FEMMINILE, MASCHILE

Naturalmente ci vorrebbe tempo, per raccontare questi quattro giorni. Di Roma, ha dato conto Giulia, per esempio. Di Cuneo, trovate un resoconto qui. Qui, invece, la puntata di Sumo in onda sabato scorso.
Altrettanto naturalmente, sono in debito almeno con quattro donne straordinarie come Cristina Comencini, Helena Janeczek, Annamaria Testa e, soprattutto, Elena Gianini Belotti, che è stata la bellissima sorpresa della presentazione romana.
Impressione veloce. Mi sembra che ci sia parecchia voglia di tornare a parlare della cosiddetta questione femminile.
Seconda impressione veloce. Non saprei pronunciarmi sul viceversa. Sottolineava giustamente Veronica Raimo, a Cuneo, in una discussione sul maschile presente, come gli scrittori coinvolti non sembrassero particolarmente interessati a dibattere neppure sul nodo dell’immaginario che li riguarda. Quando ce ne sarebbe bisogno, invece. Personalmente, sono rimasta piuttosto colpita da quanto raccontava Andrea Bajani il giorno successivo a proposito di una certa enciclopedia che insegna, anche, a gestire la famiglia con il piglio, e le norme, del manager. Come se, insomma, l’educazione al maschile avvenisse oggi soprattutto con l’educazione alla competitizione nel lavoro. Ci torno.

23 pensieri su “FEMMINILE, MASCHILE

  1. Loredana, non so quanto si colleghi alle veloci impressioni che racconti, ma a me per esempio piacerebbe sapere quanto lettrici donne (la maggioranza dei lettori, vero?) si riconoscano davvero nelle figure femminili tratteggiate dai nostri migliori narratori contemporanei (gli splendidi 40/50 che peraltro hanno una grande capacità di raccontare il nostro presente). Da vorace lettrice molto spesso ho avuto la sensazione di donne disegnate tutte nella testa dello scrittore maschio, rappresentazioni tutte sue che niente hanno a che vedere con le donne in carne e ossa. Eppure noi lettrici donne non osiamo contraddirli e andiamo avanti a farci rappresentare come non siamo…

  2. anche perché quando sono le scrittrici donne a descriversi, noi le cataloghiamo come letteratura inguinale, pensando che così i veri maschi la considereranno.

  3. Ma non c’è una contraddizione in questo? Da un lato la voglia di riaffrontare la questione femminile, dall’altra l’indifferenza alla rappresentazione delle donne fatta da autori maschi (Ilse cita i romanzi, ma io credo che il discorso non cambi se si affrontano opere di più largo consumo come telefilm e sit-com)… le due questioni non mi paiono mutuamente escludentisi.
    [Forse dovrei parlare piuttosto del maschile presente, ma sinceramente non saprei che dire…]

  4. Effettivamente la contraddizione esiste, o forse esiste una certa distrazione nei confronti della rappresentazione del femminile in letteratura. Il mio personale auspicio, infatti, è che si cominci a ragionare proprio sul simbolico…

  5. Ciao Loredana, in effetti nel primo grottesco incontro, guastato soprattutto dall’incompetenza imbarazzante del moderatore, il tema è stato ignorato bellamente. Non così in quello successivo sul femminile, che per la verità partiva da premesse addirittura peggiori, essendoci lo stesso moderatore e una sola donna in mezzo a tre uomini. Ma fortunatamente la donna in questione era Michela Murgia, autrice di un libro magniifico (“Il mondo deve sapere”, ISBN) e oratrice formidabile, che ha raccontato la sua esperienza in un call center in cui tutte le telefoniste erano donne giovani e i venditori solo uomini, perché così si sfruttavano gli sterotipi di genere (la donna che ti fissa un appuntamento al telefono con voce dolce e rassicurante e l’uomo in giacca e cravatta che ti entra in casa con fare molto professionale) a fini bassamente commerciali. Per la verità anche Gianpaolo Simi e Giancarlo Pastore sono intervenuti in tema e con riflessioni originali e stimolanti, e ciò ha reso meno imbarazzante la presenza del dilettantesco moderatore, che grazie a dio si è limitato ad ascoltare. Quanto all’osservazione di Bajani, io mi spingerei ancora più indietro, e cioè al fatto che la prova che l’economia è diventata l’alfabeto del mondo la si può già rinvenire nel lessico burocratico scolastico, laddove si inculca ai giovani studenti che nella vita è tutta questione di debiti e crediti. Ah, grazie ancora per il tuo libro, che ho letto con grande interesse e che merita tutto il successo che ha.

  6. Non date retta a Garufi, vi prego, quando parla male di se stesso! Invece, penso che esistano davvero resistenze a discutere sul maschile. Per esempio, la questione che Sergio mette sul piatto andrebbe studiata a fondo….

  7. Oddio, Ilse, io un autore che ha cercato di scrivere di donne senza cadere nel banale “le donne come le vedono gli uomini” lo conosco di persona. Ma forse mi sbaglio. Tu che dici, Lippa?
    Quello che ho notato, però, è che mentre le lettrici accettano senza fare una piega che una donna scriva un romanzo al maschile, mediamente non accettano che un uomo scriva al femminile. Come in una sorta di lesa maestà. Ma, vedi, io sono dell’idea che siamo diversi, è vero, ma molto più simili di quanto si creda/imponga.
    (e comunque non date retta al Sergione nazionale: averne di teste così!)

  8. “Quello che ho notato, però, è che mentre le lettrici accettano senza fare una piega che una donna scriva un romanzo al maschile, mediamente non accettano che un uomo scriva al femminile.”
    perché, gianni, lo pensi? non credo sia così. non ho mai sentito critiche del genere da parte delle lettrici. è che gli uomini di solito non lo fanno: un personaggio femminile è preferito da tutti, uomini e donne. è così.
    ma, per esempio, il bellissimo L’ora dell’incontro di Giampiero Rigosi ha due personaggi femminili straordinari. una donna è la grande protagonista di una storia molto potente, che non avrebbe avuto le medesime caratteristiche se il personaggio principale fosse stato un uomo.

  9. Biondillo, la tua riflessione è importante: sai che mi accorgo all’improvviso che se qualcuno mi chiedesse di scrivere una cosa qualunque, anche una lista della spesa, con gli occhi di un uomo, non saprei neanche da che parte cominciare? E dire che ho due figli maschi…
    Chissà se è una mia incapacità di guardare affettuosamente anche le ragioni dell’altro, una mia posizione insomma un po’ belligerante.
    Mi chiedo se ti stai riferendo a qualcosa di preciso quando parli di donne che scrivono romanzi al maschile.

  10. zoharia, ho scritto, infatti “mediamente” non accettano (mica tutte!). Parlo per esperienza personale. M’è capitato di girare molto col romanzo scorso e quando spiegavo di cosa trattasse molte lettrici in pectore assumevano espressioni a metà fra la sufficienza e il disgusto, senza, ovviamente, che l’avessero neppure letto. Facevano poi domante piccatissime. La soddisfazione era che spesso rispondevano per me quelle lettrici che l’avevano letto, parlando di come si erano identificate con i personaggi descritti. (più di una volta, anzi, mi fu chiesto se l’avesse in realtà scitto mia moglie! Non sai come gongolavo!)

  11. d’accordo con Garufi che “si inculca ai giovani studenti che nella vita è tutta questione di debiti e crediti”, e a proposito di scuola (che inculca): insegno da 22 anni, ma per la prima volta in classi di sole donne (ragazze), triennio superiori, e capita che: a) un collega organizza stage, entra in 5^ e chiede un paio di volte alla classe (di genere femminile) se “tutt+i” vanno ecc.; b) una studentessa chiede, nella stessa classe, se “tutt+i” vanno in gita ecc.
    mi sbagliavo, nn insegno in classi di sole donne, o c’è q.cosa di strano (o al contrario, di scontato) in quest’opzione di genere… generalizzato?

  12. Quindi gli uomini e tutta la società generalizzano al punto da non fare differenze. E’ tutto maschio. Al punto che non solo i maschi ma tutta la società in genere fa resistenza a parlarne ma forse soprattutto ad ascoltare. Oggi ho letto un bell’articolo sulla prima pagina del RIformista che parlava proprio di questo, era un’intervista ad una donna spagnola, un’accademica … sui risultati ottenuti finora dal governo spagnolo con la legge sulla violenza di genere e la signora rispondeva che a fronte delle 49 mila denunce, il problema che risulta sempre più evidente è quello della consapevolezza maschile e del fatto che addirittura fra i maschi sta nascendo l’esigenza del dibattito. molto interessante.

