DISCORSI MOTIVAZIONALI: DUE INTERVENTI DI IOSIF BRODSKIJ

Proseguendo la serie dei discorsi motivazionali agli studenti, laureati o meno. Due discorsi di Iosif Brodskij, 1988 e 1989. Grazie a Stefano Zanoli che nei commenti al post di ieri me li ha fatti tornare in mente.

Discorso allo stadio

PRIMO PUNTO. Adesso e in seguito, io credo abbia senso concentrarsi sulla precisione della vostra lingua. Cercate di ampliare il vostro vocabolario e di rifarvi ad esso come se aveste a che fare con il vostro conto in banca. Dedicategli una grande attenzione e cercate di rendere maggiore il vostro dividendo. Lo scopo non è di migliorare il vostro eloquio o il vostro successo professionale — benché in seguito anche questo sia possibile — né di trasformarvi in saputelli da salotto. Lo scopo sta nel fatto di darvi la possibilità di esprimervi nel modo più completo e puntuale possibile: in una parola, lo scopo è il vostro equilibrio. Infatti l’accumulazione del non detto, del non espresso può portare propriamente alla nevrosi. Per riuscirvi non bisogna necessariamente trasformarsi in topi di biblioteca. Basta solo procurarsi un vocabolario e leggerlo ogni giorno e, talvolta, anche un libro di poesie…

SECONDO PUNTO . Adesso e in seguito cercate di essere buoni con i vostri genitori. Se questo vi sembra troppo simile a «Onora tuo padre e tua madre», beh pazienza! Io voglio solo dire: cercate di non mettervi contro di loro. Con molta probabilità moriranno prima di voi, per cui potrete risparmiarvi se non il dolore almeno il senso di colpa. Se proprio vi dovete ribellare, fatelo contro quelli che non è tanto facile ferire. I genitori sono un bersaglio troppo vicino (lo stesso dicasi per i fratelli, le sorelle, le mogli e i mariti): la distanza è tale che non potete mancarli.

TERZO PUNTO . Cercate di non fare troppo affidamento sui politici, non perché siano stolti e disonesti, come spesso accade, ma per la mole del loro lavoro, che risulta essere troppo grande anche per i migliori tra loro, e [non contate] neppure su questo o quel partito politico, sistema, dottrina o sui loro programmi. Possono nel migliore dei casi ridurre alquanto il malessere sociale ma non debellarlo. Per quanto la persona che avete eletto abbia promesso di dividere correttamente la torta, non crescerà di dimensioni, anzi necessariamente le porzioni saranno più piccole. Alla luce, o meglio all’oscurità di ciò, dovete basarvi sulla cucina di casa vostra, cioè gestire da voi il mondo, almeno per quella parte che è nella vostra disponibilità e che si trova nel vostro raggio d’azione.

QUARTO PUNTO . Cercate di non mettervi in evidenza, cercate di essere umili. Già adesso siamo in troppi e molto presto saremo molti di più. Questa scalata per un posto al sole necessariamente va a scapito di altri che non la faranno. Il fatto che vi accada di pestare i piedi a qualcuno non vuol dire che dobbiate salire anche sulle sue spalle. In generale c’è sempre qualcosa di sgradevole nello stare meglio del tuo simile, in particolare quando questi simili sono miliardi.

QUINTO PUNTO . Vi consiglierei anche di abbassare la voce ma ho paura che pensiate che stia andando molto oltre. Tuttavia ricordate che a fianco a voi c’è sempre qualcuno: il prossimo. Nessuno vi chiede di amarlo ma cercate di non recargli troppa noia e di non procurargli del male.

SESTO PUNTO . In ogni modo evitate di attribuirvi lo stato di vittime. Tra tutte le parti del corpo state più attenti al vostro dito indice; esso infatti ha sete di denuncia. Un dito puntato è il segno della vittima. In contrapposizione al medio e all’indice divaricati in segno di vittoria, l’indice puntato è sinonimo di resa. Per quanto sia atroce la vostra condizione cercate di non accusare di questo forze esterne: la storia, lo stato, i superiori, la razza, i genitori, le fasi della luna, l’infanzia, lo svezzamento, eccetera. Nel momento infatti in cui voi riponete la colpa in qualcosa indebolite l’intima determinazione a cambiare alcunché. È possibile anche affermare che quel dito assetato di denuncia oscilli così accanitamente perché questa determinazione non è sufficientemente solida.

SETTIMO PUNTO . In generale cercate di apprezzare la vita non solo per il suo fascino ma anche per le sue difficoltà. Fanno parte del gioco e ciò che vi è di buono in esse è che non ingannano. Ogni volta, quando siete nella disperazione o al limite della disperazione, quando avete dei guai e degli intoppi, ricordate: questa è la vita che vi parla con l’unico linguaggio che lei conosce bene. Se vi può aiutare, cercate di ricordare che la dignità umana è un concetto assoluto e non relativo e che essa non dipende da particolari appelli ma è basata sulla negazione dell’ovvio.

OTTAVO PUNTO . Il mondo nel quale state per entrare non ha una buona reputazione; è migliore dal punto di vista geografico che storico; è ancora più attraente sotto il profilo visivo che sociale. Non è un posticino carino come voi presto scoprirete e dubito che sarà diventato molto più gradevole quando lo abbandonerete. Nondimeno è l’unico mondo che abbiamo a disposizione: non c’è alternativa, ma anche se ci fosse ciò non è una garanzia che sarebbe meglio di questo. Là fuori è la giungla, ci sono deserti, chine scivolose, paludi eccetera — in senso letterale e, ciò che è peggio, anche metaforico. Tuttavia, come ha detto Robert Frost: «La migliore via d’uscita è sempre buttarsi dentro». E ancora ha detto, in verità in un’altra poesia, che «vivere nella società significa perdonare».

NONO PUNTO . Cercate di non prestare attenzione a quelli che provano a rendere la vostra vita infelice. Saranno molti, tanto in veste ufficiale quanto autoproclamatisi tali. Sopportateli, se non potete evitarli, ma appena ve ne sbarazzate dimenticatevene rapidamente. Soprattutto non raccontate la storia dell’ingiusto trattamento che avete subito. Rifuggite da ciò, non importa quanto sia comprensivo il vostro uditorio. Quello che i vostri avversari fanno acquista il suo significato o importanza dal modo in cui voi reagite a esso. Quindi passate oltre o più in là di loro come se foste davanti a un semaforo giallo e non rosso.

DECIMO PUNTO . È meglio che mi fermi qui. Io sarò felice, se voi considererete utile quello che ho detto. Se non lo è, ciò dimostra che siete preparati per il futuro molto meglio di quanto ci si potrebbe attendere da quelli della vostra età. Cosa che, io credo, è motivo di gioia, non di apprensione. In ogni caso — che voi siate ben preparati oppure no — vi auguro buona fortuna perché anche così voi avete davanti non una vacanza e vi ci vuole fortuna. Tuttavia io credo che ce la farete.

Pronunciato ad Ann-Harbor davanti ai laureandi dell’università del Michigan il 18 dicembre del 1988. La traduzione dal russo è di Lucio Coco ed è tratta dall’edizione russa delle opere: «I.A. Brodskij, Reč’ na stadione» (“Discorso allo stadio”)

 

Elogio della noia.

In breve, ricchi o poveri, prima o poi sarete afflitti da questa inutilità del tempo.
Voi, potenziali possidenti, sarete annoiati dal vostro lavoro, dagli amici, da mariti, mogli, o amanti, dalla vista che si gode dalla finestra di casa vostra, dai mobili o dalla tappezzeria della vostra stanza, dai vostri pensieri, da voi stessi. Di conseguenza, cercherete vie di fuga. A parte gli strumenti di autogratificazione sopra menzionati, forse comincerete a cambiare lavoro, residenza, amicizie, paese, clima; forse vi darete alla promiscuità sessuale, all’alcol, ai viaggi, alle lezioni di cucina, alle droghe, alla psicoanalisi.
Di fatto, potreste mettere insieme tutte queste cose; e per un po’ la combinazione potrebbe funzionare. Fino al giorno in cui, naturalmente, vi sveglierete nella vostra stanza con una nuova famiglia e una diversa tappezzeria, in un altro Stato, in un altro clima, con un mucchio di conti da pagare al vostro agente di viaggi o allo psicanalista, eppure con la stessa vieta sensazione nei confronti della luce del giorno che si diffonde alla finestra. E vi infilerete le pantofole solo per scoprire che quelle non sono le calzature più adatte per fuggire da quanto riconoscete come familiare. E a seconda del temperamento, o dell’età, vi lascerete prendere dal panico o vi rassegnerete alla dimestichezza con quella sensazione, oppure, una volta di più, passerete attraverso la trafila del cambiamento.
Nevrosi e depressione entreranno a far parte del vostro vocabolario quanto le pillole del vostro armadietto dei medicinali.

[Iosif Brodskij, Elogio della noia (discorso per la cerimonia del conferimento dei diplomi di laurea al Darmouth College nel luglio dl 1989), in Profilo di Clio, traduzione di Arturo Cattaneo, Milano, Adelphi 2003 (2), p. 101]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto