OTTO MARZO: A NOI LA FESTA, A VOI LA PAROLA

6812354093_85ac3522fd_zSarebbe bello che per questo Ottomarzo le cose andassero un po’ diversamente. Che per una volta non toccasse alle donne elencare di tutti i guai causati a questo Paese da un’irriducibile “questione maschile”: il monopolio, come lo chiama Chiara Saraceno, dei posti di potere, l’applicazione di cospicue quote non scritte (tra l’85 e il cento per cento) a favore degli uomini.
Sarebbe interessante che stavolta fossero i nostri colleghi giornalisti, opinionisti e blogger, a dire I care.
A scrivere: la violenza e il femminicidio sono un mio problema, e rivelano l’incapacità della sessualità maschile di liberarsi dalla tentazione del dominio.
Come posta un lettore, Claudio Losio, sul blog Il corpo delle donne, commentando la vicenda della ragazza stuprata da un militare a L’Aquila, «il quadro che ne esce ci riporta indietro di 30 anni, al documentario di Tina Lagostena Bassi sul processo per stupro. La giovane studentessa dell’Aquila è nostra figlia, dobbiamo trovare il modo di sostenerla e proteggerla».
I care: è un mio problema di uomo lo sfruttamento commerciale e mediatico della bellezza femminile, che indebolisce le donne inchiodandole a stereotipi umilianti.
È un mio problema che l’agenda politica e quella economica siano decise quasi esclusivamente da vecchi maschi che bloccano qualunque innovazione per il loro vantaggio personale.
È un mio problema la mancanza di welfare e di servizi, freno all’occupazione femminile e allo sviluppo.
È un mio problema l’eccesso maschile che sta danneggiando tutti, donne e uomini. E serve anche il mio impegno perché le cose cambino.
Sarebbe bello.
8TH MARCH: WE CELEBRATE, YOU DECIDE
It would be great if for once on this International Women’s Day things could be different.
It would be interesting to see our male colleagues, both columnists and bloggers, saying “I care”. If they wrote: “violence towards women and femicide are my problem” and if they could reveal men’s inability to free themselves from the temptation to domineer. Following the rape of a girl by an army men in L’Aquila, a reader, Claudio Losio, posted the following on the “The Women Body “ blog: “This bring us back 30 years, back to the documentary by Tina Lagostena Bassi on the trial for rape. The young student from L’Aquila is our daughter, we have to find a way to support and protect her”. “I care”: I care as a man about the exploitation of women beauty in the media. It makes women fragile, confining them to a humiliating cliché’. I care that both politics and the economy are controlled by old men who prevent any change from happening to protect their own gain. I care for the lack of health, social and welfare services, which prevent women’s employment and development. I care for men’s excesses, which are detrimental to both women and men. I need to make a commitment for things to change. It would be great.
Postato in contemporanea da – Contemporaneously posted from:
Giovanna Cosenza, Femminile plurale, Ingenere, Ipaziaevviva, Marina Terragni, Lorella Zanardo.
Le blogger che condividono questo post pubblicano periodicamente thread comuni, in particolare sul tema della rappresentazione pubblica della donna e su quello della rappresentanza politica.
Women bloggers sharing this post regularly publish common threads, specifically on issues regarding public portrayals of women and their political representation.

193 pensieri su “OTTO MARZO: A NOI LA FESTA, A VOI LA PAROLA

  1. @ lalipperini
    Ma un cattolico ha bisogno di testimoniare… E di spiegarvi cosa è indegno per voi anche se, poverette, non ve ne rendete conto. Vi deve salvare l’anima anche (e soprattutto) se di fatto si ritrova nella parte dell’uomo contro tutte.
    Amen.

  2. Devo dire, Wu Ming 4, che l’affanno di questi giorni per cercare di dimostrare che il movimento è morto (e non solo quello delle donne) testimonia soltanto che il medesimo è in salute, e che si è radicato molto più a fondo di quanto osassimo sperare 🙂

  3. “Ma è proprio attraverso la Scienza e l’analisi dei massimi sistemi che oggi abbiamo elaborato una società in grado di fare sempre più a meno della violenza sulle donnne. Il suo amore storicistico non dovrebbe farle gridare allo scandalo ma giore della saggezza del constatare che lo stupro e il femminicidio seguono un incessante trend in diminuzione nei decenni”
    .
    Sì, vabbè, ho capito ‘sta diminuzione, ma se la cultura non fa altro che rinfocolare il concetto di donna seduttiva e senza propri desideri e proria volontà!!! Guarda infatti che è proprio la cultura che ci sta tenendo imbrigliate a questo e sta facendo rallentare il processo di diminuzione della violenza di genere. Ma vabbè, per voi la violenza di genere è un fatto naturale non culturale, quindi stop.

  4. Ma più che altro, penso sempre che noi stiamo qui a spappolarci il fegato per cosa? Per la luna? Per i massimi sistemi? No, cribio, stavamo solo dicendo che anche gli uomini sono desiderabili e noi sbaviamo ma se non ci vogliono non è che sono provocatoriistericifrigidi, che noi abbiamo dei desideri, una volontà, che nei rapporti sessuali facciamo differenza fra il piacere e il dolore…cioè non sono mica massimi sistemi ragazzi…

  5. @Loredana e a tutte le donne del commentarium buon otto marzo e grazie per l’immenso lavoro che state facendo!

