CRONACHE DA COURMAYEUR

Mezzo metro di neve, due soli computer a disposizione in sala stampa, fila alle mie spalle. Quindi, cronaca parzialissima.

La prima domanda al convegno sul Noir al potere riguarda il punto interrogativo da collocare subito dopo il titolo.

La pone Fabio Zucchella, in veste di moderatore. Risponde Giancarlo De Cataldo: “Davvero qualcuno pensa che esistano stanze blindate e videosorvegliate in due o tre case editrici dove alcune persone decidono che il noir deve diventare il vero pensiero unico? La prospettiva fa sorridere: basta scorrere le classifiche di vendita. Nulla di disdicevole, così come non è disdicevole chiamare noir scritture che non utilizzano quegli stilemi, ma semmai ne mantengono, in alcuni casi, il profumo. Probabilmente qualcuno si sente irritato dal fatto che la comunità di scrittori italiani che vengono definiti noir siano fra loro estremamente solidali: fenomeno anomalo in Italia dove abitualmente ci si accoltella.

Seconda domanda: E’ una citazione d’annata (1969), Oreste Del Buono nella prefazione a Milano calibro 9 di Giorgio Scerbanenco, quando parla della letteratura italiana “razzista e classista” e per questo mai popolare. Stantio ribadirlo, dice Zucchella, ma stantio anche che si debba continuare a rifletterci.

Carlo Lucarelli: Sono sempre stato diffidente verso l’idea che esista una élite evoluta che decide quali sono le cose e le letture che vanno bene e quelle che vanno male. I termini sono sbagliati. Sbagliati per gli scrittori, che dovrebbero utilizzare altri concetti. Noi scriviamo storie che ci piace raccontare non per un gioco di vendite e strategie o per indirizzare l’opinione pubblica. Anche i cosiddetti scrittori noir, quando iniziano a scrivere, non pensano di scrivere un libro noir. Pensare che siamo al potere significa pensare che esista una direzione generale che stabilisce cosa è letteratura e cosa no. Per quanto ci riguarda, ci sono scrittori che raccontano e lettori che leggono. Il potere esiste se lo eserciti. Non conosco scrittori che lo fanno. Semmai esiste un’investitura popolare che non ha a che fare con il potere, ma con la legittimazione.

Sandrone Dazieri: "In Italia non c’è una società letteraria degna di questo nome: altrove, per esempio nei paesi anglosassoni, il noir è addirittura in minoranza nella capacità di descrivere il presente. Scrittori come Foer, Ellis, Palhaniuk sono molto più efficaci nel descrivere il presente di qualsiasi scrittore di noir".

Questione posta da Loriano Machiavelli in un intervento scritto: “Il giallo non preoccupa più nessuno. Il Partito Nazionale fascista ostacolava il diffondersi della letteratura gialla perché ne aveva intuito la pericolosità; la ricca borghesia italiana del dopoguerra, con l’aiuto dei loro pensatori, confinava il genere nell’ombra e lo faceva passare per un gioco enigmistico privo di contenuti e stili perché ne aveva capito le potenzialità; la critica di sinistra, meno attenta, lo tollerava, ma con moderazione… Ci sarà stato un motivo! Quel motivo non c’è più e la letteratura gialla italiana gode del plauso e del consenso generali. Non fa più paura perché è diventata inutile. La società che raccontiamo nei nostri romanzi si è vaccinata e fatalmente l’affermazione del giallo (o del noir) è una sconfitta del genere. Non siamo più un possibile motivo di squilibrio, non siamo più un virus nel corpo sano della letteratura alta e quindi siamo autorizzati a parlare male della società nella quale viviamo”.

Marcello Fois, in chiosa: “La scrittura deve impegnarsi su cose che producano un oggi costante. La guerra. La stupidità degli umani. La difficoltà di essere civili. Quello che ci stiamo raccontando da tremila anni a questa parte. Questa secondo me è la letteratura. L’impegno, quando si dice, non è. Come per l’identità: quando ne parli non ne hai più. Per gli scrittori vale la stessa cosa. Gli scrittori servono per avere le parole giuste per dire le cose”.

