E SULLA STRADA DI PESCARA…

Performance_1 Discussione su tema cosmico (La rete e la democrazia letteraria), ieri a tarda sera, al Festival delle Letterature di Pescara  (presenti fra gli altri Manuela, Isabella, Rob, Effe, Strelnik, William, Tiziano e altri che sicuramente dimentico: chiedo subito venia). In mezzo, come moderatore, Filippo La Porta. Alla sua destra, Giuseppe Granieri. Alla sinistra, la scrivente.

Riassunto in forma di bricolage, giacché il termine è stato assai citato: la società letteraria, intesa come corpus formato da scrittori, critici, editori, non esiste più (Filippo). No, esiste, solo che ora ne fanno parte anche i lettori (io). Ragionare in termini di scrittori, critici, editori, lettori significa rifarsi ai vecchi schemi (Giuseppe). Questo significa che non esiste più l’autorevolezza.Dunque, state delineando un’utopia. (Filippo). No, significa che l’autorevolezza non viene automaticamente dal supporto, che si conquista con le argomentazioni e che va sempre rinegoziata (io). Non di utopia si tratta, ma di una modalità comunicativa senza precedenti nella storia dell’umanità (Giuseppe). Vogliamo dire una buona volta che non esiste un diritto garantito per tutti alla creatività e al talento? (Filippo).

Ovvio, non è andata proprio così e l’assemblaggio è ingeneroso: ma i temi sono ricorrenti e ci sarà modo di tornarci.

Domanda a posteriori, notturna e autostradale: perché accade così frequentemente che nelle discussioni che riguardano la rete i non frequentatori della medesima si spingono e ti spingono, anche inconsapevolmente, sul terreno ideologico anziché su quello delle pratiche? Non ho risposta, ma anche questo è un classico.

62 pensieri su “E SULLA STRADA DI PESCARA…

  1. Non succede soltanto con la rete. Su qualunque argomento chi non ha esperienza pratica di ciò di cui si sta parlando non sopporta di stare in silenzio, allora sposta il discorso sui massimi sistemi e così può pontificare anche lui. Purtroppo in Italia si fa così, perché da noi manca il coraggio di mandarsi a quel paese d’acchito.
    In Germania e in Inghilterra quando uno comincia a fare il trombone lo mandano bellamente a magnà er savone.

  2. Ferrazzi, vuoi smetterla di tromboneggiare? 🙂
    Scommetto che se avesse partecipato Wu Ming1 avrebbe dichiarato: “Vogliamo dire una buona volta che esiste un diritto garantito per tutti alla creatività e al talento?”

  3. Riccardo, sono d’accordo con te. Non capisco perchè certa gente non riesca mai a stare in silenzio e ad ascoltare gli altri.
    Loredana, ma i blogger presenti che hanno detto?

  4. Il prossimo anno prendi in considerazione di partecipare al premio letterario città di sassuolo….cmq se ti capita passa sul mio blog ho scritto un post su due dei tuoi pupilli!ALE

  5. Maura, purtroppo i blogger presenti non hanno potuto parlare perchè la discussione è iniziata, non per colpa dei relatori, con oltre mezz’ora di ritardo…
    Sono intervenute due signore del pubblico, di cui forse la prima ha un blog (ma non lo ha detto) e una quasi certamente no.
    Riccardo. Il problema di chi entra, provenendo da un altro mezzo, nel web è che deve darsi e dare il tempo di capire come funziona. Filippo ha insistito più volte sul fatto che dopo un suo intervento su Nazione Indiana era stato “aggredito”. Ma tutti siamo stati al centro, un po’ ovunque, di discussioni anche sanguinose. Io continuo a sostenere: avercene, di discussioni sanguinose sulla letteratura.
    Lucio, io ho risposto così: chi stabilisce, allora, quali sono i detentori del diritto e quali no?

  6. Cut-up approssimativo, ma rende l’idea. Loredana, rispondi tu stessa alla domanda che ti porgi nel finale. E’ LA QUESTIONE CENTRALE.

  7. OT
    vi ho già parlato della giovanissima poetessa afgana uccisa.
    Sono riscita (tramite quel meraviglioso e miracoloso mezzo che è la rete) a contattare una blogger persiana, vento d’oriente, e a segnalarle le due poesie in farsi presenti in rete.
    La blogger oggi ha tradotto una delle due poesie che a me sembra molto bella.
    Potete leggerla nel mio blog e naturalmente nel blog di vento d’oriente.
    georgia

  8. Da blogger presente devo dire che a metà di quello che doveva essere il dibattito più interessante mi sono cominciata ad annoiare.
    La realtà, a mio avviso, è che ci sono i filosofi ed i cronisti.
    Preferisco i secondi, ma ciò non toglie che anche i primi possano dare delle illuminazioni.
    Il guaio avviene quando invece di illuminazioni si ottengono black out o corti circuiti.
    Con Filippo La Porta avevo parlato a cena di “cosa sono i blog letterari”.
    O meglio mi ero fatta fregare a scendere su questo terreno. Ma si sa, sono impulsiva.
    Ne era uscito che “il valore” rappresentava l’unica discriminante fra ciò che viene definito letteratura e ciò che letteratura è realmente.
    Io non sono d’accordo, anche perchè -come si è detto- chi imposta, soprattutto in rete, i parametri del valore?
    Però mi sono accorta che blogger di chiara apertura mentale in fondo non disdegnavano quella teoria.
    Ed allora mi chiedo: se ancora occorre far passare un concetto -per i più- nuovo come quello relativo alla letteratura ed alle possibilità della rete, perchè portare avanti il dibattito con vocabolario
    e motivazioni così poco comprensibili?
    Loredana è qualche chilometro avanti nella capacità di vedere i mutamenti futuri del web ed il suo entusiasmo a qualcuno può sembrare esagerato, ma almeno racconta, esplica, dà informazioni, confuta obsolescenze varie.
    I filosofi ci porgono la mano e poi la ritirano.
    E noi restiamo lì, in bilico sull’iperspazio, a chiederci a quale generazione toccherà utlizzare la rete avendola finalmente compresa.
    😉

  9. Sempre in cut-up, da sinistra verso destra (seguendo le sedie del tavolo dei relatori)
    Giuseppe Granieri che spiega come la Rete stia facendo crollare – politicamente e socialmente – l’opposizione Locke-Hobbes e introduce i concetti di “collaborazione” e “pertinenza”.
    Filippo La Porta che evoca l’immagine di Dio che elargisce il talento col contagocce.
    Loredana Lipperini che dice “scrivere è democrazia” e difende i contrasti anche sanguinosi che avvengono in Rete, esaltando il dialogo o la “pugna”.
    Allegorizzando un po’ troppo, direi anche che la società letteraria iersera s’è trovata seduta tra due fuochi convergenti che l’hanno sì rispettata, ma senza risparmiargli affondi e facendogli balenare davanti uno scenario che potrebbe anche assomigliare alle utopie surrealiste – partendo dall’eliminazione delle barriere che separano
    gli individui e ciò che hanno da dirsi e da condividere.
    Forse proprio come Breton e compagni volevano fare cercando di mischiare per sempre la vita diurna e quella notturna.
    Infine: massimo rispetto per Hannah Arendt, ma noi siamo molto più ottimisti. Anche grazie a lei, ci mancherebbe.

  10. Spesso mentre si tenta di descrivere qualcosa, quel “qualcosa” è già cambiato. Per questo più che de-scrivere è più interessante ed utile dare direttamente voce a quel “qualcosa” che, che lo si de-scriva o meno, induscutibilmente già c’è.
    Un caro saluto
    MassimoSdC

  11. Chiedo perdono perchè non so se il mio intervento risponda correttamente all’intuizione di Granieri, che condivido, se sia dunque esso collaborativo e pertinente. Non dispongo di un blog e dunque temo di essere di non essere, nel caso, collaborativo, ma solo invasivo (potrei dire “espositivo” in senso celaniano?). Temo però di non essere pertinente, sebbene il tema del post mi abbia ricordato qualche riga che ho scritto quattro giorni orsono. In che modo, per quali sentieri interiori? Letteratura e rete, forse, e soltanto? Incollo qui di seguito il link al testo:
    http://utenti.quipo.it/mendicanti/
    appuntidalmargine.html
    Ringrazio per l’ospitalità e mi scuso con tutti coloro che troveranno fuori luogo e fuori tema (non pertinenti) le mie parole.

  12. forse ricorderai la splendida canzone di Sir Noel Coward (ma del resto chi si ricorda di lui?)
    “Why Must The Show Go On?”
    It can’t be all that indispensable,
    To me it really isn’t sensible
    On the whole
    To play a leading role
    While fighting those tears you can’t control,
    Why kick up your legs
    When draining the dregs
    Of sorrow’s bitter cup?
    Because you have read
    Some idiot has said,
    ‘The Curtain must go up’!
    I’d like to know why a star takes bows
    Having just returned from burying her spouse.
    Brave boop-a-doopers,
    Go home and dry your tears,
    Gallant old troupers,
    You’ve bored us all for years
    And when you’re so blue,
    Wet through
    And thoroughly woe-begone,
    Why must the show go on?
    Oh Mammy!
    Why must the show go on?
    E’ stato un piacere re-incontrarti, nonostante orari slittati e porcelli ubriachi. A presto

  13. Lucio,
    stavo per ripondere alla tua battuta con una parodia de “La guerra giova all’agricoltura e alla modernità…” di Giovanni Papini, ma visto come siamo messi a livello di guerre e di bugie, non me la son proprio sentita.
    Mettici anche che Papini non mi sta per niente simpatico, mentre il confronto intellettuale serrato, duro, anche feroce credo sia – nolenti o volenti – uno dei motori della rete.
    Facciamo che un po’ d’Eraclito ci vuole, no?

  14. “Camminando, sei arrivata oltre il tuo destino un po’ speciale, attraverso tutte le vie di questa terra. Arrivata al mare tremulo del grano, piegato a solleticare l’adagiato fermo d’orizzonte.”… credo sia il mio concetto di Luogo interiore.
    un saluto!
    paolo

  15. Cara Loredana, permettimi questo OT. Stamani ho inviato un commento sul sito di Perceber, che si può leggere qui:
    http://www.perceber.com/archives/2005/11/
    concordato_ii_p.html#comments
    Poi ho pensato che era bene che la questione politica che sta montando a Lucca fosse conosciuta dalla grande stampa (che tace, purtroppo) e così ho pensato a te e a Repubblica, che potrebbe approfondire la faccenda con un suo inviato. Ho trasmesso il testo anche al blog di Beppe Grillo.
    Poiché non sono sicuro che il lungo link funzioni, riporto il testo:
    “Caro Leonardo, brutta bestia la politica.
    A lucca, la mia città, sta accadendo una cosa gravissima, di cui in campo nazionale non si parla.
    Lucca ha un’amministrazione di Centrodestra retta dal sindaco Pietro Fazzi di Forza Italia, il quale (quasi al termine del suo secondo mandato, che scadrà nel 2007) ha ben operato e riportato la città al suo antico splendore. Chiunque torni a Lucca, dopo esserci stato 10/15 anni fa, può rendersene conto.
    Ebbene, che cosa sta accadendo? Stante alle dichiarazioni pubbliche del Sindaco, che si è incontrato coi cittadini, consegnando loro copia di alcuni documenti ritenuti probanti, è in atto un tentativo di vendere l’azienda municipalizzata per il Gas, Gesam, all’Enel. Il sindaco si oppone perché la municipalizzata è un’azienda sana che porta alle casse dell’Amministrazione comunale molti soldi utili.
    Ha denunciato quindi, a suo dire e secondo i documenti consegnati ai cittadini, che ci sono influenti pressioni da Roma (si è fatto il nome del Presidente del Senato, il lucchese Marcello Pera) sui consiglieri comunali e sui consiglieri della municipalizzata Gesam perché aderiscano al progetto di vendita della Gesam.
    Per le cose che ha rivelate, il sindaco Fazzi è stato cacciato da Forza Italia, e si sta facendo di tutto perché la sua Amministrazione cada, ma in tempi che non risultino elettoralmente dannosi per Forza Italia (forse si arriverà alla nomina di un commissario straordinario che porti la città alle elezioni del 2007, paralizzando così per un lungo periodo le attività del Comune?).
    Un sindaco eletto dai cittadini, dunque, che lavora nell’interesse dei cittadini, è scacciato perché si oppone ai disegni dei potenti di Roma (in ciò fiancheggiati dai micropoteri locali).
    Insomma, siamo tornati agli scandali della prima repubblica, eppure un caso così emblematico di che cosa non sia la democrazia, viene taciuto, soprattutto dall’opposizione, che dovrebbe, almeno in parlamento, battere la grancassa (mi risulta ci sia una interrogazione di Diliberto, ma tutto sembra finire lì).
    Che sinistra e destra, meglio direi maggioranza e opposizione, si somiglino sempre di più?
    La procura della repubblica di Lucca sta svolgendo un’indagine sui fatti, ma si sa come spesso vanno a finire queste cose quando di mezzo ci sono i pezzi grossi della politica.”
    Grazie a te, Loredana, per quanto riuscirai a fare.
    Bart

  16. @bart
    NO, bart, destra e sinistra NON si somigliano sempre di più, altrimenti Diliberto (che obbiettivamente è uno dei migliori) non avrebbe fatto l’interrrogazione (cosa che da destra non mi risulta sia mai stata fatta).
    La sinistra è tanto che parla di questo episodio e credo (ora non ricordo) che anche repubblica ne abbia già molto parlato.
    Sicuramente lo hanno fatto manifesto, liberazione e unità.
    La sinistra in parlamento NON può osteggiare nulla, perchè la destra (grazie a chi incoscientemente l’ha votata, e a chi, altrettanto incoscientemente si è defilato) ha nel Parlamento una maggioranza bulgara (cosa mai avvenuta in italia) che le hs permesso anche di mandare al macero la nostra Costituzione.
    Beh se addirittura uno come Fisichella (AN), uno dei pochi “intellettuali” di destra (e Fisichella è di destra veramente, mica per scherzo, è un coerente, e anche bravo, studioso di de maistre) beh se anche Fisichella è costretto ad andare a sinistra … beh questo dice tutto sulla materia di cui è composta la destra italiana.
    Bart so che tu non sei un uomo di sinistra (e infatti le dai la stoccatina), e spesso abbiamo avuto da ridire, anche se civilmente, ma so che sei un uomo onesto e leale, e quindi … a me sembra naturale che prima o poi tu sia dei Nostri.
    Però non dire che destra e sinistra sono la stessa cosa, è come dire che fra uomo e donna non c’è più differenza … beh a prima vista magari a volte è vero, ma poi … beh provare per credere;-)
    georgia

  17. Credo che la riflessione sull’attualità si debba calare in un tentativo di proiezione, per questo secondo me Giuseppe Granieri è uno che fa un grosso lavoro, anche se la sua visione attuale diverge dalla mia.
    E.
    Ritengo ormai erroneo partire sempre del presupposto che ai convegni ci sia soprattutto gente che non SA NIENTE di blog. Altrimenti la stagnazione dei punti di partenza pregiudica un progresso nel dibattito generale. E alla fine stiamo sempre ad accapigliarci sulle stesse cose. Secondo me. Paradissalmente, non vedo questi progessi del dibattito nemmeno altrove, è quello che non mi piace.
    L’aggressività e la mancanza di rispetto che ha sottolineato La Porta l’ha vissuta più o meno qualunque blogger almeno una volta. Poi magari ci si chiarisce e si diventa amici. Magari no. Amen.
    Quindi certo non è la discriminante sulla quale basare il proprio punto di vista. Ma d’altra parte su questo (e su altre dinamiche palesi) non vedo una riflessione seria da parte di …nessuno….(hehehe). E mi chiedo come mai.
    Per rafforzare il mezzo che amiamo (tutti) non mi pare una bella strategia ignorarne le problematiche in un afflato santificatorio. La Porta diventa il cattivone scettico che parla così perchè è stato aggredito da Nazione Indiana, non uno che ci pone delle domande… Anche se il gioco dei ruoli all’interno del dibattito lo avevamo capito tutti già dalla cena, direi.
    Tutto questo sproloquio èsempre un punto di vista relativo e mio personale, ovviamente.
    🙂

  18. William, tu sottolinei un punto della discussione, ed è giustissimo il tuo invito ad approfondirlo. Ti ricordo, però, che non c’è stato e non c’è un tentativo di demonizzazione di Filippo o di altri che, come lui, assaggiano un mezzo o una dinamica e se ne tirano rapidamente fuori senza aver tentato di capire come funziona fino in fondo.
    L’aggressività e la mancanza di rispetto sono, e in questo ha ragione La Porta, caratteristiche non dei soli blog. La differenza reale è che alla fine è possibile a) superarle b)se non c’è speranza alcuna di dialogo con l’aggressivo irrispettoso, dialogare con un altro. Non mi pare poco.

  19. Forse il mio commento è ot;-)
    Chi fino ad oggi ha detto cose dal cartaceo senza poter mai venir contraddetto, se non dai “colleghi”, è chiaro che abbia con la rete, con i blog in particolare, un rapporto di grande rigetto e di … timore.
    Prendiamo La Porta che a volte è intelligente, a volte fa veramente cadere le braccia per come dice approssimativamente certe cose che sono invece, in letteratura, di vitale importanza. La Porta ha sempre agito così (senza preoccuparsi troppo di controllare sui testi se i suoi giudizi fossero esatti o almeno plausibili) e così han fatto quasi tutti, soprattutto quelli della generazione di La Porta venuti su a spocchia e pressapochismo, spesso macinato all’ora dell’aperitivo (tra l’altro i veri aggressivi e irrispettosi sono stati proprio loro).
    Il loro impatto con la rete non è può che essere traumatico, perchè li riporta finalmente alla realtà (buffo che il vrtuale riporti alla realtà), perchè non sono più degli intoccabili. Prima dei blog per poterli criticare era necessario fare prima un duro tirocinio (che loro, per magia dei tempi, non avevano mai fatto) giornalistico o universitario, e quando uno arrivava a poterlo fare … era ormai totalmente embedded. Oggi basta mettere su un blog e poi leggersi La Porta, e aver voglia di fargli notare che … bla bla ba … beh… chiaro che La Porta (e molti altri) non riesca a farsene una ragione 😉
    E tenete presente che La Porta è ancora forse tra i migliori in circolazione;-) erano i tempi che erano infami.
    geo

  20. Leggiadra, io sottolineo un punto QUI ma ce ne sono altri, che ho trattato e tratterò sul mio blog. Giusto che la possibilità di dialogare con un altro sia la soluzione, purtroppo saprai anche che invece in molti casi ci son state persone che hanno dovuto CHIUDERE i propri blog e crearne altri sotto altre identità per sfuggire a quella che era diventata una vera persecuzione di vario genere (io che non mi occupo di rete a tempo pieno ne cononosco almeno TRE).
    Più che altro io ho la sensazione che la rete riproduca a modo suo la realtà coi valori e i problemi, ma la cosa accennata da La Porta nel frettoloso finale “fuori tempo” non era una cretinata: la possibile riproduzione di moduli della comunicazione di massa pre-esistente. Il che va in direzione opposta all’idea (che in parte condivido) che bisognerebbe darsi strumenti nuovi per comprendere la rete. Ma quali strumenti? Spero non un “Audiblog”… Noi dovremmo discutere queste cose, invece ci fermiamo sempre alla superficie, forse (spero) per lo scarso tempo a disposizione e per la paranoia di dover spiegare ogni volta da capo “cosa è internet”…

  21. incomincia ad interessarmi questa discussione
    Loredana potresti, al posto del link alla scheda pubblicitaria (piccola innocua maligntà), linkare a La Porta il suo intervento?
    Se poi è già stato postato chiedo scusa per la mia distrazione.
    Riguardo al fatto che molti blog siano costretti a chiudere o a diventare privati (con invito) ha ragione william, succede spessissimo, per svariati motivi ed è avvenuto uno proprio da poco.
    No, non basta non dialogare con certe persone (quelle con cui si può non dialogare e basta, sono del tutto innocue);-).
    Dice F.La porta riportato da loredana) : “Vogliamo dire una buona volta che non esiste un diritto garantito per tutti alla creatività e al talento? (Filippo)”.
    Beh certo ha ragionissimo, come dargli torto?
    Solo che questo diritto non può essere nè affermato, nè negato a priori e tantomeno da un componente di una corporazione che, da che mondo è mondo, ha la pessima abitudine di considerare un “diritto inviolabile” la sua personale tentazione di chiudersi per sempre la porta dietro le proprie spalle ;-).
    E’ nato un mezzo nuovo che impedisce di poter sbattere facilmente la porta in faccia agli altri:-).
    E per sopravvivere bisogna avere nervi saldi e mente aperta come la porta dietro (o davanti) di noi, ma non come La Porta:-)

  22. Tra le tante affermazioni ascoltate che mi hanno procurato profondo disagio, ve ne è una che davvero trovo personalmente incredibile e che meriterebbe, forse, un qualche approfondimento.
    A mio parere (opinabile certo, come ogni parere) si è parlato di “creatività” senza aver chiaro di cosa realmente si tratti. Senza fornire ora e qui una definizione, mi ha stupito si sia dato per scontato che la “creatività” non si possa imparare. Ebbene, è vero proprio l’esatto contrario. Quanto invece al fatto che debba esserci o meno un “diritto alla creatività”, credo che questo modo di ragionare comporti lo stesso limite del presunto “diritto alla felicità”: nel primo caso come in quest’ultimo il risultato è quello di creare degli infelici. E non credo proprio sia questo un bel risultato al quale puntare.
    cari saluti.

  23. a georgia
    Mi sforzo di essere obiettivo in politica, anche se ne ho prese le distanze. A Lucca abbiamo al momento un buon sindaco di centrodestra in Comune e un buon Presidente di Centrosinistra in Provincia. Purtroppo queste persone non si ricandideranno per scadenza del mandato, ma meriterebbero entrambi la riconferma. Sul piano culturale, poi, la Provincia fa meglio del Comune.
    Comunque, quando ho da fare una critica sia a destra che a sinistra, non mi sottraggo. Sulla stampa locale, è apparso stamani questo mio intervento:
    LUCCA – Un’interessante analisi sull’attuale situazione della politica lucchese viene dallo scrittore Bartolomeo Di Monaco: “Ora che l’espulsione da Forza Italia del sindaco Pietro Fazzi è ufficiale, si avvierà probabilmente una specie di diaspora tra i suoi cosiddetti amici politici che lo lascerà sempre più solo. I micropoteri sparsi nella nostra realtà lucchese, per sopravvivere, si orienteranno a poco a poco a favore del potere che si è dimostrato più forte. Spero che così non accada ai semplici cittadini, i quali devono riflettere che il sindaco da loro eletto è stato cacciato in malo modo allorché ha cercato di difendere gli interessi della città contro una decisione che si stava formando a Roma, sulla testa di tutti noi, di vendere all’Enel la Gesam, un’azienda sana che porta utile al bilancio dell’Amministrazione comunale”. “Non è un caso – commenta Di Monaco – che la cacciata avvenga nel periodo in cui si torna a parlare di una legge elettorale basata sul sistema proporzionale, infischiandosene, come in altre occasioni è già accaduto. (si pensi al referendum sulla responsabilità dei giudici), della volontà dei cittadini. La vicenda Fazzi, al di là delle simpatie o antipatie personali deve essere vista in questa torbida luce: il potere centrale è il solo a determinare di fatto le scelte ovunque si formino: nei comuni, nelle province, nelle regioni, e chi vi si oppone viene annientato. La cacciata di Fazzi è la sconfitta del maggioritario e il ritorno tanto rapido quanto doloroso alla prima repubblica”.
    Ciao, georgia.
    Bart

  24. Georgia, si è parlato a braccio e non credo che esista un testo dell’intervento di Filippo. Come preavvisato, ho riportato soltanto brani della conversazione e non ho fatto una cronaca vera e propria.
    Massimo.Quanto alla questione del “diritto” e a quella, più ampia, delle possibilità che può offrire la rete in proposito: limitandosi il mio intervento ai lit-blog, non posso che ribadire che, in questo caso particolare, la questione che si pone è su chi stabilisce il valore di cosa. Nel caso dei libri, cioè, il “potere” del critico comincia ad indebolirsi moltiplicandosi le possibilità di ottenere informazioni ed opinioni sul libro medesimo da altre persone, cui si conferisce uguale o addirittura maggiore autorevolezza del recensore titolato.
    Che poi queste opinioni siano fra loro discordanti, e spesso violentemente discordanti, a mio personalissimo parere non può essere che bene.
    Questo, William, non significa “indicare una via”: me ne guardi Iddio. Quando accennavo alle ideologie, intedevo dire che lo stare in rete, a mio modestissimo parere, è come imparare a cantare: acquisisci una “tecnica”, ma l’interpretazione deve essere personale. Dunque, non ho mai detto che in rete bisogna azzannarsi reciprocamente e per forza: ma che lo scambio di idee, anche violento, è più proficuo di riverenze e sorrisi che non portano da nessuna parte.
    Ah. Nota finale per Georgia:non generalizziamo con la questione delle generazioni. Siamo quasi coetanei, Filippo ed io 🙂

  25. si loredana siete coetanei lo so, ma i ruoli sono diversi … tu non fai la critica di professione, nè la scrittrice (per ora, e che io sappia) fai la divulgatrice che è un ruolo molto utile e serio, e non da meno del critico di ieri, o del divulgatore scentifico di oggi come il giornalista scientifico foresta martin del Corriere della sera.
    La Porta invece (ora come ora) è una figura in via di estinzione a meno che non si diano tutti, al più presto, una regolata.
    Sono degli ibridi che se la cantano e se la suonano da soli, e fra di loro (proprio come gli accademici che si leggono solo fra di loro). Sono contemporaneamente kritici, giornalisti, “giovani” scrittori, TUTTOLOGI ecc.
    E si recensiscono e si incensano fra di loro.
    Sarebbe come se l’architetto, per pigrizia, volesse fare solo il lavoro del geometra, ma poi alla fine pontificare su urbanisimo, civilta, storia, politica, ecc. e poi magari criticare e stroncare l’opera di chi l’architetto osa (o ha osato) farlo davvero.Un esempio pratico? la pensilina della stazione di firenze (anni 90) che ha distrutto l’autentico capolavoro di michelucci.
    Chiaro che questi architetti risultino alla fin fine del tutto inutile e pure dannosi e fastidiosi).
    E così la critica: o si danno una regolata, e OSANO veramente, invece di limitarsi fare solo gossip rimasticando teorie scontate e del tutto inefficaci invece di stare a stroncare nemici e a rencensire amici.
    Quindi o si danno una regolata o si mettono da parte (a prendere l’aperitivo con la palmbelli) e non ci rompono, perchè quella critica lì, non mancherà certo a nessuno. 😉
    georgia

  26. bart condivido che ci siano persone oneste e “servitori dello stato” (come dicevano un tempo) anche a destra, Borsellino era di destra e così Ambrosoli, e pure Borrelli e di pietro non è che siano propriamente di snistra, e condivido che a sinistra ci possano essere, o essere stati, dei dinosauri opportunisti come ferrara, bondi ecc.
    Quindi condivido che i sndaci bravi bisogna tenerseli stretti da qualsiasi parte vengano, però … tu lascia stare i giudici, che quel referendum, guarda caso non era del tutto innocente io fui tra i pochi a votare contro (come chiedeva democrazia proletaria), i giudici devono esssere giudicati solo dal csm, perchè i giudici, come dice borrelli, devono essere antipatici e non devono essere regolamentati da un referendum o da un linciaggio come fanno castelli e berlusconi (la giustizia è cosa seria e per persone responabili non certo per populisti assatanati e per niente disinteressati).

  27. Cara Loredana,
    la questione dell’individuazione di ciò che ha “valore” e di chi possa/debba stabilirlo è proprio una delle altre cause del disagio cui ho fatto prima cenno. Ne parlavo anche con Flaviano (Herzog) ponendo quella che a me pare la questione centrale: siamo troppo abituati ad una logica economicistica che lega il valore alla mera scarsità. Il giudizio di valore (e quindi anche quello della “critica” letteraria) è del tipo: ciò che è scarso è di valore e quindi la “scarsità” è meglio di ciò che è abbondante.
    Come dicevo a Flaviano, questo apparentemente logico modo di ragionare porterebbe a considerare l’aria che respiriamo, in quanto abbondante e diffusa, come priva di grande valore. Eppure senza aria, come noto, semplicemente non esisteremmo.
    Curioso, vero?
    PS – Come vedi, di positivo l’incontro di Pescara ha quello di questo mio desiderio di rivenirti a trovare nel tuo Blog, dopo quei miei primissimi interventi in occasione dell’ormai lontano battesimo di “Lipperatura”. Spero che la cosa faccia piacere anche a te, e mi spiace se per le dinamiche tipiche di questi fugaci incontri non abbiamo più avuto modo di scambiare opinioni direttamente di persona.

  28. ‘NO, bart, destra e sinistra NON si somigliano sempre di più’, dice georgia
    E ti credo: sono già identiche da molto tempo.
    Il centro sinistra si è venduto l’anima al diavolo quando ha deciso di non approvare la nuova legge sul conflitto di interessi nonostante fosse al governo. E’ un gesto irreparabile che ha cambiato per sempre la storia del nostro Paese. Da quel momento, non è esiste più alcuna differenza: è solo una questione di dove andare a prendere i soldi (la sinistra a chi ce li ha, con un occhio ai conti pubblici; la destra dove è più facile trovarli, con un occhio allo sviluppo d’impresa). Soldi che poi servono per fare le stesse identiche cose: risolvere crack (ieri Parmalat, domani Telecom, che tocca alla sinistra), giocare a Risiko (le assicurazioni, le banche, i giornali), fare almeno una guerra (ieri il kossovo, oggi l’Iraq, domani l’Iran o la Siria).

  29. @ georgia.
    Solo per dirti che comunque il referendum sui giudici ebbe un certo risultato. Questo è il fatto. E di questo risultato i partiti ne fecero un gustoso boccone.
    Di Diliberto mi fai venire in mente quando fece la scissione (immotivata, secondo me) da Rifondazione comunista per andare a far da sgabello al governo di allora (Dini o Prodi, non ricordo bene, dovrei rileggermi la mia cronaca di quegli anni in “Cencio Ognissanti e la rivoluzione impossibile”).
    Insomma: secondo me non bisogna più schierarsi a spada tratta e conservare invece la libertà di valutare sul campo i nostri politici. Per esempio, sul fatto di Lucca, è chiaro che io dovrò rivedere le mie posizioni, proprio perché si è trattato di uno scaandaloso pasticcio da prima repubblica. Come pure io non sarò mai d’accordo sul ritorno del proporzionale.
    Sto facendo un OT spaventoso, ma non mi ci trascinare per i capelli:-) (Del resto sono stato io a cominciare…)
    Per farmi perdonare (spero) ti segnalo che su vibrisse stamani ho postato : “Chi ha paura di Thomas Hardy?”. Hardy è un grande scrittore di cui si parla poco. Come scrivo là, è stata una recensione su Stilos ad un suo piccolo romanzo a sollecitare la mia coscienza di estimatore incallito e fedelissimo.
    Bart

  30. “La dimostrabilità del giudizio di valore letterario è per il critico come la carota per l’asino”
    N. Frye, Anatomia della critica.
    cioè, la critica ha come fine la dimostrazione del giudizio di valore letterario? E se questo non è dimostrabile perderebbe di autorevolezza? O non accade piuttosto che il giudizio di valore essendo indimostrabile e avendo piuttosto a che fare con la storia del gusto, esso funziona per il critico come tacito presupposto del suo lavoro, che ha poi come oggetto tutt’altro, ossia diciamo ad esempio l’intelligenza dell’opera? Non è che la critica che si sofferma troppo sui giudizi di valore e sulle classifiche dei migliori o dei peggiori, oltre ad abdicare al suo effettivo scopo, finisce per confondersi con altri e pur nobili intrattenimenti, come la discussione sulla moda, la saggistica colta, il dibattito di corrente e così via?
    Che cosa c’azzecca poi l’abbondanza nell’accesso all’enunciazione con un presunto diritto alla qualità letteraria di tutte le enunciazioni? (ovviamente autocontraddittorio, dato che se tutto è meglio non vi è alcun meglio).
    Cosa c’entra infine quella suddetta abbondanza con il deperimento dell’autorevolezza? In rete non vi è affatto minestrone, intercambiabilità, tutto uguale a tutto: al contrario vi è proliferazione di piani di consistenza, di differenze, di articolazioni. E l’autorevolezza, lungi dallo scemare o divenire irrilevante, è in rete invece il principale terreno di confronto, tanto che la vera lotta in rete è lotta per l’autorevolezza.

  31. Povero Filippo. Fortuna per lui che non ha sentito l’affermazione, nel dibattito precedente, “blog è letteratura”: probabilmente sarebbe svenuto e avrebbe saltato il dibattito che ha poi moderato (?) e di cui qui si discute. Forse ha ragione Will quando dice che l’errore è quello di fare dibattiti con persone che non sanno nulla di blog, ché la discussione non va avanti di un passo rispetto all’elaborazione (vera o presunta) su questo strumento. Però non sono per niente convinto che uno scritto che su carta sarebbe scadente (e nessuno lo pubblica) in rete diventa letteratura. e non sono nemmeno convinto che la scrittura in rete si valuti utilizzando valori diversi da quelli adottati su carta: la scrittura è scrittura ovunque e un analfabeta non diventa alfabetizzato solo perché si esprime online. Diverso è il discorso sull’autorevolezza. Io faccio il giornalista, mi occupo prevalentemente di mafia e antimafia. Nell’esercizio del mio mestiere, ammesso che io abbia una qualche autorevolezza, questa, agli occhi della gran parte dei lettori, mi viene dalla testata; il mio nome capita che nemmeno lo leggano o che non lo ricordino. Col blog il meccanismo è un po’ diverso: lì l’autorevolezza ti viene dalla tua capacità di argomentare non dal fatto che stai su splinder piuttosto che su bloggers o su iobloggo o su un dominio personale. Questo, ovviamente, vale per i nick, non per chi ci mette nome e cognome già più o meno affermati, siano essi Grillo o Lipperini. Detto questo, io l’altra sera non mi sono annoiato. A differenza di La Porta ho un blog, ma come lui sono digiuno di elaborazione culturale sullo strumento blog, sia esso letterario o meno; e penso che le sue possano essere considerate delle sane provocazioni

  32. Forse la faccio troppo facile, ma ho l’impressione che il problema stia semplicemente nel fatto che quando uno diventa “una firma” sui quotidiani perde l’abitudine a mettersi in discussione.

  33. Caro Almost, era chiaro dell’inizio che il ruolo di La Porta era quello di Bastian Contrario, l’aveva dichiarato a cena e comunque questa storia -celiando naturalmente- mi ricorda quella del Poliziotto Buono e Poliziotto Cattivo negli interrogarori…
    🙂
    Il mio punto di vista è questo: non è sano ignorare o ridicolizzare delle critiche esterne all’ambiente, invece diamoci da fare per analizzarle e dare delle risposte articolate alle problematiche emerse.
    Su tante cose possono essere emerite ingenuità, invece a me pareva ci fossero delle intuizioni da valutare anche nel pensiero stentato (dal punto di vista bloggesco, naturalmete) di La Porta.
    E’ nel mio carattere rifiutare in genere il “tutto va bene madama la Marchesa” o gli entusiasmi senza sfumature.
    Poi.
    Sottoscrivo pienamente il tuo discorso “Però non sono per niente convinto che uno scritto che su carta sarebbe scadente (e nessuno lo pubblica) in rete diventa letteratura.”
    Di certo la rete offre anche a sfigati come me che nessuno pubblica (hihihi) l’occasione di sfoggiare i propri scritti… E hai detto niente! 🙂
    La domanda di Saroyan (William) “che differenza c’è tra un chi scrive un grande romanzo e lo pubblica e chi lo scrive e non lo pubblica”? si presta a una sorta di capovolgimento bloggesco.
    Scrivo delle schifezze ma le pubblico sul blog…(provocando un aumento del rumore di fodco sulla Rete però…)
    Il discorso si fa complesso. E non l’affronteremo mai nei contesti dei dibattiti tipo Pescara…

  34. non vorrei evocare lo spettro di anni di fermento(ma pure noiosi)invocando una Sintesi che tenga conto della partita truccata che gli editori non puri giocano,tenendo bene in mente che “per sopravvivere bisogna avere nervi saldi e mente aperta come la porta dietro (o davanti)a noi”,(cfr Georgia)

  35. @bart
    Diliberto (che è uno dei migliori) ha fatto la scissione da rifondazione per NON far cadere il governo Prodi,
    Perchè dici immotivata?
    I deputati di rifondazione erano stati eletti da tutti noi che volevamo il governo prodi, bertinotti non aveva nessun diritto di far cadere il governo,
    ma dietro c’era molto di più e ora è lunga da spiegare. Ad ogni modo Diliberto fece benissimo.
    (ma so che voi a destra adorate bertinotti;-)
    Un’altra scissione avvenne nel 95 con crucianelli (ai tempi del governo dini) che dette vita ai comunisti untari confluti poi nei ds. Beh bertinotti è sempre stato un killer di governi, però a questo … invece mai fatta neppure una mozionencella di sfiducia 😉 (certo sarebbe stata del tutto inutile visto la maggioranza bulgara che hanno, ma insomma almeno un piccolo valore simbolicol’avrebbe avuta ;-). Ad gni modo penso che se dovesse vincere l’ulivo stavolta bertinotti abbia imparato la lezione e si comporti da persona adulta
    geo

  36. Qualcuno mi dice come si costruisce una scala di valori?
    Quali saranno i parametri che faranno dare, elargire un 22 ad uno e un 65 al tal altro testo?
    Benché si tenti da sempre ed è ricorrente la smania o voglia o desiderio di fondare un scala graduata “oggettiva” su tutto, si finisce invece di costruire labili, evanescenti scalette ad libitum.
    Di fatto la scala di valori letterari la costruisce il numero dei critici, il critico affermato e seguito(che sia bravo o zuccone non importa) e l’autorevolezza della testata su cui emette la sua sentenza.
    Molti erano i critici che dicevano che Guido da Verona era un gran bravo scrittore, sessanta annifa o giù di lì.
    Mario Bianco

  37. @ georgia.
    La scissione è cosa grave e seria e non la si fa per andare a sorreggere un governo. Un governo che, pur eletto con il maggioritario e che doveva durare per tutto il mandato elettorale è caduto miseramente a metà del guado. Gli successe D’Alema, ed oggi, non ricordando più il perché D’Alema sostituì Prodi (ritenuto, dunque, non idoneo a reggere un governo) in alternativa a Berlusconi si ripropone Prodi. Mi pare di aver letto da qualche parte che tu stimi Prodi. Io no. Il suo passato all’IRI non depone a suo favore, come non vi depone il mezzo mandato che lo vide governare il paese prima dell’avvento di D’Alema. E’ chiaro che se vincerà Prodi noi rischiamo di avere un governo balneare.
    Ci tengo a precisare che per me sinistra e destra in Italia non hanno più alcun significato distintivo. Da quando? Dai tempi del compromesso storico, quando i lavoratori ebbero delle belle batoste dall’accordo PCI e DC.
    Mi sono dato la regola da quel tempo che, quando vado a votare:
    1- dò fiducia ai programmi enunciati (che alternativa ho altrimenti?)
    2 – faccio attenzione all’uomo che viene proposto come premier (nel maggioritario, ovviamente).
    Se entrambe le condizioni mi soddisfano, dò allo schieramento il mio voto.
    Alla fine del mandato (vorrei che i governi durassero per tutta la legislatura) tiro le somme. Se gli impegni non sono stati mantenuti, ne traggo le conseguenze.
    Esempio: sarà difficile che io voti un governo che reintroduce il proporzionale e, tornando a Lucca, io voti un partito che caccia un sindaco eletto col maggioritario perché non fa gli interessi del partito ma quelli della città.
    Credimi. Il mio metodo empirico di valutare i partiti e i governi è il migliore che ho sottomano, non dico il migliore in assoluto, ma è quello che fa piazza pulita delle ideologie da consumismo e dei giochetti del potere da chiunque detenuto. E’ un metodo che, legato non più al dire dei governi ma al fare, dovrebbe (se fosse osservato da tutti gli elettori) chiamare i politici a non promettere balle e a lavorare sodo per rispettare gli impegni, pena non ricevere più il consenso dei cittadini.
    Già una volta ti consgliai di leggere il mio “Cencio Ognissanti e la rivoluzione impossibile”, che puoi scaricare gratis
    qui: http://xoomer.virgilio.it/badimona/pubblicate.htm
    Purtroppo è un volumone, ma è il mio spartiacque tra il prima e il dopo dei miei sentimenti in politica. Di cose da scrivere ne avevo, perbacco!
    Bart

  38. Dimenticavo, georgia:
    se qualche giornale si è interessato alla vicenda politica di Lucca, non lo ha fatto forse con la dovuta attenzione. Si tratta di un fatto che dovrebbe essere sulla prima pagina dei maggiori quotidiani un giorno sì e uno no. Alla vicenda sono legate alcune fondamentali domande:
    1 – Si può scacciare un sindaco eletto dai cittadini perché non piace più al suo partito (Forza Italia)?
    2 – Devono prevalere gli interessi della città a mantenere in loco una propria azienda che assicura entrate all’Amministrazione comunale e dà posti di lavoro ai suoi cittadini, oppure si deve stare al gioco delle grandi aziende (in questo caso Enel) che vogliono fagocitare tutto e per questo vanno a cercarsi appoggi altolocati?
    3 – Non sarebbe opportuno che chi scelse il maggioritario e ancora oggi si batte per impedire il ritorno al proporzionale, assuma la vicenda lucchese ad esempio per difendere il maggioritario nei fatti e non a parole?
    – Puo’ significare qualcosa questo scarso interesse, o comunque un interesse che non vuole o riesce a cogliere la portata di quanto accade a Lucca? Che si tratti di un altro compromesso storico?
    Insomma, la vicenda di Lucca non è stata ancora capita (o forse sì, ma si tiene ai livelli minimi)nei contenuti importanti che sono in gioco, e questo crea in me (per la diffidenza che ormai ho maturato nei confronti della politica nostrana) molti cattivi pensieri.
    Bart

  39. caro bart il proporzionale è tornato perchè era nei progetti di chi allora volle l’uninominle (che, adeguatamente indirizzato dal possesso delle televisioni avrebbe permesso di avere una mega maggioranza inparlamento) per fare certe leggi, e smontare la Costituzione del 47. Compiuto lo sfascio era chiaro che sarebbe stato necessario tornare al proporzionale anche perchè nel prossimo parlamento non ci potesse essere una maggioranza così solida da permettere di tornare a prima di quelle leggi.
    A marco v faccio notare che il governo di prodi aveva una maggioranza di pochi voti, era impossibile fare la legge sul conflitto di interessi non sarebbe mai passata (come non passarono i referendum che volevano limitare il potere televisivo della fininvest: gli italini sono autolesionisti).
    Bart d’alema sostituì Prodi perchè Prodi dopo la caduta del suo governo(apparentemente solo a causa dell’irresponsabilità di rifondazione), si rifiutò di fare un Prodi 2 appoggiato da kossiga che aveva addirittura costruito un partitino apposta per appoggiare un nuovo governo (che per lui NON doveva essere Prodi). Dietro quel giochetto c’erano cose poche chiare ancora oggi (e che secondo me sono state le vere cause della caduta del governo Prodi). Ad ogni modo Prodi (che io stimo molto e le cose abilmente messe in giro su di lui le dovresti approfondire e finiresti per stimarlo anche tu) non accettò i gichetti trasformistici e non accettò di fare un Prodi 2.
    Era all’orizzonte la guerra del kossovo, noi non lo sapevamo, ma loro forse sì.
    Poi per leverselo dai piedi lo spedirono in europa.
    I due anni di governo Prodi sono stati anni di buon governo e invece di leggere i giornal di destra dovresti ricordarti almeno del ministro Ronchi, il primo vero ambientalista che aveva iniziato a fare cose intelligenti, ma in Italia, non so come mai, chi cerca di governare bene o lo fanno fuori politicamente o addirittura lo uccidono.

  40. @ Georgia:
    “e invece di leggere i giornal di destra dovresti ricordarti almeno del ministro Ronchi, il primo vero ambientalista che aveva iniziato a fare cose intelligenti, ma in Italia, non so come mai, chi cerca di governare bene o lo fanno fuori politicamente o addirittura lo uccidono.”
    I giornali di destra, di sinistra, di centro, i tg rai e mediaset non li leggo e seguo più da un pezzo (qualche anno).
    Su Ronchi sono d’accordo, e nel parlare di lui ti sei data la risposta anche sui cattivi modi di governare in Italia, da sempre.
    Me lo hai fatto venire in mente tu il nome di Crucianelli, mi pare. Anche per dare una stampella al precedente (rispetto a Prodi) governo di Dini (Dio ce ne scampi e liberi!), Crucianelli e Garavini fecero (pare suggerita da Scalfaro, anche da lui Iddio ci scampi e liberi!) la scissione da Rifondazione comunista, che se potesse riavere indietro i suoi molti trasfughi, sarebbe il terzo o il quarto partito!
    Prodi mi piacque nell’occasione delle sue dimissioni. Ebbe rispetto del maggioritario (una delle poche volte in cui gli ho dato la mia stima). Ciò non toglie che fu tolto di mezzo proprio dà coloro che oggi lo ripropongono e lo esaltano!
    Non ci si può fidare, lo dovresti capire. Eppoi, se, come sembra, l’opposizione alle prossime elezioni diventerà partito di governo, toccherà ai fatti dare ragione a me o a te.
    Devo anche dirti che a me piacere che gli elettori cambiassero maggioranza ogni due mandati (come per i sindaci), così da lasciare governare per 10 anni (mi pare che ogni mandato duri 5 anni, o sbaglio?)e poi far succedere per dieci anni, a quel governo, la sua opposizione.
    Credo che sarebbe questo uno dei metodi migliori per evitare il radicamento al potere e la sua corrutibilità. Ma qui, siamo nel campo delle utopie.
    Su Prodi restiamo profondamente divisi. Se toccherà a lui governare, e magari per tutta la durata della legislatura, anche su di lui saranno i fatti a parlare, e magari ci risentiremo per tirare giù insieme un bilancio consuntivo (se non saremo scomparsi dalla rete).
    Un caro saluto.
    Bart

  41. tu bar parli come se fossimo un paese a democrazia compiuta :-)))
    NON LO SIAMO.
    abbiamo la mafia e altri poteri che contano e parecchio (anche quando non sono forti come ora).
    Da quello che dici mi sembra tu ti auguri altri 5 anni di berlusconi(per fare i dieci) in cinque anni hanno fatto Danni irreversibili. In dieci sarebbe la fine, ma fa un po’ tu ;-).

  42. Non mi auguro affatto 5 anni di Berlusconi. Dovrebbe essere una regola generale. Poi, se Berlusconi introduce il proporzionale, non so se gli italiani, che hanno votato il maggioritario, si faranno buggerare. Spero di no. Non avrà certo il mio voto.
    Bart

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