  6. @Wu Ming4 e tutt*: E’ quello che dicevo io un paio di giorni fa, non si può discutere con chi sostiene quello che alcuni hanno sostenuto qui. Non si può perché quegli argomenti sono stati sepolti dalla storia – oltre che da una quantità di ricerche in vari campi dalla genetica all’antropologia, avvenute da un secolo a questa parte, mica ieri -, sepolti dopo che hanno contribuito a sostenere alcuni dei più grandi crimini mai compiuti dagli esseri umani contro altri esseri umani, per esempio il colonialismo di cui l’antropologia evoluzionista rappresentava la voce più autorevole perché, appunto, scientifica, oggettiva, astorica.
    Finito il tempo dei moschetti e delle cannonate sparate contro le coste dell’Africa selvaggia e primitiva, li si recupera per prendersela con le donne, esseri primitivi per costituzione, minorenni a qualunque età, che vanno guidate, consigliate, incoraggiate anche magari, affinché risolvano i loro problemi. Problemi che sono, in verità, principalmente degli uomini.
    Vede Binaghi, io a differenza di lei non credo affatto che gli uomini siano, in media narcisisti, violenti e quant’altro. Mi permetta di dire che la sua visione è quantomeno influenzata dall’idea che ci siano delle colpe originali che il genere umano deve espiare. Io credo che molti uomini siano deboli, esattamente come lo sono molte donne, solo che in quanto maschi ricevono alla nascita una bella autorizzazione firmata da famiglia, chiesa, media (cultura, più in generale) a rifarsi di questa debolezza sulle donne, a cercare una forza che non esiste (o almeno non esiste come comunemente la si intende) nella sopraffazione. E me ne frego degli omaggi, ci vogliono, come giustamente diceva Loredana, i fatti.
    La politica non è psicanalisi, e su questo sono d’accordo. Infatti secondo me politicamente ci si dovrebbe muovere per pretendere condizioni di lavoro migliori in cui nessuna forma di discriminazione abbia spazio, salari parificati, asili nido, servizi pubblici di assistenza che si prendano cura degli anziani, dei malati e dei disabili, una sanità laica ed efficiente. Possiamo farlo da sole? No. Ma confido anche che ci siano abbastanza uomini con sale in zucca da vedere quanto questa lotta sia necessaria e li coinvolga. Gli altri, quelli che hanno bisogno della psicanalisi, la capiranno o finiranno per estinguersi.

  7. @Lipperini
    Fatti, certo. Solo che quelli si fanno nella vita reale, dove ci si relaziona con le donne che la vita ti fa incontrare (compagne, figlie, colleghe, alunne ecc).
    Qui sono sempre e solo parole che girano, e ne va sempre e solo (ma non è poco) di una rappresentazione del mondo che non è necessariamente falsa o vera, ma più o meno adeguata, se va stretta a qualcuno. Io provo a capire cosa va stretto alle donne (non solo alle frequentatrici di questo blog, però). Voi provate a capire perchè il femminismo non è riuscito a far presa su TUTTE le donne. Vedrete che non ci triveremo troppo distanti.
    @Wu Ming4
    Fai male a banalizzare il concetto di testimonianza. E’ una dichiarazione di soggettività, che ha i limiti della propria esperienza. Se i marxisti se ne fossero ricordati di più, avrebbero capito che prendevano le parti di una parte lesa, il che non faceva del loro giudizio sulla storia una verità incontrovertibile. “La verità è l’intero” (G.W.F. Hegel)
    @Adrianaaa
    Posso ricordarti che Alice Miller, pur essendo tutt’altro che cattolica, ha elaborato la migliore nozione di colpa d’origine che io conosca: siamo tutti incapaci di amare perfettamente, perchè ognuno di noi è stato ferito nel proprio bisogno d’amore.

  8. Mi dispiace Valter, ma dietro ogni parola ci sono donne, e uomini, che girano l’Italia, parlano nelle scuole, incontrano altre persone per cercare di produrre fatti. E’ molto comodo, e non sei il solo peraltro a sostenerlo, dire ora che il femminismo non ha prodotto risultati. E’ il concetto utile da far passare oggi che il movimento non è più funzionale alle dimissioni del vecchio premier e non lo è al programma dell’attuale. Peccato che, senza che nessuno o quasi lo sappia, le donne del movimento continuino a produrre, appunto, fatti.
    E continueranno a farlo. E altre, e altri, li stanno sostenendo con parole utili. Perchè, anche in questo caso, ci sono parole e parole…

