DISTRAZIONI FATALI E PAMPINI BUGIARDI

Chiacchierando ieri con Annette Herzog, tedesca stabilitasi in Danimarca, autrice del graphic D’amore e altre tempeste, pensavo a cosa avverrebbe se il libro venisse adottato, come si dovrebbe, nelle scuole. La storia, infatti, raccontata dal punto di vista femminile e maschile (il libro ha una doppia copertina e una doppia narrazione), è quella di un primo innamoramento, con tutta la grazia, le goffaggini, gli errori, le paure e le curiosità del caso. E, sì, c’è anche una lezione di educazione sessuale, che in Danimarca è faccenda normale nelle scuole, e che qui è impossibile, va ormai detto. I progetti non partono, grazie al boicottaggio della parte fondamentalista cattolica, sicuramente più forte nel clima che stiamo respirando, e il desiderio di controllo sui libri di testo (qui un grazioso riassunto della messa all’indice in atto per quanto riguarda i migranti) si fa più forte.
Normale evoluzione, o involuzione a seconda dei punti di vista. Nel momento in cui si è stati incitati a diventare soggetto rivendicante, convinto di una sottrazione che è stata perpetrata sulla propria vita (a volte a ragione, molte altre volte è un alibi), salta tutto, e ognuno si sente in diritto di considerare carta straccia quanto proposto da altri. Libri di testo inclusi.
Ora, i libri di testo non sono intoccabili, intendiamoci. Pensate al lavoro prezioso che da anni fa Irene Biemmi sulla rappresentazione delle donne e delle bambine, e che giusto quest’estate scriveva:
“Viene da domandarsi: perché questa ondata di rinnovamento non ha ancora contaminato l’editoria scolastica? Forse perché gli editori non vogliono correre il rischio di perdere una fetta del mercato floridissimo delle adozioni per cui cercano di accontentare “la media degli insegnanti”. Questa è la conclusione alla quale giunge Umberto Eco ne I pampini bugiardi: «Si deve quindi ritenere che, per accontentare la maggioranza media, per non suscitare dissensi, per non urtare suscettibilità, per piacere a tutti, si cerchi di mantenere il testo al livello dell’ovvietà, del qualunquismo, della acriticità, della idiozia rispettabile» (Eco, 1972, p. 10).”
Due pesi e due misure? No. Che debba esserci un rinnovamento, con maggiore attenzione a quanto si propone, è certo. Che questo rinnovamento venga dettato non dal cambiamento sociale ma dalla politica è tutt’altra faccenda.
Il problema grosso è che questa battaglia, come altre, è stata accantonata in quanto non prioritaria: e come avviene quando ci si distrae (è accaduto e accade sulla povertà, sull’ambiente, sul post-terremoto, eccetera) viene fatta propria dagli altri. Con i risultati che ne conseguono: pessimi.

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