  13. Loredana, scusa se mi sfogo qui ma se avessi quelli del Corriere della Sera fra le mani li manderei lì dove usa mandare Grillo; sulla pagina di Corriere.it oggi grande rilievo all’indagine sulle dodicenni che ballano seminude in discoteca e dolorosa morale su questi terribili valori di questi adolescenti immorali… IPOCRITI; sullo stessa pagina è ben in evidenza il video di Paris Hilton che fa il bagno, il sedere color d’oro di una certa Ludmilla che non so chi sia e chi si collega a corriere.it tutti i giorni ha ben capito di che cosa sto parlando; allora, senza voler dire è colpa di Tizio o Caio, si dovrebbe però dire che se le dodicenni sono nel modo A invece che nel modo B o C non è perché hanno fatto autocoscienza e hanno scelto: è perché hanno visto solo A e continuano subdolamente a essere indotte a essere nel modo A.

  14. Infatti, la contraddizione è assolutamente classica. Purtroppo.
    Però ho trovato anche una notizia che potrebbe essere, diventare, buona. Forse. Copio.
    “Un nuovo reality in cui l’uomo si occupa dei lavori domestici per un mese, mentre la moglie frequenta un master per diventare impenditrice o perfezionare una lingua. Questa è una delle provocazioni lanciate nel corso di Domenica In dal ministro per le politiche comunitarie, Emma Bonino, all’interno di Ti spengo e non ti compro, la campagna per rivalutare l’immagine della donna, prevista per i primi mesi del 2008.
    “Le donne devono far sentire che contano: con il portafoglio chiuso per i prodotti che le presentano come cretine o in modo volgare, con il telecomando per gli spettacoli in cui viene svilita o deformata l’immagine femminile”, ha dischiarato la Bonino.
    “Proponiamo una campagna di comunicazione per rivalutare l’immagine della donna- ha affermato il ministro- che possa offrire nelle fiction una manager o una scienziata, una sorta di Maresciallo Rocca al femminile destinato a fare sognare le nostre bambine e che facciano innamorare possibilmente i nostri ragazzini”.
    Secondo Emma Bonino, infatti, gli italiani “amano i carabinieri anche per il Maresciallo Rocca, che ci ha insegnato a vedere il coraggio e la fatica di tutti i giorni. Per questo sarebbe interessante lanciare una Manager Rocca o una Scienziata Rocca”.”

  15. stavo andando per link legati alla manifestazione del 24 a Roma contro la violenza sulle donne e ho trovato dei siti che forse possono essere di qualche stimolo per questo tread.
    Premetto che non so chi sono e in che numero le persone che hanno messo su i siti. Dovrebbero essere maschi interessati a svincolarsi da stereotipi analoghi a quelli femminili anche se di…segno opposto.
    Se qualcuna/o ne sa di più e vuole parlarne a me interesserebbe capire. Thanks
    http://www.maschileplurale.it/cms/index.php?option=com_content&task=blogsection&id=1&Itemid=5
    “Si è affermata, con il femminismo, la storia delle donne e con essa l’importanza del genere nella storiografia. Ma perché gli storici uomini (italiani) non fanno storia degli uomini?”. La domanda se la poneva circa una decina di anni fa Arnaldo Testi – storico e americanista – sulle pagine del quotidiano il manifesto (Testi, 1990). Pochi anni prima, nel 1987, Maurizio Vaudagna – un altro americanista – intitolava “Il silenzio degli uomini” un suo articolo sulla rivista L’indice, sollevando la stessa questione (Vaudagna palazzi, 1987) . Questo improvviso lampo di luce e d’attenzione, che si manifestava in un periodo di crescente visibilità pubblica della riflessione delle donne e in particolare del pensiero della differenza italiano (vedi nota 1), è stato seguito da qualche convegno e relativi numeri di riviste specializzate, ma non ha tuttavia modificato la rimozione storica della nostra storiografia, di sinistra e non, che dopo un atteggiamento tiepido ha rimesso da parte la riflessione sul genere (vedi nota 2). Così, non è certo senza significato che a occuparsi della storia degli uomini siano state prima le storiche donne (vedi nota 3).
    Il lampo si è spento e oggi in Italia – al di fuori di alcune eccezioni rilevanti – non ci sono tracce visibili di un lavoro storiografico sul genere maschile, qualcosa che possa essere avvicinato a ciò che nel mondo anglosassone ha preso la definizione di men’s studies.
    Questa assenza di sapere intorno al maschile è cosa vistosa e le ragioni del vuoto sono tante e vanno prese sul serio. Non si tratta di una carenza o del mancato approfondimento in uno dei tanti campi in cui può essere articolato un sapere, ma di una condizione storica che permea di sé i fondamenti di quel sapere e di un silenzio che ha tante forme. Ad esempio, il modo con cui “prende la parola” lo stesso sapere storico e come gli uomini ne fanno uso.
    È un vuoto e insieme un pieno: è il silenzio del maschile su di sé usato come strumento con cui esercitare il proprio potere sociale. È un silenzio fatto di parole. Parole che controllano l’immaginario, che producono e regolano il mondo, che si dicono a nome di tutti, che si presentano neutre, che negano la differenza di genere e permettono dunque al maschile di sottrarsi alle relazioni.
    Rimozione dunque, assenza, ma anche potere. Che il discorso storico – come molti discorsi pubblici – sia stato fatto da uomini, parlando solo di uomini, e rivolto ancora a essi è una forma coerente del rapporto tra silenzio maschile e potere maschile. Si fa la storia del mondo senza dire che – come i women’s studies hanno dimostrato – la storiografia è stata e continua a essere essa stessa una forma della storia del maschile, com’è vero per molte altre discipline. Strumenti con …continua
    dal sito:
    http://www.maschioperobbligo.it/progetto.htm
    Forte, muscoloso, peloso/glabro, conquistatore,virile, coraggioso, intraprendente, cacciatore, resistente al dolore, alla fatica, alla guerra, allo sport, all’alcool, alle superprestazioni erotiche: troppo spesso nelle società occidentali il maschio è condannato, sin dalla più tenera infanzia, ad essere un arrogante prevaricatore.
    La famiglia, la scuola, la chiesa, l’esercito, la pubblicità, l’arte e la letteratura gli ripetono che egli ha il dovere di essere un maschio di questo tipo, ossessivamente diverso dalle femmine: si afferma che nel maschio è innata l’aggressività, fino ad assegnarli quasi una inevitabile “biologia” dell’amore per la violenza.
    E’ fatale che per contraccolpo la stessa società condanni le donne a subire l’approccio violento del maschio fino ad esserne vittime predestinate. E dunque la battaglia per la liberazione del maschio dal ruolo fittizio a cui è stato condannato è solo un’altra faccia della battaglia per la liberazione della donna e la sua protezione dalla violenza. Ma il processo deve investire entrambi i ruoli, altrimenti è destinato all’insuccesso.
    Se noi assimiliamo a “malattia” questo stereotipo di violenza assegnato al maschio, come tale dobbiamo affrontarla su più versanti, privilegiando quello della prevenzione.
    Lavorare per denunciare, rimuovere, mettere in discussione gli stereotipi culturali di formazione del maschio è contribuire alla prevenzione della violenza alle donne…. continua
    Curiosità:
    http://www.uominicasalinghi.it/
    si trovano in quasi tutte le manifestazioni ‘de sinistra’ e sono molto graziosi con i loro striscioni ricamati.
    In quanti? vabbè a me ne risultano DUE 🙂
    comunque sembra che per loro vada bene un ribaltamento di ruoli (cosina che Odio) e il sito tende a una via di mezzo tra la rivista dell’uncinetto, mille idee, i consigli di Donna letizia e vivere sani e belli. Peccato.
    besos
    PS: oddio, sbirciando dentro maschioperobbligo in un reparto de+i link spazzatura (spero)
    http://www.maschioperobbligo.it/lette.htm
    ho trovato molta, ehm, cronaca vera maschilista. Spero si tratti di un riciclo dei VMO, me lo auguro vivamente
    questo mi sembra una chicca inquietante
    http://www.femmina100x100.com/

  16. Biondillo, grazie.
    Finalmente Qualcuno importante, grosso, che mi odia 🙂
    Basta buonismo 🙂
    Piuttosto: quali sono i tuoi pienzamenti sui link?, sono curiosa di leggerli.
    Besos

  17. dear friends – giusto per una boccata d’aria europica – ieri per la prima volta, in aeroporto, a Torino, ho visto lo spot della Air France.
    Lì le cose sono diverse, per fortuna:
    due poltrone di superclasse adagiate on the lawn sul bordo piscina. Alle spalle un arco di maestose montagne (le Alpi?). Sopra, il cielo.
    Arrivano lui e lei, insieme. Adulti, bianchi, tra i 30 e i 40.
    Prendono posto e inizia il decollo.
    La poltrona di lui è la 8 A, quella di lei la 8 B.
    A presto!:)
    Angelo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto