne resto a casa.

  4. @Wu Ming4
    Grazie della testimonianza. I ragazzini, i ragazzini… mio nipote, 12 anni, è un po’ più grande ma sceglie anche lui, molto. Mi ha appena raccontato mia cognata che quando lui vede una donna che si comincia a spogliare in tv, si alza, volta le spalle, si mette a fare i compiti o a giocare con qualcosa.

  5. Barbara, la libertà di critica è sacrosanta. Con un occhio, io credo, al fatto che se finalmente le lotte si sono unite, restando lotte diverse, mi sembra doveroso non rischiare di separarle o indebolirle e soprattutto domandarsi in primo luogo in quale modo (e con quale tono) la nostra critica potrebbe risultare più utile e costruttiva e se c’è un modo per usare le nostre competenze, tutte diverse e preziose, in un progetto comune. Io conosco bene le dinamiche a cui tu e zauberei vi riferite, e spero che un giorno potremo finalmente lasciarcele alle spalle per ripartire se non unite, almeno affiancate. Metto dentro anche me stessa, anche se certe dinamiche non ci hanno mai riguardate personalmente, almeno non che io ricordi, perché è evidente che capitano e continueranno a capitare, ma spero non sia chiaro solo a me che la stima che ho espresso allora a te e zauberei è immutata.
    Azzardo una risposta alla tua domanda: per me tra una reazione a un commento (che spesso è reazione a una reazione, in una catena circolare che potremmo punteggiare diversamente a seconda dei punti di vista e soprattutto di tanti probabili quanto inevitabili fraintendimenti) e il pezzo di Grasso, che non so bene se stesse reagendo a qualcosa in particolare, ma credo piuttosto reagisse a tutto il lavoro di Lorella (che è cosa ben diversa da un post magari di tono sbagliato o contenuto diciamo frettoloso) potrebbe essere quella che passa tra preterintenzionalità e premeditazione. C’è una differenza di livello, per certi versi anche di competenza. Ho provato a valutare l’ironia, ma ci sono alcune note stonate che per me la escludono, e concordo con l’analisi retorica che è stata fatta sopra e che evidenzia l’articolo come un attacco per il quale non vale proprio, a mio avviso, la giustificazione (di per sé un po’ inquietante) dall’andarsela cercando.
    Il che mi permette di tornare all’argomento del post, che come ricordava Loredana è la questione del “non mi riguarda”. Gli attacchi, il sarcasmo, i consigli (per me) finto-benevoli, il discutere dell’argomento in cornici che lo spostano e alterano costituiscono tutto un armamentario che viene usato perché la questione del sessismo e della rappresentazione umiliante e stereotipata delle donne finiscano per essere neutralizzate. Perché continui insomma la sensazione che tutto va bene, che è ‘normale’ e in fondo queste sono delle poverette esagitate e insoddisfatte. Credo che tanti sforzi andrebbero fatti proprio per riconoscere le tattiche, e anche l’utilizzo magari non malevolo e intenzionale ma comunque dannoso degli stereotipi e del sessimo, per costruire pian piano una consapevolezza maggiore in tutti/e di quanto la nostra cultura ne è intrisa. Questo è lo spirito che mi guida nell’analizzare di volta in volta testi e programmi e che mi piacerebbe potesse affiancarsi ai corsi, importantissimi, di Lorella. Un programma televisivo sarà anche innovativo e postmoderno, ma ciò non ci può esimere dal rilevarne l’eventuale sessismo (e lasciamo perdere che alcuni sembrano solo veicoli di stereotipi sessisti) e soprattutto non può costituire una ragione per accettarlo. Lavorare – spero insieme – su una comunicazione sempre più efficace di questi temi credo sia fondamentale.

  6. @ Ilaria
    Mettiamola così – e speriamo che nessuno si offenda. Anna Bravo è una collega. E’ una storica come me. A me è capitato di recensire un suo libro: una stroncatura. Non credo se ne sia risentita – anche se a nessuno piace essere stroncato. Non era un attacco alla sua persona, era una critica motivata a quel testo. Non vedo perché dovrei trattare altre/i in diverso modo.

