DUE APPELLI, ANZI TRE

Ne hanno già parlato in molte: Lorella Zanardo, Giorgia Vezzoli, e in primis DonneeMedia che ha messo sul proprio canale YouTube questo video. In soldoni, vedrete, nel corso di un telegiornale di prima serata, un paio di maturi signori che trattano da idiota una bellissima ragazza, invitando le telecamere a inquadrarne le grazie.
Miserabile è la parola che ha usato Lorella, ed è quella giusta. Tanto più che nel post-B. si era detto e ripetuto che ora sì, ora le donne avrebbero goduto di dignità e pari diritti. Non vedo né l’una né (tantomeno) gli altri.
Associazionepulitzer ha messo in rete un appello a Lorenza Lei cui ho aderito: lo trovate qui.
E, dal momento che immaginario e sociale vanno sempre di pari passo, altro appello: nel neonato sito Giù le mani dai consultori si spiega come stiano per essere dismessi (e trasferiti in locali ancora più piccoli) due importanti consultori romani. Firmate anche questo.
Ma le firme, lo sapete meglio di me, servono e non bastano. Gennaio si chiude così: con un invito a osservare e raccontare. Perché a dispetto del disinteresse dei media, tutte le questioni sono ancora aperte. E, in molti casi, peggiorate.
Buongiorno.

33 pensieri su “DUE APPELLI, ANZI TRE

  1. E Rocco Papaleo, che ho visto l’altra sera gigioneggiare da Fazio recitando la parte dell’intellettuale “de sinistra”, di chi è figlio?

  2. Forse l’appello dovrebbe essere mandato, per conoscenza, anche alla Fornero. La presa di posizione di Lorenza Lei sulla direzione del TG1 mi rende molto pessimista su una sua risposta, anche se, naturalmente, ho firmato e cercherò di utilizzare il tempo che trovo per scrivere ai giornalisti,
    come ha già fatto qualche altra commentatrice.
    Poi anche su Fazio mi porrei la domanda di Valter, in realtà me la pongo da tempo.

  3. Madonna che roba triste. Del resto siamo ancora a Papaleo e Morandi e, soprattutto, siamo ancora a Sanremo. Sono persone e luoghi dai quali ci possiamo aspettare solo questo, anzi il peggio verrà durante la trasmissione.

  4. So che nessuno mi crederà, ma io questo Rocco Papaleo l’ho sentito nominare adesso per la prima volta in vita mia, seguo poco o niente il mainstream. Ma davvero si atteggia a intellettuale? Nel video sembra voler fare il simpaticone, il comico da cinepanettone.

  5. Questo tizio non l’avevo mai nè visto nè sentito nemmeno io. Svilente ancora una volta ovviamente il ruolo di questa ragazza nel servizio.
    Preoccupante la questione del consultorio. Al momento non riesco a immaginare una città privata di questi spazi. Non so come siano lì a Roma, qua da me sono strutture molto buone, nel quale donne di tutte le età trovano conforto ma anche cure mediche e grande attenzione alla prevenzione. La mia gravidanza è seguita proprio da uno di questi consultori, il tutto (o quasi) in via gratuita e devo dire che non mi fanno mancare assolutamente nulla rispetto ai tanto costosi ginecologi privati (l’unica differenza per ora sta nell’assenza al consultorio dell’ecografo 3D, ma per vedere mio figlio in 3D posso ancora aspettare, no?).
    Inoltre, al contrario di quanto avviene nelle normali ASL, non devo correre come una pazza per prendere appuntamento per ecografie ed esami vari, fanno tutto loro. Insomma un ottimo servizio…cosa rara per un qualcosa di pubblico e gratuito. E ce ne vogliono privare? Orribile.