  9. Concetto di pulsione narcisistica e reazione mimetica nel pensiero reazionario di Binaghi. Ci sarebbe materiale per una tesi universitaria. A cominciare dall’incipit: « un’asimmetria troppo pesante tra commentatori, asimmetria di età e d’esperienza più che di cultura. ».
    Ma che cosa volete di più chiaro per identificare in questo incipit un approccio reazionario, conservatore, paternalista? Anche ‘sta roba porta al fascismo, mica solo il travisare scienza o annichilirsi il cervello con certa filosofia. Anzi, direi che la “paura di vivere” scateni poi il nostro pensiero cercando di interpretare lo scibile in maniera reazionaria: non tutti gli adoratori di Wagner erano nazisti. Ok? E’ chiaro? Voglio dire, è chiaro che i discorsi di WuM4 e FraF sono un loop intellettualistico mentre in quelli di Binaghi si rivela il senso del conservatorismo cattolico quotidiano? Suvvia, è di una chiarezza disarmante l’approccio di Binaghi alla minigonna e a tutto quello che da quel capo di vestiario si determina ideologicamente. Siamo agli anni cinquanta del secolo scorso come mentalità e ai primi sessanta come conflittualità.
    Ora il metodo. Condurre paternalisticamente la figlia sexy-vestita in un ambiente di buzurri per vedere l’effetto che fa. Oh, dio, quella povera ragazza. Un po’ come se portassi la mia micia al canile per insegnarle che i cani le abbaiano dietro. Lol.
    Come dicevo sopra, Binaghi me lo sono “sentito addosso” qui per la prima volta, ai tempi del culone della Yamamay; tempi che via via mi costarono la messa in censura. Ma mi ricordo in particolare l’indignazione di Binaghi quando citai un passo di Hillman. Oh, come si adirò. Chi sa perché… (per la cronaca era un passo scritto negli anni sessanta; forse “puzzava” di rivoluzione interiore ancorché sessuale). Certo, ora riesce pure a citare Alice Miller – lol carpiato
    Ho dato del misogino e reazionario al Binaghi e nella sua forma Anonimo se n’è immediatamente accorto. Bene. Significa che è una persona attenta alle espressioni delle minoranze.
    Dice, sempre Binaghi, che « l’esibizione di sé coinvolge pulsioni narcisistiche e reazioni mimetiche di cui sarebbe meglio essere coscienti. » – questo in parte è vero, ma sfortunatamente dove si va a parare? Ma qui, ovviamente: « la mercificazione del corpo femminile non potrebbe mai avvenire se il corpo fosse ritenuto un valore da proteggere anziché uno strumento di seduzione che, nei comportamenti tenuti in pubblico, risulta indiscriminata. ».
    Il corpo (della donna) come un “valore da proteggere”. Questo è pensiero cattolico reazionario di prima specie. Strumento di seduzione è anche il cervello e possa star certo Binaghi che in alcuni ambienti se pensi e ragioni troppo tendono a farti tacere o a emarginarti. Dunque è o non è misoginia temere che un paio di gambe sgambettanti diano il via a questa fantomatica “seduzione indiscriminata”. Ma quale donna andrebbe a spasso, di nulla vestita, per un borgo oscuro e malfamato? A che pro poi? Qual’è la necessità di queste iperboli? Cosa spiegano? Guardate forse troppi film horror di basso profilo? Pure una prostituta sta all’occhio e si mantiene in zone controllate. E quale ragazza andrebbe, di sua spontanea volontà, a mostrare culo e tette in un locale malfamato per vedere l’effetto che fa? Ci vuole un uomo infatti, un uomo a cui venga in mente l’insolita performance a scopo dimostrativo-educativo.
    Se Binaghi non lo sa, basta passeggiare per una via di Milano in pieno giorno e pieno centro per sentirsi addosso gli occhi di maschi allupati, per sentirti sfiorare con la scusa del marciapiede stretto, per sentirti il fiato sul collo mentre stai sul tram; e con la scusa della ressa qualcuno riesce pure a strusciarti il suo uccello duro sulle chiappe. E non c’entra una fava il vestito, c’entra quello che c’è dentro al vestito. Dirò di più, c’entra ancor di più con quello che hai dentro il cervello che fa lievitare il fisico e il vestito che lo ricopre, agli occhi dei reazionari che non possono sopportare il connubio femminile mente+corpo+fascino.
    Questa è una realtà di tutti i giorni. Certo innocua (anche se spesso nauseante) ma che ci dà la misura di cosa bolle in pentola e di perché e percome poi si arrivi allo stupro e all’omicidio a sfondo sessuale. Massacrano la vulva ad una poveretta che sicuramente era uscita per divertirsi, in un luogo dove si va a divertirsi e ci si veste sicuramente in maniera creativa (come cazzo ci pare). Forse che va ripensato il concetto di divertimento? O piuttosto qualcun altro ha confuso divertimento con tortura e omicidio. Cos’è, viviamo in uno snuff movie ormai?
    Ascolta questa Binaghi, che poi mi eclisso. L’altra estate stavo prendendo il sole su un pontile di un giardino privato che s’affaccia su un lago del nord d’Italia, passa uno stronzetto al largo che mi urla BELLA FIGA! Non aveva gli occhiali o gli è bastato intravvedere un paio di chiappe al sole per pensare subito a carne di femmina da consumare sul posto? C’è o non c’è un “desiderio sessuale” maschile che ha perso il controllo della ragione e ormai si muove ad un livello ipo-bestiale (no perchè gli animali conservano almeno l’istinto). Voglio dire se ti attira il mio culo abbi almeno il coraggio di avvicinarti e provare a parlarmi (gli animali prima ti annusano, hanno una loro “etica” di corteggiamento), così magari nella manovra ti accorgi che hai preso una cantonata. Questa della paranoia sessuale maschile che mi scambia per una donna è una cosa che conosco da quando ero ragazzino. Ora tu provaci a dire che mi ero messo seminudo a prendere il sole per esibizionismo e voglia di provocare i canoisti e nuotatori in una mattina di mezza estate. In fondo era una casa privata. E credo che sappia anche tu che starsene al sole è piacevole. Tua figlia potrebbe prendere il sole in topless in una casa privata o siccome dal largo il maniaco con motoscafo e binocolo non è da escludere, conviene che si copra?
    Non si possono eliminare maniaci e stupratori dal mondo, quindi non vado a mostrare il mio culo (donna o uomo che sia) in un luogo a rischio; però qui a rischio sta diventando qualsiasi luogo. E’ questo che sfugge a molta, troppa gente come Binaghi. Ergo il male non è in chi mostra ma in chi ha trasformato ogni luogo di vita sociale in un set di un film porno-snuff. C’è un problema psicoanalitico da affrontare. E sul fronte sessuale l’uomo, il maschio della specie umana, sta andando completamente fuori controllo. E’ l’uomo da porre sotto osservazione. Di rimando vedrete che anche quelle donne maschilizzate intellettualmente, e che di questo potere macho-fascista hanno fatto un’arma di rivalsa sociale, inorridiranno da sole di fronte allo specchio. Il maschio invece non inorridisce, perché, appunto, è continuamente sostenuto ideologicamente in questo percorso al massacro.
    E quando dico che c’è un problema psicoanalitico da affrontare intendo dire che è un problema di entrambe le parti, entrambi i sessi, o meglio, di “maschile” e “femminile”. Che non passi l’idea neo-fem che c’è un problema “maschile”, perché non è così. Non esisterebbero uomini stupratori se questi fossero cresciuti in un ambiente equilibrato dal punto di vista culturale e soprattutto psicologico (e qui con ragione la Miller ha fatto scuola più di ogni altro psicoanalista). Dunque le donne come madri hanno una responsabilità enorme in questa evoluzione o involuzione (ma si veda anche Wilhelm Reich che della violenza sui bambini parlava negli anni trenta del secolo scorso). Questo per chiarire che sono sempre e contro questo pensiero neo-fem che indica col dito il male (maschio) senza essere in grado di capire le ragioni che lo determinano. Per la cronaca, cose che ho scritto da Zanardo ormai due anni fa. Cose che hanno smosso l’ira funesta di un neo-fem che in questi casi sa solo ripetere a vanvera “la colpa è sempre delle donne”. E’ tempo di evolversi. O morire. Nulla si può imporre.
    [e scusate la lunghezza, consideratelo un messaggio cumulativo]

  10. @Luziferszorn
    Peccato che argomenti zero e siamo solo a questo viene da qui quindi non va bene. Commovente sforzo analitico. Non è che poi mi mandi la parcella?
    Riportare il frame all’origine cattolica e quindi ipso facto spedire frame e autore all’inferno.
    Poi qualcuno verrà a dirmi che io sono un troll perchè monopolizzo su di me.
    A nessuno viene in mente che l’analisi o l’elettroshock al non-allineato si faceva solo nella Russia di Stalin.
    Ecco, oggi che siamo più calmini di ieri posso dire in tutta tranquillità che qui discutere è l’ultima cosa che si vuol fare: l’obiettivo è contarsi, fare massa critica.
    Che vi devo dire? Crescete e moltiplicatevi.

  11. Devo dire che l’argomento per cui il femminismo è sbagliato perché il 100% delle femmine non è attivista, mi sbigottisce. Ci sono ragionamenti assurdi che riesco più o meno a prevedere, ma questo tipo di argomento ad personam fa il botto! 😀
    .
    [Aggiungo una notarella, utilizzo ‘femmina’ quando il discorso riguarda individui xx – in realtà dovrei scrivere ‘femmina cisgender’ ma non voglio far cadere nessuno dalla sedia; uso ‘donna’ quando ho la certezza che il discorso riguarda tanto le femmine quanto le transizionanti o le intersex con identità di genere femminile. Non ho trovato miglior modo per rispettare, attraverso il riconoscimento linguistico, le varie soggettività in cui si articola il genere (perlomeno quelle che conosco). In questo modo taglio le gambe all’antonomasia che è uno degli strumenti per invisibilizzare alcune classi di individui, e riporto una simmetria di valore tra la parola ‘maschio’ e la parola ‘femmina’, confortato dal fatto che si parla di femminismo e non di donnismo. Ma sono aperto ai suggerimenti, per quanto il mio discorso, immagino, non importi granché.]

  12. Il ‘maschio’ che offende una qualsiasi donna (a prescidere dagli abbigliamenti) è la bestia castrata che parla ad altre bestie castrate come lui, nella consapevolezza della propria incapacità di praticare una qualsiasi forma condivisa di seduzione. Che ci sia da discutere davvero non lo capisco.

  13. @Barbieri
    Sbigottisciti dei tuoi contorsionismi.
    “il femminismo è sbagliato perché il 100% delle femmine non è attivista”
    è farina del tuo sacco.
    Io dico che il femminismo non è percepito come una rappresentazione della realtà convincente per la maggior parte delle donne. E questo dovrebbe spingere a qualche forma di ascolto e d’integrazione. Ci sono molte cose sotto il cielo, e il progresso della coscienza dipende molto dal prendere atto dei propri limiti. Ma pare che non ci sia alternativa tra prostrarsi e denigrare. Invece c’è, eccome.