  7. Ilaria
    1. Le dinamiche a cui tu alludi non sono pertinenti a questo contesto e non capisci temo di cosa si parla. Avrei detto altro, tieni i piani separati.
    2. Una critica alla comunicazione e alle cose che si dicono espressa anche piuttosto pacatamente non rompe alcun fronte delle donne le quali non sono un reggimento di pecorelle sorelle, ma in questo caso una rete di soggetti e di nuclei operativi che possono alle bisogna essere in sinergia – e di fatto tutte alla manifestazione eravamo – alle volte no e io non ho alcun dovere a frequentare o descirvere con apprezzamento identico tutti i nuclei della rete. Alle volte si può godere per quanto dispiaccia della critica di qualcuno. In questo stesso blog io ho criticato Loredana diverse volte, spesso proprio per questioni di comunicazione come recentemente è successo, abbiamo scazzato, lei ha criticato me ma poi o ne è uscito qualcosa di buono oppure no e tante care cose. C’è qualcosa di viscerale nel pretendere di essere tutte le figlie di tutte, e sorelle di tutte e volemose bene. Io voglio rapporti individuati e adulti.
    3. In ragione di questo ho accolto la critica di chi come te Loredana e altri incorniciando la reazione di Grasso con altre informazioni tipo Grasso al Giornale per dire, hanno individuato nel sessismo un problema da non sottovalutare nell’articolo di cui parliamo. A noi questo interessa – il clima il momento e cosa significa e come reagire. A questo proposito comincio a ritenere importante che le giornaliste reagiscano – come è stato nel caso di Riotta – quando i loro colleghi e capi non mostrano rispetto per il loro lavoro e il loro essere donna avente diritto. Queste reazioni di gruppo – Loredana mi chiedo se qualche volta tristemente non capiti anche a voantri di Repubblica l’occasione – mi sembrano molto efficaci anche per chi è fuori dal giornalismo.
    Nell’immaginario collettivo la parola giornalista è estremamente evocativa, si associa a sapere, a posizione raggiunta, a personalità pubblica, ha autorità. Le giornaliste donne che protestano fanno rumore.

  8. Il mio punto di vista è molto più esterno. La mia critica era relativa a quell’articolo di Grasso, non a tutti gli articoli di Grasso, non a Grasso, non al Corriere.
    Da lettrice casuale di Grasso e da una che, lo confesso, si è persa molti pezzi, non ho capito dove volesse andare a parare, ho colto soltanto un attacco personale a Lorella Zanardo (ma poteva essere anche un altro o altra, non avrebbe fatto differenza) in un articolo che aveva per oggetto/pretesto una trasmissione in cui Lorella Zanardo non c’era e di cui Aldo Grasso non ha parlato, se non per mezze allusioni, anche se ha iniziato dicendo che la puntata de ‘L’infedele’ prometteva bene (e dunque non ha mantenuto le promesse?).
    Non ho capito proprio perché sprecare lo spazio di una rubrica di critica televisiva per ‘non’ parlare di una trasmissione e per alludere con più di una punta di perfidia a chi ‘non’ c’era.
    Tutto il resto per me c’entra poco, anzi per niente. Se voleva fare una critica a L’infedede lo poteva fare (anzi doveva, visto che quella rubrica a questo è dedicata), se voleva fare una critica a Lorella Zanardo la poteva argomentare, ma servirsi di uno spazio pubblico per togliersi i sassolini dalle sue personalissime scarpe lo trovo scorretto.
    Tutto qui.

  9. Zaub, il mio non era un invito al “volemose bene”, come forse hai ben capito. Come ho scritto, il diritto di critica non è mai stato in discussione. Era solo una riflessione su toni, stile e opportunità. Concedimi il beneficio di poter interpretare ciò di cui si parla. Tra non capisci e non hai capito c’è una differenza.

  10. Sul “volemose bene” intervengo oggi. Non per invitare a un’omologazione impossibile, ma per cercare, insieme, una strategia. Per mia natura, sono sempre stata forse più pratica che teorica, e questo è certamente un limite: però credo anche che sia importante non chiudersi – non troppo – nella teoria.

  11. Sono d’accordo con Loredana, alla luce di diversi interventi tesi ad equivocare la libertà di critica con l’attacco personale, valuto inopportuno confondere i piani (quoto Giorgia Vezzoli) per di più portando qui ciò che viene da lontano e da altrove. Ciò che vedo è che si sta cogliendo l’occasione di un attacco teso a logorare un processo che, evidentemente, non fa comodo a chi vuole mantenere lo status quo. Ma si tratta di uno status quo che ci danneggia tutti. Davvero tutto questo non c’entra il volemose bene, richiamarsi ad esso è un ulteriore tentativo di confondere ciò che effettivamente si dice da ciò che si presume.

