FANTASTICHERIE

Previgilia a tema fantastico.
Su L’Unità, è apparsa due giorni fa un’intervista a Wu Ming 4 su Tolkien e sull’uscita de Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm.
Su L’Avvenire di ieri si storce un po’ il naso sullo sbiadire dell’epica in favore della narrazione fantasy. Editoriale qui.
Mi è appena arrivato un saggio di Giovanni Agnoloni uscito per Sottovoce, che si chiama Nuova Letteratura Fantasy: non si parla, per scelta dell’autore, di fantasy italiano. Per mantenere un carattere neutro all’analisi, sottolinea Agnoloni. Peccato, perché una voce fuori dai giochi sarebbe stata utile, laddove all’indifferenza dei critici si contrappone la rissosità del web.
Ne riparliamo. Forse anche domani.

18 pensieri su “FANTASTICHERIE

  1. Molto semplici, chiare ed essenziali le risposte di Wu Ming 4. E serene, riferendomi appunto alla querelle infinita e “rissosa del web”. In questo paese si strumentalizza tutto, in modo ridicolo e indegno. Leggiamo, studiamo e giudichiamo l’opera.

  2. Esiste la letteratura fantasy, non quella italiana, tedesca, inglese; al massimo si può parlare di fantasy scritto da autori italiani, tedeschi, inglesi.
    Togliendo il fantasy scritto da baby e adolescenti, perché è solo moda e sfruttamento commerciale dell’onda di un certo periodo, questo ramo della letteratura viene spesso sottovalutato, ritenuto una lettura d’evasione, adatta solo a bambini o giovanissimi. Una concezione limitante, dato che qualsiasi cosa può trasmettere insegnamenti, arricchire una persona. Ottusità e pregiudizi, come la saccenza e la superbia, non portano nulla di buono. E i risultati si vedono.
    E chi dice poi che epica e fantasy non possono coesistere nella stessa opera? Prima di scrivere certi articoli (rif. Avvenire) si dovrebbe approfondire l’argomento.

  3. Ringrazio vivamente per l’attenzione, mi unisco all’apprezzamento per i contenuti chiari e incisivi dell’intervista di Roberto Arduini a Wu Ming 4 e… prometto che sull’universo italiano c’è qualcosa in preparazione.
    Un cordiale saluto, e Buone Feste,
    Giovanni A.

  4. Riguardo all’ipotizzata (da “Avvenire”) “diversità” dell’epica rispetto al fantasy, devo dire che, nel caso del fantasy tolkieniano (che è il vero fantasy, cioè la letteratura feerica), è un falso problema. L’epos, alla radice, non è altro che racconto e “canto”. Non a caso, i versi epici venivano accompagnati dalla musica, e alla radice della stessa ispirazione tolkieniana c’è un’intuizione musicale, come dimostrano le teorie elaborate dall’Inkling Owen Barfield e fatte proprie da Tolkien circa l’origine nel suono e nella luce (ovvero in una vibrazione “pura”) di tutto ciò che viene detto e raccontato. L’arte subcreativa, di cui i racconti feerici sono la più chiara espressione, mira a ricostituire l’originaria unità tra il significante e il significato, ovvero tra gli oggetti rappresentati e le parole che si usano per indicarli (colte nella loro essenza vibrazionale e luminosa). Fedele testimonianza di tutto ciò è il saggio di Verlyn Flieger “Schegge di luce”, edito da Marietti e curato da Claudio Antonio Testi. In sintesi, credo che il fantasy alla Harry Potter non abbia niente a che fare con l’epos, ma che il legendarium tolkieniano sia intrinsecamente mitico ed epico.

  5. @Barbapapà, mi pare che Arduini faccia delle domande che scaturiscono dalla lettura del libro, e riflettono alcune delle polemiche su Tolkien. Un po’ a bruciapelo, forse sì.

  6. Il tema dell’epica – un po’ semplicisticamente lanciato da Piccini su Avvenire – è in realtà assolutamente complesso.
    “Epica” cos’è?
    Un genere letterario?
    Un modo di raccontare (cantando come suggerisce Agnoloni)?
    E’ evidente, restando agli standard ellenici, che l’epica sia considerata un genere letterario, specificamente poetico, da cantarsi\leggersi in esametri.
    Callimaco nella celebre “recensione” nel suo “Inno ad Apollo” paragona l’epica al grande fiume Assiro pieno di impurità. E’ una critica, ovviamente.
    *
    La mia personale difficoltà sta proprio qui. Se l’epica è poesia in esametri (o comunque materia in versi), allora sì non esiste – se non per rari epigoni (pur sublimi) un’epica nel ‘900.
    Ma non la intendo così.
    Penso che esclusi i grandi (Omero, Virgilio, Nonno di Panopoli e via dicendo, l’epica cortese, l’Ariosto) che furono nella forma e nei contenuti i cantori dell’epoca, esclusi costoro l’epica sia ben che sopravvissuta. Già altre volte su questo blog se ne è discusso.
    “Sentieri selvaggi” non è forse un film epico?
    Proverei a sottolineare che l’epica è un afflato. Un afflato possibile di un’opera, una sua vocazione, un suo sentimento. E’ come una tonalità di colore in un affresco.
    Certo è un afflato che va ad incidere molto sui contenuti. Difficile pensare ad un’epica chiusa tra camera e cucina.
    E aldilà dei contenuti in riferimento alla trama, l’epica racconta sempre dell’uomo (inteso come “ànthropos”). Per questo, “Harry Potter e la pietra filosofale” non è un fantasy epico. Lo scontro tra Achille ed Ettore non è paragonabile a quello tra Harry Potter e Voldemort. Mentre assomiglia molto a quello tra Frodo e Sauron sul Monte Fato.
    Non a caso si parla spesso di “dimensione epica”.
    *
    In tale direzione, direi che l’epica è tutt’altro che scomparsa nel ‘900. Ha cambiato vestito. Ha per esempio trovato nella settima arte una compagna molto più arrendevole della letteratura.
    Ma esiste. Esiste eccome.
    Forse ad essere cambiate sono la percezione, la fruizione, e – perché no – la materia eroica (ben analizzata altrove dallo stesso Wu Ming 4).

  7. “L’arte subcreativa, di cui i racconti feerici sono la più chiara espressione, mira a ricostituire l’originaria unità tra il significante e il significato, ovvero tra gli oggetti rappresentati e le parole che si usano per indicarli (colte nella loro essenza vibrazionale e luminosa). ”
    .
    Stiamo apposto…

  8. @Valter Binaghi
    Grande Valter, in bocca al lupo, da autore Sottovoce ad autore Sottovoce.
    @G.L.
    Sì, direi che siamo appostissimo, dato che si dà che il caso che quanto ho scritto non sia un’opinione mia, ma di Tolkien stesso (leggi il libro della Flieger).

  9. Una ventina d’anni fa ancora c’era chi concepiva Tolkien un autore destrorso perché il suo signore inanellato era stato messo all’indice dall’establishment rosso. In effetti, era colpa inespiabile quella di non parlare della realtà. Dovremmo buttare una mole infinita di letteratura di tutti i popoli e tempi.
    L’ultimo epico moderno sta in america, è McCarthy.
    Da lui in poi è il baratro.

  10. Per fortuna Tolkien si è ormai affermato, a livello mondiale, come Autore, indipendentemente dalle coloriture politiche che gli sono state impropriamente attribuite (dico “impropriamente”, perché da escludersi radicalmente alla luce del suo epistolario). In questo, in Italia, hanno dato un contributo importante proprio Wu Ming 4 e l’Associazione Romana Studi Tolkieniani fondata da Roberto Arduini.

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