  6. La questione non è chi sia chi, Valter et alia. E’ il “come”. Ed è su quel come che occorre concentrarsi.
    Ho messo in moderazione un commento di “Maria” (non so se sia la stessa che ha imperversato per un po’ da queste parti) che ritengo insultante nei confronti di Lorella Zanardo. Ripeto, per chi fosse nuovo, che i toni alla Beppe Grillo (voi castacricca etc.) non sono tollerati. E pazienza se si strilla alla censura: anche se in vita mia ho escluso da questo blog non più di sette persone, ormai la fama è quella. Buona prosecuzione.

  7. Mi scuso se ho dato l’impressione di voler spostare l’attenzione sul tipo a me sconosciuto. Però, per me, oltre al “come” anche il “chi” ha fatto, detto, scritto, “cosa” ha il suo peso. Non credo sia poi tanto inutile contestualizzare l’operato di chi contribuisce a denifire un immaginario che non ci piace e individuare da dove esattamente quell’immaginario proviene.
    Chiuso OT

  8. Tanto più che c’è una generazione (pseudo) rivoluzionaria che proprio per i crediti di cui gode presidia da decenni il palco e la cattedra. Come ha scritto Cavallaro sul Manifesto: “È un fatto difficilmente contestabile che, attualmente, le leve del potere dell’industria culturale stiano tutte in mano a (tardi) esponenti della «generazione ribelle», equamente distribuiti fra «destra» e «sinistra». L’editoria più importante non pubblica se non ciò che si richiama alla loro costellazione valoriale. In televisione, occupano la scena come anchor-men (o women) o come ospiti dotati di diritto di parola. Beninteso, qualche spazio letterario o qualche comparsata televisiva si concede anche agli extranei, ma a condizione che i beneficati non pretendano di obiettare all’idealismo (in senso gnoseologico) dei depositari del logos.”
    Non sarebbe ora di chiedere a questa gente un po’ di coerenza e di digiuno (dagli spettacoli più infami), oppure di mollare una volta per tutte la berretta consunta della “rivoluzione” e andarsene fuori dai coglioni?

  9. Guardando il video mi sono chiesta, ma da quale annata hanno ripescato questo spezzone? A questo punto l’arretratezza delle concezioni che hanno dato questo risultato, senza che un briciolo di consapevolezza venisse fuori in nessuno dei momenti che precedono l’uscita del promo, è veramente miserabile.
    Non sono molto aggiornata (e mi riaffiaccio ora, assenza non voluta), ma questo nuovo governo non ha fatto né detto qualcosa di importante – ma soprattutto di vero – sulla condizione femminile. Non sta cercando di ridare dignità al lavoro (anche ‘occulto’) delle donne. Non ha iniziato ad emancipare quel ‘contesto caratterizzato da una società patriarcale e incentrato sulla famiglia’ di cui parla il relatore dell’Onu Rashida Manjoo – che poi fa anche da sfondo alla violenza domestica.
    E’ una carenza molto grave, per me, che non ci siano prese di posizione pubbliche, non se ne esce col passaparola. L’immagine della donna poi, ovvero la sua condizione, fanno molto comodo così come sono.
    Gli appelli e le firme servono, se sono tantissime soprattutto!

  10. Allora ve lo propongo io un appello.
    S’intitola MANDIAMOLI IN ROVINA e parla l’unico linguaggio che questi capiscono, che è quello dell’audience e del conseguente cachet.
    E consiste, molto semplicemente, nel boicottare Sanremo, cioè non vederlo e chiedere a chi ha voglia di farla finita con questo paese di nani ballerine e Celentani (sigh! era un mio idolo giovanile, e guardate in questa situazione di merda che compensi osa pretendere!) di cambiare programma, se proprio non se la sente di spegnere il distributore di merda (leggi televisore) del tutto.
    Facile, no?
    E vedrete che fa più male di una raccolta di firme.

  11. Ho appena postato questo commento nei blog di Giovanna Cosenza e di Lorella Zanardo.
    In questi ultimi tre anni molte amiche e amici anche autorevoli si sono impegnati al fianco di Lorella Zanardo per due obiettivi specifici: innalzare il livello di consapevolezza sul problema e portare avanti azioni di protesta mediante continue segnalazioni agli organismi preposti. La sensazione che ne ho ricavato è sia di successo di tutte queste iniziative, sia del continuo dover ricominciare, come se tutto quanto è stato fatto e si continua a fare, non bastasse mai.
    La visione che è alla base di questo uso del corpo e dell’essere femminile permea stabilmente tutti gli ambienti e si avvale della potenza di strumenti di comunicazione diffusi capillarmente per far passare nelle coscienze in modo incessante ed efficace i contenuti di cui parliamo. Molte donne e uomini ne sono consapevoli ed esausti , diversi lo erano già al comparire del video Il corpo delle donne che ha ratificato una disapprovazione molto diffusa e specializzato la critica che è stata e viene condotta con enorme competenza e professionalità. Sono state coinvolte anche diverse istituzioni che hanno mostrato una sensibilità insufficiente e soprattutto una volontà politica di intervento piuttosto debole, fatta qualche eccezione. Lo stesso Capo dello Stato non ha fatto seguire pressoché nulla alle sue dichiarazioni, che ci sono note.
    La mia sensazione è che se da un lato vanno assecondati processi carsici in grado di destabilizzare profondamente un andazzo deprecabile, dall’altro vanno anche colte le opportunità che si presentano e quella di Sanremo mi sembra formidabile per i nostri obiettivi.
    Mentre si continua a parlare della generosità di Celentano che devolverà il suo spropositato compenso in beneficienza, a me viene in mente che, ferma restando la sua libertà di donare a chi vuole (Emergency, sembra) sarebbe interessante avere il suo parere sull’opportunità di contribuire a modificare il suo ambiente, dove lui esprime la sua competenza e la sua arte e pensare di mettere a disposizione il suo guadagno al Festival per un’opera di educazione alla visione consapevole della tv.
    Oltre l’evento in questione, sarebbe ugualmente interessante chiedere al Governo di utilizzare qualche fondo sottratto all’illegalità o dal recupero dell’evasione fiscale per impostare un’azione significativa nel mondo dell’istruzione e della formazione affinché i giovani che il Governo stesso mostra di avere molto a cuore, possano vivere in futuro in un Paese liberato dal disastro anche morale nel quale versa una parte consistente del Paese.
    Se da un lato, quindi, approfitterei nell’immediato del Festival, dall’altro ogni tanto mi scopro a pensare all’opportunità di lanciare una class action contro i responsabili di questo immenso degrado per ottenere un risarcimento da destinare a quanto sottratto alle donne in termini di servizi e di riconoscimento del lavoro non retribuito.
    Dico cioè che tutto quanto è accaduto in Italia negli ultimi anni è andato soprattutto a svantaggio delle donne, della loro immagine ma anche della possibilità di vivere con minore fatica di quella che fanno senza vederla mai riconosciuta né in termini economici, né in termini morali.

  12. Elsa Fornero: Linee programmatiche ministero pari opportunità, audizione del 24 gennaio: http://giulia.globalist.it/Detail_News_Display?ID=6717&typeb=
    Estraggo dal testo: (…) Esistono infine forme di violenza o di istigazione alla medesima che sono connesse a fenomeni mediatici ed informatici che non possiamo sottovalutare. L’idea di un progetto educativo per contrastare l’immagine mercificata della donna, anche attraverso la televisione, non mi trova affatto indifferente. Non sto parlando di censure, ma di educazione oggettiva e consapevolezza. Penso all’introduzione di gender mainstream nei progetti educativi al fine di monitorare che i messaggi, trasmissioni, pubblicità e testi scolastici siano il più possibile gender correct. Il contrasto all’utilizzo del corpo femminile come strumento pubblicitario, anche attraverso l’uso di siti internet che denuncino di volta in volta l’utilizzo inaccettabile del corpo femminile, è altro profilo da considerare. Restituiamo una dignità al mondo femminile spesso, troppo spesso, rinchiuso dentro un copione che tende al compiacimento del mondo maschile.

