DOVE ERAVATE RIMASTE? FEMMINISMI, GENDER E DISTRAZIONI

La questione posta da Michela Marzano in Mamma, papà e gender non è solo il fare chiarezza su quella che è diventata una psicosi collettiva, e che spinge frotte di madri e padri a sostare preoccupati davanti alle scuole chiedendosi se è vero che insegneranno alle loro figlie e figli a diventare omosessuali e a masturbarsi. Quello lo fa benissimo, Michela: spiega con la lucidità, la passione, la competenza che le sono proprie tutti gli equivoci che sono stati diffusi e ingigantiti negli ultimi dodici mesi.
Ma è cominciata prima. Esattamente nel periodo in cui molti femminismi italiani si sono avvitati su se stessi, ed è cominciata la stupida, dannosissima gara a chi è più femminista fino a sfiorare l’antifemminismo (le libertarie contro le bigotte, le accademiche contro le plebee, le donne di partito contro le movimentiste, quelle a cui non gliene frega nulla però già che ci siamo ci si tuffano a capofitto, quelle che non sanno leggere però scrivono, come quella che sostiene che io sostengo che la Barbie fa diventare zoccole, o quell’altra che sostiene che io sostengo che il femminismo è morto, e troppe ce ne sarebbero, di quelle che uh, dai, tuffiamoci nei resti del femminismo, selfie! Like! Yeah!).
Ecco, esattamente in quel momento, mentre ci si scannava as usual, e ci si accusava le une contro le altre, e come ti permetti di linkare quella non sai chi è e mannaggia a te da che parte stai, quella tremenda rivoluzione culturale di cui scrive Michela Marzano si stava organizzando. A forza di petizioni. A forza di documenti diretti alle scuole per minacciarle meglio. A forza di post. A forza di libri. A forza di raduni di piazza. A forza, sì, uso la brutta parola, di narrazioni.
Quelle narrazioni, per quanto sembrino frutto di ignoranza o di ossessione, hanno avuto più presa delle nostre. Certo, sono state manovrate ad arte in molti casi: ma sono state manovrate molto bene. Sono anni che sostengo che invece di invitare a censurare i libri di Costanza Miriano andrebbe studiato l’immaginario che crea, e confutarlo con la stessa forza. Adesso, a forza di guardare da un’altra parte, stiamo arrivando a un cuore di tenebra dove alle bambine e ai bambini si continuerà a propinare un’idea di femminile e di maschile medievale, e si ributteranno indietro anni e anni di lavoro. Adesso è facile indignarsi perché a Michela Marzano viene negata la sala dal comune di Padova. Meno timidezza, care (e cari) sulla questione gender. Se un tempo vi vantavate di riempire le piazze con la forza delle donne, tornate a riempirle. E battete un colpo, invece di incartarvi nell’inverno di uno scontento che non porta da nessuna parte.

4 pensieri su “DOVE ERAVATE RIMASTE? FEMMINISMI, GENDER E DISTRAZIONI

  1. In sala parto, una donna ha appena partorito. Il bimbo è in fretta e furia infilato nella incubatrice.
    La mamma chiede allora: – E’ un maschio o una femmina ? – e l’ostetrico la ammonisce: – Penso che sia un po’ presto per cominciare ad imporgli dei ruoli, non crede? –
    Monty Python – Il senso della vita

  2. Sembra che in Spagna le piazze si riempiano ancora di donne. In Spagna.
    Quello che a me fa paura è la base da cui si parte qui da noi: il familismo amorale non è scomparso, anzi è diventato parte della storia che si narra oggi. Specie con la crisi ma non solo. Il messaggio di ieri delle donne è stato inefficace? Sì, ma soprattutto non è arrivato. Non è arrivato a tutte, fuori delle grandi città, in provincia. Se l’istruzione di massa ha in parte fallito il suo scopo e ci ritroviamo con un analfabetismo funzionale molto superiore alla maggioranza degli altri paesi europei, immagino che anche un messaggio nuovo che cercava di scardinare non solo, ma soprattutto, un potere, allora abbia fatto la stessa fine. Analfabetismo funzionale nei confronti delle problematiche di genere, ecco. Se si crede alla teoria del gender cioè, o si è ignoranti o si è in malafede.

  3. Mi sono persa l’intervista con la Marzano ieri, ma ho sentito la prima parte di Fahrenheit e i messaggi che sono arrivati da parte di molti ascoltatori sono per me parimenti inquietanti: si parla della chiusura dei nidi e anziché indignarsi gli ascoltatori rispondono: ma i bambini fino a tre anni devono stare con la mamma!
    Oddio! Siamo ancora a questo punto!
    Io per provocazione sarei tentata di dire: ma la mamma non deve per forza stare con ogni suo figlio per i suoi primi tre anni! Una madre che ne ha tre cosa fa, rinuncia a 9 anni di vita fuori dal suo ruolo di madre?
    Ecco, secondo me sono molto intrecciati questi temi…

  4. Banalmente ci si accorge che in Italia non c’è mai stata una rivoluzione sessuale e che il ’68 è stato realizzato solo dall’abile marketing berlusconiano mentre le sue conquiste non hanno mai toccato veramente il “popolo” e la “provincia”. Che invece hanno continuato imperterriti a farsi orientare idealmente dalla Chiesa cattolica (anche, se non soprattutto, quando si comportano in modo palesemente difforme dai suoi precetti).
    Troppi laici si sono addormentati sugli allori e troppi hanno scambiato i comportamenti con la mentalità e la cultura condivisa, arrivando ai cortocircuiti che hai indicato.
    Eppure la cocente sconfitta sui referendum contro la Legge 40 avrebbe dovuto far suonare più di un campanello d’allarme! Invece…
    Ora bisogna (ri)costruire tutto da zero, o quasi. L’unica nota positiva è che oggi quella rivoluzione mancata bisogna farla davvero. Contro venti e maree, però.

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