DUE DOMANDE, DUE PESI, DUE MISURE

Quiz del giorno in due domande.
Violenza contro le donne è anche impedire loro di scegliere se diventare madri? Sì o no?
Violenza contro le donne è anche limitare o vanificare l’accesso ai consultori? Sì o no?
Se avete risposto sì a tutte e due, chiedetevi come caspita sia possibile che uno degli appuntamenti romani di One Billion Rising sia stato organizzato da Isabella Rauti, seconda firmataria della proposta di legge Tarzia, e che il flash mob abbia avuto il plauso di Renata Polverini e di Gianni Alemanno, che fra le altre cose ha dato il suo sostegno alla marcia per la vita dello scorso maggio.
Ps. Sì, la trasversalità può essere una bellissima cosa, salvo quando viene usata a fini elettorali. L’auspicio è che sia avvenuto solo in quella disgraziata città che è Roma.

46 pensieri su “DUE DOMANDE, DUE PESI, DUE MISURE

  1. Allora abbiamo semplicemente la conferma della coerenza di una certa classe politica.
    Piuttosto, parliamo un giorno di consultori? Cerchiamo di costruire una mappa per capire dove funzionano ancora? Qualcuno lo ha già fatto? E ancora, esiste una mappatura di ospedali/città dove la pillola del giorno dopo non è disponibile?
    Scusate se ho messo troppa carne al fuoco.

  2. Era già avvenuto che Renata Polverini si scagliasse contro il femminicidio, tralasciando tutti i fattori che alla violenza concorrono: alle violenze, anzi, perchè violenza è anche non poter usufruire di un diritto sancito da una legge. Sui consultori, credo che sia in uscita un libro di Chiara Lalli sull’aborto, dove – suppongo – ci saranno utilissime informazioni. Ti aggiorno.

  3. Purtroppo è possibile perché molte persone hanno la memoria corta e altre sono poco informate. Quindi ben venga questo blog che ricorda e informa, e spero che molti sulla rete ne seguano l’esempio.

  4. Mi domando come nella pratica ciò sia stato possibile, ovvero come mai, e quali, organizzatori della rete internazionale, abbiano voluto e potuto affidare l’organizzazione di un flash mob romano a Isabella Rauti.

  5. La politica ha la qualità della schizofrenia elettorale. Maschere che si indossano al bisogno. Tutti ieri hanno appaludito a Sanremo il monologo di Luciana Littizzetto, e l’altroieri hanno applaudito i ragazzi che raccontavano la loro storia e l’impossibilità di sposarsi in Italia. Quanti di loro però non solleverrebero un dito per cambiare di fatto le cose? Quanti di loro continueranno a dire che una donna può essere “uterina” (le parole denunciano sempre le discriminazioni prima ancora dei fatti) e che “hanno tanti amici gay”, sono brave persone, ma il matrimonio no … quello insomma, magari una specie …
    è l’italiano che è ipocriota e il politico lo rispecchia fedelmente.
    Forse sono eccessivo, ma se non ci diciamo la verità, rischiamo di pensare di essere quasi in cima; invece è una strada ancora troppo in salita.

  6. Perchè Isabella Rauti è presidente di Hands off Women. Il punto è un altro ancora: perchè, fra le tante foto circolate del flash mob a piazza di Spagna, non far notare la piccola contraddizione almeno in didascalia?

  7. Buffo, se non triste paese.
    Quindi: intervistare Isabella Rauti, chiederle conto delle sue posizioni et delle contraddizioni che queste sollevano.

  8. Io ero a Milano e ho visto tanta gente danzare.
    C’erano i centri antiviolenza e nessuna bandiera di partito.
    C’erano tantissimi ragazze e ragazzi che ballavano, che avevano slogan, striscioni.
    Che qualcuno si sia imbucato come sempre per fini elettorali (vedi il caso Roma) non deve sminuire la portata di questo evento.
    Chi c’era ha di sicuro respirato una buona aria.
    I miei polmoni oggi sono di sicuro più liberi e vedendo tutta quella gente così coinvolta di sicuro ho ritrovato la voglia di combattere.