  13. Mi risulta difficiile, se non impossibile, credere a una sola delle parole della Fornero o di chi per lei ha scritto le linee programmatiche. Forse ho letto male e invito a correggermi se sbaglio (e spero di sbagliarmi), ma al di là di politiche di contrasto e di sostegno, non vedo menzionati organismi competenti esclusivamente in materia di discriminazione, come tribunali e istituzioni pubbliche, assenti in Italia, ancorché siano previsti dall’articolo 2 della convenzione Cedaw. E come potrebbe prevedere l’istituzione di nuovi organismi competenti esclusivamente in materia di discriminazione un Ministero, quello delle pari opportunità, che agisce su delega del governo, è senza portafoglio e per di più, adesso, accorpato ad un altro, quello del lavoro? Vedo che però, tra le politiche di sostegno al lavoro delle donne, al punto 1 non mancano le onnipresenti banche. Che siano loro la panacea di tutti i mali?

  14. credo antonellaf che in questo momento ricordare quanto ha detto la Fornero non serva tanto a decidere delle sue reali intenzioni nelle nostre opinioni, ma per avere un testo da lei direttamente esplicitato per potersi riferire a lei nell’appello. Di modo che la coerenza a quel punto diventi prima di tutto un suo problema. Se ha detto quelle cose, dovrebbe andare da se, che lei si adoperi perchè un intervento del genere in televisione non ci sia e sia sanzionato. e francamente io non dispererei.

  15. @zauberei: sono d’accordo. Innanzitutto aspettiamoci una risposta (se risposta mai si avrà) probabilmente ancora una volta buttata sulla panacea dell’ironia (ma quale ironia? Illuminante sul tema ironia & sarcasmo il post di annamaria testa: http://www.nuovoeutile.it/ita_come_funzionano_ironia_e_sarcasmo.html). E sono anche d’accordo con l’importanza delle parole della Fornero. Dopo tutto ciò che è stato fatto sul tema della rappresentazione delle donne a questo punto il continuo perpetrarsi di messaggi svilenti nel servizio pubblico televisivo diventa, a mio avviso, una questione politica.

  16. Zauberei e Giorgia sono perfettamente d’accordo con voi ed è per sottolineare la valenza politica della questione che ho postato quello stralcio dell’audizione.
    Il punto, secondo me, è che il problema di cui parliamo è stato sempre fortemente politico e così noi lo abbiamo vissuto e trattato. Chi non lo ha considerato tale è proprio chi noi, cittadine e cittadini, retribuiamo per fare politica, i nostri dipendenti parlamentari, presidenti di Regioni, Province, sindaci, assessori, consiglieri, gli organismi di parità disseminati in tutti gli enti a partire dal Governo (consigliera nazionale, commissione nazionale). Tranne qualche rarissima eccezione che c’è ed io ne sono testimone, ma tutti gli altri hanno continuato a fingere che il problema non ci sia e , sopratutto, che non sia politico, che non riguardi cioè la gestione della cosa pubblica.
    Ora abbiamo un pronunicamento formale che se andate a guardare bene, imposta la questione in modo non soltanto corretto ma anche avveritito sui nodi che ci siamo trovate a dirimere nei blog in questi anni, come il problema della censura della quale siamo stati accusati di volerci avvalere per porre fine allo scempio.

  17. Donatella, grazie per avere esplicitato e concretizzato quel che intendevo con la necessità di rivolgersi anche, anzi a questo punto soprattutto, a lei.
    E grazie Giorgia e Zauberei per i preziosi chiarimenti. Non credo serva recriminare e basta, occorre mettere di fronte alla responsabilità delle parole dette e scritte, e concedere il beneficio del dubbio fino a prova contraria.

  18. Per me la questione femminile è politica, sotto ogni aspetto, nessuno escluso. Per questo avanzo delle perplessità circa l’agire di un governo, di qualsiasi orientamento, quando questo, al di là di linee programmatiche improntate alla retorica delle buone intenzioni, poi, di fatto, non dimostra concretamente di voler prendere quelle misure strutturali che renderebbero possibile l’applicazione delle pur condivisibili dichiarazioni d’intento, destinate a rimanere tali. A mio avviso, dovremmo mantenere alta l’attenzione anche su questi aspetti e chiedere a gran voce che la questione femminile venga affrontata non come marginale, a fianco di …, ma che vengano rispettati gli impegni assunti con la sottoscrizione di una convenzione come la Cedaw, tanto per fare un esempio, impegni che questo governo non dimostra nessuna volontà di onorare. Diversamente, credo, ogni protesta e denuncia, come quelle in atto, rischiano di rimanere parcellizzate, isolate, e a cadere nel vuoto. Viene trovata ogni volta una rispostina insufficiente a mo’ di contentino, si vabbe’ abbiamo esagerato, ma stavamo scherzando, suvvia, e si va avanti nella stessa direzione, con risultati che sono sotto gli occhi di tutt*.

  19. @zauberei
    io non ho esposto semplicemente le mie opinioni sulle reali intenzioni della Fornero, ma ho menzionato il farraginoso funzionamento del ministero delle pari opportunità e alcune inadempienze relative alla convenzione cedaw, elementi, questi, che vanificano le dichiarazioni d’intenti. Queste non sono mie opinioni, ma dati di fatto. Ne vogliamo tenere conto e iniziare una lotta di più ampio respiro?

  20. Saluta Giorgia e Donatella e Ilaria che siamo tutte d’accordo:)
    Antonella alcune cose, magari sei nuova di questo blog e della rete in cui si iscrive, ma stai serena che per tutti qui la questione femminile è una questione politica, è davvero la premessa condivisa. Poi sulle reali intenzioni della Fornero, ivi comprese le reali possibilità il commentarium si divide. So che ieri o l’altro ieri ha convocato una commissione parlamentare per discutere queste problematiche – se non sbaglio, e sono portata a credere che sia su questi temi in buona fede. Alle volte ho la sensazione che si scambi la presunzione di malafede per attenzione politica quando invece è qualcosa di altro, che ha a che fare con altre grandezze. Posso sbagliarmi.
    In ogni caso la questione in termini di logiche di efficacia è proprio un’altra. Quando ti interessa un argomento politico, una certa posizione, e un certo politico rilascia delle dichiarazioni a te favorevoli, è da cretini non prenderle sul serio. Devi andare dal politico e metterlo davanti alla responsabilità delle sue parole e far vedere che GLI CREDI. Il problema della nostra democrazia è anche la deresponsabilizzazione avvallata dal qualunquismo e disfattismo dell’elettorato per cui tanto siccome i politici sono cattivi eh era scontato che tradissero le premesse. Non deve essere più scontato. In un certo senso si deve ritrovare la verginità, così che poi ci si incazza come quando la tolgono per davvero – cosa che alla fine non si fa mai. E’ tutto un frignare permanente.

  21. zauberei, probabilmente non riesco a spiegarmi bene. Non sto a sindacare sulle intenzioni della Fornero, ma sto constatando che mancanoancora gli strumenti. Se voglio andare a zappare, devo avere la zappa, altrimenti tutte le mie buone intenzioni sono destinate a rimanere tali. Posso anche usare le mani, ma il lavoro che ne verrà fuori sarà necessariamente un fallimento.
    Per me il punto non è tanto la Fornero in sé, perchè non ritengo che la politica sia fatta da una ministra sola e dalle sue dichiarazioni. Per me il punto sono piuttosto (ma non solo) gli indirizzi di un governo e questo ha ulteriormente indebolito un ministero già debole, accorpandolo ad un altro. E’ un dato di fatto ed è sintomatico dell’importanza accordata alle politiche di genere. Ora, se non ci ribelliamo di fronte a questa tendenza evidente, le singole azioni di protesta contro un immaginario svilito e svilente restano azioni isolate, scollegate, deboli e inefficaci.Questo non significa che io non partecipi e non firmi e non boicotti. Ma da sole queste azioni non bastano, se non sono raccordate da una lotta di più ampio respiro, che insista sull’assetto istituzionale di questo paese.

  22. Così a occhio direi che il politically correct della Fornero equivale alla lacrima di riserva del decreto sulle pensioni. Vaselina, con grazia.
    Su quel che promette e farà qui mi direte voi signore, intanto con le pensioni una bella mazzata alle donne (più che agli uomini l’ha già data). Nei prossimi dieci anni una marea di donne tra i 58 e i 68 anni, che in questo momento ha figli precari disoccupati o sottopagati si troverà dieci anni di lavoro non previsti coi nonni ultraottantenni da curare, il marito anche lui lavoratore e i bei servizi pubblici per anziani che conoscete.
    Inter nos: con la manovrina della gentile l’ho preso lassotto anch’io, ma noi maschietti si sa che paghiamo millenari privilegi.

  23. Tutto vero, o almeno , se non assisterò al compimento di un disegno nel quale i sacrifici che sono chiamata a fare, anzi, obbligata a fare avranno un risultato non soltanto per i destinatari ufficiali (i disoccupati, i giovani) ma anche per me, per noi, per il presente o il molto prossimo futuro, io continuerò ad essere profondamente contraria.
    Non solo. Mi chiederò se un progetto politico che non ha a cuore il bene e il presente o l’immediato futuro del complesso dei suoi destinatari e non sa provvedervi per ridurre le ingiustizie in un Paese in cui hanno preso il sopravvento, mi chiederò se questo progetto politico per caso non soffra del male che ci ha afflitto negli ultimi vent’anni e che per me consiste in un rapporto altrettanto malato che come cittadini abbiamo intrattenuto col potere.
    Non so se in questo spazio è già stato segnalato il link di una intervista fatta a Marinella Sclavi nella quale lei presenta i fondamenti della democrazia deliberativa, mi scuserete se sarò ripetitiva nel linkarlo ma credo che sia precisamente il concetto di democrazia che dobbiamo riprendere nelle nostre mani. http://www.women.it/cms/index.php?option=com_content&task=view&id=1056&Itemid=83
    .
    Sono profondamente in accordo con il commento di Zauberei, penso che il nostro rapporto con il potere debba cambiare radicalmente e per questo risultato dobbiamo configurarlo in una visione soggettiva e collettiva che abbia, a mio parere, almeno due caratteristiche:
    ampiezza, innovatività e d estremo radicamento nella contemporaneità : non possiamo buttare tutto di ciò che è stato costruito, non possiamo trattenere tutto di ciò che nel costruirlo ha danneggiato l’umanità e il pianeta;
    un fortissimo intento, soggettivo e collettivo di realizzare quella visione: non possiamo continuare a pensare che la rappresentanza politica implichi una delega al limite del patologico.
    Patologia rappresentata alla perfezione da taluni personaggi politici che hanno imperversato e imperversano nel Paese e che secondo me consiste nel continuare ad associare ingenuamente potere e responsabilità malgrado la dimostrazione drammatica che ha negato tale associazione. Ed è per questo che le opposizioni ai governi hanno mancato altrettanto drammaticamente il loro compito. L’eccesso di delega consente ai delinquenti di delinquere ciascuno al suo livello di potere. Ed educa tutti gli altri alla passività.
    Passare, come dice Sclavi, dal confronto parlamentare al confronto creativo significa impegnarci in prima persona, nella contemporaneità, a disfarci non soltanto della delinquenza che permea tutti i luoghi di potere (non soltanto politico, evidentemente) ma anche di tutti gli strumenti dei quali una democrazia anche un po’ ingenua, come quella uscita da un conflitto bellico in cui l’ “umano” ha provato a se stesso la sua bestialità con il nazismo e il fascismo, strumenti vecchi , inadeguati (penso alle articolazioni della burocrazia ad esempio)o in mano ad acquiescenti personaggi che fanno più danni ad assecondare il delinquente che a delinquere in prima persona. Penso a certi “funzionari” servili e corrotti. Ma penso anche a funzionari che sintetizzano una cultura dell’impotenza e vi si identificano: avete mai ascoltato questa frase che rimbomba nelle stanze della pubblica amministrazione sulla bocca di impiegati allucinati ridotti a farsi il mobbing l’uno con l’altro? La frase è : non si può fare. Io la sento tutti i giorni, oramai anche i computer l’hanno imparata e s’impallano a vanvera, senza nemmeno un virus (ché la pubblica amministrazione dispone di sistemi avanzatissimi di protezione).

  24. Charisco anch’io, Valter e Antonella, che il pensare a come andare avanti ora, l’invito a riconoscere gli spazi e i margini di confronto, non rappresentano in alcun modo una approvazione incondizionata di certi provvedimenti, o una fiducia ingenua. Sulle pensioni mi sono espressa in passato, so che lo abbiamo fatto in tante, e ritenere che si debba provare a giocare la partita nella speranza che i dadi siamo un po’ meno pesantemente truccati è più che altro un invito a non mollare ora.
    Più che quel che farà o non farà Fornero, mi preoccupo di quel che sapremo fare noi, riconoscendo e tenendo conto delle opportunità.

  25. Ilaria, io non ho tacciato nessuna né di approvazione incondizionata, né di fiducia ingenua, ho solo espresso la mia diffidenza verso quelle che, al momento, sono solo dichiarazioni d’intenti. E questa mia diffidenza non è né qualunquista, né disfattista, perché si basa su fatti che osservo criticamente, che sono nell’ordine: il farraginoso sistema delle pari opportunità, l’indebolimento del ministero delle pari opportunità, la disattesa(anche da questo governo) convenzione cedaw e anche la riforma delle pensioni, che non ho voluto menzionare nel timore di spostare la discussione troppo OT. Di fronte alle misure che fino adesso ha preso questo governo, che chiaramente penalizzano le donne e ignorano le politiche di genere, mi risulta difficile recuperare una verginità che, oltretutto, ho perso da tempo. Questo non significa che io voglia mollare, ma esattamente al contrario mi piacerebbe che riuscissimo a far valere rivendicazioni di ampio respiro, che, lo ripeto, possano incidere sull’assetto istituzionale e sociale di questo paese. Allora, forse, riusciremo finalmente a superare quel tristissimo e offensivo immaginario che tutte qui lamentiamo, cessare con le mailbombing e gli appelli e buttare definitivamente alla spazzatura le tutine celesti e rosa per i/le nostr* figl*.Ma è assolutamente indispensabile, come scrive anche donatella, superare la rappresentanza politica per delega in bianco senza aspettare di vedere, come ho letto non mi ricordo più dove, che si apra uno spiraglio. Dobbiamo aprire una breccia usando la testa d’ariete, altro che spiraglio.

  26. Antonella, guarda che siamo d’accordo su come occorre procedere, e soprattutto a proposito di quali temi, e non specificavo perché mi sentivo tacciata, ma perché pensavo che ci fosse possibilità di fraintendimento nelle mie parole. E non mi hai dato affatto l’impressione di voler mollare, è che mi sembra tiri un’aria di scoraggiamento e divisione in generale – non qui sul blog, fuori.
    “Rivendicazioni di ampio respiro” sono esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. E’ proprio la mancanza di un lavoro collettivo su quelle aspirazioni che la rivista socialista che ho citato in un altro post vede come una delle cause dell’arresto delle conquiste femministe – e del ritorno di un immaginario (e non solo) sessista.

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