DOPPIO DUBBIO: STRATEGIE DI LOTTA E DI ISTRUZIONE

La prima parte di questo post è dedicata a una riflessione su Rossella Urru: per chiedere la liberazione della cooperante rapita in ottobre sono state lanciate numerose iniziative, fra cui un blogging day previsto per oggi e una proposta di mobilitazione per l’8 marzo. Aderisco, ma insieme esprimo perplessità: non certo per il fine, bensì sul modo in cui la rete viene chiamata a sollevarsi di caso in caso. Hashtag su Twitter (#FreeRossellaUrru), avatar con il suo volto su Facebook. Tutto giusto, ma mi chiedo, e vi chiedo, quanto alto sia il rischio di svuotamento strategico di queste tattiche e se non dovremmo, invece, sforzarci di inventare altro. Dubbi anche da Giovanna Cosenza, qui.
La seconda parte del post riprende la questione dell’educazione sessuale, ma non con una testimonianza vera e propria: ieri mollyemme mi ha segnalato il suo post, che avevo già letto in precedenza. Eccolo. Con molta chiarezza, vi si esprime quel senso di profonda sfiducia nei confronti della scuola che si intravedeva già in alcuni interventi del commentarium. Il passo in più riguarda la tentazione di passare all’homeschooling.  In America il numero di giovani madri che ritirano i figli dalla scuola per istruirli in casa non riguarda più un trascurabile  gruppo di ultra-religiosi. Come si può leggere in questo studio, “nel 2010 i ragazzi (HSed) sono stati 2,04 milioni, un numero che rappresenta solo il 4% di tutta la popolazione corrispondente a livello nazionale ma che è cresciuto del 75% negli ultimi otto anni”
E guardate che il fenomeno non riguarda solo gli Stati Uniti: cresce anche in alcuni paesi europei e la tentazione riguarda l’Italia.
Personalmente, ho non pochi brividi. Soprattutto perché l’ossessione del figlio perfetto (e controllato ai massimi livelli) sembra trovare qui il proprio culmine.  Credo, però, che ne sentiremo riparlare.

72 pensieri su “DOPPIO DUBBIO: STRATEGIE DI LOTTA E DI ISTRUZIONE

  1. Guardate me: ho due figlie PERFETTE! 😉 😉 😉
    7 anni (2a elementere) e 11 (1a media)
    E sapete come ho fatto?
    Scuola pubblica.
    Ripeto:
    SCUOLA PUBBLICA.
    Lorella Zanardo ha avuto sfiga, io fortuna. Io ho trovato professori motivati e preparati. E quando abbiamo incrociato professori inadeguati (sta accadendo con la più piccola) il comitato genitori e il corpo docente s’è mosso all’unisono per risolvere i problemi.
    A Milano (dove credo abito anche Zanardo) non a Bolzano. Genitori pieni di buona volontà e solidarietà. Niente soldi persino per la carta igienica, ma qualcosa di stimolante (per tutti, anche per i figli di peruviani o di cinesi senza un centesimo) abbiamo sempre trovato il modo di farla: gite, escursioni, laboratori di scrittura (anche questi, sì. andate a vedere cosa si fa qui: http://laboratorio.terre.it/ e lo si fa gratis), persino una specie di “olimpiadi” della scuola a fine anno.
    Certo anche fanatiche supermamme alla ricerca della perfezione, bambini violenti, “bulli”; etc. Ma poi la scuola, che è “di tutti” – come dice superGirolamo -, ha appianato, sciolto, risolto, le controversie.
    Sul liceo (pubblico!) mi sto attrezzando, comunque: trasferisco la famiglia a Ferrara e pretendo De Michele come insegnate!!! (ma forse mi basta la Brianza del buon Valter)
    🙂

  2. Allora, l’homeschooling mi sembra, almeno in gran parte dei commenti, sull’onda della teoria della decrescita felice: buone intenzioni, panacea, ribellione al sistema che non funziona.
    E le mamme, anche inconsapevolmente, sulla via del ritorno alla loro occupazione preferita… (scherzo, ma non troppo). Già, bisogna aggiustare il tiro.