  9. Pare che l’unica violenza riconosciuta sia quella delle botte. Bisognerebbe ricordare a lor signori che spesso quelle botte sono date proprio d auno stato che limita le libertà personali.

  10. Poi io avevo capito che ognuno poteva organizzare un proprio evento, in ufficio, a scuola, nella sua strada, e l’ organizzazione lo avrebbe inserito in calendario. Quindi non credo nessuno abbia investito nessuno di responsabilità, ci sono persone che hanno deciso di farlo, lavorandoci, mettendoci tempo e risorse e mobilitando chi conoscevano. Io mi sono rimproverata in prima persona non essermi mossa prima perché il flash mob ad Amsterdam in piazza Dam era esattamente all’ orario di uscita delle scuole, un ottimo sistema per impedire ai genitori accudenti di andarci con i figli. Alla faccia del “we are mothers, we are teachers” del testo della canzone che di nuovo confina, involontariamente spero, le donne e la sacralità del corpo, al ruolo di portatrici sane di prole. Allora, se avessi avuto l’ idea per tempo, magari me ne organizzavo io uno nel cortile della scuola e sono sicura che in entrambe le scuole dei miei figli l’ idea sarebbe stata accolta bene. Ci ho pensato tardi, non l’ ho fatto e visto che ieri c’ è stata una bufera di neve magari è andata bene anche così. Il che mi sembra, e parlo per me, un motivo in più per non giudicare chi invece lo sforzo di organizzare e andare a ballare l’ ha fatto, con o senza neve.

  11. Marta e Mammamsterdam: per chiarire, non era intenzione mia muovere alcuna critica alla manifestazione, ma sottolineare come, nel caso specifico, si siano fatte scudo con la manifestazione stessa almeno tre persone che nella città di Roma hanno tentato di limitare fortemente la libera scelta delle donne. Peraltro, il flash mob di piazza di Spagna è stato il più fotografato e il più presente nelle cronache. Tutto qui.

  12. Si vede che io sono ancora più estrema, ma per me è violenza ogni volta in cui una donna da soggetto attivo libero di scegliere diviene oggetto del possesso e delle decisioni di qualcun altro o qualcos’altro.
    Quindi anche fare della lotta alla violenza sulle donne uno strumento di propaganda è violenza stessa.
    Ma visti i nomi presenti nel post non mi stupisco, basta ricordare come sfruttarono la morte della povera Reggiani per usi elettorali, per capire di che caratura morale stiamo parlando.
    Un’altra domanda poi mi ponevo tra ieri e oggi: l’iniziativa è stata raccontata in quasi tutti i giornali e telegiornali ma ho sentito pochissimi (in particolare in TV) dire che il tutto nasce da un’idea della Esler o raccontare del lavoro che ha fatto in questi anni. E’ stata solo una mia impressione?

  13. Non sapevo di questo risvolto a Roma. Immagino che si possa far passare il concetto di essere contro la violenza verso le donne, anche rispondendo due no alle tue due domande iniziali…cioè è diviso e frammentato un concetto che dovrebbe essere chiaro e semplice. Ma è così, da noi per le arcinote questioni su aborto e simili, perchè la chiesa è onnipresente, ecc., altrove per altre questioni. Mentre sulla violenza nel senso di ammazzamenti e botte, son tutti d’accordo…ci mancherebbe…
    Il fatto è che la diffusione di queste iniziative, anche parecchio accattivanti mediaticamente parlando, possono far venire il coraggio a qualche donna (qui da noi intendo) e questo, prima di qualunque altra considerazione più approfondita, serve ancora.

  14. non posso credere di aver letto quel che ho letto.
    cioè, ci vuole la patente per partecipare e/o organizzare una protesta contro la violenza dei maschi?
    ci vuole credibilità, sì, quale? attribuita da chi? sulla base di quale inconfutabile coerenza o di quale selezione su quali convinzioni ritenute legittime?
    DA NOTARE la penosa ipocrisia della frase “scegliere se diventare madri” ….
    Evidentemente sul concetto di libertà della donna abbinato all’aborto c’è chi pensa come lei e chi no, Lipperini, ma questa cosa della libertà di pensiero e della buona fede di chi pensa cose diverse dalle sue, lei proprio non può digerirla.
    Lei come tantissimi altri sinceri democratici si intende.
    madonna mia, ma veramente siete di un manicheismo cupo e violento!

  15. Gentile Paola, credo, infatti, che lei abbia letto o abbia voluto leggere molto male. Non si parla di patente, nè di credibilità. Si sono fatti tre nomi, tre precisi e unici nomi: che hanno presentato una legge volta a ridurre l’accesso ai consultori e che hanno patrocinato una marcia “no choice” condotta a suon di crocifissi fatti di feti di plastica. Il che è quanto meno stridente se ci si vuole presentare come paladini delle donne. Quanto all’ipocrisia della frase, mi spieghi dove la trova: nessuno impone alle donne di abortire, semmai ci si batte affinchè esista una cosa, sì, democratica, che si chiama possibilità di scelta. Infine, sulla buona fede: mi riesce molto difficile pensare che la partecipazione della signora Rauti non sia legata anche alla campagna elettorale in corso, visto che di fatto quel flash mob è risultato essere uno splendido spot in suo favore. Infine ancora: sarebbe cosa bella se lei fornisse argomenti e non insulti. Fra noi manicheisti cupi e violenti (uh, ma saremo mica noi a girare con le croci di feti?) usa così. Saluti cari.

  16. si chiama libertà di espressione e include anche i crocifissi e i feti.
    Può ripugnare, così come vedere manifestazioni della Lega Nord, ma si chiama appunto libertà di espressione.
    Come giudicare allora la Littizzetto, sulla cui buona fede non si dubita, o una certa parte di opinione pubblica non dubita, che si fa paladina a ogni piè sospinto di questo o quello, quando, tempo fa, chiamata in causa da dipendenti della Coop Nordemilia che si lamentavano delle proprie condizioni di lavoro sfruttanti e di comportamento antisindacale da parte della Cooperativa, lavoratori che quindi si rivolsero a lei in quanto da anni fa pubblicità per la Coop, non mi risulta si fosse degnata di una benchè minima risposta?
    La frase inciriminata “violenza contro le donne è anche impedire loro di scegliere se diventare madri”
    E’ una frase ipocrita: si potrebbe anche pensare, se presa alla lettera (lettera ambigua) che Isabella Rauti (che, per inciso, non gode affatto della mia simpatia ma che ha tutti i diritti di dire e manifestare ciò che le pare) cerchi di dissuadere le donne a portare a termine la gravidanza.

  17. Gentile Paola, questo blog non è uno sfogatoio: se ha qualcosa da dire nei confronti della Litizzetto o di altre persone “famose” – è lo sport del momento -, le consiglio vivamente i blog del Fatto. Sono meravigliosi, quanto a possibilità di insulto.
    Detto questo, forse lei non conosce la situazione dell’obiezione di coscienza a Roma nè dei consultori a Roma. Impedire di scegliere significa anche vanificare la legge 194.
    Detto questo, ribadisco che esiste una differenza fra libertà di manifestazione, che nessuno ha messo in discussione, e appropriazione di un evento mondiale a fini elettorali.
    Detto questo, solo una persona molto inconsapevole potrebbe sostenere che Isabella Rauti impedisce che le donne portino a termine la gravidanza. O in terribile malafede.
    Detto anche questo, la saluto caramente.

  18. pure io la saluto cordialmente ribadendo che dire in pratica che una persona – donna – è indegna e non ha le carte in regola per manifestare contro la violenza dei maschi è inaccettabile, è manicheo appunto e queste non sono offese.
    così come ovviamente per qualsiasi altra causa, e chi si mette nell’ordine di idee di sindacare coerenze o moralità varie, per me sta messo malino.
    e questo non c’entra, come è evidente, con una normale dialettica e scontri tra idee diverse anche duri.
    E l’obiezione di coscienza massiccia non riguarda solo Roma, e ancora, è prevista per legge; la legge non entra nel merito del tornaconto o della buonafede; chi crede sia necessario o indispensabile farlo, si dia da fare – possibilmente senza danze, pietà – per cambiare in questo senso la legge 194.

