Per chi ancora non lo sapesse, Gaiman è stato accusato di violenza e molestie da una decina di donne. Ora, premesso che i chiaroscuri esistono, non sembrano esserci molti dubbi su quanto viene raccontato. Né sull’uso del potere e della fama per ottenere quel che si vuole, anche di fronte a rifiuti reiterati.
Ho sempre amato i libri, i fumetti, le storie, e persino i discorsi pubblici di Gaiman.
So perfettamente che è ingiusto e persino pericoloso pretendere dall’artista un comportamento etico: la letteratura vive di ombre, appunto, e vive anche dei fantasmi nerissimi che si agitano in ognuno di noi, che li si metta a tacere o meno.
Eppure, a caldo, continuo a chiedermi la ragione di quello che avverto come uno scollamento. Puoi immaginare speranza, e dare speranza, e insieme obbligare una ragazza, in modo orribile anche, a fare sesso? Hope, come dice Sandman a Lucifero nell’ultima sfida del loro duello. Hope, anche all’inferno. Certo, si può. Guai a chi mette sotto una lente le vite di chi scrive. Continuo ad amare i libri di Rowling anche se non concordo in nulla con le prese di posizione pubbliche di Rowling. E sicuramente continuerò ad amare i libri di Gaiman.
Ma l’orrore e il disgusto rimangono.
E in questo momento, continua a venirmi in mente lo scrittore Richard Madoc che, in Sandman, stupra la musa Calliope per avere ispirazione per le sue storie. Parallelo sbagliato, sicuramente, ma l’appassionata che è in me lo sta vivendo, a caldo, come un sogno infranto: è umano attribuire a chi crea la bellezza delle sue opere. Umano ed errato, come dimostra mezza storia della letteratura.
Ma lasciatemi la tristezza, almeno per un po’.
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What I say is, a town isn’t a town without a bookstore. It may call itself a town, but unless it’s got a bookstore, it knows it’s not foolin’ a soul.”
Questo è Neil Gaiman, in American Gods. Ci ripensavo stamattina chiedendomi cosa avremmo detto, Federica Manzon, Rosella Postorino e io questo pomeriggio alle 19 alla Libreria Feltrinelli di Largo Torre Argentina, che giusto oggi si rinnova e apre nuovi spazi per gli incontri.
Così mi è venuto in mente Neil Gaiman e la sua famosissima lectio magistralis tenuta undici anni fa sulla lettura e sui libri.
Dove dice fra l’altro: “Abbiamo l’obbligo di rendere le cose belle. Non lasciare il mondo più brutto di quanto lo abbiamo trovato, non svuotare gli oceani, non lasciare i nostri problemi alle generazioni future. Abbiamo l’obbligo di pulire dopo il nostro passaggio, e non lasciare ai nostri figli un mondo che in maniera miope abbiamo incasinato, deprivato, menomato.
Abbiamo l’obbligo di dire ai nostri politici cosa vogliamo, e di votare contro i politici – di qualunque parte siano – che non capiscono il valore della lettura nella creazione di cittadini consapevoli, e che non vogliono agire per preservare la conoscenza e incoraggiare l’alfabetizzazione. Non è una questione politica, è una questione di umanità”.
Ecco: le librerie e le biblioteche sono i luoghi dove noi che scriviamo e parliamo di libri dobbiamo essere. Per incontrare, per presidiare. Per essere, appunto, umani.
Ci vediamo più tardi.
Fallite, sbagliate, fate quel che desiderate, ma fate della buona arte: il discorso di Neil Gaiman ai laureati. “Tuo marito scappa? Fai della buona arte. Gamba schiacciata e poi mangiata da un boa constrictor mutante? Fai della buona arte. Il gatto è esploso? Fai della buona arte. Qualcuno su Internet pensa che quello che fai sia stupido o malvagio o è già stato fatto prima? Fai della buona arte. Probabilmente le cose si sistemeranno in qualche modo, e alla fine il tempo toglierà il suo pungiglione, ma non importa. Fai ciò che solo tu sai fare meglio. Fai della buona arte.”
“Noi tutti – adulti e bambini, scrittori e lettori – abbiamo l’obbligo di sognare ad occhi aperti. Abbiamo l’obbligo di immaginare. È facile fingere che nessuno può cambiare nulla, che ci troviamo in un mondo in cui la società è…
Iniziativa interessante che ho segnalato sabato sulla rubrica: si chiama One Book One Twitter ed è stata ideata da Jeff Howe, collaboratore della rivista Wired e autore del saggio Crowdsourcing (in poche parole, indica la condivisione di un progetto –…
In agosto, Neil Gaiman ha detto basta: basta con i vampiri, in particolare. Lo ha detto a Entertainment Weekly: “I vampiri vanno a ondate, e non c’è dubbio che siamo dentro una di quelle ondate”, ha detto, augurandosi un silenzio…