Continua, ovviamente.

83 pensieri su “CRONACHE DA COURMAYEUR

  1. Il solo pronunciare la frase: “La letteratura DEVE impegnarsi su…” è una belinata. La letteratura non DEVE mai. Ogni scrittore è libero di cercare le proprie storie dove vuole, dentro o fuori di sé.

  2. Quello che dice De Cataldo fa sorridere e parecchio: ovviamente io sono del ***pensiero*** contrario, ovvero gli scrittori (di noir, gialli, ecc. ecc.) fanno fra loro ***lega***, come una sorta di mafietta. Ma in realtà, in genere, ogni genere ha la sua mafietta o club. Ciò spiegherebbe perché letto un giallo, è come l’avessi letti tutti: poi, oggi, tutti parlano di fascismo, allora lo stereotipo è quello di cacciare dentro al giallo una storia del periodo 39-45/46. E così si pensa che si faccia letteratura, che si sia contro. Poi c’è l’altro stereotipo che è tanto di moda: quello del sessantotto. In un giallo, uno ce lo fa entrare a forza. Non dico sia sbagliato, usare anche dei clichè. Ma il troppo stroppia.
    Circa Palahniuk: scrittore pessimo, adesso: ha scritto un solo buono romanzo, Fight Club. “Cavie” c’è voluta una gran bella dose di pazzia per mandarlo in libreria: una presa per il culo bell’e buona, ma che costa. Comunque, ciò ci dimostra che Palahniuk è bell’e finito: ma se s’era già capito dai tempi di “Ninna-nanna”.
    Meglio quei gialli americani che non hanno grosse pretese, tipo Michael Connelly. O se guardiamo agli italiani: Faletti. Non hanno pretese sinistre e sono ben scritti davvero: li si legge tutto d’un fiato. In quanto al noir, mi sembra che il solo bello uscito quest’anno “Cattivo sangue” di Franz Krauspenhaar – che appunto parla di cose che sa. E non di fascisti e nazisti, cioè di clichè abusati dentro al noir e ai gialli.
    Non ho più nulla da dire, ovviamente.
    Quindi, statemi bene: e godetevi il sabato.
    g.i.

  3. epperò… possibile che il racconto bruto della vita debba sempre partire da una qualche forma di eccezionalità? che il mistero …il “normale” mistero debba ammantarsi sempre di metafore omiciadiarie… quasi che di là o di qua da questo il “normale” racconto non sappia suscitare nessuna emozione?
    che la letteratura abbia bisogno di un salvifico bagno di … poesia?

  4. @ LISA
    Mi piacciono i libri ben scritti, e non seriali. Quindi anche i noir, se ben scritti e non seriali. Non è difficile da capire, mi pare. Mi piacciono molto i gialli anche, quelli scritti da Francesco Guccini e Machiavelli: però loro fanno Letteratura.
    @ WU MING 1
    RobertOOO m’ignori bellamente. ^____^ Ma che divertente! che sei, che siamo. Proprio come bambini a scuola che si fanno innocenti dispetti. 😀
    Io prendoooo aria fresca colla mia bellaaaa. E’ sabato. Usciteee di casaaa…
    g.

  5. “Probabilmente qualcuno si sente irritato dal fatto che la comunità di scrittori italiani che vengono definiti noir siano fra loro estremamente solidali: fenomeno anomalo in Italia dove abitualmente ci si accoltella”
    A’ Cata’, ma sei da scompisciarsi! E i bronci dei noiristi a Courmayeur proprio nell’anno del successo di Faletti? E Carlo Lucarelli che si produsse (per l’Unità o la Repubblica, boh) in un bell’articolo dove diceva che lui e gli altri scrittori di noir, cazzo, a cercare di far progredire un genere italiano e impegnato, e poi arriva Faletti a fare l’ammerecano e vende un botto e ci rovina la festa e il nostro lavoro di fini intellettuali (però artigiani, perché siamo pure modesti). Bile che schizza peggio del sangue in un film d’Argento.
    De Cata’, prima di, una riflessioncina no, eh? D’accordo che l’ambiente tra cure termali e mangiatone epocali di Courmayeur non giova alle attività del cervellino, però!

  6. Io credo che De Cataldo abbia detto giusto, ma bisogna leggere al contrario le sue affermazioni. Io sono convinto che certe operazioni editoriali siano pianificate a tavolino: non credo che il successo di Faletti o Brown non sia stato previsto. Ci mancherebbe!
    Crediamo forse che l’industria editoriale sia fatta da sprovveduti romantici che rilegano i libri a mano?
    Ovviamente questi successi eclatanti poi creano un traino pazzesco sul “genere” e lo si può vedere sugli scaffali, dove sono fioriti improvvisamente i serial killer più improbabili e i complotti storici più assurdi.
    Succede un po’ come gli squali che seguono le scie dei transatlantici.
    Tutt’altra cosa è il noir, e non mi stancherò mai di ripeterlo.

  7. Il mio discorso era diverso, sull’invidia e affermazioni avventate o anche solo del cazzo. Boh. Buone tavole rotonde (ben apparecchiate) ai courmayeuristi. Qui si (dis)fa il noir o si muore.

  8. se letteratura è tutto ciò che si scrive (mozzi, con convinzione dice che anche la lista della spesa è letteratura) allora il primo commento, quello sopra sopra sopra di angelini è condivisbile.
    se letteratura, invece, viene percepita come “quella cosa che diventa un manoscritto o un libro” penso abbia ragione invan roquentin (e già che ci sono: i blog sono letteratura?).
    lo so che sono paurosamente fuori tema…

  9. ho riletto lucarelli
    Ho riletto Lucarelli.
    Pensare che siamo al potere significa pensare che esista una direzione generale che stabilisce cosa è letteratura e cosa no.
    certo che c’è una direzione generale, filo conduttore che lega e collega tutte le case editrici: le vendite.
    perché si pubblica lucarelli e non la valduga?
    fra un po’ esce un mio libro. una casa editrice più grande, che me l’ha rifiutato, m’ha detto: stesso stile, scrivi o un giallo o un romanzo storico e ti pubblichiamo
    mia interruzione: andrebbe bene l’ottocento?
    bacchettata sulle dita: no, medioevo.
    confesso che sono stato indotto in tentazione.
    amen

  10. V., infatti non mi riferivo a te, ma caso volle che i nostri due post fossero attaccati. cmq condivido la tua riflessione. è cosa risaputa che quando ci vanno di mezzo i soldi le classifiche iniziano a volare i coltelli.
    chissà cosa avrà pensato Siviero, che aveva una marea di voti della “giuria popolare” e poi si è visto estromesso dalla cinquina finale del Scerbanenco.

  11. Guarda Sambliong, qui queste cose non le devi dire 1. perché non è vero niente e tu hai capito male e interpretato alla cazzo il discorso che ti hanno fatto, vai a letto prima la sera invece di drogarti 2. perché comunque non ti daremmo retta, non avresti seguito: discorsi come i tuoi si son sentiti migliaia di volte, tutti fatti da gente in malafede che non hanno i maroni per scrivere un capolavoro nel retrobottega di un rigattiere 3. perché se continui con questa lagna del mercato ti facciamo sparire sciolto nell’acido e guarda che qui non si scherza non è la prima volta che sciogliamo uno che parla troppo.
    Quindi adesso vergognati che hai detto una cosa del genere, vergognati e rivergognati e un’altra volta sii più grato a chi ti voleva aiutare.
    Comunque hai detto una cazzata. Una cosa che non è vera. Se tu sapessi scrivere un noir che forza il genere ora saresti con gli altri a sciare, invece stai a casa tua a lamentarti – ah ah poverino! – e gli altri sciano e mangiano la pasta col sugo di capriolo e te mangi a casa tua tristo e maldicente la pizza buitoni.
    Vergognati.
    Non dire mai più quelle cose.
    Se ti sentiamo ancora…

  12. Perché se si critica si è invidiosi e cattivi e in malafede e non si è capito niente e si ricorda male e meno male che ci sono i blog che smuovono almeno ventimila copie e tanto d’altro canto ha venduto La notte dei blogger, verooooo? Risposta: no. E mi spiace, ma no. Sarà che sono invidiosa, cattiva e in malafede. E piuttosto che Wu Ming 1 che sembra il vecchio professore di liceo, le do cinque, le do sei, le do cinque, le do sei e solo lui ha davvero capito Stephen King (puoi capire) e a proposito, quand’è che voi amedeiminghi fate ristampare a Einaudi il simpatico testo pedofilo uscito anni fa?, ecco, si diceva, piuttosto che Wu Ming allora Faletti che avevo tredici anni ma Catozzo era un mito, piuttosto Faletti, che se devo spegnere il cervello almeno lo spengo tutto.

  13. A me pare che non siate usciti affatto. Ma è sabato, per dio! dio, ovviamente, minuscolo, in minuscolo.
    Ora, veniamo a noi, con un commento scorticato, giusto per.
    Ho visto il film, Romanzo Criminale: ma che roba è? A ‘sto punto molto meglioo Er Monnezza, quello originale però, non il remake.
    Faletti sa scrivere, e bene: quale la ricetta del successo? Ha scritto un thriller come l’avrebbe scritto un americano. E ci è riuscito perfettamente. Gliene volete fare una colpa?
    Per dire ancora, per l’ennessima volta di King: “Colorado Kid” è una puttanata pazzesca. E la recensione di Wu Ming 1 è da piegarsi in due dalle risate. Peccato che non sia stata portata al Drive-In, con Vito Catozzo a leggerla in pubblico.
    Non nominate più “La notte dei blogger”: mi viene l’orticaria. Piuttosto leggo Liala, in eterno.
    g.

  14. Mi chiedo da dove venga tutto questo odio viscido e puzzolente per Loredana Lipperini e il suo blog. I troll sono una piaga che sta devastando la rete, purtroppo.

  15. @ V.
    V.: ti dico io chi si cela dietro “perplesso” e “tante grazie”: il solito Franco Melloni – che però è un nome inventato. ‘Sto tipo è solo una pulce con la tosse: non dedichiamogli attenzione. Comunque si firmi, questo Melloni, lo si sgama subito. Solo che non osa più firmarsi: e lo credo bene, dopo le figure meschine che s’è sparato e di cui si ride ancora.
    Parteggia per i soliti quattro gatti: tutti gli altri per lui fanno schifo. Insomma, un bossettino incallito.
    Saluti.
    g.

  16. yes, confermo: romanzo criminale è una gran cavolata.
    ma la notte dei blogger non l’ho letto, non posso dire, né posso dire di faletti di cui, però, mi stupisce il gran parlare bene ora e mi stupì (no: non mi stupì) il gran parlar male quando uscì io uccido.
    è diventato bravo?

  17. No, a dire il vero non so chi sia questo Melloni, ma vedo che Giuseppe Iannozzi lo nomina in continuazione, forse è il suo nemico immaginario, boh. Rimango perplesso, per tutto l’odio e il livore che trasuda dai commenti.

  18. @ sambigliong
    No, non è diventato bravo: però col suo secondo romanzo, ha dimostrato che non è stato solo un successo modaiolo. Sinceramente preferisco di gran lunga Faletti oggi, che non quando faceva il comico.
    “Romanzo Criminale” è ‘na cazzata pazzesca. Placido non è nuovo a operazioni di questo genere, come per il film su Dino Campana.
    “La notte dei blogger”: non ti perdi niente, eviti mal di pancia, te l’assicuro.
    g.

  19. Tutto, o quasi, bolle in questo calderone pazzesco di Internet che poi riversa il suo contenuto qua e là per terra a disperdere a disciogliersi evvia;
    mi pare di ricordare, tuttavia, che qualcuno o più di uno dopo “Scrivere sul fronte occidentale” proclamò da alto pulpito che il “noir” era il genere che più incarnava il momento storico attuale e che, quindi, si “doveva”, o era cosa buona e giusta per uno scrittore impegnato gettarsi nel noir a testa prima.
    Ecco.
    Mi pare che l’assunto, il programma sia stato abbracciato ed anzi propagato da editori e scrittori, spesso sconsideratamente in maniera epidemica.
    Non sono molto contento, invero.
    MarioB.