  14. @ Valter Binaghi
    Il problema Valter, è che invece il maschilismo (direttamente o indirettamente) è percepito come una rappresentazione della realtà convincente dalla maggioranza degli uomini, nonché da parecchie donne. E questo dovrebbe spingere a qualche forma di ascolto (pure di se stessi, oltreché delle altre) e d’integrazione, dato che il progresso della coscienza dipende molto dal prendere atto dei propri limiti.
    Invece no, si preferisce attaccare il femminismo storico, cercando, noi maschi, di spiegare alle donne perché avrebbe fallito.
    Ripeto: vsti da fuori siamo grotteschi e patetici.

  15. Non credo sia corretto dire che il femminismo sia una rappresentazione della realtà, più probabilmente è una complessa chiave interpretativa e critica della società patriarcale (su quella si costituisce e non sulla realtà tutta) che si è sviluppata, a partire dal 1792 (Wollstonecraft, Londra), secondo una molteplicità di punti di vista che, proprio per questo, non ci consente di ipotizzare il suo potenziale persuasivo presso tutte le donne. Se poi ci riferiamo alla percezione delle articolazioni del femminismo italiano volendo farne ancora un unico magma, siamo di nuovo fuori strada. La parola stessa ci suggerisce un portato reattivo (al maschilismo) che a mio modesto parere andrebbe rivisto ma solo dopo una seria considerazione della ricca e interessante plurariltà dei suoi argomenti.
    Personalmente trovo inutile discutere della libertà di esibirsi sapendo di esporsi al rischio della violenza o della mancanza di rispetto da parte maschile, non credo sia quella la libertà e addirittura ipotizzo che quell’istanza nasca altrove rispetto al diritto femminile al rispetto – nasca cioè in un orizzonte di ribellismo destinato a estinguersi -.
    Mi sembra che l’argomento del post sia un’altro e che sia stato avviato, sfiorandolo, da Binaghi – non ho letto tutti i commenti, me ne scuso ma sono davvvero molti -, ovvero consista in un invito a spostare lo sguardo da una pretesa “questione femminile” (del potere e della violenza subita dalle donne) verso una pesante “questione maschile” (del potere e della violenza inflitta alle donne, ovvero della cultura del dominio che alla violenza è sottesa). A me piacerebbe che il ragionamento ripartisse dal commento di Binaghi e che magari Binaghi stesso avesse la generosità di completare possibilmente uscendo dall’ottica della colpa per andare tutte e tutti verso quella delle ragioni profonde che autorizzano la strage di donne (che non possiamo misconoscere).
    Naturalmente non considero di alcun valore, in questa discussione, l’imposizione ( e nemmeno, semmai, la proposizione) di una visione scientifica (?) evoluzionista superata ampiamente dalle posizioni migliori della cultura scientifica e dalla critica che alcune donne hanno portato alla considerazione della Scienza stessa nel suo impianto monolitico nemico in sé delle soggettività e nemico, nei fatti, nella sua pretesa di normatività, delle donne e degli uomini e dei soggetti che non si riconoscono nella differenza sessuale – ma che a a partire da essa, io credo, abbiano la libertà di transitare dall’uno all’altro dei due soggetti e persino di prenderne le distanze.

  16. E il femminismo storico da dove nasce, scusate? Da una visione? Il maschilismo è storico nel senso che la storia è stata fatta da maschi (da quanto si deduce). L’idea stessa di leadership è un prodotto storico dell’elevazione degli scudi, e dunque un’idea evidentemente maschia. Il potere pubblico che conosciamo è maschio, perché è nato così. Democrazia cos’è d’altronde se non l’idea stessa di cameratismo, una riunione di opliti etc? Quindi la vera domanda è, se il femminismo vuole essere un’alternativa a una visione del mondo, quale sarebbe il suo prodotto storico alternativo? Le leggi sulle quote rosa, sul femminicidio, sul matrimonio fra lesbiche? Ma è davvero questo il femminismo?
    Non è un po’ridicolo che da una parte si metta all’angolo il paternalismo, dall’altra si chieda una protezione paterna, un vero e proprio mundio, sulle donne e sul loro corpo (in chiave contemporanea, ma questo non è una vecchia storia?)? Allora, che vogliono le femministe?
    Che senso ha passare alla “pratica”, prima di chiarire almeno uno o due o tre scopi? E non sbagliano, le femministe, se pensano che fare a meno delle teorie, si finisca come a fare a meno dei fatti?
    P.S a prendersela coi cattolici, si rischia sempre, nel lungo periodo, di fare la figura del turco che taccia come orrendo costume fermare il cavallo e far passare le dame. Un po’ di prudenza.

  17. Ma scusate, a questo punto, i vari ‘I care’ proposti dal post che c’hanno sopra, grasso di foca, che tutti scivolano via?
    Ma non era possibile una pausa, una riflessione, una sospensione per valutare quelle istanze e pensare (anche) a come hanno ‘riflettuto’ quei paesi che stanno ai primi posti in quanto a tentativi di risolvere la questione?

  18. “Io dico che il femminismo non è percepito come una rappresentazione della realtà convincente per la maggior parte delle donne.” [Binaghi]
    .
    Parafraso il ragionamento:
    1. Esiste un pensiero monolitico sulla realtà identificabile come ‘femminismo’ (implicito)
    2. Tutte le femmine ne sono a conoscenza (implicito)
    3. Tutte le femmine hanno preso posizione sulla verità o meno del ‘femminismo’.
    .
    La 1 e la 2 sono false.
    La 3 è falsa di conseguenza.

  19. @Barbieri
    Se mia nonna aveva i baffi era mio nonno.
    Ma non ti stanchi mai di questi giochini?
    @Wu Ming4
    Guarda un po’. Invece io trovo patetica la pretesa di esonerare il maschio da ogni giudizio sulla realtà (compresi sè medesimi) mettendosi in mistico ascolto della rivelazione tutta femminile di un nuovo verbo salvifico. A casa mia una società alienata produce alienazione condivisa, e ci si salva insieme col contributo di tutti aripensare l’intero o non ci si salva affatto.
    @Paola di Giulio
    “la strage di donne (che non possiamo misconoscere)” è certamente la questione primaria, di cui provo in tutti i modi a farmi carico, anche se il problema posto da questo thread era “la mercificazione” del corpo femminile. Ci sarà pure il modo di approfondire meglio questa cosa di cui certo non ho la ricetta risolutiva). Quello che mi sforzo di far presente nell’intervento che non ti è dispiaciuto è che c’è alla base un forte problema identitario (maschile), legato a un’involuzione della personalità di tipo narcisistico, che a suo tempo studiosi importanti (Lasch su tutti, ma anche lo psicoanalista Heinz Kohut) avevano segnalato. Con lo schema “patriarcale” della famiglia tradizionale sono saltate insieme alle nevrosi che priduceva anche i meccanismi di difesa che portava con sè. Ricostruire il sociale sulla base di teorie (femministe o no) è insensato. Meglio osservare i fenomeni della coppia, quando e dove funzionano bene, e provare a teorizzarne l’esportabilità, ragionarci in termini di modello. La mia critica al femminismo nasce da qui, ma anche il mio contributo: il concreto è la relazione creativa, non l’individuo e nemmeno il genere, che sono astrazioni a posteriori.

  20. Il problema Valter è che la frase “Se mia nonna aveva i baffi era mio nonno.” è tutt’altro che un giochino: i baffi (cioè i caratteri sessuali) cambiano il genere perché il genere è una costruzione sociale. Per questo gli ftm sono soddisfatti di vedersi spuntare la barba, è come alzare una bandiera, il primo segno esibito del passaggio di ruolo. La Gioconda cui Duchamp aggiunge i baffi, oppure, in senso opposto, l’interpretazione di Rrose Sélavy, non sono affatto goliardia, sono lo svelamento di un dato misterioso dell’umano.

  21. @ Valter Binaghi
    Sono disposto ad accettare tutto, meno la disonestà intellettuale. Nessuno/a qui, tanto meno il sottoscritto pretende “di esonerare il maschio da ogni giudizio sulla realtà (compresi sè medesimi) mettendosi in mistico ascolto della rivelazione tutta femminile di un nuovo verbo salvifico.” Definirei l’attribuzione al sottoscritto di questo pensiero com e una professione di malafede.
    E’ precisamente come dici: “una società alienata produce alienazione condivisa, e ci si salva insieme col contributo di tutti a ripensare l’intero o non ci si salva affatto.” E’ che tu non lo fai, Valter. Predichi bene e razzoli malissimo. Il fallimento, ancora una volta, come la trave, è nell’occhio tuo.

  22. scusa Valter, ma che il femminismo non abbia fatto presa su tutte le donne, o che non sia percepito dalla gran parte di loro è normalissimo e non lo squalifica minimamente. Intanto perché non si può parlare di un unico femminismo, poi perché il tempo passa e i suoi effetti si riverberano anche senza saperlo.

  23. @Wu Ming4
    Accuse gratuite, da dimostrare, a meno che razzolare malissimo significhi indicare nella coppia e non nel genere il luogo della diagnosi e della terapia. I fallimenti miei, se ci sono (e ci sono) non sono certo nella disomogeneità rispetto al Carmill-Lipperin-Wu Ming pensiero.
    Ma l’antifona s’è capita da un pezzo.
    Uno a uno, i commentatori non in linea prima o poi da Giap e da Lipperatura se ne vanno.
    Lo farò anch’io prima o poi. Quando mi va.
    Devo raccogliere ancora un po’ di materiale.
    ‘Notte.

  24. Valter Binaghi.
    Di fatto, come puoi constatare, ancora una volta un post che era rivolto agli uomini per una riflessione comune si è trasformato nella fiera del binaghi-pensiero. Questo non si chiama far scappare i commentatori. Un minimo di autocritica, dopo settimane e settimane di sassi scagliati sul resto del mondo.
    Sei stato smoderato. Ma questo non significa pensare, maledizione, di essere sempre e comunque al centro dell’universo.

