ESSERE TUTTO, AVERE TUTTO, DIMENTICARE TUTTO

Sandali estivi, da donna, probabilmente da signora:  nonostante gli anni e tutto quel che è accaduto a chi li indossava, si riconoscono come comodi, con il mezzo tacco e il bollino rosso made in Italy, la scritta è ancora leggibile. Una maschera da sub, forse, e il forse è per il laccio di gomma nera che conserva qualche somiglianza con l’idea di un ragazzo o ragazza che la infila sui capelli bagnati, prima di rituffarsi. Un foglio di carta a quadretti, dove ancora si distingue la scritta, in un bel corsivo aguzzo e inchiostro rosa, “Amore mio”.
Oh, non finisce qui. Dal bellissimo intervento di Beppe Sebaste si può trarre un elenco più lungo:
“Agende, agenda Snam del 1980, lettere, fogli, libretto di assegni, portafogli, materiali Snam Progetti, schedine totocalcio, astucci di pennarelli, penne, riviste, dizionario inglese-italiano, romanzi (di Cassola, di Bevilaqua), biografia di Enzo Ferrari di Enzo Biagi, manuale di saldatura, arnesi di lavoro, cavo elettrico con spina, guanti, chiavi, cinture, occhiali, portaocchiali, ombrello pieghevole, macchine fotografiche, rullini, radiolina, sveglia da viaggio, tabacco per sigarette, borsellini, tazza, bicchieri, posate da viaggio, trousse da toilette di stoffa, beauty-case di plastica, pettini, spazzole, forbicine, spazzolini da denti, dentifrici, spazzolino per le unghie, shampoo, lacca per capelli, tappi per le orecchie, crema solare, deodoranti, cotton fioc, crema da barba palmolive, rasoi, collirio, portacipria, bigodini, spray per l’alito, spray nasale, pillole, spugne, specchietti, phon, profilattici, vasetto Primizia con biancheria intima, maschere da sub, boccagli, pinne, coltellini, coltelli da sub, mute da sub, stuoie per la spiaggia, racchetta da tennis, fionda in cuoio, bambola.
Gli oggetti personali sommersi, salvati, sopravvissuti, archiviati, appartenuti ai passeggeri del volo IH 870, comprendono inoltre abiti femminili e maschili (gonne, sottovesti, camicie, pantaloni, bermuda, jeans, calzini, mutande, reggiseni, canottiere, t-shirt, golf, kway, costumi da bagno), scarpe, ciabatte, sandali da uomo e da donna, borse da viaggio, valigie, borsette – di pelle, di stoffa, di plastica, di paglia.
Cose personali: impronte, vita nuda. Come lavarsi, pettinarsi, vestirsi, mangiare, bere, leggere, lavorare, giocare, viaggiare. “La vita ordinaria richiede più coraggio di quella di un samurai” (Emmanuel Lévinas).”
Ieri, nei commenti al post su Foa, si stigmatizzava la tendenza di questo paese a guardare indietro. Credo che vada stigmatizzata la tendenza opposta, ovvero quella a distogliere lo sguardo e a schioccare le dita come l’Imperatore Giuseppe in Amadeus e dire “anche questa è fatta”.  Ci sono troppe storie sospese, troppe domande aperte e poi, sì, diventa facile rintanarsi negli slogan, e “mandiamoli a casa” diventa una litania consolatoria nella sua disperazione, perchè è inutile azzerare se non si conosce davvero ciò a cui ci si vuole sostituire, se non si sono fatti i conti con un passato che ancora non ha contorni definiti.
E allora chiedetela, la verità su Ustica, miei cari immemori che siete nati dopo quel 1980 quando – lo ha stabilito ieri la Cassazione — una decina di aerei si incrociarono nel cielo finché un missile non fece a pezzi il Dc9 e i suoi ottantuno passeggeri, i proprietari di quegli oggetti che sono oggi evocati nel Museo per la Memoria di Ustica. Chiedetela anche se non ve ne frega niente, perché avete altro a cui pensare, e giustamente, e un futuro che non c’è, e un lavoro che manca, e una famiglia che non si riesce a costituire e magari pure il romanzo nel cassetto che nessuno vuole leggere. Chiedetela e anzi pretendetela, perchè non si tratta di un dettaglio, una minuzia su cui fare un po’ di ricerche casomai servisse: è parte della vostra storia. La vostra, non solo quella dei vostri genitori. Perché se non si fanno i conti con un paese che ha ancora i piedi impantanati nel suo (nel vostro) passato, è inutile auspicare il nuovo che avanza e che spazzerà via tutto, sia esso incarnato in un astuto trascinafolle o nella tecnorivoluzione: tornerà su come un rigurgito, acido e velenoso, e ci, e vi soffocherà.

25 pensieri su “ESSERE TUTTO, AVERE TUTTO, DIMENTICARE TUTTO

  1. Le ultime dieci righe io le stamperei e le attaccherei sui portoni delle scuole, delle fabbriche, degli uffici ecc…
    E pure delle redazioni dei giornali, dei Ministeri e dei Tribunali!
    Bravissima Loredana!

  2. Originale la scelta retorica dell’anafora. Buonissimo pezzo per strappare l’applauso al prossimo consiglio d’Istituto. C’è un punto che però non ho capito bene. Forse è colpa mia ma potrebbere essere anche colpa sua. La penna freme, il foglio è bianco, le parole corrono ma il pensiero è stanco. Mi spieghi questo passaggio:
    “Perché se non si fanno i conti con un paese che ha ancora i piedi impantanati nel suo (nel vostro) passato, è inutile auspicare il nuovo che avanza e che spazzerà via tutto, sia esso incarnato in un astuto trascinafolle o nella tecnorivoluzione: tornerà su come un rigurgito, acido e velenoso, e ci, e vi soffocherà.”
    Quale sarebbe il nesso tra fare i conti col passato e il futuro che ci attende? Cosa vuol dire poi “fare i conti col passato” al di là della locuzione-buona-per-tutte-le-occasioni?
    Ipotizziamo che la verità su Ustica emerga e si scopra che un conflitto aereo volto ad assassinare un leader politico ha provocato l’accidentale esplosione dell’aereo civile italiano. Cosa potrebbe mai cambiare da ciò nell’immediato e nel futuro per la generazione nata negli anni ’80? In che modo vi sarebbe una relazione tra il fascismo nero degli attentati del dopoguerra, qualche mancato colpo di Stato, la longa manus degli Stati Uniti sulla politica italiana per 50 anni, le brigate rosse, le collusioni Stato mafia, etc, con il rigurgito acido e velenoso che soffocherà le nuove generazioni? Qualora i centri di potere rianessero quelli che sono sempre stati, il fatto di sapere chi abbia commesso cosa in che modo cambierebbe il nostro macro destino generazionale e micro destino personale? Non capisco i nessi. Potrebbe essere più chiara per favore?

  3. Cecilia, io penso che “fare i conti con il passato” sia prima di tutto una questione di conoscenza. Sapere o non sapere fa un’enorme differenza. E la storia recente, così piena di trappole (anche per gli storici) non può essere lasciata ai giornalisti, o a qualche appassionato.
    Ed invece la nostra ignoranza storica è sempre più preoccupante. Anche partendo dal semplice dato scolastico.
    A che cosa serve aver fatto i conti con gli ultimi cinquanta anni? Ad aver cercato qualche sprazzo di verità sul nostro paese?
    Non credo di poter essere tacciato di romanticismo se ti dico: come facciamo a fare una qualsiasi scelta sul presente, e sul nostro immediato futuro (non di più che – ti sarai accorta – nessuno ne parla più del futuro tra dieci anni), senza esserci orientati guardando alle nostre spalle?
    Senza questa azione fondamentale, possiamo solo tirare al piccione. E – sarò pessimista – non funzionerà.

  4. Si vede che c’aveva Manzoni sotto mano, stamattina.
    Comunque, per quanto mi riguarda, dal pantano non si esce. E proprio l’esempio di Grillo, anzi di Ur-Grillo, mi pare calzi a pennello per dimostrare quanto abbia scritto prima.

  5. Anch’io come Giorgia, in pratica il post si riferisce a lei, sono nato a metà ’80, e anche se mi interesso del recente passato, di terrorismo o altre cose, non penso che questo sia la mia storia, o dei miei genitori. La verità di ciò che è successo è importante per i parenti delle vittime, non per il nostro futuro, che è determinato da talmente troppe cose che non si può parlare di “nostro futuro”. Penso che in questi discorsi pubblici si tenda a sovrastimare il racconto. Non c’è una divisione tra chi guarda al passato e chi solo al futuro. Quello che può sembrare importante per tutti è essere il più possibile consapevoli, avere strumenti culturali per stare nel mondo, ma davvero pensiamo che sapere tutto del passato cambi qualcosa? Si dice spesso come esempio che molti giovani pensano che la bomba alla stazione di Bologna l’abbiano messa le Brigate rosse. Ora, cambia qualcosa che tutti sappiano come sono andate le cose? Rende le persone migliori questo particolare oppure un buon paese può esistere lo stesso se le stesse persone sono oggi in grado di vivere bene assieme perché credono nelle stesse cose?

  6. @+° Per quel che mi riguarda “il sapere tutto del passato” non si riferisce alla conoscenza storica o politica fine a se stessa, che comunque come dici anche tu è già un buon strumento per non credere a qualunque falsità o sciocchezza ci venga propinata, ma alla capacità di analizzare, comprendere e smontare (dove necessario) certi modi e metodi comunicativi o propagandistici (Come i metodi del Movimento 5 stelle e di Grillo che pochi mesi fa mandò ai giornali un vero e proprio regolamento di come e cosa si potesse dire su di loro e ricordava tanto certa censura da ventennio) oppure per non cadere più nelle trappole populiste che fomentano l’odio e l’intolleranza verso gli immigrati o “i diversi” per nascondere i propri traffici e interessi (O ossessioni omofobe nel caso di Giovanardi).
    Credo che il vero cambiamento sarà possibile quando la maggioranza degli italiani sarà più consapevole, istruita e attiva e per iniziare un buon modo sarebbe quello di smetterla di ritenere verità assolute e modelli tutte le porcate che ci propina la TV.

  7. Essere portatori di memoria storica (entro i limiti del possibile) vuol dire essere capaci di storicizzare il presente, sottrarre la realtà odierna, quella che attraversiamo quotidianamente, alla dimensione piatta della cronaca; significa avere un’esistenza più consapevole e quindi la probabilità (non la certezza, ma almeno la possibilità) di avere una qualità della vita migliore oggi e magari l’eventualità di progettare domani un futuro meno fragile. Il passato impatta spesso sul presente. L’episodio riportato ieri da Laura Atena (il monumento a Graziani ad Affile) ne è un esempio. La conoscenza della figura di Graziani (la memoria storica delle sue malefatte) come criminale di guerra di “classe A” ha consentito la denuncia nei confronti del sindaco di Affile che ha speso soldi pubblici (l’impatto e il danno sul presente) per costruire l’orrido mausoleo. Ovviamente, ci si augura che tale denuncia, nata dal ricordo del passato, porti a un risarcimento della collettività: abbattimento della costruzione e restituzione ai cittadini di quelle tasse che potevano essere meglio spese.
    Muoversi in un presente che conosciamo poco, solo in superficie, vuol dire operare in un ambiente ostile. Può essere pericoloso (ha ragione diamonds quando parla di sopravvivenza), rischi di fare la fine dei dinosauri senza neppure accorgerti.

  8. Considerati i riferimenti al movimento politico di Grillo emersi nei commenti: qui c’è l’audio della presentazione bolognese del libro di Giuliano Santoro (titolo *Un grillo qualunque*). Nel secondo intervento, fatto da un membro del collettivo Wu Ming, viene esposta una riflessione interessante e articolata proprio sul rapporto tra l’elettorato del M5S e l’assenza di memoria storica (e i rischi che ciò comporta).
    http://www.wumingfoundation.com/suoni/Un_Grillo_qualunqueBO051212.mp3

  9. @+° «e anche se mi interesso del recente passato, di terrorismo o altre cose, non penso che questo sia la mia storia, o dei miei genitori». Sei proprio un fiore di campo… Ma svegliati: hai almeno una vaga idea delle conseguenze che ancora oggi derivano dal fatto che l’Italia ha perso la guerra? Oppure sei uno di quelli che pensano che la Storia sia solo una materia scolastica? La Storia è la tua storia, quella dei tuoi genitori e pure quella dei tuoi figli. La Storia sta nel serbatoio della tua macchina, nel computer dal quale scrivi i tuoi commenti, nell’elastico delle tue mutande. Anche tu dovresti sentirti “parente delle vittime”, perché di fatto lo sei. Capiscilo in fretta, ti aiuterà.

  10. Penso anche che, quando non riesci a risolvere certe magagne del passato, come la questione di Ustica e tante altre tristi questioni, fai un danno sul presente non solo per il dipanarsi successivo di quella questione, ma perchè è evidente, che non sei riuscito a trovare un metodo politico.

  11. @ Anna Luisa
    Il problema di quanto riporti non è la memoria storica, è cosa credono alcune persone, ovvero coloro che approvano Graziani. Ma anche senza aver saputo nulla fino alla decisione di fare un monumento si può rimediare. Si va a vedere a chi è dedicato, si vede cosa ha fatto e si abbatte. Non vorrei che per sapere la differenza fra bene e male dobbiamo conoscere certa storia, perché questo significa proprio che non siamo cambiati di un accidente, cosa comprovata in effetti da alcune vicende, tipo gli accordi sui flussi migratori che abbiamo intrapreso con la Libia. Non deve essere necessario sapere cos’è il Fascismo per riconoscere ciò che non ci piace, altrimenti tutta l’educazione di cui parliamo a cosa serve? Il problema è semmai che si fa un monumento e sono poche le persone che si interessano di giudicarne l’utilità e la liceità. Io ogni tanto ho frequentato le riunioni della sezione locale del Pd del mio paesino. Poi ho smesso perché mi annoiavo e perché ammetto che non mi interessano piccole questioni locali. Questo mi pare molto più grave di non conoscere il “nostro” passato. Ho scoperto poi che è stato approvato un appalto di 200.000 euro per costruire pannelli solari sopra una scuola, che è stato stimato poco fruttuoso dall’opposizione ( in questo caso il PD ), e che la società che ha vinto l’appalto è vicina al sindaco del paese. Ora, io tutto ciò l’ho sentito raccontare da chi frequenta i consigli comunali, quindi vado sulla fiducia. Il senso è che io mi sento totalmente estraneo al posto in cui vivo, mentre magari passo il tempo a leggere saggi sull’Olocausto o sul genocidio in Ruanda. Capisco che il mio discorso è piuttosto confuso, ma non sto in effetti criticando nulla di preciso, solo non vedo l’incidenza e la reale possibilità di “fare i conti con il passato”.

  12. a quanto pare abbiamo pure qui dei ragazzi che pensano che la conoscenza della verità sia inutile per il futuro, se quella verità riguarda eventi (per loro) lontani nel passato. superiamo la tentazione dell’ alzata di spalle e rispieghiamolo per la centesima volta, questo abc. ignorare la storia vuol dire rischiare di doverla ripetere, così come un corpo senza anticorpi è destinato ad ammalarsi all’ infinito. e infatti qui siamo tanto ignoranti sul fascismo da avere chi lo rimpiange e chi ci vince le elezioni, con i voti di quelli là. una sola cosa approvo dei vostri commenti, ed è l’ insofferenza verso lo sguardo sempre rivolto all’ indietro. sono d’ accordo, se parliamo dello sguardo nostalgico che ha transustanziato gli anni ’60 in mitica età dell’oro e ripropone ad ogni elezione il cliché di don Camillo e peppone. o di quei film che raccontano gli anni ’70 con la nostalgia di chi ricorda l’ infanzia senza dirci una mazza di cosa quegli anni hanno significato dopo e come siano presenti nel condizionare l’ oggi. ma Ustica non è questo, Ustica è storia come lo è il fascismo. la verità serve più a voi che a me, che ho un futuro certo meno incerto del vostro e meno esposto, per minore estensione se non altro, al ripetersi di queste tragedie. ma davvero credete che vivere in un tempo immemore non vi condanni al supplizio dell’Eterno ritorno? e lei ora l’ ha capito il nesso, o uomo che non si capisce cosa mai abbia da ridere? ee scusate gli errori, colpa della tastiera del
    tablet.

  13. +° credimi non voglio farti la morale o il predicozzo, anche perché ho pochi anni e poca esperienza più di te, ma ci sono parti del tuo commento che per me sono davvero illuminanti sulla situazione di molti giovani italiani.
    Tu dici di aver smesso di andare alle riunioni del PD del tuo paese per noia, purtroppo anni di bombardamento mediatico e televisivo ci hanno abituati a pensare che tutto debba sempre essere divertente, spettacolare, intrattenimento da immortalare con telecamere, smartphone ecc.
    Ma questa è esattamente una di quelle distorsioni della realtà che dovremmo combattere per cambiare.
    Certo che è più “facile” informarsi sull’Olocausto e sul Ruanda e non sulla tua realtà perché quell’interesse è puramente passivo, lo puoi fare da casa, senza sbatterti insomma senza stancarti e annoiarti, invece interessarti ai problemi del tuo paese significa dedicargli tempo, energia, fatica anche fisica.
    E’ questo che non abbiamo più voglia di fare, è grazie a questa inconsapevole ignoranza passiva che poi certi personaggi riescono ad ottenere credibilità e potere e certe volte a comportarsi in modo illecito o quantomeno sospetto nell’indifferenza dei propri cittadini.
    E il passato è sempre qui, nella storia anche piccola delle strade e delle persone del tuo paese, è anche nella noia dei circoli di partiti e alle riunioni comunali che magari incontrerai una persona stimolante, qualcuno che può raccontarti una storia che non conoscevi, un problema che pensavi non ti riguardasse e invece lo senti come tuo, che parlerai, farai domande, non ti accontenterai delle risposte, cercherai altre soluzioni, prendere i tuoi calci in quel posto, saprai arrabbiarti e conciliare, saprai lottare con tutti gli strumenti che, la storia e le persone che l’hanno fatta e ancora la fanno, ti hanno dato.
    Vivevo anche io in un paesino e se che non è facile riuscire a far uscire di casa le persone, ad informarle, eppure ti assicuro che si può, anzi forse ormai è il tempo del si deve.

  14. @ Laura atena
    ci mancherebbe. Solo che non prenderei il mio vissuto come esemplare della condizione giovanile e la mia noia come il risultato dell’influsso mediatico. La mia è una condizione magari diffusa, ma dipende dal mio disinteresse e dal fatto che non conosco il posto in cui vivo, e le persone che ci vivono. Le mie frequentazioni e amicizie sono da un’altra parte e il mio futuro comunque lo immagino da un’altra parte, anche se poi non è detto che mi impegnerò altrove. Questo mi pare esula dal discorso sulla conoscenza del passato che non stavo contestando, ne contestavo la sua efficacia. Ho portato il mio esempio, di persona che studia la storia e comunque non partecipa. Studio il fascismo, ma non sono un antifascista militante, lo sono come persona, ma lo sarei comunque, grazie a educazione sensibilità e ragionamento. Non ho avuto bisogno di sapere cos’è stato il fascismo. Questo non per contestare l’importanza di quanto affermi in altri commenti. Se molto o tutto passa attraverso l’istruzione, ovviamente in questo passaggio di saperi rientrerà anche il “nostro” passato, ma questa conoscenza non la ritengo così determinante.
    @ Nicoletta z.
    non so cosa dovrei capire, e perché dovrebbe aiutarmi, sapere quel che c’è stato prima e in che modo ci ha determinati, perché appunto mi pare una forma retorica, la Storia di cui parli. E lo dico da persona che dedica buona parte delle sue letture alla storia. Quindi non è che non concordo con ciò che dici, ma forse ho solo un atteggiamento diverso.
    @ Maurizio
    non mi sono spiegato bene sul punto della verità: è doverosa, ma non la lego al nostro futuro, in quanto non credo nel concetto di “nostro futuro”. è certamente importante a livello politico e istituzionale ( che poi certo incide anche sulla mia vita ), ma lì finisce per me. Non ne sto facendo un fatto di sguardo sul passato o sul futuro. Tu lo chiami abc, ma io non sono d’accordo, o almeno non credo di esserlo. Oggi siamo più istruiti e più sensibili, prova ne è il fatto che i nostri animali domestici hanno più diritti di miliardi di umani nel pianeta, e questo non ha nulla a che fare con la storia insegnata, per me, ma con l’educazione. non credo all’eterno ritorno, né agli eventi che prima sono tragici e poi farseschi.

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