DA DOVE RIPARTIRE

Domani, ore 18. Tuba. Via del Pigneto 19. Con Chiara Lalli. E tutti coloro che vogliono discutere sui punti da cui partire. Nel frattempo, ricevo e pubblico questo documento dell’Aied. Se ne parlerà, eccome.
Oggi si abusa del termine “sessualità”, ma la domanda è: se ne parla davvero?
L’AIED – Associazione Italiana per l’Educazione Demografica ha quasi 60 anni e da sempre sostiene che l’educazione sessuale nelle scuole sia necessaria per una società civile, un diritto dei giovani ad avere risposte e chiarimenti e un dovere delle istituzioni nell’informare.
Oggi i corsi sono sempre meno frequenti a causa del taglio dei fondi all’istruzione, ed è questo che vogliamo denunciare raccontando la nostra esperienza e sollevando alcune dinamiche che destano preoccupazione.
L’AIED lavora nelle scuole elementari, medie e superiori attraverso le figure professionali di medici ginecologi e psicologi, a cui si aggiunge anche l’avvocato per i ragazzi più grandi.
Le modalità con cui affrontiamo i temi e le domande che ci pongono gli studenti cambiano, ad esempio tra i bambini delle elementari la gravidanza è molto sentita, mentre tra i ragazzi le curiosità più evidenziate riguardano l’avvicinamento all’altro sesso e le MST (Malattie Sessualmente Trasmissibili), ma comunque tocchiamo tutti gli argomenti sensibili.
Tra le tematiche affrontate durante il nostro corso l’anatomia e la fisiologia dell’apparato genitale, i cambiamenti che avvengono durante la crescita, l’identità di genere e il ruolo che rivestono l’uomo e la donna nella società, la sessualità, la prevenzione, le malattie sessualmente trasmesse, il consultorio e le attività che gestisce.
Il percorso AIED di educazione sessuale nelle scuole, che consta di 6 incontri, non vuole essere di tipo cattedratico, coinvolgiamo infatti gli studenti mettendoli al centro della scena, non chiedendo mai una esposizione personale, ma cercando di partire dalle esperienze condivise, non limitandoci a passare informazioni o a correggere notizie distorte, ma aprendo discussioni che portano all’affermazione di comportamenti virtuosi e ad una maggiore consapevolezza.
L’obiettivo dell’AIED è spingere ad una lettura critica dei messaggi collettivi, smontare gli stereotipi, discutere insieme agli studenti dell’immagine proposta dell’uomo e della donna e della relazione uomo-donna.
Proviamo ad offrire una visione complessiva della realtà, dalle dinamiche e servizi che possono caratterizzare le grandi città fino ai piccolissimi centri.
I modelli oggi proposti sono raccapriccianti. Spingiamo i giovani a esprimere la visione che hanno della realtà e le concezioni consapevoli e/o inconsapevoli che proiettano sull’altro.
Ad esempio chiediamo come dovrebbe essere il “vero” uomo e la “vera” donna e se queste due figure hanno aggettivi caratterizzanti trasversali. Si arriva al punto in cui, scavando, è difficile trovare delle specificità maschili e femminili. Sembra, parlando con i ragazzi, che l’unica alternativa ad una diversità declinata nei termini di inferiore/superiore, sia una sorta di modello neutro dove si perde il valore della differenza e quindi della ricchezza dell’incontro.
Relativamente al tema dei rapporti sessuali, affrontiamo, attraverso delle specifiche attivazioni, timori e aspettative. Ciò che risulta evidente è che il proprio partner viene spesso considerato come giudice piuttosto che come complice. L’AIED cerca di far riflettere sul valore di una esperienza condivisa che può essere occasione di crescita e di piacere reciproco.
Abbiamo visto che le paure che riguardano la possibilità di restare incinta e di contrarre malattie sessualmente trasmissibili sono molto diffuse come se questi eventi non fossero evitabili. L’AIED cerca di trasmettere il messaggio che non è assolutamente così e che esistono sistemi che offrono una sicurezza totale che può far vivere il rapporto serenamente.
Tra gli argomenti che affronta la figura dell’avvocato quello della sessualità dal punto di vista legale, l’evoluzione delle leggi e il cambiamento nella culturale fino ad arrivare al nuovo diritto di famiglia in vigore ormai dal ’75, la legge sulla violenza sessuale, la 194 del ’78 che vede l’ammissibilità morale dell’interruzione volontaria di gravidanza.
L’AIED ha una lunga esperienza e ciò che ci è capitato di notare è che i genitori dei bambini di scuola elementare a volte non comprendono a pieno le nostre lezioni di educazione sessuale, vedendo i loro figli sempre troppo piccoli per affrontare determinate tematiche. Questa valutazione però non trova riscontro nelle domande spesso molto specifiche che ci arrivano dai bambini stessi. I piccoli parlano della sessualità tra loro, non avendo un confronto con persone più grandi, spesso manca la possibilità per loro di cogliere la ricchezza affettiva ed emozionale della sessualità, limitandosi magari ad un interesse morboso per certi aspetti molto parziali
Ci rendiamo conto che la mentalità sulla sessualità e sulla relazione uomo-donna è identificata con un sentimento di sopraffazione e di percezione persecutoria sull’identità femminile, perciò è fondamentale ridare dignità alla sessualità e ricostruire un linguaggio corretto. Se non si lavora con i giovani fin dalla più tenera età sarà difficile smontare le dinamiche interne ed esterne distruttive che minano la possibilità di viversi la propria dimensione sessuale con soddisfazione e serenità e di creare un equilibrio stabile e una relazione costruttiva tra uomo e donna.