  12. Freud diceva che tutto era riconducible al sesso, affermazione molto riduttiva del suo lavoro, lo so, ma la uso per legarmi a una frase del post: donne che leggono e, testualmente (lo so, è poco originale) “non scopano”.
    Un’affermazione che non si rivolge solo alle donne, ma a chiunque se dice o ha comportamenti ritenuti dagli altri sbagliati (il che non vuol dire affatto che lo siano).
    Si fa notare qualcosa, allorasi è polemici perché non si fa sesso abbastanza.
    Si stà zitti, allora si è repressi perché non si “scopa”.
    Uno ha la passione della lettura o del fare sport, allora non fa sesso.
    Si va sempre a parare in quel punto. E’ un parafulmine.
    O forse un’ossessione (infatti la società è fortemente malata. Anzi, è la malattia)

  13. Donatella, pontifex è un sito catto-integralista e il vescovo emerito di Grosseto non è nuovo a simili sparate reazionarie che credo mettano in imbarazzo pure i suoi superiori. Condivido il tuo disgusto, ma farsi il sangue amaro per simili tristissimi personaggi non ne vale la pena.
    Ciao
    Per consolarci: http://www.youtube.com/watch?v=Bw26TnIgZuw

  14. Infatti Paolo, dopo la prima reazione che ho voluto condividere qui, credo opportuna una seconda reazione 🙂 alla quale sto pensando con delle amiche. Questa libertà di interpretazione che si prende questo gran signore non può non trovare stigmatizzazioni che mi aspetterei in primo luogo dai suoi superiori, ad esempio. Ma poi, dobbiamo lasciare veramente che questo scempio continui incontrastato solo perché nel paese abbiamo toccato il fondo? Hanno toccato il fondo, una parte del paese lo ha toccato.

  15. Sono d’accordo su quano sia esagerata l’esternazione del vescovo emerito di Grosseto e anche sul fatto che non rappresenti il pensiero di tutta la Chiesa né delle gerarchie ecclesiastiche, eppure esprime, secondo me, un sentire sotteso, e nemmeno tanto in filigrana, a discorsi che si sono sentiti in questi giorni.
    Discorsi sicuramente strumentali ma che, essendo ampiamente pubblici, entrano in circolo e fanno la loro parte nell’avvelenare i pozzi. E, siccome, in questo Paese stiamo arretrando in modo pericoloso, credo sia opportuno non sottovalutare le cosiddette ‘esagerazioni’, visto che, se siamo a questo punto, è anche perché abbiamo fatto spallucce su troppe cose proprio perché ‘esagerate’ (“ma mica li vorrai prendere sul serio, quelli? Non lo vedi che delirano”).
    Il fatto poi che la posizione ufficiale della Chiesa ovvero quella di rubricare i comportamenti ‘esagerati’, privati e pubblici, sotto la categoria di ‘peccato’ (e, in questo modo, avocare a sé il potere di condanna e di assoluzione di tutti noi), dimostra, secondo me, quanto in questo Paese ci sia bisogno di un’etica pubblica laica, che possa sganciarsi una buona volta dalle posizioni ufficiali della Chiesa senza pendere sempre dalle sue labbra, sia che dica cose con cui siamo d’accordo sia che dica cose che non condividiamo.

  16. D’accordo con te, Valeria.
    L’unico lato positivo che ho intravisto nell’esternazione è il fatto che mette a nudo i paradossi e le contraddizioni di chi si oppone all’autodeterminazione delle donne. E’ quasi divertente vedere come il vescovo e Ferrara, che stanno dalla stessa parte, ci definiscano ora come moraliste e ora come libertine. Forse involontariamente il vescovo finisce per rivelare tutte le contraddizione di una costruzione di falsa libertà, libertà degli schiavi, direbbe qualcuno, alla quale, giustamente, tante donne e con loro tanti uomini sono determinate/i a sottrarsi.
    La lettera merita probabilmente una risposta, nella quale forse andrebbe ringraziato per avere finalmente rivelato tutta l’artificiosità delle accuse di moralismo dei suoi amici e alleati.
    Ho ancora in mente alcune delle risposte al giornalista di Annozero durante la manifestazione di Ferrara, e quelle sì che mi hanno fato bollire il sangue.

  17. Infatti l’opposizione moraliste/libertine non prevede l’opzione ‘libere’, che per le donne pare non sia data, a meno di non circoscriverla entro la ‘libertà di mercato di vendere il proprio corpo’. Chiaro che anche in questo caso la qualifica che tocca alle donne che esercitano questo tipo di ‘libertà’ dipende moltissimo dal tipo del cliente che compra.

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