  20. Sambigliong, Alberto, stavo scherzando eh, facevo un po’ l’ironico perché parlare del mercato, delle “interdizioni finanziarie” agli autori, è in alcuni luoghi, tra cui lipperatura, un tabù. Mentre invece sono realtà e bisognerebbe capire fino a dove si spingono perché naturalmente non è automatico che diano vita a una “macchina” che strangola ogni fermento. Qualcosa sicuramente sì però…

  21. Rubo pochi secondi ad una connessione volante. Per dire una cosa sola: ho riassunto in un post per forza di cose non completo (ma l’ho fatto perchè ritenevo di poter rendere un servizio informativo a chi legge) brani di un convegno dove sono stati fatti interventi che a mio parere andrebbero valutati. Insultare chi li ha fatti è un esercizio sterile. Se intendete discutere, esprimere posizioni anche radicalmente critiche, questo spazio è stato e resta libero. L’insulto e il veleno, se me lo consentite, squalificano chi li diffonde e rischiano di dare ragione a chi sostiene che i blog altro non sono che il luogo della rissa senza costrutto.
    Non riuscirò a collegarmi di nuovo, probabilmente, prima di lunedì. Confido, perchè ci confido veramente, nella capacità di chi qui interviene di saper usare con intelligenza critica un luogo di incontro e anche di scontro, e non di renderlo uno sfogatoio.
    Grazie a tutti

  22. Rubo pochi secondi ad una connessione volante. Per dire una cosa sola: ho riassunto in un post per forza di cose non completo (ma l’ho fatto perchè ritenevo di poter rendere un servizio informativo a chi legge) brani di un convegno dove sono stati fatti interventi che a mio parere andrebbero valutati. Insultare chi li ha fatti è un esercizio sterile. Se intendete discutere, esprimere posizioni anche radicalmente critiche, questo spazio è stato e resta libero. L’insulto e il veleno, se me lo consentite, squalificano chi li diffonde e rischiano di dare ragione a chi sostiene che i blog altro non sono che il luogo della rissa senza costrutto.
    Non riuscirò a collegarmi di nuovo, probabilmente, prima di lunedì. Confido, perchè ci confido veramente, nella capacità di chi qui interviene di saper usare con intelligenza critica un luogo di incontro e anche di scontro, e non di renderlo uno sfogatoio.
    Grazie a tutti

  23. Frequentando questo blog, e avendo sempre davanti agli occhi la simpatica foto di Loredana, mi sono fatto l’idea di una persona non solo molto dolce, ma attenta, scrupolosa. Questo post me ne da conferma. Pur trovandosi in un momento di difficoltà per le condizioni pessime in cui si trova a lavorare a Courmayer, non ha tralasciato di suggerire alcuni temi che stanno emergendo al convegno.
    Guardate, che non si tratta di cosa da poco. E’ una testimonianza di grande affetto, di un legame con noi che l’accompagna sempre.
    Bart

  24. Maestra Loredana, non c’è reale veleno, credi. Qualche commentatore di blog si diverte a sbruffoneggiare come a scuola, soprattutto se non riesce a competere in profondità con i compagni più bravi e secchioni:-)

  25. Lucio, forse hai ragione, ma alla parola “competere” mi vien da scappare…meglio sarebbe non competere affatto (la gara delle argomentazioni non ha prodotto molto più di un sofismo degenerato, facendo qualche torto anche ai “sofisti seri”, a suo tempo)

  26. nel blog o fai interventi lunghi, che rischiano d’essere giustamente censurati poi dalla noia, oppure, quando si è didascalici, si corre il rischio di essere superficiali.
    cose che capitano a quelli come me, mai stati bravi o secchioni, anzi…