  19. Non ho mai usato la parola indegna, nè ho parlato di carte in regola. Ho parlato di spot elettorale, che è cosa diversa. Quanto allo stare messi bene o male, lo lasci giudicare a me: mi sento molto bene, la ringrazio. E le assicuro che c’è molta gente che lei giudica manichea che in questo senso si dà dando da fare, e non poco. La lascio, gentilissima Paola. Buona serata. O devo chiamarla Rita?

  20. Per scegliere di diventare madri si intende anche la contraccezione per la quale i consultori dovrebbero fornire informazione ed assistenza, secondo legge 194 (ma potrei sbagliarmi).
    Associare scelta di maternità ad interruzione volontaria di gravidanza è una forzatura.

  21. Alla prima domanda mi verrebbe da rispondere: “sì, è una violenza”.
    Poi, però, si riflette sulla ragione della violenza.
    Il caso di un controllo delle nascite da parte di una nazione è una violenza verso il sentimento della maternità e della paternità. Si impone la differita del sentimento, il che non è ragionevole ma è razionale. Si tratta di una violenza che trova giustificazione nella ragione di Stato.
    L’avere già un figlio non lenisce il dolore di non aver trovato espressione del proprio sentimento. Il riflesso della costrizione sentimentale potrebbe pure ricadere sulla formazione del figlio.
    Forse il caso di impedire ad una donna di abortire nonostante questa non senta la maternità e non trovi la sicurezza sociale per procreare? Questa è una violenza irragionevole e irrazionale.

  22. E’ interessante, e non sono ironica, che quando si tocca la questione aborto ci sia una sollevazione di scudi. Significa che davvero esiste un’onda di reazione sul punto. Deriu. Certo che si intende contraccezione e interruzione di gravidanza: le due cose. La scelta rimane scelta, comunque tu la pensi. Davide: sono le donne a poter controllare la possibilità di rimanere incinte o meno. Non la nazione, al di là delle elucubrazioni.

  23. magari se non ci fossero state le elezioni anticipate la cosa prendeva un’altra luce.Non conosco la tempistica dell’organizzazione.Come sempre è sempre è una questione di anamorfosi.La buona fede,peraltro,anche livello giuridico è sempre presunta(purtroppo in maniera meno che proporzionale di quanto sia diffusa).E se fosse possibile operare dei distinguo,ma nel caso del fascismo non lo è,direi pure che il ruolo della donna nell’epoca dell’orco di Predappio,era meglio valorizzato di quanto non lo sia diventato ai tempi della balena bianca,anche grazie ai precetti ecclesiastici,che in ogni caso comunque si possono violare reiteratamente senza cadere nel penale,perlomeno finchè ognuno continua ad adoperare il cervello decentemente

  24. @ Lipperini
    Sì, è vero. Piacerebbe anche a me che fosse così come scrivi tu. Purtroppo non lo è, le influenze e gli obblighi imposti si fanno sentire, e tanto, dove vige un controllo demografico. E talvolta anche dove non c’è questo controllo.
    Rimane comunque la violenza.

  25. Mi riferisco anche alle pseudociesi, che in Italia sono andate via via calando nell’ultimo cinquantennio. Questo calo è dovuto in gran parte ai movimenti di emancipazione femminile degli anni sessanta.
    Alla donna in questo caso non fu dato l’effettivo controllo sulla possibilità di rimanere incinta. Le fu fatto obbligo di procreare per ottenere la stima sociale. In Italia permangono di questi casi.
    Scusa se sono stato criptico.

  26. Mi permetto di lasciare un articolo in inglese (non credo sia stato tradotto) che solleva diverse criticità sul one billion rising nella sua dimensione mondiale. Non voglio spostare l’attenzione dal topic, con il quale concordo, ma forse può essere utile contestualizzare i singoli eventi locali nel macro-evento che è stato definito offensivo e neocolonialista da molte donne non occidentali le quali hanno invitato noi bianche, se proprio non riusciamo a liberarci del complesso delle salvatrici, a occuparci di distogliere i nostri governi da quelle politiche colonialiste e patriarcali che sono alla radice della violenzadi genere nei loro paesi. Io l’ho letto con molta attenzione e ne ho fatto tesoro. Alla mega danza ho scelto di non partecipare perchè sospettavo che sarebbe stata trasformata in occasione di marketing elettorale da certa sinistra progressista. Invece, a quanto pare, è andata anche peggio. http://www.huffingtonpost.co.uk/natalie-gyte/one-billion-rising-why-i-wont-support_b_2684595.html

  27. @ Lipperini
    Può darsi che ci sia della confusione in quel che dico, hai ragione. Tra l’altro si dice anche che ognuno di noi visto da lontano paia confuso e strano. Sarà vero?
    Ma concedimi di dire un’ultima cosa, che forse chiarirà la ragione del mio intervento.
    Ho conosciuto una donna interessata da una gravidanza isterica, l’estate scorsa; quel che ho capito di questa donna è che sfogò nella falsa gravidanza ciò che per lei era un sentito dovere da soddisfare. Questo dovere consisteva nella necessità di diventare madre per ottenere una stima sociale. Ciò le fu prodotto dalla famiglia e, cosa che sembra incredibile nell’Italia di oggi, dall’ambiente extra-famigliare che lei ha frequentato sino a prima del ricovero. Non ti dirò per quale ragione è stata ricoverata perché mi fa male scriverlo.
    Ma è per questa ragione che dico che non è così vero che le donne abbiano sempre il controllo sulla possibilità di rimanere incinte. Questa è una affermazione che viene smentita da quei casi che dimostrano il contrario.
    Spero vorrai considerare anche questo nel novero delle violenze che le donne subiscono, e magari dedicare un po’ del tuo tempo a vedere che esiste una cultura minoritaria, in Italia, improntata su un tacito obbligo sociale per le donne di procreare. Se non si soddisfa quest’obbligo certe donne stanno male, veramente male.
    Tutto qui.
    Nel salutarti, sono io che ringrazio te: lo scambio è stato simpatico.
    Un saluto e buon lavoro.

  28. La maternità è una scelta consapevole che è sbagliato impedire o forzare. Però è una scelta da fare al momento giusto, ovvero prima di avere rapporti sessuali che potenzialmente possono portare alla maternità. Tante donne sbagliano il momento di fare la scelta di maternità: quando sei già mamma di un essere che vive in te la scelta l’hai già liberamente fatta. Per fare un esempio semplice: io liberamente scelgo di non bagnarmi, ma se poi passo il mio tempo sul bordo di una piscina piana di gente che si tuffa metto a rischio la mia libera scelta, ma cià non significa che non sia stata libera. Dunque la risposta alla prima domanda è si.
    La mia risposta è si, anche alla seconda domanda, l’importante però è che il consultorio non commetta lo stesso errore, porti cioè a pensare che la libera scelta di maternità si debba fare quando già si è mamma. Sarebbe fuorviante.
    In tutti i casi di maternità forzata, obbligata da violenza di ogni tipo la scelta non è stata compiuta quindi è corretto che la donna la faccia, anche se in ritardo, proprio perchè la maternità deve essere sempre una libera scelta.

  29. Anttonellaf è vero, è interessante l’articolo dell’Huffington Post.
    Soprattutto comprendo le reazioni negative delle vittime o testimoni di stupri di massa e torture a chi gli dice tipo balliamoci sopra.
    Però secondo me non è del tutto giusto quando dice: le femminsite bianche occidentali studiate e privilegiate (tipo la Ensler) dovrebbero occuparsi della parità di genere a casa loro. Cioè sono d’accordo, è quel che dovrebbero fare e secondo me 1B. Rising lo faceva, si danzava in tutto il mondo, ognuna vicina a casa sua, perchè gli abusi sulle donne succedono in tutto il mondo, anche se con modalità e intensità diverse. Almeno, io l’ho percepita più così che “balliamo per le povere donne del terzo mondo”: nel video della campagna oltre alla donna infibulata o quella sfregiata con l’acido o l’asiatica sfruttata nello sweatshop c’è la lavoratrice occidentale molestata dal collega in ufficio o la bianca picchiata dal marito.

  30. Ciò che manca è, come sempre, una prospettiva politica nel senso genuino del termine. l’articolo dice testualmente ” best form of action would be to lobby their own governments to stop their patriarchal, neo-colonial influence in so-called ‘developing countries” e cioè che la migliore forma di azione sarebbe quella di influenzare i propri governi a interrompere la loro influenza patriarcale e neocoloniale nei cosiddetti paesi in via di sviluppo”. Ciò significa avere il coraggio e la capacità di intervenire su quelle politiche neocolonialiste che causano guerre, povertà, marginalità ed esportano modelli, di chiara matrice patriarcale, nei paesi in perenne via di sviluppo, contribuendo a far sì che essi rimangano tali. Io ho capito a cosa si riferisce l’autrice: alle multinazionali del petrolio, alle miniere come quella di Pascua Lama, alle piantagioni di cotone in Argentina, per far posto alla quali si cacciano dalle loro terre i Mapuche, seminando, appunto, povertà, distruzione, marginalità tra le popolazioni locali. Quella povertà e quel degrado, di cui noi occidentali siamo artefici, è poi terreno fertile su cui si sviluppano dinamiche di subalternità e di violenza che vedono come bersagli privilegiati le donne. Ora, chiudere gli occhi su questi fattori e buttarla a ballo coreografico (a comando, tra l’altro) per me non è un modo per combattere la violenza di genere. Ed è parte integrante del neocolonialismo non rimuovere, ma anzi alimentare le cause che determinano rapporti di subalternità, per poi, contestualmente, ergersi a salvatori e salvatrici delle vittime che quello stesso sistema, che non si osa mettere in discussione, ha creato.

  31. Idem nel contesto nostrano: io non posso e non voglio ballare con chi, mentre patrocina (o fa finta di patrocinare) la causa antiviolenza poi sostiene l’esercito contro le notav. Questo significa usare il tema della violenza di genere come bandiera progressista da esibire in campagna elettorale, sulla pelle di chi quella violenza la subisce. Non in mio nome.

  32. cara Antonella, io ho partecipato all’evento e posso dirti come è stato vissuto nella mia città: come un momento per portare in piazza tanta gente che ritiene che la violenza contro le donne sia un tema importante; tra ueste persone, molti maschi e molte/i giovanissime/i.
    Ci sono sempre diversi modi di leggere le cose: certo, si può dire che le palestre e le scuole di danza ch hanno aperto le loro porte alle prove si sono fatte pubblicità, ma si può anche dire che hanno generosamente offerto uno spazio. Si può dire che ‘oddio buttarla in coreografia e ballare a comando non intacca il dominio patriarcale’, ma si può anche dire che l’energia che si è sprigionata dall’evento ha fatto sentire meno sole molte donne (e sono tante ad avermi detto così, comprese alcune che non hanno ballato e hanno solo visto i video in rete). Si può dire che manca una prospettiva politica e una visione strategica del problema, ma si può anche dire che a molte/i questo evento ha dato voce e coraggio. Si può evitare di ballare con chi vuole approfittare dell’evento per ragioni elettorali, oppure si può ballarci insieme e poi chiedere loro ragione delle loro opinioni.
    Nessuna accusa di snobberia, ma secondo me la massa critica ha un proprio valore e una visibilità che che i giusti distinguo che ciascuno può legittimamente mettere in campo dubito possano equivalere.
    Favorevole invece, ovviamente, al non fermarsi qui: c’è molto altro da fare, con visione politica e con urgenza, senza dubbi.

  33. nessuna accusa di qualunquismo, ma non mi è chiaro il significato del tuo intervento, in particolare nel periodo: “ma secondo me la massa critica ha un proprio valore e una visibilità che i giusti distinguo che ciascuno può legittimamente mettere in campo dubito possano equivalere.” mi sono permessa di togliere un che, mi sembrava un refuso. Per il resto, non ho capito che vuoi dire.

  34. right, il secondo che è di troppo – e scusa per la frase contorta.
    Semplificando: essere in tante/i a un evento del genere è un fatto che ha un peso specifico importante, secondo me. Io dalle mie parti ho visto di persona che l’evento ha innescato vari meccanismi positivi, anche se ovviamente non ha risolto (e nemmeno inquadrato completamente) il problema.
    Poi si può sempre dire a me non sta bene perché… e quindi non partecipo, ma credo sia più utile dire “partiamo da qui e aggiungiamo…”. Io tendo a vedere il bicchiere mezzo pieno, tutto qua.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto