FELICEMENTE INQUIETE (E PREOCCUPATE, ANCHE)

Sono andate vestite da ancelle, con il lungo abito rosso e la cuffietta bianca che nasconde il volto, le donne di NonUnadiMeno di Verona, nell’aula comunale dove accadeva questo:
“Con 21 voti a favore e 6 contro, È STATA APPROVATA pochi minuti fa la MOZIONE 434 che dichiara ufficialmente Verona “città a favore della vita” e che finanzia associazioni cattoliche a scopo di lucro che hanno l’obiettivo di promuovere iniziative contro l’aborto.
Inoltre la maggioranza ha cercato, senza successo, di far mettere all’ordine del giorno l’altra mozione che prevede la sepoltura automatica dei feti abortiti anche contro la volontà della donna coinvolta.
Le ancelle presenti a protestare sono state sgomberate dall’aula e ora quasi 50 persone sono trattenute nell’androne del consiglio comunale senza che vengano restituiti loro i documenti.

L’onorevole Comencini, uno dei promotori della mozione 434, non era presente a votare. Purtroppo persino la capogruppo del PD Padovani ha votato a favore”.
Lo stesso consiglio dove, a luglio, l’identica protesta è stata contestata con il saluto romano da parte di uno dei consiglieri.
Vi interessa? Chi lo sa.
Sempre nella giornata di ieri, InGenere ha diffuso la sua indagine sulle scrittrici: si evidenzia quel che è noto e che è perfettamente sintetizzato nel titolo: “La macchina del prestigio è un club per scrittori”.
Vi interessa? Temo di no. Temo che le faccende di genere vi annoino. C’è tanto altro per cui esaltarsi, non è vero? Lo spread, il reddito di cittadinanza, tutte quelle cose che, supponete, miglioreranno o peggioreranno la vostra vita. Gli affaracci vostri, giustamente. I like che accumulate. E poi, avete ragione, figurarsi. Cosa ce ne facciamo di un gruppo di attiviste che, praticamente da sole, vanno a difendere una legge che ha permesso alle donne, eoni fa, di scegliere? Cosa ci interesserà mai, poi, delle scrittrici, che hanno da protestare, quelle, che sono già pubblicate e dunque hanno l’ego soddisfatto, e infine che ce ne facciamo delle scrittrici, a cosa ci servono?
A parecchie cose. L’abito delle attiviste viene da un libro, il romanzo di una scrittrice, Margaret Atwood, “Il racconto dell’ancella”, per dirne una. Le scrittrici non scrivono necessariamente buoni libri solo perché sono scrittrici: a volte scrivono pessimi libri ritenendoli ottimi solo perché parlano di donne, anzi. Ma quando le scrittrici scrivono buoni, anzi ottimi libri, non sempre quel club del prestigio le accoglie. Anzi, quando lo fa, come nel caso dei due premi Strega e Campiello, sottolinea che, ma certo, questo è l’anno del metoo, dunque andava premiato “il talento femminile”.
Dunque, se non vi interessa, non venite a InQuiete, che è il meraviglioso festival romano alla sua seconda edizione: un festival di scrittrici, e oltre a essere festival è una festa.  Dal momento che a me interessa, ci sarò, stasera alle 19.30, per rendere omaggio a tre grandissime della letteratura fantastica: LeGuin, Atwood, Jackson. E per festeggiare, a mia volta, tutte le scrittrici che incontrerò.
Nota di servizio: non è il solo appuntamento di questo convulso ottobre. Domani alle 15 sarò a Perugia per la diretta Fahrenheit di UmbriaLibri. Lunedì alle 18 sarò a Palazzo Biscari, a Catania, perché si presenta una cosa bella a cui ho preso parte: la biblioteca di Rekeep, per cui ho scelto 800 romanzi da tutti i paesi del mondo, o quasi. Il blog tornerà a essere aggiornato, dunque, mercoledì.

4 pensieri su “FELICEMENTE INQUIETE (E PREOCCUPATE, ANCHE)

  1. Senza parole. Ma per nulla sorpreso. Vale la considerazione di Pascal sul Male: bisogna subirlo sulla propria pelle per ribellarsene; oggi siamo tutte e tutti delle/dei bamboccioni cresciuti nell’illusione che saremo sempre libere e liberi di fare come ci pare. Ci accorgeremo presto di questo fatale errore di valutazione. Ma per farlo, dovremo soffrire. E tanto.

  2. Chiedo scusa, la frase cui mi riferivo era di Agnes Heller, non di Pascal che veniva citato a contrario per ricercare le “ragioni del cuore” come antidoto al Male.

  3. Crepascola ha scoperto la Atwood via serial televisivo tratto dal libro. Io confesso di non aver mai letto nulla di suo, ma ho trovato da qualche parte in rete che Il racconto dell’ancella è del 1985 – un anno dopo quello in cui è ambientata la distopia di Orwell, in un momento pre caduta del Muro, con Iron Lady in UK, epidemia planetaria di AIDS – ed immagino che, con tutto il suo talento visionario, non immaginasse in che direzione il mondo si stesse movendo.
    Una curiosità: mi sono imbattuto in un paio di tg e mi pare che nessuno abbia notato la citazione dal loro della scrittrice nell’abito rosso e nelle cuffiette.
    Le ancellepotrebbero diventare virali come il Guy Fawkes da V for Vendetta di Alan Moore.

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