DISCORSI MOTIVAZIONALI. RAY BRADBURY: QUALUNQUE COSA SIA, FALLO

Tocca a Ray Bradbury. E’ il 2000, parla agli studenti della Caltech Class.

 

“Dunque, posso darvi alcune regole per i prossimi giorni. Prima di tutto, non guardate i telegiornali, mai. Perché ci dicono quanto siamo cattivi. Quindi, non guardateli.

Oggi stesso, subito dopo la laurea, fate una lista delle persone che non credono in voi. Ne avete qualcuna, giusto?  Ho avuto un sacco di persone che mi hanno detto di non fare quello che stavo per fare. Fate una lista questo pomeriggio, delle persone che non credono in voi, e chiamatele stasera, e dite loro di andare all’inferno! E poi raccogliete intorno a voi le persone che credono in voi, i vostri genitori e qualche amico, se siete fortunati.

Mi è successa una cosa quando avevo 9 anni. Era il 1929, l’inizio della Grande Depressione. E un  fumetto sul giornale mi ha spedito nel futuro. Il primo fumetto di Buck Rogers. Nell’ottobre del 1929 ho guardato quel fumetto e ho pensato: “Ecco a cosa appartengo”. Ho iniziato a collezionare fumetti di Buck Rogers. E tutti in quinta elementare mi prendevano in giro. Ho continuato a collezionarli per circa un mese, poi ho ascoltato chi mi criticava. E ho strappato i miei fumetti. È la cosa peggiore che abbia mai fatto. Due o tre giorni dopo, sono crollato. Stavo piangendo e mi sono detto: ” Perché sto piangendo? A quale funerale sto andando? Chi è morto?” E la risposta è stata: “Io.” Avevo fatto a pezzi il futuro. E poi mi sono detto, sempre piangendo: “Come posso rimediare?” “Bene, diamine, torna indietro e ricomincia a collezionare  i fumetti di Buck Rogers! Per i prossimi quattro o cinque anni, spostati nel futuro. E non ascoltare più quei dannati imbecilli”. Ed è quello che ho fatto. Ho ricominciato a collezionare Buck Rogers.

E ho iniziato a scrivere quando avevo 12 anni, scrivevo di viaggi sulla Luna, su Marte, nell’universo. Grazie a Dio, sono andato contro tutti coloro che mi dicevano di non farlo, perché la fantascienza a quei tempi non esisteva, al massimo due o tre libro in un anno. Così, ho deciso di diventare uno scrittore, e questo ha reso la mia vita felice e completa.

Invidio la vostra giovinezza. Se dovessi tornare indietro e rifare tutto da capo, lo rifarei. Con tutto ciò che è stato sbagliato nella mia vita; con tutto ciò che è stato buono; con tutti gli errori, tutti i problemi. Quando mi sono sposato, tutti gli amici di mia moglie hanno detto: “Non sposarlo. Non andrà da nessuna parte”. Ma io le ho detto: “Vado sulla luna e vado su Marte. Vuoi venire con me?” E lei ha detto: “Sì”.  Fece voto di povertà e mi sposò. Il giorno del nostro matrimonio avevamo 8 dollari in banca. E ho messo 5 dollari in una busta e l’ho consegnata al pastore. E lui disse: “Cos’è questo?” Dissi: “Questa è la tua paga per la cerimonia di oggi”. Disse: “Sei uno scrittore, vero?” E io ho detto: “Sì”. E lui disse: “Ti servirà”. E mi ha ridato la busta. E l’ho ripresa. Ma un paio d’anni dopo, quando avevo cominciato a guadagnare, gli mandai un assegno decente. 

Sono andato a New York con tutti i miei racconti. Sono salito su un bus e ci sono rimasto quattro giorni e quattro notti. Niente aria condizionata, niente servizi igienici. Abbiamo avuto molti miglioramenti negli ultimi anni. Poi ho soggiornato  all’YMCA, 5 dollari  a settimana. Con una pila di manoscritti in grembo, sperando di conquistare il mondo editoriale. Ho incontrato tanti redattori. Mi hanno rifiutato. Durante la mia ultima notte a New York – sconfitto  – ho cenato con l’editor di Doubleday, che mi ha detto: “E tutte quelle storie marziane che hai scritto? Se le riunissi e facessi un libro, Cronache marziane?” 

Quindi, vedete, gli inizi possono essere simili. Ma bisogna avere passione e dedizione. Quando mi diplomai, salii sul tetto della scuola – era il tramonto, come in un film – e ho pianto.  Perché sapevo che sarebbero passati anni prima che mi accadesse qualcosa. Ma dovevo farlo. Ho dovuto farlo. Ho dovuto credere nella mia passione. Quindi, è così che è andata a finire.

Ora, di recente ho scritto un racconto su un giovane che ho incontrato quando avevo 30 anni. Aveva 21 anni. Era un genio. Ha scritto racconti fantastici. Il genere di cose che non ho scritto quando avevo 21 anni. Avevo circa 20 anni prima di iniziare a scrivere davvero bene. E questo ragazzo era così talentuoso. Ho preso i suoi racconti. Li ho inviati alle riviste. Li ho venduti tutti immediatamente. E aveva un futuro brillante. L’aveva già fatto. Era già un genio. Ma è andato in Marina. Se n’è andato e non l’ho visto per 20 o 30 anni. E circa 15 anni fa, un uomo anziano venne da me a farsi autografare un libro. E mi ha detto: “Sai chi sono?” Ho detto no.” Non l’ho riconosciuto. Mi ha detto chi era. Era quel ragazzo di 21 anni, che era un genio. E io ho detto: “Figlio di puttana! Cosa hai fatto della tua vita? Cosa hai fatto della tua vita?”.
Non ha seguito il suo sogno. Ed eccolo qui, un vecchio senza sogni. Gli ho detto: “Vattene a casa e scrivi un altro racconto.
E ricomincia la tua carriera”. Era distrutto dalla mia furia. Ma andò a casa e scrisse un racconto, e me lo mandò. E l’ho venduto.

Quindi, quello che vi sto dicendo è questo: tra 20 anni avrò 100 anni. Ma sarò ancora vivo e incontrerò molti di voi. E spero di non dirvi: “Figlio di puttana, cosa hai fatto della tua vita?”

Qualunque cosa sia, qualunque cosa sia, fallo! Sicuramente ci saranno errori. Non sarà tutto perfetto. Ho scritto migliaia di parole che nessuno vedrà mai. Ho dovuto scriverle per sbarazzarmene. Ma poi ho scritto anche un sacco di altra roba. Quindi le cose buone rimangono e le cose vecchie se ne vanno”.

 

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