12 pensieri su “DA DOVE RIPARTIRE

  1. Trovo che l’educazione sessuale possa e debba partire dalle elementari. So che l’esperienza personale non è da tirare in ballo, ma per me è stato importantissimo che in quinta elementare la nostra maestra ci abbia fatto un lungo modulo di educazione sessuale. La mia consapevolezza su questi argomenti è partita proprio da lì. In quel caso erano stati i nostri genitori a chiedere che le maestre affrontassero questo discorso, e mi dispiace leggere che invece in molti altri casi lo ostacolino. L’educazione sessuale è importante per i ragazzi! Sosteniamola!

  2. PAROLE SANTE.
    “Ci rendiamo conto che la mentalità sulla sessualità e sulla relazione uomo-donna è identificata con un sentimento di sopraffazione e di percezione persecutoria sull’identità femminile, perciò è fondamentale ridare dignità alla sessualità e ricostruire un linguaggio corretto. Se non si lavora con i giovani fin dalla più tenera età sarà difficile smontare le dinamiche interne ed esterne distruttive che minano la possibilità di viversi la propria dimensione sessuale con soddisfazione e serenità e di creare un equilibrio stabile e una relazione costruttiva tra uomo e donna.”
    E aggiungo: se non si lavora bla bla, sarà difficile che il giornalista di turno avrà la sensibilità e la coscienza per non parlare di delitto passionale, sarà difficile che una società intera non si scagli con lo stupratore di turno senza capire che si è stati passivamente conniventi nel momento in cui non si è discusso, contrastato, problematizzato il “modello” femminile e il modo di rapportarsi ad esso anche in quei luoghi in cui i modelli appunto non sono stati minimamente intaccati, sarà difficile che per la mamma infanticida si dirà: cazzo, forse si poteva evitare. Sarà difficile capire che quello che per molti è superfluo, in realtà è la sostanza. (Loredà, una cosa: hai letto il tristissimo e antipaticissimo articolo del Corriere http://lettura.corriere.it/se-il-moralismo-e-donna/ ? Uff.)