  3. Ricarico, dopo Gianni. Il pubblico funziona bene quando è monitorato, e anche supportato dagli utenti. Le associazioni di genitori, ma anche il buon clima che può nascere tra i genitori di figli che frequentano la stessa classe. Sia chiaro, io non credo affatto a quello che ci stanno ripetendo ossessivamente (a destra e a manca) cioè che il welfare dei decenni passati non ce lo possiamo più permettere, credo anzi che stiamo subendo un furto di realtà e di futuro in nome di interessi inconfessabili travestiti dalla solita Ragion di Stato, ma prendo atto che la scuola è subissata da tagli, classi sovraffollate e insegnanti sempre più anziani e stanchi, e allora io (genitore in questo caso), che i figli a scuola li ho ADESSO e non posso aspettare che tornino gli anni delle vacche grasse, mi do da fare adesso, senza aspettare di essere chiamato (non succederà mai, perchè la burocrazia vive di ripetizione e autoriproduzione, non di iniziative), e faccio aggregazione, comunità, cerco di dare quel che posso, se non è scienza saranno, braccia e compagnia. E l’homeschooling, cara Paola, non è affatto ribellione al sistema ma la sua ratifica: si arrangi chi può e gli altri affoghino, è sempre stata la religione del capitale.

  4. @ Gianni
    ti basta senz’altro il Valter, che sa anche suonare e capace che insegna anche quello ai tuoi figli (e sotto la scorza dura ha un cuore grande così): al De Michele ogni anno interrompono la continuità didattica e cambiano le classi (per sfiga, eh!, mica dico che lo fanno apposta: vedi mai le coincidenze). Ma va bene lo stesso: ai valligiani della Val di Susa va anche peggio, si prendono le manganellate, il CS e i lacrimogeni sparati in faccia senza che nessuno dica “beo” (poi basta un “pecorella” e l’intero salotto del giornalismo italiano, compresi gli strapuntini dove attendono i miserabili “vorrei ma non posso”, viene giù di bocca). E dunque difendiamo la scuola, e anche la Val di Susa: e, soprattutto, la nostra dignità.

  5. Per me una società e la sua scuola pubblica sono una sola cosa, non riesco nemmeno a pensarle separate. Indipendentemente dalle sfortune individuali e dalle scelte che le emergenze possono portare a fare, non possiamo non difendere la scuola pubblica e lottare. Homeschooling per me è la scuola, perché l’ho sempre pensata come una casa. Chiaro che spesso è una casa con problemi, ma i problemi li dobbiamo affrontare, e sempre più a casa è giusto che i ragazzi e le ragazze ci si sentano.

  6. Non ho figli, ma quello che io penso, sulla base della mia esperienza, della scuola (il liceo, soprattutto) è che l’unica cosa buona è che è finita, che dura “solo” 5 anni e poi via…Anche quando rimpiango di non essere più giovane e sogno di tornare indietro nel tempo, mi basta il pensiero di dover rivivere interrogazioni e compiti in classe per dirmi “sto bene dove sto”.
    Trovo aberrante che siano i genitori stessi a fare scuola ai figli, ma che la scuola con i suo programmi, le sue gerarchie, i suoi orari e i suoi rituali sia un fallimento, che faccia di tutto per stroncare la curiosità e vivacità dei ragazzi deve pure essere argomento di discussione.
    Se oggi continuo a leggere, a studiare, documentarmi è *nonostante* la scuola, non grazie ad essa.
    A quando il dibattito su una scuola che non sia solo “internamento” (che comincia a 3 mesi con il nido e finisce a 70-75 con la pensione – ammesso che si viva così a lungo-)?

  7. @ labiondaprof – la scuola che conosco io fa in gran parte ISTRUZIONE (come dice il nome del ministero cui fa capo), l’educazione è un’altra cosa. Sul mio territorio ho visto un sacco di realtà capaci di dialogare/integrare molto meglio della scuola con bambini extracomunitari, diversamente abili o con problemi di salute mentale.
    Certo, deve essere una scelta dei genitori quella di far conoscere ai figli altre realtà e non tenerli sotto una campana di vetro; ma dire che a scuola ci capiti una situazione (e sappiamo che già ora si usano vari magheggi per evitare quelle più difficili) di per sé più opportuna ed educativa, mah.

  8. L’idea dell’homeschooling mi fa venire i brividi; forse proprio perché appena ho sentito la proposta ho pensato a Comunione e Liberazione e ai loro “i genitori devono avere la libertà di scegliere cosa dare ai propri figli”.
    Scusatemi, questa libertà deve avere un limite, e questo limite deve essere fornito proprio da una scuola pubblica i cui valori sono i valori fondanti di un paese. Altrimenti detto, a me i valori costituzionali piacciono molto.
    La scuola pubblica non è solo l’unico modo per garantire equità nell’educazione. La scuola pubblica è anche – ma a questo punto direi SOPRATTUTTO – un antidoto contro quei genitori che vorrebbero trasmettere solo i propri valori al figlio. E ben venga che il figlio del ciellino, il figlio del fascista, il figlio del new-age anti-scienza vengano in contatto con una realtà diversa, contrastante rispetto ai valori di cui si intossicano in casa! Se no questi poveri ragazzi non avranno possibilità di liberarsi.
    L’homeschooling è una campana di vetro asfissiante.
    Parlo così perché io ho studiato Fisica. E trovo che uno dei motivi per cui in italia la capacità di critica è così bassa è dovuto anche allo scarso ruolo che viene dato alle scienze pure nella scuola.
    Le scienze pure insegano il ragionamento e il senso critico con un’efficacia notevole.
    E sospetto che nell’homeschooling le scienze pure non saranno certo rivalutate, anzi. Bella catastrofe.

  9. Aggiungo: sono d’accordo con Binaghi e soprattutto con Girolamo.
    La scuola pubblica, un tempo, funzionava. Con me, ad ogni modo, ha funzionato. Quindi PUÒ funzionare. E siccome è molto più democratica di ogni altra soluzione, trovo che sia meglio impegnarsi a fondo per salvarla e migliorarla, piuttosto che abdicare completamente e sostituirla con realtà – come la scuola privata, di cui l’homeschooling è in un certo senso una variante – che sono per la maggior parte fallimentari.

  10. Conversazione riportata dall’amica R. con una sua conoscente.
    C:-Dove va tuo figlio all’asilo?
    R:-Al tal dei tali.
    C:-Ah sì? Io ho deciso di non mandarlo lì il mio…ci sono troppi extracomunitari…
    (notare tra parentesi che R. è serba e suo marito americano :-|, e anche che l’asilo in questione è eccellente)
    Solo per dire, ricollegandomi a quello che scrive labiondaprof, che già molti genitori mandano i figli alle scuole private, e già dall’asilo, proprio per evitare la presenza di stranieri, certi che questa limiti e rallenti l’attività didattica, danneggiando loro figlio (e anche temo per altri pregiudizi ancora peggiori). Ragione in più per difendere e migliorare la scuola pubblica.

  11. Concordo pienamente anche con labiondaprof, soprattutto nella frase
    “L’homeschooling secondo me presuppone, oltre ad una sfiducia totale e conclamata nei confronti della scuola pubblica, un’arroganza di fondo pazzesca: il genitore pensa di potersi sostituire non solo all’insegnante e alle sue competenze, ma anche a tutto il mondo della scuola nella sua interezza, cioè compagni, possibilità di esperienze come i laboratori, le gite d’istruzione, il rapporto con i ragazzi più grandi e più piccoli. “

  12. @ Valter Binaghi: sono completamente d’accordo con quanto scrivi nel tuo ultimo commento. Perché esprimi in maniera più compiuta cosa intendi quando parli di farsi carico del pubblico, e perché non ci metti dentro risentimenti politici che qui c’entrano come i cavoli a merenda.Questo mi induce a riflettere su quanto male difendiamo le nostre cause comuni, quando come cittadini potremmo convergere su obiettivi comuni e invece ci attardiamo a vomitarci reciprocamente addosso astio ideologico. Io non credo che destra e sinistra siano distinzioni senza più valore, ma certo in questa epoca storica non sono i soli motori dell’agire politico. Si può essere di destra e di sinistra, ma anche conservatori e progressisti, a favore o meno del pubblico e tante altre cose. In questa fase, credo che la difesa e la riaffermazione del welfare, dello stato di diritto, dei beni comuni e, più in generale, della dimensione comune del vivere, debbano essere terreni di condivisione che, almeno temporaneamente e senza includere le frange estreme, possano aggregare persone di destra e di sinistra. Fermamente intenzionate ad essere, prima di ogni altra cosa, cittadini.

  13. Maurizio, è OT ma per amore di chiarezza: io sono sempre stato e non potrei che essere di sinistra, ma per questo dico che è più grave essere accoltellati alla schiena da un alleato che di fronte da un amico.
    Le politiche sindacali nei confronti del pubblico impiego e quelle ministeriali dei governi di sinistra nei confronti della scuola sono state micidiali, e non solo hanno reso possibili ma hanno giustificato agli occhi di molti lo scempio operato di recente da Gelmini + Fornero e Profumo (di cacca)

  14. Reduce da consiglio di classe con genitori (io prof).riporto e pubblico : “17 anni sono pochi x pretendere che i ragazzi studino con autonomia”. Chi l’ha detto? La solita mamma che pretende che noi controlliamo diari e quaderni ogni mattina a uomini fatti con barba e vocione.A me non dispiace che certe temerarie che non riescono a far sparecchiare i pargoli si cimentino nell’immane compito di far studiare sti benedetti figlioli. Si accomodino pure. Vedrete come si stancano. Scusate siccome non mi e’ bastato tornare un’ora fa da scuola vado a preparare lezione x domattina. Notte

  15. @Valter Binaghi: ma infatti secondo me queste tematiche vanno oltre l’appartenenza politica. Si tratta di quell’insieme di valori condivisi, o che dovrebbero essere tali, in difesa dei quali una comunità dovrebbe schierarsi compatta, di fronte ad assalti provenienti da frange estreme a cui oggi, purtroppo, si riconosce pieno diritto di nuocere. Metterci di mezzo le proprie idiosincrasie (ho anch’io le mie) non aiuta, perché crea divisioni in un momento in cui servirebbe invece unità.
    Un saluto

  16. L’ossessione del figlio perfetto e controllato ai massimi livelli, credo trovi il suo vero culmine nelle diagnosi preparto, attraverso con cui vengono eliminati i figli non corrispondenti alle aspettative dei genitori. Sembra una provocazione, ma comunque è un fatto su cui riflettere. Su Avvenire è riportata addirittura la notizia che oggi anche in Inghilterra sono numerosi i casi in cui viene effettuato l’aborto selettivo in base al sesso del nascituro.
    L’home schooling invece non mi sembra così scandaloso, ( a parte il nome inglese) si forse, una volta poteva essere solo roba da ricchi, oggi invece, oltre ad essere una semplice espressione della libertà di educazione, potrebbe anche essere un opportunità.,Penso a piccoli paesi; i provveditorati fanno accorpamenti e chiudono le scuole, i bambini devono essere scorrazzati col pulmino… Magari qualche padre o madre che hanno perso il lavoro potrebbero insegnare a leggere e scrivere a tre o quattro bambini e magari ricevere un aiuto dalle istituzioni.
    C’è questo mito della scuola pubblica, che ha anche una sua giustificazione che per tanti è, ed è stata una possibilità di riscatto sociale, ma a me mi sembra anche che crea turbe di frustrati perché alla fine anche impone delle finalità non adatte per tutti. C’è sempre un libro di Ivan Illich, che si intitola Descolarizzare la società. Da prendere con le molle
    Ciao,k.

  17. Molto con le molle. Lì Ivan Illich (che resta uno dei miei autori di riferimento) non intende promuovere l’elitarismo o il ritorno alla pedagogia familiare, ma mette in discussione la natura istituzionale della scuola, cioè il feticcio della frequenza obbligatoria che conduce ad attestati i quali creano scarsità in chi non li possiede. E’ un discorso complesso, che al limite potrebbe portare all’abolizione del valore legale del titolo di studio, ma fatto negli anni sessanta e rivolto soprattutto a chi (terzo mondo) era ancora esterno all’ambito delle “istituzioni totali” aveva un senso soprattutto anti-burocratico e anti-capitalistico.

  18. @ k, tre o quattro genitori disoccupati potrebbero insegnare a leggere e a scrivere?? Trasecolo. Tu manderesti i tuoi figli a scuola da un generico genitore che in mancanza di alternativa professionale si ricicla come insegnante improvvisato?! A parte che a scuola non si va solo per imparare l’ABC e le tabelline, ma secondo te sono tanti gli italiani che conoscono in modo corretto e approfondito grammatica, matematica, storia, scienze, inglese ecc. e soprattutto che hanno una minima idea di come trasmettere questo sapere ai bambini? Un conto è insegnare al proprio figlio, ti prendi i rischi e se poi non supera l’esame di quinta e non può entrare alle medie te la vedi tu; ma chi si prenderebbe una simile responsabilità coi figli degli altri? e se non imparano? e se vanno male? E per un compenso simbolico, perchè se invece il compenso è alto allora ci si pagherebbe un insegnante vero e qualificato, insomma il precettore. Ah no giusto, le istituzioni dovrebbero sovvenzionarli…soldi dati a privati così, sulla fiducia, senza criteri, senza controlli su requisiti, capacità, risultati.

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