  25. @ Valter Binaghi
    D’accordissimo: i tuoi fallimenti non stanno affatto nella disomogeneità dal Carmill-Lipperin-Wu Ming pensiero (qualsiasi cosa ciò significhi), ma nel tuo modo di comportarti con i tuoi interlocutori e le tue interlocutrici. C’è gente che ha una gran pazienza, altra ne ha meno, ma farsi sopportare nella propria arroganza e saccenza non è una cosa di cui vantarsi.
    Poi uno può fare la vittima finché vuole, anche se sotto sotto lo sa che è causa del proprio male.
    Buona raccolta di materiale.

  26. la mia lettura è diversa.
    Io provo a dire cose (discutibilissime per carità)
    e qualcuno prima arriva con una lenzuolata veteroanalitica su quelle che ritiene le mie coliche cattoliche. Poi arrivano i falli tattici.
    A furia di ripetere che io insulto e alzo i toni qualcuno finirà per crederci, ma chi arriva qui e rilegge da capo magari ha un’impressione diversa.
    Ho interpretato il post come una richiesta di responsabilità da parte maschile su alcune cose. Assunzione significa assunzione creativa, contributo, anche ridefinizione. Ho parlato di narcisismo maschile e violenza, e di comportamenti mimetici, perchè mi sembrano le questioni chiave per affrontare in modo terapeutico (le leggi le chiediamo al parlamento) i problemi della violenza e della mercificazione dei corpi.
    Sono l’unico mi pare che abbia provato a fare un affondo sulla questione della violenza maschile, che vada oltre statistiche e giuste lamentele.
    Dove sono le mie brutalità?
    Wu Ming4, è scorretto che ti abbia rispedito l’accusa di patetico?
    Dovevo prostrarmi all’arbiter elegantiae?

  27. PS – Il materiale che raccolgo riguarda la questione femminile (non ista)
    Meglio specificare, perchè una volta se davi fastidio o eri sodale del nemico di classe o dei servizi segreti. Hai visto mai che le brutte abitudini restano anche nel nuovo che avanza.

  28. Binaghi, obbiettivamente, il tuo primo messaggio postato contiene un’argomentazione legittima e discutibile sulla responsabilità delle femmine nello mercificazione pubblicitaria del loro corpo.
    .
    Cip ha provato a discuterla con garbo.
    .
    La tua prima replica inizia così: “@ Cip. Ma tu ci sei o ci fai?”; la seconda replica: “@Cip. Ci fai. Inutile discutere.”
    .
    Questo non è un modo corretto di condurre una discussione razionale. Stai chiaramente alzando i toni. Dai anche l’impressione di voler proteggere delle argomentazioni deboli, se tu fossi sicuro di ciò che dici non avresti bisogno di aggredire sul piano personale.
    Poi c’è una questione etica. Nello studio della discussione razionale, così come negli studi di neoretorica, è più che ribadito un principio cardine: cercare insieme la verità, pur muovendosi da tesi contrapposte. Attaccando sul piano personale invece si produce solo la degenerazione della discussione, occorre la moderazione, eccetera.

  29. @ Valter Binaghi
    Incredibile come tu non riesca a venirti a noia. Pure le frecciatine con i riferimenti agli anni Settanta sono sempre le stesse. Io la faccio finita qui, perché ne ho abbastanza. Mi dispiace soltanto che tu non sia riuscito a rilevare quella che forse ti sarà apparsa come una sfumatura o un artificio retorico, ma che invece non lo era affatto. Ho detto “patetici”, non “patetico”, e ci ho pure aggiunto un “grotteschi”. Ho sempre fatto riferimento generalizzato a “noi” (maschi), perché mi ci metto dentro, evidentemente, e ho reiterato l’invito a provare a vederci da fuori, invece di mettere sempre al centro il nostro fottuto ego/cazzo, quando attacchiamo, quando testimoniamo, e quando facciamo le vittime (“cazzu-cazzu… iu-iu…” dice Cetto La Qualunque, con un lampo di genio da commedia dell’arte). E a un certo punto ho detto anche che “è una tragedia”. Lo è davvero. Siamo una tragedia e c’è ben poco da commiserarsi.

  30. Ultimo commento con “argomento” Binaghi da parte mia ma è perché trovo insopportabile che lui dica che non la società non sia ripensabile con le categorie del femminismo quando il femminismo lui, non solo lui, non lo conosce se non per presentarlo come qualcosa che gli tocca subire, in qualche modo.
    Intanto non capisco Binaghi se ti stai rivolgendo a me mentre rispondi a Paola di Giulio e non è carino, quanto meno ma può essere un tentativo di cancellazione da parte tua, non so ma lo trovo maleducato. E poi tu come molti maschi (chiamo uomini coloro che lo meritano) neppure ti sei accorto del mio “errore”, voluto, nel far risalire la nascita del femminismo a Londra, nel 792 e non a Parigi nel 791. Quell’errore stava a dire qualcosa che ti sfugge del tutto e che invece dovresti guardare con interesse se ti permetti di tranciare il femminismo di cui hai esperienza e di non considerare quello del quale dovresti avere rispetto perché realmente ti riguarda o ti riguarderebbe come uomo. Ma i maschi sono troppo pieni del loro argomento (quella discussione avvenuta qui sulla Scienza è raccapricciante) per interessarsi delle differenza fra l’estendere i diritti universali alle donne (De Gouge, Parigi nel 791) e il sapere che quei diritti non si conquistano se non insieme agli uomini (Wollstonecraft, Londra, un anno dopo). Perché di questo stiamo discutendo senza che tu te ne accorga, di ciò che dice cioè la Woolf nelle Tre Ghinee parlando di “terza fase” del femminismo e del falò che si dovrebbe fare di questa parola. Ma niente.

  31. Donatella, argomentazioni scientifiche a sostegno della differenza sessuale vengono usati anche dalle femmine, un solo esempio :”Il cervello delle donne” è un bestseller. D’altra parte io cerco sempre di mettere dei paletti documentati a questo uso poco scientifico della scienza. Ho cromosomi xy e non ho certo un’intelligenza straordinaria. Quindi suvvia, se si vuole arrivare alla ‘terza fase’ occorre cura nell’esporre le cose.

  32. @Donatella
    Se volevo rivolgermi a te lo facevo esplicitamente.
    Non servono dietrologie per bacchettarmi, gli altri lo fanno anche senza pretesti
    @Wu Ming4
    Il senso del tragico l’abbiamo entrambi. Io ho anche quello del comico, ma basta così.
    @Barbieri
    Sei andato a prendere un commento di tre giorni fa per dimostrare la mia presunta scorrettezza. Luzinfersform l’hai letto, ti è piaciuto, è politicamente corretto? Non è che a me si imputa quel che a chiunque altro si consente volentieri?
    Ma basta, sul serio. I materiali si possono raccogliere in silenzio, anche se sono le provocazioni che fanno emergere il meglio e il non detto.

  33. Valter non è una scorrettezza ‘presunta’. E’ lì, si può leggere.
    Non condivido nemmeno il commento di Luzinfersorm, ma è prevedibile che se si inizia a alzare i toni, i toni si alzano anche tra gli interlocutori.
    Comunque io ragionerei in termini di: serve utilizzare un linguaggio che propone continuamente attacchi personali?
    Non serve certo a cercare la verità nel dialogo. Serve a esibirsi, a sfogarsi, a intimorire, a far saltare la discussione, a creare astio…

  34. Allora, Binaghi, non usare le mie parole per parlar d’altro. Ti saluto.
    Barbieri, ho messo un link per la ciura dell’argomento. Suvvia lo dico io.

  35. Donatella, circa il metterci più cura nell’esporre, mi riferivo alla frase “Ma i maschi sono troppo pieni del loro argomento (quella discussione avvenuta qui sulla Scienza è raccapricciante) […]” perché scritto così sembra 1. che il neurosessismo sia esclusiva maschile, e 2. che un maschio non possa trovare certe argomentazioni raccapriccianti. La 1. è smentita dal lavoro di scienziate in ricerche individuali o in equipe; la 2. è smentita per esempio in questa discussione da WM4 e da me. Non lo dico per criticare te, lo dico perché vorrei che nessuno trovasse motivi validi per criticarti e come spesso accade usare tutto strumentalmente. Pace?

  36. Pace, pace, Andrea, io trovo i tuoi interventi sempre interessanti e pertinenti, figurati. Ma io ho distinto in maschi e uomini proprio per la differenza di atteggiamento che anche qui c’è stata e c’è. Il neurosessismo non è argomento da uomini ma da maschi e delle donne fedeli al modello maschile. Il modello maschile di Scienza è un problema per tutti, come ho cercato di dire nei miei commenti e linkando la posizione di Elisabetta Donini. Credo che una critica articolata e competente al riguardo sia stata formulata in primo luogo storicamente dalle donne, ora abbiamo anche la risorsa della Medicina di genere cui partecipano uomini di grande spessore ma non possiamo negare che il contributo principale è venuto da donne che hanno militato nel tanto vituperato femminismo. Io ho provato a dirlo ma lo ripeto: il femminismo nasce da una contrapposizione (al maschilsmo) e per questo va superato perché ci sono momenti in cui le contrapposizioni non sono più feconde e questo che viviamo mi sembra uno di quei momenti. Ci sono uomini, ci sono soggetti, come te ad esempio, che hanno compreso perfettamente che le contemporanee oppressioni per le donne e i soggetti che la società patriarcale si ostina a non riconoscere come tali, sono un problema per tutti e che tutti insieme dobbiamo affrontare. Poi è molto bello che a sostenere le diversità siano coloro che apparentemente diversi , per questa società non sarebbero, sono forme di solidarietà illuminata a augurabile sempre, ma io credo ci sia qualcosa di più quando diciamo “è un mio problema”, c’è di più in termini di apertura mentale, di disposizione civile ai problemi. Come a dire che quel mondo che auspichiamo è già nelle nostre mani e con quelle mani vanno poste le battaglie, necessarie ora più che mai e non più da soli o dispersi. Solitudine e dispersione è il progetto di altri su di noi, sappiamo su quali terribili ideologie si fonda che sembrano non voler scomparire mai, ma noi ce la stiamo facendo, proprio perché stiamo usando al meglio quel mezzo formidabile (in senso letterale) che è la parola. E’ un mio problema il tuo problema. Non vorrei avere i problemi di chi non sa farsi carico degli altri, anzi, non li voglio proprio, ho provato, ho invitato, ho letto, ho speso il mio tempo a leggere cazzate immonde, ora basta.

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