CROWDSOURCING E ALTRE STORIE

Iniziativa interessante che ho segnalato sabato sulla rubrica: si chiama One Book One Twitter ed è stata ideata da Jeff Howe, collaboratore della rivista Wired e autore del saggio Crowdsourcing (in poche parole, indica la condivisione di un progetto – o di un prodotto – da parte di un gruppo di persone, via web). Si tratta di commentare un libro via Twitter: il titolo prescelto dagli utenti è American Gods di Neil Gaiman, che ha battuto di molte misure Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, Mattatoio 5 di Kurt Vonnegut, Canto di Salomone di Toni Morrison e Il dio delle piccole cose di Arundhati Roy. Sul suo blog, Gaiman ha raccontato di essere soddisfatto a metà: “perché American Gods è un libro che divide. Alcuni lo amano, ad alcuni piace, altri lo odiano”.
Altra storia interessante, da raccontare a chi pensa che pubblicare in rete faccia diminuire le vendite dello stesso testo in formato cartaceo. Dmitry Glukovsky ha cominciato a pubblicare Metro 2033 su Internet nel 2002: è un romanzo di fantascienza dove gli ultimi sopravvissuti alla guerra atomica si sono rifugiati nella metropolitana di Mosca (dove l’autore trascorreva lunghe ore per andare a scuola). Rifiutato dagli editori, Metro 2033 è stato modificato grazie ai suggerimenti degli navigatori e infine diffuso anche su carta nel 2005. Quattrocentomila copie vendute, due milioni di download, un videogioco, traduzioni in quindici lingue. Da pochi giorni anche in italiano, grazie all’editore Multiplayer.it. Non male, no?

10 pensieri su “CROWDSOURCING E ALTRE STORIE

  1. La cosa che trovo assolutamente più entusiasmante di questa dimensione è che la rete permette di democratizzare il rapporto con l’arte.
    Chi ce lo doveva dire che le persone volessero commentare più Gaiman che Vonnegut?
    Però è un fatto, e ci dobbiamo fare i conti.
    Questo non vuol dire auspicare la dittatura della massa , è chiaro che oggi Paris Hilton ha più seguito di Frida Khalo o della Callas, ma questo certo non puo’ cambiare gli oggettivi rapporti di forza tra il mondo della cultura concreta e quello della popolarità.
    Pero’, dopo Wharol è ormai consolitato che indubbiamente le icone che affollano il nostro mondo aquistano vita peso e valore, non si discute.
    Il bello è che d’altra parte questa relazione popolare diretta dell’opera ci permette di scardinare i meandri schizofrenici del marketing che troppo spesso portavano gusto e realtà su binari assolutamente diversi, per cui il mondo che distribuiva le opere imponeva una musica ben diversa dalla realtà di autori e fruitori.
    Buona giornata a tutti.
    Spero di non aver portato troppo il discorso altrove.
    Daniele

  2. insomma la rete è satana (quando mette a repentaglio la sacralità cartacea a mezzo e-book; Eco dirà che la carta è ancora il miglior mezzo per raccontare una storia e lo sarà ancora per 1000 anni…) oppure il paradiso quando ci permette di condividere un progetto e farlo crescere titillando di contributi e punti di vista differenti i nostri neuroni?! 😉

  3. e book per egocentrici che poi commentano, postano (?), chattano, recensiscono? Non ce la caviamo già egregiamente nel cazzeggio?

  4. intervengo solo per specificare che la Multiplayer.it non va poi tanto ringraziata: ha fatto tradurre Metro 2033 a partire dalla traduzione inglese… una traduttrice dal russo è stata contattata per fare un confronto con l’originale, ha trovato parecchi strafalcioni, e ancora aspetta di essere pagata…

  5. Credo che questo commento non sia pertinente poichè probabilmente non si è ben informati dei fatti e delle dinamiche che ci sono attorni alle licenze internazionali per le pubblicazioni; invito Luisa ad informarsi meglio prima di denigrare il lavoro degli altri!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto