DI FORBICI O COLTELLO, DI ACQUA O DI FUOCO.

Ho un altro racconto, molto bello, da pubblicare, che riguarda il cancro al seno: lo farò domani. Perché quando nel giro di poche ore muoiono, di forbici o coltello, due giovani donne, ti viene da dire che no, parlare non basta. Non basta tenere il conto, non basta raccontare, non basta riportare le raccomandazioni Onu. Ci si sente stupide Cassandre, anche, se alcune delle persone con cui parli degli episodi ti rispondono “sì, è il caldo”. E poco importa che la mattanza sia iniziata il primo giorno dell’anno, con la morte di Sara, 25 anni, uccisa a Trento da un imbianchino “perbene e innamorato” a colpi di bottiglia. In faccia, in testa.
Si è sentito, ha detto, respinto nel suo amore.
Respinto, umiliato, geloso.
C’è sempre una giustificazione, c’è sempre una ferita che porta a uccidere: leggete le cronache di questi giorni, e contate quante volte viene riportata la parola “raptus” per motivare quel che è avvenuto a Palma Campania, dove un uomo di trentacinque anni uccide la moglie di ventisei, con i bambini che dormono (forse, spero) nell’altra stanza.
Prima impugnando un paio di forbici piccole. Poi, quando non bastano più, cercandone un paio più grandi.
E non viene forse definito, per l’ennesima volta, “dramma della gelosia” l’omicidio di San Donato Milanese, una ragazza trafitta da coltellate alla guancia e al torace che  si getta dal balcone, e muore, mentre anche lui muore, nell’incendio dell’appartamento?
Bisognerebbe cambiare le parole, e sarebbe un primo, piccolissimo passo.
Le cose che vanno fatte sono già state elencate: sono queste. Non so se qualche esponente della politica voglia farsene carico seriamente, al di là della dichiarazione d’intenti e dell’appoggio nominale alla causa. So, invece, che molte donne, sui social network, si stanno organizzando per azioni concrete. Ve ne darò conto. E vi chiedo di prendervi parte.

82 pensieri su “DI FORBICI O COLTELLO, DI ACQUA O DI FUOCO.

  1. Tra il cancro al seno e questo terribile fenomeno esiste, anche se non appare evidente, un nesso. E bisogna finirla con il linguaggio dei media che usano ancora il delitto passionale per motivare un gesto del genere. La cronaca è piena di fatti dietro i quali non c’era il maschio geloso ma altro, molto altro. Un caro saluto
    stefania

  2. Volentieri Barbara, ma è complesso.Provo offrendo un paio di spunti. Il cancro al seno colpisce solo le donne, molti non sanno che è anche maschile (e la percentuale è bassissima). Se riflettiamo su quanto le malattie siano di carattere psicosomatico, il dilagare di questa sciagura che si abbatte sulle donne, sul loro corpo, e sulla loro psiche, offre interpretazioni che vanno dall’autopunirsi, a una risposta da parte del corpo, proprio quella, ad una condizione di disagio. Per non parlare del percorso e dell’impatto di chi ha subito una mastectomia o una quadrantectomia. Ci vorrebbe aiuto psicologico, spesso solo sulla carta, meno solitudine, e maggior rispetto. Ecco che il cancro diventa un evento in cui la società non risparmia eventi dolorosi e violenti. Il che non mi pare poco. Al di là delle piante da comprare a favore della ricerca, al di là di un buonismo mediatico che accomoda le coscienze .Ma ripeto sarebbe un discorso lungo.
    Grazie
    s

  3. io scusate non capisco in che modo dovrebbero cambiare le parole. sono andato su bollettino di guerra ( è una guerra? questa parola invece va bene? ) e ho letto i vari resoconti e non capisco cosa c’è di sbagliato. è che non si ritiene la gelosia un possibile movente? non è possibile un raptus?
    che oltre alla gelosia ci sia altro è ritenuto più accetabile o è solo questione di ricerca della verità?
    @ stefania nardini
    onestamente, non si capisce di cosa stai parlando, con tutto il rispetto possibile. se il nesso è che riguarda solo le donne, ti sei appena contraddetta. per quanto riguarda il cancro, al di là dell’affermazione da verificare sul carattere psicosomatico, che differenza c’è tra un cancro al seno e un cancro in qualsiasi altra parte del corpo?

  4. Sinceramente il nesso non si capisce.
    L’affermazione sul carattere psicosomatico delle malattie è tutta da verificare, in ogni caso sarebbe valida per ogni tipo di malattia anche per quelle tipicamente maschili. Le malattie vengono perché di qualcosa bisogna pur morire.

  5. Confermo le parole di Stefania, un nesso c’è. anche se è complesso dimostrarlo, la scienza conferma che “fattori psichici e comportamentali possono influenzare in determinati casi la crescita e/o il decorso del cancro” (Abraham, et al. 1993). Poi non è un’ulteriore conferma decisiva, bensì una tessera che si inserisce in un mosaico più ampio: ma mi è venuta subito in mente Donatella Colasanti. e non solo lei…

  6. Il nesso è più che evidente a chi possiede gli occhi per vederlo. Occorre uno sguardo sincero, onesto, non autodifensivo, e lo scetticismo andrebbe rivolto altrove, per esempio alla scienza medica che non si dimostra capace di curare, perché curare significa prevenire, essere vicino alle persone che si ammalano, non fingere di dare sostegno psicologico e poi, semmai, offrirlo quando è già troppo tardi e generalmente molto squalificato, fornito da persone che sono nei pubblici servizi perché cooptati da partiti, sindacati, con competenze formali e quasi mai sostanziali. Che vergogna…
    Fa rabbia leggere quest’altro scetticismo, fa rabbia che gli uomini, ma anche molte donne, si affidino alla “ragione” quando è proprio quella ad essere decapitata se ad essa appartiene un “lume” sordo, cieco e crudele.
    Fa rabbia che si dubiti di quel nesso che significa continuare a negare che la violenza è esattamente la guerra mossa dal patriarcato in primis contro le donne poi contro tutti gli altri esseri più deboli del Maschio. Si ammala anche Lui e si accontenta delle cure che la “ragione” ha predisposto, spesso morendo senza sapere che poteva essere curato se il primo germe che dovrebbe essere estirpato è proprio l’odio, quello che anima la guerra. Che vergogna….
    Che vergona dire che differenza c’è fra il seno e altri parti del corpo, che vergogna…

  7. Femminicidio non significa solo prendere un coltello e uccidere, femminicidio significa violenza. Credo sia una violenza lasciar morire il 30 % delle donne sotto i 40 anni di cancro al seno, che in questa fascia di età è ancora più aggressivo., solo perché non è previsto il protocollo di prevenzione. Comunque mi spiace aver riportato i lettori su questo argomento. Ma se di violenza alle donne si deve parlare che se ne parli nella sua globalità. Anche quando non fa notizia come il così detto delitto d’onore oltre il quale si annida discriminazione, violenza, inciviltà, disagio aspetti che sono anche altrove, cancro al seno compreso

  8. Sommessamente, osservo che le ricerche non hanno mai confermato, e semmai hanno invece smentito, il legame tra condizioni di stress e insorgenza di tumori. Anche il virgolettato riportato da Marilù non stabilisce una relazione causale tra psiche e insorgenza, ma semmai tra “fattori psichici e comportamentali” e “crescita e decorso” della malattia, fatti spiegabilissimi se si considera che uno stato depressivo o un comportamento non consapevole possono, ad esempio, comportare scarso scrupolo nel seguire la terapia. Almeno in questo passo, si parla di persone già malate, non di persone che si ammalerebbero a causa del loro stato psìcologico.
    Secondo me, se si vuole fare un buon servizio alle donne (malate soprattutto) e raggiungere un obiettivo concreto come quello di mettere al centro la loro condizione di fronte alla malattia, è bene evitare di mettere troppa carne al fuoco. Soprattutto se le argomentazioni diventano labili i nessi logici opinabili, quando non addirittura inconsistenti. Così si fa nient’altro che una marmellata dalla quale emergeremo tutti con un gratificante senso di catarsi per aver esplorato anche gli anfratti più reconditi del tema di cui stiamo discutendo, ma senzaq assolutamente niente in mano.

  9. @ Francesca
    quindi, il nesso c’è, ma non si può spiegare perché solo chi è onesto sincero, e non scettico è in grado di coglierlo. per te quindi, negare il nesso è negare la guerra mossa dal patriarcato. non è possibile che nn si è d’accordo e basta. è tutt’una vergogna. bene.
    per cui pare di capire che oggi le donne sotto i 40 ammalate di cancro al seno sono lasciate morire per lo stesso motivo per cui sarebbero uccise le donne che vengono uccise? stiamo parlando di questo?

  10. ma non se ne può davvero più di questo cercare sempre e soltanto le ragioni scientifiche, come se la nostra vita fosse regolata dalla ragione. Non lo è e tutti questi ammazzamenti ne sono la prova.
    Dobbiamo cercare di uscire fuori dalla razionalità ad ogni costo, che ci impedisce di guardare ogni aspetto della realtà.
    A me fa paura veder morire di razionalismo esseri umani che avrebbero potuto salvarsi se solo avessero contemplato le parole “attenzione”, “sguardo libero”, “fiducia”, “confidenza” e perfino “fede”.
    Grazie a Stefania e grazie tantissimo a Francesca che ha saputo dire con semplicità quello che è la realtà della vita.
    (e poveri quelli che per non vederla ne diventeranno prima o poi vittime, anche se si giustificano dicendo che “di qualche cosa si deve pur morire”. Vero anche se “in che modo” fa la differenza).

  11. @ isabella
    mi permetto un’osservazione, non è per provocare, o almeno mi interessa provocare in senso buono. se inserisci commenti su questo blog lo farai per comunicare, immagino, oppure dimmi te.
    quando dici che ti fa paura veder morire di razionalismo gli esseri umani cosa stai dicendo? è una metafora per dire cosa, ed è riferita a quali esseri umani?

  12. Stiamo parlando@@ del fatto che un farmaco, l’hersepting, in grado di curare alcune tipologie di cancro al seno (e non solo) non viene non solo somministrato, ma nemmeno fatto conoscere alle donne nelle strutture sanitarie del sud perché è molto costoso e i dati dicono che le morti, in quell’area del paese, sono superiori di gran lunga rispetto al nord e al centro.
    Per esempio.

  13. grazie Francesca. ma, visto che è meglio essere sinceri, cosa c’entra questa tua notizia con il primo commento di stefania nardini e con il tuo successivo e in che modo per una persona non a conoscenza di questo farmaco ( ammesso che sia vero, e oltre al fatto che hai ristretto il campo alle donne del sud e che ci sia una precisa volontà dietro ) era possibile capire che si stava parlando di questo?

  14. C’entra perché ci sono diversi modi di condurre il femminicidio, uno è quello di esercitare una maggiore crudeltà verso le donne appartenenti alle fasce più deboli, magari collocate in aree del paese già deboli economicamente, socialmente, ecc. E’ difficile da capire, mi rendo conto, soprattutto se si parte con il pregiudizio e non si vuole vedere in quanti modi qui si ammazzano le donne cominciando da quelle che si possono ifendere di meno perché tenute all’oscuro di una terapia che altre le ha salvate. Tu metti in dubbio la notizia, ovviamente, io l’ho letta in due o tre magazine che non cito per non fare pubblicità. E comunque, pur avendo capito le tue intenzioni, il tuo ultimo commento è incomprensibile.

  15. scusate ma non capisco. Da una parte parlate di questo problema del farmaco che non viene somministrato; dall’altra dite che bisogna smetterla con la ragione e la scienza. Mi pare contraddittorio, suvvia.
    Poi quando si parla di malattie la scienza deve intervenire, eccome. Può non piacere il punto di vista razionale, ma è l’unico che fino ad ora ha salvato vite umane. Se poi ditre che ci vogliono supporti psicologici, un mondo maggiormente empatico, un sistema sanitario più attento alle condizioni psichiche, ok, sono d’accordo. Ma questo non vuol dire smettere di cercare solo le ragioni scientifiiche: tutt; altro. Includere le condizioni psichiche nel quadro clinico, piuttosto.
    Mi affido alla domanda di @____@: cosa significa “A me fa paura veder morire di razionalismo esseri umani che avrebbero potuto salvarsi se solo avessero contemplato le parole “attenzione”, “sguardo libero”, “fiducia”, “confidenza” e perfino “fede”.”? di cosa stai parlando? non certo della mancata somministrazione del farmaco…..

  16. Un approccio serio di terapia non esclude ciò che la scienza può mettere a disposizione, ma certo che se quanto, con dati alla mano, ha già avuto successo non si somministra per ragioni economiche, cos’é? Comunque mi fermo qui perché vedo che si prende tutto a pretesto per negare che il femminicidio si può perpetrare anche con …l’omissione di soccorso, o no?
    Riaffermo il mio sostegno a chi ha detto che il cancro al seno va guardato come uno dei modi del femminicidio.

  17. francesca, al di là dell’idea che si possano accomunare i delitti che sappiamo con le presunte mancate cure, se una persona parla di un nesso e questo nesso non viene spiegato; e un’altra persona (io) chiede qual è il nesso, e tu intervieni per dire che è evidente il nesso, basta non avere pregiudizi ed uno sguardo sincero, e poi, ma solo dopo, tiri in ballo un farmaco; allora, penso che non sia corretto che tu intervieni con l’idea che chi non è d’accordo con te abbia dei pregiudizi o chissà cosa. io metto in dubbio la notizia ovviamente, non perché ho la precisa intenzione di dubitare di te in quanto stronzo, ma perché di certe notizie è bene dubitare.

  18. Tu sei un provocatore, questo è certo. L’altra cosa certa è che non hai interesse a capire cosa si sta dicendo. Se io ti dicessi che c’è un rapporto fra il il desiderio di vivere, il sistema immunitario e l’ammalarsi e che il nesso, complesso, fra tutto questo e il cancro al seno può essere evidente sia a chi ne è vittima che a chi ha l’onestà intellettuale di porselo almeno come dubbio, è ovvio che tu ripeterai che è bene dubitare. E allora dubita. Ma devi sapere che gli elementi per fare un buon ragionamento, in genere non si limitano a un paio, pari ai neuroni che si è disposti ad impiegare per un problema al quale siamo indifferenti, se non ostili. Ora basta davvero, non vale la pena.

  19. Il rispetto per la dignità delle donne passa attraverso tutto. Spostare l’attenzione sulle questioni scientifiche mi sembra non voler vedere. Io il cancro l’ho avuto e se avessi rispettato i protocolli ufficiali non starei qui a parlarne. Altre donne sono state meno fortunate di me. Perchè gli screening sono superati non si considerano le donne al di sotto dei 40 anni ela frequenza dei controlli superata. E se questo non è femminicidio cos’è? Signori cari immaginate se il problema con le stesse percentuali e la stessa indifferenza riguardasse i vostri genitali? Sulle questioni psicologiche o condizioni di vita che hanno un’influenza su questa malattia ne sono piene anche le riviste di settore, perchè esiste la malattia ma anche il paziente. E questo riguarda tutti ovviamente. In particolare questo per tipo di neoplasia che aggredisce sempre di più e donne. E se poco si fa è femminicidio.

  20. Mi scuso, Stefania, perché purtroppo sono stata involontarimente causa di questo spostamento mentre la mia intenzione era quella di avvalorare le tue considerazioni. Purtroppo bisogna tenere conto che il femminicidio ha basi culturali radicatissime e che, come tali, sono sparse ovunque anche nei blog frequentati da maschi che negano tanto il femminicidio quanto le sue cause e i suoi metodi. Scusami ancora.

  21. francesca, io posso anche passare per provocatore, ma almeno non dire che non voglio capire, è più di un’ora che faccio domande. dove leggi l’ostilità non si capisce.
    se stiamo parlando di una malattia e del suo nesso con un comportamento umano ( il femminicidio ) è un conto. se stiamo parlando del nesso fra due comportamenti ( negare le cure e il femminicidio ) è un altro. in ogni caso, non capisce perché urtarsi se viene messo in dubbio questo nesso.
    o credi che bisogna accettare senza fare domande l’idea che oggi ci sia la precisa volontà di far morire delle donne di una malattia?

  22. Francesca non devi scusarti di nulla, proprio di nulla.:-)
    Signor anonimo lei ha fatto delle domande e ci sono state anche delle risposte con dati e fatti. Se ha altri fatti ed altri dati ben vengano. Grazie

  23. Sommessamente anche io, non apprezzo il nesso cancro femminicidio, oder cancro sessismo, rispettando ben inteso l’opinione. Ma intanto la multifattorialità impedisce logiche così nette, anche perchè gli stress in questione possono essere della più varia natura oltre al fatto che l’aumento di agenti cancerogeni di questo periodo impedisce la logicità psicosomatica di un tempo. E’ davvero troppo complicato. Di poi sento una logica comunicativa che un po’ mi disturba: un utilizzare il cancro ai fini di una battaglia che ha motivi sufficienti da sola per essere presa sul serio. Ma siccome i motivi non bastano pare tiè beccate pure la malattia terminale così ti senti ancora più in colpa. Non so ecco, questa è la mia sensazione.

  24. Scusate però si sta parlando di due cose diverse. Una è parlare del fatto che di fronte a malattie tipiche femminili la reazione della società sia influenzata da uno strisciante maschilismo e dagli stereotipi su femminilità e mascolinità. Sono pienamente d’accordo che prevenzione, sostegno psicologico e informazione medica inadeguata e carente nelle strutture pubbliche siano il frutto di una mentalità maschilista, la stessa che muove la mano degli autori di femminicidio e dei giornalisti che ne parlano.
    Un’altra cosa è dire che la violenza generata dal maschilismo è l’ORIGINE su base PSICOSOMATICA di una malattia. Le malattie si originano per predisposizione genetica, alimentazione, cause ambientali, sostanze cancerogene, caso etc…
    Anche perché accettando tale ipotesi ne dovrebbe conseguire che:
    1) Le donne che non subisco la violenza e serene non dovrebbero ammalarsi mai. Sappiamo che non è così.
    2) Gli uomini che sono i beneficiari e i responsabili della violenza sulle donne non dovrebbero ammalarsi mai e non avere malattie tipiche del proprio genere. Sappiamo che non è così. (Io personalmente parlando di morte per cancro conosco più vedove che vedovi).
    Ps. Anche i maschi sono vittima sono vittime di una certa mentalità e idea di virilità che permeano la società. Nessuno parla mai o li informa delle malattie che riguardano i propri genitali. Nella mia regione la Liguria, ci sono programmi di prevenzione che organizzano visite gratuite periodiche proprio per il seno presso gli ospedali pubblici, anche per le under 40. Nessuno ha mi fatto lo stesso con l’andrologo per gli uomini.

  25. Vorrei ringraziare sia Stefania Nardini per la testimonianza e le risposte sul nesso fra Femminicidio e cancro al seno, sia Francesca. Ma anche Barbara e @_@ per le domande poste.
    Non so quale fosse l’intento, ma a me le domande di @_@ sono servite e mi farebbe molto piacere leggere un post organico sulle mancate campagne di prevenzione al cancro al seno, sulle cause e sulle carenze nelle cure di questa malattia, specie nel Mezzogiorno.
    Per mie ragioni personali, mi sono sempre rivolta a strutture private per lo screening seguendo le indicazioni della mia ginecologa sulla frequenza e sul tipo di controlli da eseguire. Mi interessa pero’ molto capire che tipo di servizi di prevenzione/cure offra gratuitamente lo stato italiano e in che modo (e in quali regioni), invece, i servizi sono carenti o assenti.
    Grazie a questo blog, sono venuta a conoscenza di moltissimi problemi che ignoravo o non riuscivo a inquadrare appropriatamente riguardanti femminicidio, aborto/contraccezione di emergenza/contraccezione tout court (che nella regione italiana da cui provengo funzionano abbastanza decentemente ma sono de facto negate alle italiane che vivono altrove), che riguardo all’epidurale negata e al bel blog di Paola Banovaz (di cui non sapevo molto perche’ non mi e’ mai interessato avere figli ma che secondo me rappresenta un caso emblematico di discriminazione di genere) e ora riguardo al cancro al seno.
    Non condivido spesso quanto scritto da @_@ e, paradossalmente, a me e’ stato spesso dato della ‘irrazionalista’ quando ho fatto notare che non tutto quello che la comunita’ scientifica sostiene va preso per oro colato (e che ci sono faccende, come l’identita’ di genere, sulle quali la comunita’ scientifica stessa e’ divisa e offre molte campane). La richiesta di spiegazioni di @_@ ed il suo scetticismo sui nessi fra femminicidio e cancro al seno, pero’, li capisco bene perche’ – se il collegamento e’ chiaro per chi e’ stato colpito direttamente da discriminazioni nelle cure – non lo sono per chi ne e’ estraneo almeno per il momento. Per questo vanno argomentati e per questo secondo me non vanno ricondotti ad alcuna ‘fede’ o credenza ascientifica: se ci sono PROVE (e sono convinta che ce ne siano di importanti come quelle citate da Stefania) vanno argomentate, supportate e messe a disposizione di chi le vuole trovare.
    Volendo fare una riflessione piu’ generale, una delle ragioni per cui il femminismo in Italia si e’ come smorzato dopo le importante conquiste degli anni ’60 e ’70 e perche’ molte persone (molte donne) ritiengono che le questioni toccate non li riguardino. Che stiamo qui a chiedere di mettere i mutandoni alle statue greche svestite o che ce ne freghi qualcosa di chi sceglie di dedicarsi al BDSM (in campo sessuale o cristianamente ‘spirituale’ che sia), a patto che non lo si imponga a chi non vuole.
    Qui invece si parla d’altro, si parla di violenza, umiliazioni e differenza di trattamento che la societa’ sistematicamente impone a una fetta della popolazione (che per inciso avrebbe anche la maggioranza numerica). Quindi, provocazioni o meno, ben vengano le domande di @_@ o di chiunque altro. Aiutano a metter le cose in chiaro. E a ribadire che la questione di genere e’ un problema nazionale, riguarda tutte/i e colpisce a vari livelli, anche dove la discriminazione sembrerebbe non esserci.
    Mi piacerebbe vedere dati statistici, sapere qualcosa sui farmaci messi a disposizione e su quelli che non lo sono, leggere insomma un articolo organico sull’argomento per capire sin dove si spinge la discriminazione e quali sono le aree piu’ colpite. Qualcuna/o se la sente di scriverlo o linkare materiale? Grazie davvero.
    PS Scusate se proseguo l’OT ma mi pare davvero importante saperne di piu’ sull’argomento e amerei anche link/post/articoli che delineino con piu’ esempi il rapporto cancro al seno/femminicidio.

  26. PPS Anche i punti sollevati da Zaub e Paolo sono molto importantyi e andrebbero chiariti. La discriminazione verso le donne, nel cancro al seno, avverrebbe per la mancanza di prevenzione/cure/risorse necessarie messe a disposizione dallo Stato/dai medici curanti o per via di una fantomatica origine psicosomatica del cancro stesso? Ho visto ammalarsi persone molto felici, credo che avrei problemi con il secondo punto.
    Anche su questo, urge approfondimento.

  27. Barbara ciò che dici è vero. Infatti dall’inizio della discussione ho premesso che l’argomento è complesso ed è difficile da affrontare . Ringrazio Loredana per l’opportunità di aver aperto un varco su questa ferita che colpisce tante, troppe donne. La parola, la domanda, aiutano chi ha vissuto l’esperienza e chi vuole sapere di più.
    Buon pomeriggio

  28. Confesso di sentirmi confuso da una tale profusione di opinioni. Mi associo a chi ha voluto sottolineare alcune questioni capitali, come la necessità di incrementare la prevenzione e di opporsi al progressivo ritiro del servizio pubblico dalla cura dei cittadini, per ignavia o per osservanza pedissequa dell’etica calvinista dello spread, che impone riduzione delle spese e sacrifici umani alle divinità monetarie. Sono problemi veri: lo Stato che abbandona i propri cittadini, uomini o donne che siano, sta abdicando alla sua funzione e quando questo succede sono le fasce sociali più deboli le prime a pagare: chi non ha risorse proprie, materiali e culturali, per supplire in proprio alle carenze del sistema, soccombe più facilmente. Detto questo, però, a me pare privo di fondamento accostare le morti per cancro al seno al femminicidio e ricondurle alla subcultura patriarcale che indubbiamente ancora permea il paese, causando tanti danni, ma non questo. Lo stato sta abbandonando anche gli uomini, la prevenzione sta venendo meno per tutti, i posti letto ospedalieri si stanno riducendo senza distinzione di genere, è contro questo che bisogna combattere uniti, non contro un presunto maggior grado di abbandono della popolazione femminile rispetto a quella maschile. Tra l’altro, accusare di femminicidio un corpo professionale in blocco (quello sanitario) è ingiusto e ingeneroso contro tutti quei medici e quegli scienziati (categorie in cui le donne sono molto rappresentate) che ha fatto moltissimo per progredire nella cura di questa malattia. E’ terribile la situazione di chi lotta contro un cancro e mi trovo in imbarazzo a parlare di progressi quando è probabile che proprio alcune delle persone che seguono questi commenti possono essere attanagliate dalla paura di non farcela. Spero di non urtare maldestramente alcuna sensibilità dicendo questo, ma non è indirizzando la propria giusta rabbia contro un falso bersaglio che si potranno creare condizioni migliori. E quindi è necessario dire che il cancro al seno è una delle patologie che più hanno beneficiato di studi e cure e che a differenza di tanti altri tumori può essere curato nella maggioranza dei casi, se vengono attuate le giuste misure di prevenzione. E’ necessario dire che molto si è fatto anche per salvaguardare la psiche delle donne malate attraverso interventi non demolitivi, e quindi non è vero che il quadro psicologico non è stato tenuto in nessuna considerazione. E’ necessario dire che questi risultati sono stati ottenuti grazie alla scienza e non a qualche approccio irrazionalistico, che pure qui qualcuno ha invocato, e che quindi l’opinione degli scienziati, che non è certo oro colato e va soppesata e sottoposta a critica serrata, è comunque l’opinione più competente e rispettabile di cui possiamo disporre. E’ necessario ribadire che la componente irrazionale è per sua natura individuale e mi piacerebbe capire come potremmo mai fare a sostenere una discussione basandoci su di essa e non sulla razionalità, che è l’unico supporto di comunicazione intersoggettiva disponibile alla nostra specie, almeno a quanto ne so io. A me sembra che da parte di molti(e) tutti i progressi fatti fino a oggi vengano considerati un dato scontato, come fossero un diritto naturale, e ci si accanisca a immaginare scenari complottistici sulla base di informazioni frammentarie: impressioni personali, evidenze aneddotiche, racconti di conoscenti, un farmaco che non verrebbe somministrato nonostante l’efficacia (fonte: due magazine… non mi sembra granché solida). Non vorrei dare l’impressione di pensare che tutto va bene: al contrario, credo che la sanità pubblica sia in pericolo come mai prima d’ora e che vada difesa a spada tratta; che siano troppi i medici che considerano i pazienti pezzi di carne rappresentati da un set di coordinate scritte su una cartella clinica; che sia criminale negare la prevenzione a chiunque, ma in particolare a chi non ha i mezzi per supplire in proprio. In questo, però, non ci vedo alcuna aggressione di genere. Non potrebbe forse sostenere le stesse cose un uomo affetto da tumore alla prostata? Anche in questo caso, la prevenzione sarebbe facile (un’analisi del sangue) ma il più delle volte è negata; l’intervento è demolitivo e provoca impotenza; a volte non sarebbe necessario, dato che il tumore non sempre è così aggressivo da rappresentare un immediato pericolo, eppure si fa lo stesso. Non ce n’è abbastanza per incazzarsi belluinamente e denunciare la scarsa considerazione della condizione maschile? Secondo me, che sono uomo, no. La cura, purtroppo, non si può esigere. Il fatto che scorrano fiumi di denaro non basta, di per sé, a giustificare la pretesa che una cura venga resa disponibile, qui e ora. Siamo esseri umani, con dei limiti. Come funziona il nostro corpo è tuttora un mistero sotto molti punti di vista e incrementare gli sforzi potrebbe non bastare per capirne di più, così come nove donne non potranno mai partorire un bambino in un mese. E’ terrificante dirlo, ma potremmo anche non capirlo mai, come si cura un cancro. Per fortuna questo non è il caso del cancro al seno, del quale molto si è già capito e probabilmente altro si capirà nei prossimi anni. Ma chi lo studia, chi tenta di curarlo, è comunque un essere umano con i suoi limiti: va aiutato a migliorare, non messo sul banco degli imputati.

  29. Maurizio, sul banco degli imputati c’è solo lo Stato. Che non mette in condizioni le strutture di operare o comunque i medici di intervenire al meglio. E’ stato fatto molto, è vero. Ma il fenomeno è in costante aumento. E non considerare che anche le giovani donne siano a rischio, o che i protocolli non sono più idonei non mi sembra il modo per tutelare la salute delle donne. Personalmente sono uscita dal problema, e se ne parlo non è per incazzatura. Potrei starmene in un cantuccio senza pensare che ogni giorno accade. Si, accade…

  30. Per molti, troppi uomini (chiamiamoli così) la donna è un oggetto da utilizzare, da possedere, da dominare. E non parlo solo di sesso. Secondo tali individui, questo “oggetto” – essendo cosa inanimata e priva di autonomia decisionale – non può e non deve comportarsi come un essere umano.
    Questi uomini non sono temporaneamente incapaci di intendere e di volere: sono uomini che non riconoscono alla donna lo status di essere umano.
    Non devono essere trattati come malati di mente o incapaci. Sono assassini. Punto.

  31. @ Stefania: tu ce l’hai fatta, hai traversato il deserto e sai di cosa parli. Ti prego di non giudicarmi presuntuoso, se cerco di aggiungere qualche altro angolo al tuo punto di vista. Sul fatto che lo stato sia inadempiente penso che siamo tutti d’accordo. Io contesto il fatto che da questa inadempienza, che è generale e di cui siamo vittime tutti, si passi disinvoltamente a parlare di femminicidio, che è un’altra cosa e non va chiamato in ballo a ogni pie’ sospinto, a rischio di banalizzarlo e togliere a questo concetto il suo contenuto tragico e il suo rilievo sociale. Poi c’è un altro livello, che è quello delle responsabilità individuali: dire che lo stato è responsabile significa qualcosa in campo sociologico, ma se si parla di interventi concreti da attuare per migliorare le cose occorre che dalla generica responsabilità di sistema si passi a quelle personali: quel particolare medico negligente, quel particolare infermiere sgarbato, quel particolare funzionario incompetente o corrotto. Infine, una parola anche sull’aumentata incidenza di questa patologia. I dati resi pubblici dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Istituto Nazionale dei tumori attraverso il sito http://www.tumori.net depongono in questo senso, ma attenzione: una parte dell’incremento dipende dall’invecchiamento della popolazione (le donne più anziane sono più soggette), e per le classi di età più giovani questi dati non bastano per trarre conclusioni definitive. Per farlo, occorrerebbe almeno capire quanta parte dell’aumentata incidenza sia dovuta al semplice miglioramento delle statistiche, e quanta alla riduzione della mortalità per altre patologie, che espone le superstiti ad una maggiore probabilità di ammalarsi di tumore. Probabilmente, anche al netto di questi effetti emergerebbe un’aumentata incidenza, ma sicuramente di intensità minore rispetto alle cifre che si sentono circolare. A questo proposito segnalo che i dati proposti in assoluta buona fede da Amazzone Furiosa qualche giorno fa e tratti da una fonte apparentemente al di sopra di ogni sospetto (un documento ufficiale della Commissione Sanità del Senato, http://www.senato.it/bgt/pdf/docXVII9.pdf) non sono assolutamente in linea con i dati del sito, che hanno pure il crisma del’ufficialità. Tanto per dire, nel documento si parla di un rischio di malattia che interesserebbe una donna ogni otto (13%, un’epidemia!), ma non si cita la fonte e neppure la metodologia utilizzata per calcolare questo rischio. I numeri che ho calcolato io sono molto, ma molto diversi. Non è sacro quello che dicono gli scienziati, che per definizione deve sempre poter essere messo in dubbio, e a maggior ragione non lo è nemmeno quello che dice il Senato. Ho scritto alla Commissione chiedendo chiarimenti. Ad oggi (ma sono passati solo pochi giorni) non ho avuto risposta. Se l’avrò, chiederò a Loredana di condividerla, anche se dovessi aver sbagliato io i conti e mi dovessi esporre a una figuraccia. Perché anche questo si deve esigere, in nome della concretezza, dell’efficienza e dell’efficacia della cura: informazioni precise, non ambigue e sempre documentate. Se da queste dovesse emergere l’evidenza di una differenza di approccio alle patologie tipicamente femminili, e in particolare al cancro al seno, allora si potrà denunciare questa cosa. Ma da quello che è emerso finora in questa discussione, francamente, mi pare che manchino sia il movente, sia le prove, sia l’arma del delitto.

  32. Solo per dire che gli interventi non demolitivi si sono rivelati un grande business: una grandissima parte (non ho i dati precisi, vi tocca fidarvi)delle donne alle quali è stata praticata la quadrectomia ha avuto la recidiva con conseguente mastectomia.

  33. @Francesca: in questo modo non se ne esce, tutto è sbagliato: non va bene l’intervento radicale perché devastante, non va bene quello minimale perché non sicuro… e comunque le recidive c’erano anche con la mastectomia, e quando a suo tempo fu introdotta la quadrectomia lo si fece dopo una fase pilota in cui i dati dimostrarono che i due interventi erano equivalenti, in quanto a efficacia terapeutica. Fra gli altri, fu Veronesi uno dei protagonisti della sperimentazione: uno scienziato che io non amo per il suo smaccato scientismo, ma che una sua autorevolezza se l’è conquistata. E quindi no, se non vedo dati precisi e circostanziati non mi fido. Anche questo ricondurre sempre tutto alla categoria del business trovo che sia sbagliato: che le farmaceutiche ne abbiano fatte di tutti i colori, arrivando anche a sperimentare farmaci sulle popolazioni dei paesi poveri, è un fatto e sta a significare che non bisogna mai abbassare la guardia nei confronti di certi soggetti; ma di qui ad accreditare qualsiasi sospetto ce ne corre, e si rischia di buttare via il bambino con l’acqua sporca. In definitiva, è difficile negare che oggi si viva meglio e più a lungo di quanto non accadesse anche solo quaranta anni fa. I sessantenni di oggi sono delle persone di tarda maturità, quelli di allora erano per lo più vecchietti e vecchiette decrepite. Qualcosa di buono sarà stato fatto, o anche questa è un’illusione indotta da chi ci vuole convincere che questo è il migliore dei mondi possibili?

  34. Ultimo commento, e poi smetto di fare il grillo parlante che mi sto diventando antipatico da solo. Riporto testualmente: “Eterogeneità geografiche particolarmente marcate sono emerse per alcune specifiche neoplasie. Le proporzioni di persone con tumori della mammella e colorettali (entrambi spesso legati agli stili di vita) sono risultate doppie al Centro-nord (rispettivamente 2,0%e 0,6%) rispetto al Sud (1,2% e 0,3%)”.
    Questo smentisce anche la tesi secondo cui le donne del Sud, svantaggiate economicamente e socialmente, sarebbero più colpite dalla patologia. La fonte è molto autorevole, ed è il Registro Nazionale dei Tumori: http://www.registri-tumori.it/PDF/AIRTUM2010Prevalenza/011_prev_sint.pdf.

  35. Recidive su un seno asportato????????
    Mi dispiace i dati non ce li ho e non ho la possibilità di procurarmeli ma se non se ne esce non è certo per il mio mancato possesso di dati. Non se ne esce perché non si è disposti a considerare verità la parola di chi ha fatto un’esperienza che agli uomini tocca in percentuale bassissima (cancro al seno).
    Approfitto per fare alcune precisazioni e dico anche che su quanto dirò mi interessa di più il parere delle donne, dato che quello degli uomini mi pare sufficientemente chiaro.
    Vorrei parlare degli approcci terapeutici -Herato è una donna? chiedo senza intenti polemici ma solo per le osservazioni che ha fatto sui miei commenti che, evidentmente chiari non sono stati, e mi scuso anche di questo- .
    Quando si è costrette a fare una esperienza come quella di cui parliamo si è di fronte a un problema gravissimo e a soluzioni che non danno certezza.
    Se ora gli uomini si sentono in diritto di dire che questo vale per tutti i tipi di cancro è perché si fidano troppo di se stessi, che sono gli stessi che non si pongono il problema in un modo diverso, più “umano”, cioè più attento alla complessità dei problemi, perché sono loro per lo più ad avere in mano problema e “soluzioni” e perché se ne sbattono della mia esplicita richiesta di avere il parere femminile, ma per me quello conta. Stiamo parlando di cancro al seno.
    Il problema è decidere se affidarsi a protocolli terapeutici che si basano su una ricerca scientifica condizionata da interessi economici e da una mentalità che non tiene in conto a sufficienza il genere femminile, in questa società. Confutare questo è disonesto, oltre che misogino. Oppure affidarsi ad un approccio non legato agli stessi interessi. Questo dover decidere fra due modi letteralmente opposti è una delle maggiori sofferenze che si aggiungono ad una malattia altamente mortale, ci vorrebbe anche un po’ di rispetto quando si pretende di parlarne arrivando a negare TUTTO (movente, arma del delitto…ma di che parliamo, di che parliamo, di che parlate????). Putroppo malgrado la parola maschile sia quasi la sola lettimata dalla scienza ma dalla cultura, dalla politica e dagli interessi economici, quella femminile non offre ugualmente garanzie perché ancora troppe sono le donne soggiogate dal fascino di una presunta neutralità della scienza, dell’economia, ecc.
    Non fidarsi dei protocolli è doveroso, verso se stesse, così come non ci si può affidare ad approcci naturali senza avere il dubbio che alcune cure vadano intraprese. Occorrerebbe una conoscenza scientifica completa di entrambi gli approcci per poter decidere e magari optare per una soluzione chirurgica, delle cure protocollari, un accompagnamento “dolce” con omeopata, erboristeria ecc. Ma anche in questo caso: la chirurgia comporta che una parte delle cellule tumorali resti nel corpo e, magari, vada a formare delle metastasi. E che le cure naturali contrastino l’efficacia di quelle distruttive le cellule tumorali… Possibile che di fronte a tutto questo, che riguarda anche gli uomini, certo, ma possibile che di fronte a tutto questo la sola parola che si pretende sia ascoltata sia quella maschile, quella della scienza, che è largamente maschile, quella della psicologia, che è largamente maschile e che non va bene nemmeno per i maschi? E se si dice che il sistema preventivo e terapetutico è particolarmente insidioso nei confronti di un soggetto, quello femminile, la sola cosa sulla quale si versano fiumi di parole è la negazione, negazione, negazione…Ma avete idea di quante isterctomie inutili sono state praticate? I dati, non li ho, lo so, come lo sapete voi che negate. Avete o no idea di come venga considerato il corpo malato e quello sano delle donne? Sì che ce l’avete.

  36. Maurizio, sei veramente scorretto: io non ho detto che le donne sono più colpite dal tuimore alla mammella ma che sono coloro alle quali viene negata l’informazione dell’esistenza di una terapia costosa. Chiaro?

  37. @Francesca: mi dispiace essermi spiegato male, ma io non ho detto la cosa che tu mi imputi. A dire il vero, non ho nemmeno capito quale sia, questa cosa. Sono stato invece impreciso nel parlare di recidive: è di metastasi che volevo parlare. Per il resto, del tuo discorso non condivido pressoché niente, per cui penso che sia inutile continuare la discussione. Partiamo da punti di vista troppo diversi. Se pensi che di cancro alla mammella sia meglio parlare tra donne, io mi faccio volentieri da parte.

  38. Loredana invita a «cambiare le parole»; ma anche il modo di riferirsi al proprio interlocutore, specie se si dimostra competente e interessato, non è indifferente. Il «tono» usato da Francesca nei confronti di Maurizio è un tono che chiude ogni discussione, e quindi ogni apporto “altro”; è questo che serve? Ora, se uno come me è interessato a capire e a farsi un’idea propria, non è di poco conto fornire dati e fonti dei propri rilievi. Basta davvero, per fare capire l’incidenza di un fenomeno, riportare l’esperienza di chi ha avuto il cancro al seno? Maurizio ha posto questioni importanti; liquidarle con sufficienza perché trattasi di maschio non giova a nessuno. Così come non ha senso «considerare verità la parola di chi ha fatto un’esperienza» di cancro al seno; parola che è importante, ma che può essere talvolta solo un riferire la propria particolare esperienza, e non una verità valida per tutti. La scienza, in questo caso, ma anche l’elaborazione culturale, può aiutare molto. Trincerarsi in un discorso di genere («scienza maschile», etc.), o comunque richiedere l’intervento o la testimonianza di sole donne, come di fatto ha chiesto Francesca, è deleterio, non porta da nessuna parte. E poi, in base a quale strana logica la mia esperienza di marito (e quindi maschio) di donna operata per cancro al seno dovrebbe essere ritenuta meno interessante? Certo che il mio punto di vista è quello di un maschio; e con ciò? Tutti i maschi sono, proprio in quanto “maschi”, portatori di una «mentalità che non tiene conto a sufficienza del genere femminile»? Io, francamente, non sono interessato a sostenere la lotta di chi la pensa in modo così rigido; non mi interessa, in nessun campo, stare accanto a un(a) fondamentalista. Non è vero che l’unico «sguardo sincero, onesto, non autodifensivo» appartiene a chi ci da ragione. Forse, per compiere un effettivo passo in avanti, anche nella direzione auspicata da Loredana nel post («le cose che vanno fatte»), è opportuno cambiare anche il pensiero: non tutti i maschi hanno, nei confronti del corpo delle donne, un atteggiamento votato al dominio.

  39. Sono d’accordo con m.p.
    @francesca “Tutti gli uomini sarebbero uguali in blocco. Devono parlare solo le donne. Non ho dati ma ho la Verità: abbiate fede” Sembra di sentire parlare una talebana.
    Ps. L’omeopatia non è medicina.

  40. Non ho detto che devono parlare solo le donne ma che io sono interessata soltanto al loro parere.
    Tempo sprecato quello di chi vuole leggere nelle mie parole ciò che non dico. E soprattutto volontà di interpretare a proprio vantaggio le mie parole.
    Io mi fido molto di chi ha esperienza di qualcosa, meno di chi usa quell’esperienza per il proprio discorso, meno dei dati che possono essere manipolati e che si vuole far risultare come oggettivi: c’è un’oggettività anche nelle esperienze soggettive ma ci vuole la volontà di ascoltare, invece qui si parla di altri (e) e lo si vuole fare a nome di altri (e). Comunque, quello che avevo da dire l’ho detto e non ho altro da aggiungere, ora leggerò solo ciò che riconosco come autentico e non i meri esercizi a vuoto di chi non sa di cosa parla. Talebana, paolo, dillo a chi lo è.

  41. Sono una donna, non sono mai stata malata. Spero che questo non svaluti automaticamente la mia opinione.
    La medicina è una scienza empirica, non una scienza esatta. Questo significa che molti suoi successi si basano anche su precedenti errori.
    Trovo ingenuo chi crede che la medicina debba essere infallibile e perfetta, ma trovo ottuso e in malafede chi crede che la medicina sia solo determinata da interessi economici e che gli errori medici fossero dovuti sempre e solo a desiderio di profitto e mancanza di scrupoli. A volte ci sono le leggerezze, a volte gli imprevisti, a volte semplicemente non si conosce abbastanza della malattia. Questo per rispondere a Francesca: sono convinta che siano state fatte molte insterectomie inevitabili; non posso però affermare che dietro questa scelta ci fossero necessariamente superficialità e malafede. Se proprio vogliamo fare un discorso sensato, non possiamo non tenere conto del fatto che sono interventi costosi e che quindi il medico che pensa solo al denaro li eviterebbe, se non strettamente necessarî.
    Non riesco a capire come il parere medico risulti così poco affidabile per certe persone, che pur riconoscono che l’esperienza del malato sia una testimonianza privilegiata. Ma non vi rendete conto di quante conoscenze debba avere un medico per fare bene il suo mestiere? Questa svalutazione del sapere scientifico è dannosa e – lo ripeto – incredibilmente arrogante.
    L’omeopatia non è medicina ed è stato provato più volte che ha la stessa efficacia del placebo. Solo le grandi multinazionali dell’omeopatia – non capisco perché esse debbano apparire meno attaccate al denaro e senza scrupoli delle case farmaceutiche ufficiali – continuano a sostenere il contrario.
    Infine per Francesca: nel momento in cui spieghi perché secondo te “Se ora gli uomini si sentono in diritto di dire che questo vale per tutti i tipi di cancro è perché si fidano troppo di se stessi, che sono gli stessi che non si pongono il problema in un modo diverso, più “umano”, cioè più attento alla complessità dei problemi, perché sono loro per lo più ad avere in mano problema e “soluzioni””, pecchi della stessa arroganza che poche righe sppra stigmatizzi: pur non avendo la loro esperienza (che ne sai, magari hanno avuto un tumore da qualche parte), credi di sapere già perché hanno certe opinioni.

  42. Francesca, anche se so che sto andando off topic, cosa vuol dire che l’impostazione della scienza è maschile? (che sia in mano agli uomini, purtroppo non posso negarlo, anche se i campi della biologia e della medicina sono – mi sembra – quelli in cui la presenza femminile è maggiore).

  43. Che ricerca l’oggettività in modo insufficiente, che tratta il malato dividendolo in pezzi e non globalmente, che pretende di essere LUI ad influenzare l’esito degli esperimenti scientifici(teoria dell’osservatore che influisce sull’osservato come da Fisica quantisitica), che determina il rapporto medico-paziente infischiandosene del paziente ed esercitando potere su di lui, che se infischia se l’aspirina non cura le donne come cura gli uomini perchè sono diversamente conformati, perché non fa nessuna ricerca sui metodi anticoncezionali per gli uomini e fa gravare il peso della pillola sulle donne, perché quando interviene sulle patologie cardiovascolari immette materiali inadatti alle arterie delle donne (più corte di quelle degli uomini) e le uccide…perché è dovuta nascescere una “medicina di genere” per dare fiato a tuto questo…

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