  3. Di tanti aspetti importanti di questa educazione, oggi mi sento di sottolineare il valore di prevenzione della violenza di genere in tutte le sue forme, e non è poco.
    Ho trovato “Leggo” in metropolitana stamattina, e per una volta ho visto articoli pensati meglio di quelli del Corriere. Si parla di cifre da incubo per le donne uccise, e si cita il direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale della Sapienza, che spiega che gli uomini patiscono l’autonomia e l’uguaglianza delle donne. La lotta contro gli stereotipi, l’insegnamento dell’accettazione reciproca sono uno strumento per rivelare le radici della violenza di genere, e spero un giorno estirparle.

  4. “la 194 del ‘78 che vede l’ammissibilità morale dell’interruzione volontaria di gravidanza”. Ammissibilita’ morale? Ma non sono passati 5 secoli da quando Machiavelli ha separato morale da legale?
    Inoltre si dice: “Sembra, parlando con i ragazzi, che l’unica alternativa ad una diversità declinata nei termini di inferiore/superiore, sia una sorta di modello neutro dove si perde il valore della differenza e quindi della ricchezza dell’incontro”. Ma la ricchezza dell´incontro in una coppia sta nella realizzazione delle differenza sessuale?? Sbaglio o e´quello che sostiene la Chiesa cattolica per condannare l´omosessualita’??

  5. Loredà, forse m’hai frainteso, il senso del mio citare quell’articolo era come quando ti invio certi articoli via mail e ti dico: Oddio Loredà, come dobbiamo fa (se la gente pubblica certe cazzate)? 🙂
    Capito?
    cmq , a proposito di morale, mi viene da dire questo (e perdonami l’off topic iniziale)prendo a pretesto parte del commento di simone per sollevare una domanda: qualche sera fa ero a cena con amici progressisti e laici e di sinistra, e inoltre infermieri dunque persone ogni giorno chiamate in prima persona ad esprimere concretamente la sostanza e l’orientamento del loro pensiero. Si parlava di infanticidio e si discuteva della legge italiana, ovvero del fatto che essa riconosca come infanticidio solamente l’omicidio commesso entro pochissimo tempo dal parto ( e dunque la pena in quel caso mi pare vada dagli 8 ai 12 anni). per il resto, è omicidio. insomma io sostenevo che se da un lato è ovviamente giusto che un uomo colpevole sconti una pena, e che venga quindi condannato, dal punto di vista morale non trovo sia giusto appunto trovare il capro espiatorio che incarni il male, di contro alla schiera di “buoni” che attendono l’esecuzione. loro ribattevano alla mia tesi che invece è giustissimo in questi casi che scatti anche la condanna morale, perchè dal loro punto di vista ANCHE moralmente la cosa va sanzionata. al che insomma ho cominciato a riflettere. dato che ho molto a cuore il fatto che in questi casi non scatti il giudizio morale (ne ha parlato zaub in uno dei suoi ultimi post, quello sulla pedofilia), che vuol dire “morale”? in che modo il mio amico che stimo e di cui mi fido sosteneva che sia giusto, e per me no? sosteneva egli che “è corretto e educativo” che il colpevole venga considerato tale, e che le sue azioni non vengano fatte passare troppo come conseguenze di una situazione e dunque giustificate? dal mio punto di vista, in un certo senso, è tautologico affermare che una mamma infanticida sia colpevole. a cosa serve sottolinearlo? che tipo di guadagno positivo ne trarrebbe la comunità? forse il mio amico intendeva “è giusto dire che quella persona è stata “cattiva”? è giusto mettere in evidenza le azioni distruttive per la comunità?” e di nuovo, non è qualcosa di autoevidente nel momento in cui la stessa donna compie quel gesto? non è un’autodenuncia?
    e poi rispondo a simone:
    quella frase sta ad intendere che questa mentalità molto politically correct e soprattutto che non osa parlare delle cose per quello che sono, nelle loro differenze, teme appunto di sconfinare in altrettanti modelli e dunque cosa fa? parlando di maschietti e femminucce, riduce il tutto ad un essere simili. cioè appunto neutralizza le differenze. è un qualcosa che mi fa pensare come ad un processo di mentalizzazione dell’essere uomo o donna, come se il passaggio filtrante entro le colonne del pensiero restituisse un “essere” desessualizzato e dunque uguale al suo evidentemente “diverso”. cioè, è quella cosa un po’ scema per cui se vai a mangiare in un posto diverso dal tuo, ti astieni dal fare i paragoni con la tua cucina, come se fosse offensivo, e “fai finta” che tanto tutto il mondo è paese. il discorso dell’omosessualità non c’entra molto, perchè è giusto che anche un bambino maschio potenzialmente omosessuale capisca comprenda cosa è una donna, e impari a relazionarvisi, e viceversa. non è che l’educazione sessuale serve soltanto a riprodursi e ad accoppiarsi nel modo migliore possibile, eh. non è qualcosa di funzionale solamente per la coppia, anzi! è proprio questo il punto centrale, che sia una cosa necessaria alla comunità intera, ovvero che sia utile per permettere che gli individui di una comunità di persone diverse fra loro anche dal punto di vista sessuale siano capaci di interagire in modo corretto e rispettoso, e sano, anzichè patologico e squilibrato.

  6. Si può sapere a che titolo l’associazione pretende di fare dell’educazione “demografica”? Nel senso che porta scientemente un valido contributo al crollo delle nascite? Inoltre, mi viene il sospetto che anche “educazione” sia un termine poco appropriato. Mania del controllo, mi pare meglio.
    La scuola dovrebbe servire, almeno in teoria, a rendere appetibili le cose noiose, e non a rendere noiose le cose appetibili.

  7. @ Laura:credo di aver capito poco di quello che ha detto.
    Sinceramente l´unico problema che non manca alla societa’ odierna e´vedere le persone come sessuate. Il punto sono le conseguenze di questa visione.

  8. simone.
    tu, in relazione a “Sembra, parlando con i ragazzi, che l’unica alternativa ad una diversità declinata nei termini di inferiore/superiore, sia una sorta di modello neutro dove si perde il valore della differenza e quindi della ricchezza dell’incontro”, hai scritto:
    Ma la ricchezza dell´incontro in una coppia sta nella realizzazione delle differenza sessuale?? Sbaglio o e´quello che sostiene la Chiesa cattolica per condannare l´omosessualita’??
    e io ti ho risposto
    guarda che l’educazione sessuale non è qualcosa che mira a “sessuare” nel senso di DIVIDERE, nel senso di dire rosa/celeste, barbie/trenino. Noi siamo diversi in un senso effettivo, non è un’opinione. Questo non ha niente a che vedere con tutto il discorso ad esempio del pensiero della differenza alla Irigaray. Ora. se tu pensi che fare educazione sessuale significhi che sia meglio evitare il discorso sul fatto che ai maschietti da secoli vengano inculcate delle cose, oppure che alle femmine altrettanto, e che la cosa si risolva dicendo siete tutti uguali, mi pare un modo per non affrontare e risolvere nulla. mettiamo che tu avessi una figlia che ti dice voglio il “dolce forno”? non ti solleverebbe delle domande? oppure una figlia che sviluppa precocemente e che da un lato mostra istinti di esibizionismo tipici di quell’età, ma al tempo stesso manifesta una poca coscienza del suo corpo. tu che faresti? neutralizzeresti quelle spinte che in quel caso ti parlano di “femminile”, e ne faresti una questione neutra?
    ribadisco.
    e poi, chi ti dice che ad un omosessuale non sia necessario un’educazione al sesso? un’educazione che sostenga il peso di certi schemi, che la affronti e la respinga? il problema della società odierna non è affatto quella che io sono femmina e tu maschio. il problema della società odierna è che io, anche in quanto femmina, DEVO e NON devo una serie di cose che la società si aspetta da me. e certamente questo carico di cose che da me si aspettano non verrà ridimensionato nascondendo sotto i pantaloni le mie cosce tonde.
    Laura.

  9. Un articolo autopromozionale questo dell’Aied, abbastanza convincente, ma di una vaghezza sospetta. Ho cercato di capire un po’ meglio chi fossero questi signori, ed ecco che su un loro sito trovo una promozione per una loro serie d’incontri dal titolo” – Piacer mio-, che a partire dall’8 marzo ( festa della donna) e pensato come un regalo per le donne stesse, affronta le seguenti tematiche: il desiderio sessuale, l’orgasmo femminile, l’orgasmo di coppia, la masturbazione femminile e l’uso dei sex toys (anello vibrante, massaggiatori vibranti, vibratori).”
    Il che oltre a scandalizzare i bacchettoni come me, rende bene l’idea di sessualità che hanno questi signori.; del tutto sbagliata perché oltre a dissociarla dalla procreazione, la staccano pure da ogni relazione con l’altro, (relazione con l’altro) che oltre ad essere degradante in di per se, ritengo possa anche questa, essere origine di comportamenti degradanti e violenti verso quell’altro che non riconosciamo più.
    Per tornare all’articolo postato qui su Lipperatura, scorrendo il programma di educazione che vorrebbero farsi finanziare nelle scuole, noto anche alcune pecche, forse di presunzione, come quella che all’aied conoscerebbero “sistemi che offrono una sicurezza totale che può far vivere il rapporto serenamente.” Che in effetti sembra la pubblicità del wcnet.
    E poi mancano anche del tutto i riferimenti a parole come “paternità o maternità, ma qualcosa di positivo sfugge anche a quelli dell’aied così possiamo leggere che “tra i bambini delle elementari la gravidanza è molto sentita.” Nel senso che i bambini associano naturalmente la sessualità a parole come papà e mamma. ( Futura)
    Ciao,k.

  10. K.
    perchè parlare di orgasmo femminile, di sex toys e masturbazione stacca la sessualità dalla relazione con l’altro?
    in parole povere povere: io scopo molto, mi piace. mi piace anche conoscere il mio corpo e raggiungere orgasmi da sola, con le mie mani o con l’ausilio di sex toys. prima di farlo raramente raggiungevo l’orgasmo, ora molto di più.
    mi capita spesso di avere relazioni saltuarie, a volte ci si innamora, spesso no.
    considero tutti gli uomini con cui mi capita di stare divertenti, intelligenti, interessanti e interessati, colti, belli in tutti i sensi…
    con coscienza portiamo avanti una relazione che ha come fondamento l’appagamento sessuale ma che non trascura MAI la persona, la conoscenza e il rispetto dell’altro.
    in questo non ci vedo degrado, non ci vedo nessuna possibilità di violenza o di non riconoscere l’altro.
    io penso che il degrado nelle relazioni sia ben altro. c’è degrado nelle famiglie che crescono figli nell’odio reciproco. c’è degrado nell’amore che si trasforma in odio, che sfocia in violenza.
    non è il sesso il problema. ma lo può diventare nel momento in cui non c’è educazione alla sessualità vissuta come benessere.
    e lo diventa nel momento in cui chi si vive la propria sessualità serenamente e allegramente viene visto come degradato e, se donna, come puttana (non mi sto’ riferendo a te)

  11. Viola, ognuno ha la sua storia, e le sue esperienze più o meno allegre da passare “ognuno come gli va”, è inevitabile che sia così. Dovendo però immaginare un progetto di educazione da fare ai ragazzi, è mia opinione che si debba averlo questo progetto, e per me non può essere quello dell’Aied, quello di una sessualità svilita a livello di piacere individuale, che parifica ( degradandola) la relazione con una persona a cui vuoi bene, alla masturbazione o all’uso di oggetti di gomma. oggetti inanimati da cui trarre piacere;l’analogia è fin troppo semplice, diventano oggetto ( del nostro piacere) anche le persone le donne, gli uomini o i bambini, e in quanto tali desiderati i, pretesi, o abbandonati. Non per tutti è così, brava te che riesci a mantenere sempre rispetto, ma secondo me è un modello pericoloso, che non proporrei a nessuno.
    ciao,k.

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