  27. Secondo me quando si parla di “insulto e veleno” bisognerebbe dire chi ha insultato e avvelenato, perché sopra trovo post duretti ma non mi pare ci sia l’insulto e il veleno. Boh, forse Iannozzi parla troppo facilmente di una cricca, però mi viene da pensare che a me questa cosa è stata ripetuta milioni di volte, anche da persone che in fondo stimi e non ti sei mai incazzata, quindi presumo che non sia quello il problema.
    D’altra parte in questo e nel colonnino precedente si è messo un po’ in dubbio la reale rappresentatività di questo convegno e dunque la possibilità di dire qualcosa di valido, ma questo rilievo rientra di diritto nel campo della critica.
    Come è critica il mio mettere in evidenza un post sopra che molto chiaramente dice: un funzionario di casa editrice ha chiesto di scrivere gialli o (in sostanza) cose medioevaleggianti: mi pare ci sia da meditare – Bart, tu che ne dici? Insomma da questo colonnino e dal precedente non emergano tutti questi “veleni” e “insulti”, ma se tu Loredana, con comodo, vuoi spiegare quali sono, io sicuramente te ne sarò grato.

  28. Insomma, torno alla mia critica, Loredana, tra questa cosa di de Cataldo che tu ci riporti:
    “Davvero qualcuno pensa che esistano stanze blindate e videosorvegliate in due o tre case editrici dove alcune persone decidono che il noir deve diventare il vero pensiero unico? La prospettiva fa sorridere
    e questo post di Sambigliong:
    “fra un po’ esce un mio libro. una casa editrice più grande, che me l’ha rifiutato, m’ha detto: stesso stile, scrivi o un giallo o un romanzo storico e ti pubblichiamo
    mia interruzione: andrebbe bene l’ottocento?
    bacchettata sulle dita: no, medioevo.”
    c’è indubbiamente una forte frizione. Credo Loredana che su questo tu dovresti prendere una posizione. E non solo tu.

  29. Ci sono stati insulti e veleni peggiori in altri post con la curatrice del blog presente e consenziente. Qui a onor del vero non mi sembra neppure ce ne siano stati. Courmayeur è un festival con tanti soldi (la Val D’Aosta è regione a statuto autonomo e ha casse ricche), pantofolaio e da racconti di vecchiardi intorno al fuoco (in confronto Cattolica era da intellettuali barricaderi). Chi scrive il contrario (“stati maggiori del noir”), e cerca di dargli un’importanza al di là dell’evento mondano da rivista patinata, scrive il falso.

  30. Barbieri, basta rileggere. Si è dato del mafioso e del decerebrato a De Cataldo, e si è accusato Wu Ming 1 di pedofilia. Poi, come al solito, si è detto che questa cosa fa schifo e quel tale è un idiota etc., senza mai motivare. Un classico. Tutto questo, guarda caso, portato avanti da scrittori che non riescono a farsi pubblicare.

  31. Al di là di tutto, mi stupisce sempre questo accanirsi sui generi e sugli autori che ci rientrano ( a forza o meno). Credo, essendo pure io uno scrittore-in erba!-, che quando un autore scrive un libro non stia lì a pensare: ma il mio libro è un noir? Un giallo? un Verde?
    Un autore prma di tutto pensa alla storia da racconare, e a come raccontarla.
    Poi se la critica lo include, giustamente o meno, nella cerchia sfilacciata del noir oppure in quella dei gialli da spiaggia, non credo sia poi così importante.
    Va bene dare delle definizioni di genere, però accapigliarsi su un autore o un’opera, per definirla o meno noir non mi sembra sensato. Piuttosto se la storia è buona ed è scritta bene–> quello sarà un bel libro, noir o meno.
    Poi, forse, dietro ci può essere una “matrice” commerciale, sia da parte dell’autore che degli editori e della critica, ma questa è un’altra storia (o no?).

  32. Il fatto che chi si rade usi il rasoio, e che tutti i barbieri usino il rasoio, non significa che tutti quelli che si radono vanno dal barbiere (ci sono quelli che non usano il rasoio del barbiere, ma il proprio). Analogamente, il fatto che alcuni libri (poniamo i noir) vendano più di altri (facciamo finta che sia vero), e che tutti gli editori cerchino di orientare il pubblico per vendere i loro libro (fingiamo di nuovo che sia vero), non significa che tutti i libri che vendono decentemente sono frutto di una pianificazione o di un pre-orientamento dell’editoria e del mercato (alcuni libri vendono, o hanno successo, per merito proprio e per libera scelta del pubblico).
    Similmente, se un certo numero X di individui (fossero anche la maggioranza) sostengono (senza verificare i dati) che certi libri (poniamo i noir) vendono più di altri non significa che la loro affermazione è vera: significa solo che un numero X di individui parla per sentito dire, senza partire da dati di vendita, come invece mi sembra faccia De Cataldo.
    E d’altronde: affermare che TUTTI quelli che scrivono “per generi” sono funzionale al mercato perché, conseguentemente, vendono (non importa se la II affermazione non è vera) porta a questo paradosso [Adorno mi perdoni per la caricatura della sua logica che sto per fare]: anche quelli che non scrivono “per generi” e, conseguentemente, non vendono sono funzionali al mercato, perché definendolo in negativo lo strutturano meglio. Ragionando così è evidente che non si arriva a niente, perché ogni affermazione è al tempo stesso vera e falsa. La conseguenza autentica di questa logica sarebbe quella di tornare a scrivere sui samisdaz, sui tatzebao, sui foglietti volanti come estrema protesta. Però c’è un’altra conseguenza, molto più praticabile: poiché ogni afermazione è vera-falsa al tempo stesso, si può dire tutto e il contrario di tutto, soprattutto senza aver letto i libri di cui si parla.

  33. Ma quali commenti al veleno! Non diciamo cavolate: ci son stati quelli al veleno, ma c’era la Lippa presente, e consenziente, come già si è fatto notare.
    Poi, al solito, il problema è che se dici male di un autore italiano… bene, ecco che ti si stringono tutt* alla gola. Non è una novità. Un vizio italiano. Completamente, di piena pena… per non dire di censura. Ma se lo dicessi – non che non l’abbia già fatto, pure qui e adesso -, tosto verrei accusato di qualcosa. In simili condizioni, mi chiedo a che servono i commenti. Anzi, la libertà di parola. A niente: in quest’era berluskoniana, dove ognuno si fa Berluska di sé stesso. :-(((
    Però, avessi detto: ma quanto sono belli e bravi tutti gli autori di questo post. Nessuno, sicuramente avrebbe avuto motivo di lamentarsi.
    Per me, AMEN.
    Avvertitemi casomai quando libertà sarà liberata.
    g.

  34. Vabe’, V. per esempio ha scritto “il simpatico testo pedofilo […]” però mi pare che si riferisca ai bambini di satana in uno stile da invettiva, ma non per sostenere che tizio o caio è pedofilo (a proposito, perché einaudi non lo ristampa?). Ovviamente Giovanni quello che V. dice è politicamente scorretto, però non mi sembra così terrificante. E d’altra parte è vero quello che lui stesso dice: “qui Ci sono stati insulti e veleni peggiori in altri post con la curatrice del blog presente e consenziente.” pensa solo a quello che è stato detto contro Iannozzi solo perché aveva osato intervistare Parente: nessuno mosse un dito allora.
    E d’altra parte non si potrà sempre togliere il terreno sotto i piedi a chi dice qualcosa in controtendenza, non si potrà dire sempre: è un autore mancato, è un imbecille, è un facinoroso, è uno di un’altra cricca ecc. ecc.
    Ogni tanto bisogna rispondere. Qui sono state fatte due questioni: 1 perché sono stati invitati scrittori che non scrivono noir e non sono stati invitati scrittori che li scrivono; 2. una posizione rispetto alla testimonianza sopra, cioè che una grossa casa editrice chiede di scrivere gialli altrimenti non si pubblica.
    Non credo che rispondere sia così complicato.

  35. Girolamo, vedo che hai fatto un “brillante” inizio di post alludendomi, ti faccio i miei complimenti. Ma la questione è un’altra: secondo te è vero che uno scrittore esordiente al telefono con il responsabile di collana di un grande editore possa sentirsi dire: scrivi un giallo o un libro sul medioevo così te lo pubblichiamo?
    Oppure secondo te è una fesseria colossale e telefonate simili non esistono o sono infinitesimali.

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