DAVVERO L'EDITORIA TRADIZIONALE FA SCHIFO?

Facciamo un gioco. Nei commenti al post di ieri, sia qui che altrove, torna il vecchio concetto: l’editoria italiana pubblica solo schifezze, ergo si merita il self publishing.
E’ esattamente il contrario di quanto intendevo dire. Come ho cercato di spiegare, sono convinta che le due strade debbano considerarsi non opposte, ma compatibili (specie per la saggistica, ma qui vorrei parlare soprattutto di narrativa) e ponevo semmai un’altra questione, che riguarda il come individuare testi di qualità nell’immensa produzione “indie”.
Però, visto che salta fuori lo stesso discorso ogni santa volta che si parla di editoria tradizionale, ecco il gioco.
Qui sotto trovate alcuni titoli usciti solo nel 2015 che mi prendo la briga di definire di qualità. Ho stilato l’elenco in fretta e dunque sono certa di averne dimenticati parecchi, e chiedo venia: non escludo di integrarlo, ma sono i primi che mi sono venuti in mente in pochi minuti. Sono romanzi pubblicati da editori grandi, medi e piccoli.
Quanti ne avete letti?
Poi, ovviamente, ne riparliamo.
Antonio Moresco, Gli increati, Mondadori
David Leavitt, I due hotel Francfort, Mondadori
Ann-Marie McDonald, L’età adulta, Mondadori
Kazuo Ishiguro, Il gigante sepolto, Einaudi
Romolo Bugaro, Effetto Domino, Einaudi
Marcello Fois, Luce perfetta, Einaudi
Luca Doninelli, Le cose semplici, Bompiani
Francesca Marciano, Isola grande Isola piccola, Bompiani
Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato, Feltrinelli
Richard Ford, Tutto potrebbe andare molto peggio, Feltrinelli
Serena Vitale, Il defunto odiava i pettegolezzi, Adelphi
Azar Nafisi, La repubblica dell’immaginazione, Adelphi
Marco Peano, L’invenzione della madre, Minimum fax
Raffaella D’Elia, Come le stelle fisse, Empiria

David Mitchell, Le ore invisibili, Frassinelli
Marlon James, Breve storia di sette omicidi, Frassinelli
Massimilano Santarossa, Metropoli, Baldini e Castoldi
Tommaso Pincio, Panorama, NNeditore
Paolo Sortino, Liberal, Saggiatore
Fabio Stassi, Fumisteria, Sellerio
Florence Delay, I miei portacenere, Nottetempo
Andrea Tarabbia, Il giardino delle mosche, Ponte alle Grazie
Francois Weyergans, Franz e Francois, L’orma editore
Annie Ernaux, Gli anni, L’orma editore
Andre Dubus III, L’amore sporco, Nutrimenti
Marcelo Figueras, Aquarium, L’asino d’oro
Javier Cercas, L’impostore, Guanda

13 pensieri su “DAVVERO L'EDITORIA TRADIZIONALE FA SCHIFO?

  1. L’elenco può essere pure il triplo (ho letto metà dei titoli che citi) il problema è un altro, quella che chiami “editoria tradizionale” nella realtà non esiste più da anni perché la società e il mondo sono mutati. Una serie di trasformazioni “epocali” non si sono avverate, la fine del libro di carta, la fine della tv, un unico flusso di informazioni per tutto, il grande web e tutti iperconnessi wi fi alla velocità della luce etc etc ma il mondo è mutato. Ora tu guardi i frutti, io guardo alle radici… per questo non ci capiamo e per questo motivo la maggior parte di chi guida le sorti dell’editoria nostrana continuando a cantare il ritornello “oh ma dai che bei libri di tanto in tanto riusciamo ancora a pubblicare” sta affondando, ma ripeto, non saranno gli AD a pagare. Quanto ai lettori (rispondo qui all’altro post) ti sbagli, e ne parliamo dopo.

  2. Il self publisher medio non si lascia impressionare da titoli che non ha letto e non ha mai sentito nominare. In quanto pubblicati ‘tradizionalmente’ sono fallimenti a prescindere. La vera letteratura è quella che vende un milione di copia grazie al passaparola (generalmente truffaldino) e di cui nessuno si accorge finché non viene pubblicata ‘tradizionalmente’, solo per rivelarsi l’ennesima rifrittura di luoghi comuni di ‘genere’ col solo pregio di essere semplificati e scritti peggio. Oltretutto è noto che il self publisher pubblica ma non legge.
    La vera alternativa all’editoria tradizionale in crisi non è il self-publishing ma l’editoria di lusso protetta da mecenati miliardari oppure da governi e altre istituzioni potenti. Insomma, fine dell’illusione dello scrittore indipendente e ritorno alla pre-modernità.

  3. Due problemini.
    Il primo è che la critica centrata sull’abbadono di una progettulità, immagino intesa come il famoso “doppio binario” (pubblicare libri che vendono per poter sostenere i titoli di alto valore letterario o saggistico destinati anche a diventare patrimonio del catalogo), non rispecchia abbastanza la difficoltà in cui oggi si trovano gli editori, tutti, inclusi quelli piccoli e medio-piccoli che puntano sulla qualità e basta.
    C’è un inflazione di libri, inclusi quelli self published, a cui corrisponde una scomparsa di lettori. Quindi oggi gli editori tradizionali operano non più in un tronfio regime neo-lib che se ne sbatte di pubblicare i futuri premi Nobel che oggi nessuno compra, ma più o meno per sopravvivere: nel caso dei piccoli o medio-piccoli in modo palesissimo, mentre la colossalità dei colossi ne nasconde una fragilità inedita. Purtroppo non si ragiona bene con l’acqua alla gola, anzi ci si trova in una prospettiva dove vedere un orizzonte, un progetto, è molto difficile.
    Non vuole essere una giustificazione o una scusa, ma solo una messa a fuoco.
    Poi c’è il problema di come salvaguardare le specifiche competenze di questo settore che non è mai stato molto lucrativo e che ne richiede molte. Editor,redattori, traduttori, correttori di bozze e – last but not least -librai di quelli veri, sono figure che fanno la differenza, ma non possono lavorare gratis. Chi controlla non solo i refusi ma la stessa correttezza di un saggio autopubblicato (come fanno ora lle case editrici universitarie, per esempio)? Chi assegna la traduzione di un libro straniro, chi la valuta, chi la paga?
    Credo sia importante avere percezione del fatto che una trasformazione inevitabile possa avvenire come un travaso graduale o come un collasso devastante. In tutti e due casi il comparto libri verrà molto ridotto (pur con tutti coloro che si autopubblicheranno perché il problema sono i lettori).

  4. @lipperini
    Mi farebbe piacere parlarne con te, davvero e non scherzo, ma è impossibile qui, dato il mezzo.
    In compenso ho un titolo interessante alla bisogna 🙂 http://www.amazon.it/Aforismi-sulla-radice-degli-ortaggi/dp/8877109564
    e una storiella…
    Un contadino un giorno va dal Buddha, ha saputo che è un sant’uomo e spera che possa dargli aiuto. Si presenta, si siede e comincia a raccontargli tutti i suoi problemi… il raccolto va male, la moglie lo assilla e poi gli acciacchi… quando ha finito chiede al Buddha, – cosa può fare per me ? -. Il Buddha serenamente gli dice – nulla signore –
    allora il contadino si agita – ma come! Dicono che lei è saggio e fa miracoli – al che il Buddha lo tranquillizza e gli dice
    – Signore, mi ascolti bene… le cose stanno così, l’uomo per sua natura è destinato ad avere sempre 83 problemi, uno se ne va e arrivano gli
    altri, costantemente. Io non posso fare nulla per questi ma posso aiutarla con l’84°-. – E qual’è ? – chiede il contadino,
    – Quello di non voler avere problemi… – rispose il Buddha.

  5. Trovo interessante lo spunto di helena. Senza fermarsi ad analizzare il motivo della progressiva, apparentemente inarrestabile, scomparsa del lettore, sarebbe davvero allarmante uno scenario in cui editori di dimensioni ragguardevoli e quelli di piccolo cabottaggio dovessero navigare a vista e guardare con nostalgia al momento in cui, tanto tempo prima, potevano diversificare l’offerta considerando sia il cosiddetto pubblico mainstream sia il lettore + raffinato ed alla ricerca di novità, chi in sostanza sceglie la pagina x esser rassicurato e chi x raccogliere una sfida.
    In un momento di crisi, se diminisce il costo di una derrata alimentare , probabilmente il consumatore ne acquisterà di più.
    Il libro è cosa diversa dalla rucola e dalla bresaola e probabilmente le periodiche promozioni non sono sufficienti a catturare qualche curioso in più. Occorre fermare l’erosione, i motivi della quale sono sicuramente motivo di insonnia e nervi esposti x tutti coloro che entrano nella filiera, ma mi chiedo se siano questi attori la principale ragione dell’abbandono del veicolo. Siamo forse noi – la cosiddetta società civile , quale che sia il ns ruolo – ad aver progressivamente deciso che , di fronte al canto di sirene + seducenti, la parola scritta, fiction e saggio, deve farsi un po’ + in là ?
    Ho una storiella anch’io. Un re chiamò il suo saggio di corte, che era noto x poter strologare su qualsiasi argomento tra cielo e terra, e gli fece una domanda alla quale il dotto non seppe rispondere.
    – Comes è possibile ?m – proruppe il re – con tutte le monete che ti pago x il tuo sapere ! –
    – Maestà – rispose quieto il saggio – mi pagate x quello che so : se dovestge pagarmi x quello che ignoro, non basterebbero le ricchezze di tutti i regni del pianeta ! –

  6. Nessuno.
    Li ho contati: son ventisette, più di due al mese. E’ anche il tuo lavoro.
    Ne ho letti altri, un po’ meno, non tanti meno. Di alcuni trovi le mie recensioni / memo per me sul mio blog.
    Il tuo elenco è comunque uno stimolo ad andarli a cercare e vedere se annusandoli mi ispirano. Di solito apro a caso e leggo qualche riga, su pagine diverse. Spesso li scarto dall’incipit, quando è troppo furbo. Non è facile scegliere un linìbro di un autore sconosciuto e di cui nessuno ci ha parlato.
    Stefano

  7. Anche se facciamo l’elenco delle cose buone fa dal governo Renzi, anxìche se etc. etc., salta fuori che si ha torto a criticare. E quindi? Credo che Helena abbia scritto cose giuste, e alcune delle domande giuste.

  8. correggo: Anche se facciamo l’elenco delle cose buone fatte dal governo Renzi, anche se… etc. etc., salta fuori che si ha torto a criticare. E quindi? Credo che Helena abbia scritto cose giuste, e alcune delle domande giuste.

  9. @helena
    1) progettualità : conoscere la mia storia (la mia identità), quello che sto facendo, perché lo sto facendo, come lo sto facendo e qual’è il fine.
    2) fai parte a qualche titolo della “filiera” o sei “solo” una lettrice attenta ?
    3) conosci cosa chiedono oggi ad un test per entrare in uno dei master per l’editoria ? ( i migliori tre ad esempio)
    4) Il lettore (il cliente) ha sempre ragione, sempre, se scappa la responsabilità è di chi lo fa scappare, questo dagli anni ’50 ad oggi. E il lettore non scappa… hanno creato tutti i tipi di genere e sottogenere per non farlo scappare (scappa al massimo chi non legge)
    Ecco un video esplicativo (sostituisci “leggendo” a “guardando”)
    https://www.youtube.com/watch?v=51gGUM4q0_4

  10. Di quelli elencati ne ho letti 6 e 4 li avrei segnalati anch’io:
    Marco Peano, L’invenzione della madre, minimum fax;
    Tommaso Pincio, Panorama, NNeditore;
    Andrea Tarabbia, Il giardino delle mosche, Ponte alle Grazie;
    Annie Ernaux, Gli anni, L’orma editore.
    Aggiungerei:
    Enrico Macioci, Breve storia del talento, Mondadori;
    Arthur Schnitzler, Fama Tardiva, Guanda;
    Paolo Zardi, XXI Secolo, Neo;
    Thomas Williams, I capelli di Harold Roux, Fazi;
    Maurizio Torchio, Cattivi, Einaudi;
    Aldo Busi, Vacche amiche, Marsilio.
    L’impostore di Cercas lo leggerò a breve e non dubito che verrà inserito anche nella mia lista.
    Insomma, il 2015 mi è parso un buon anno per la narrativa di qualità.

  11. Mi sento pessima, penso sia la prima volta che incappo in una lista di cui non ho letto neanche un titolo.
    A parte questo, trovo che l’errore di fondo nel ragionamento “l’editoria tradizionale è tutta fuffa” sia pensarla come un tutt’uno. Pure senza stare a scomodare eap e simili, è facile guardare alle CE medie e grandi e trovare esempi di editoria mediocre, squallida, decente o impeccabile. Sarei curiosa di sapere se la situazione sia ugualmente disomogenea anche negli altri paesi o soltanto nel nostro. Io comunque più scavo e più trovo meraviglie. Ma non c’è neanche bisogno di scavare tanto, le meraviglie si trovano pure in superficie.
    Più che altro il problema sta in una distribuzione che tende a buttare giù le realtà minori, rendendole meno reperibili.

  12. Ne aggiungo altri 4:
    Così ha inizio il male, Javier Marìas – Einaudi
    Animali domestici, Letizia Muratori – Adelphi
    Non luogo a procedere, Claudio Magris – Garzanti
    Sembrava una felicità, Jenny Offill – NN editore
    Ciao

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