GENDER GAP REPORT 2011

Corriere della Sera: “Sulle pari opportunità l’ Italia conferma la posizione del 2010 (74ª su 135 Paesi), ma fa peggio di Russia, Cina e Ghana. Lo scrive il «Global Gender Gap Report 2011» del World Economic Forum sul divario delle opportunità tra uomini e donne. I dati positivi, per il nostro Paese, si registrano nel campo della salute e dell’ educazione. Mentre c’ è ancora molto da fare in quello economico e dell’ impegno politico. A livello mondiale, l’ Islanda guida la classifica della parità tra i generi. Subito dopo si collocano i Paesi scandinavi (Norvegia, Finlandia e Svezia). Chiudono la graduatoria Ciad e Yemen”.
Qui il rapporto.
Riporto, inoltre un frammento dell’intervista a Simona Lanzoni, Claudia Signoretti e Barbara Spinelli sul Rapporto ombra Cedaw. E’ di agosto, ma non perde un grammo in attualità:
Qual è stato il momento più sconfortante durante la vostra ricerca?
Simona Lanzoni: «È stata la percezione del quadro “Italia” d’insieme: decisamente sconfortante e senza futuro, perché le donne sono il motore, sono futuro!».
Claudia Signoretti «Vedere i dati che riguardano l’accesso delle donne al mercato del lavoro, le loro possibilità di carriera, la conciliazione tra lavoro e maternità, i trattamenti pensionistici. Il tasso di donne inattive in Italia è del 48,9%: cioè una donna su due non cerca lavoro. Il tasso di occupazione femminile è del 46%, ma al sud scende 30,6%. Il loro stipendio è circa 22% in meno dei colleghi maschi. Lavoro e maternità sono più inconciliabili che in qualsiasi altro Paese europeo, infatti da noi oltre un quarto delle donne occupate abbandona il lavoro dopo la maternità. Infine, le donne lavoratrici che maturano una pensione sono una percentuale molto più bassa rispetto ai lavoratori uomini, e comunque la loro pensione resta mediamente più bassa: circa il 30,5% in meno rispetto a quella degli uomini».
Barbara Spinelli «L’assenza di rilevazioni statistiche su molti temi fondamentali è stata una costante che ci ha ostacolato e demoralizzato nella preparazione dell’intero rapporto: per esempio i dati disaggregati regione per regione sull’obiezione di coscienza negli ospedali pubblici. Io abito a Bologna e in quel momento mi sono sentita davvero fortunata rispetto alle mie coetanee lucane. E poi il silenzio che circonda le enormi discriminazioni e violenze subite dalle donne disabili, una vergogna nazionale. Finita la stesura del Rapporto Ombra, mi è parso come se avessimo raccolto la testimonianza di milioni di donne e l’avessimo concentrata in quelle 150 pagine per riconsegnarla a loro ed alle Istituzioni a memoria di quello che era stato e di insieme potremo disegnare un futuro migliore. E’ stata una sensazione quasi religiosa. Un momento bellissimo. E noi ci crediamo davvero».

26 pensieri su “GENDER GAP REPORT 2011

  1. Scorrendo il rapporto per sommi capi, mi ha colpito un dato. Le iscrizioni nella “tertiary education” quindi successive, sostanzialmente, al diploma, segnano nella maggioranza dei paesi avanzati (con alcune eccezioni, tipo il Giappone), una sorprendente sproporzione tra maschi e femmine, tutta a favore di quest’ultime.
    Ciò significa che abbiamo molte più studentesse che studenti universitari. Non sappiamo poi alla laurea quale sia la proporzione ma mi pare un segnale molto significativo (ed immagino già presente nei precedenti rapporti).

  2. Dietro questi dati c’è la vita quotidiana delle donne in Italia. Cioè il cosiddetto ‘disagio’, che si traduce (anche) nell’ aumento dell’uso di psicofarmaci e delle patologie depressive, o il divario tra la sofferenza psicologica di maschi e femmine negli adolescenti, con un picco altissimo tra le ragazze. Non è solo una differenza di numeri, è proprio la progettualità, le aspettative, la speranza che scendono in classifica…

  3. mi piacerebbe sapere se le femministe FEMEN che arrivano in Italia fra due giorni, possano essere più efficaci delle femministe italiane su questi temi perchè io sento tante lamentele molto sottovoce su quello che si dovrebbe fare ma non vedo una vera efficacia comunicativa da parte delle femministe nostrane.
    @Paola DI Giulio
    più si conosce l omeopatia e la medicina cinese e meno si usano psicofarmaci, ignoranza medica è quella, il disagio ti porta dalla padella nella brace se non conosci queste medicine.
    Una persona che usa e che magari abusa di psicofarmaci può arrivare ad uccidere anche altri provocando incidenti stradali, come fanno gli alcolisti, ma di questo nessuno ne parla, non fa notizia e poi non esistono etilometri per quella roba.

  4. io parlo di informazione di massa, metto su un piatto quello che in pochi anni hanno combinato quelle ucraine e le altre femministe, risultato? una flebile voce da una parte e uno strillo superinformato dall altra, e questo è solo l inizio! vedrete come anche altri gruppi femministi prenderanno lo stesso stile.

  5. Senti, ivabellini, davvero: o parliamo di cose di cui si è informati, o se vogliamo chiacchierare tanto per esserci, io mi sottraggo. Ma come caspita si fa a semplificare in questo modo quello che è successo nel movimento da tre anni a questa parte?

  6. Mamma mia. Ho riferito solamente un dato preciso che viene da un interessante documento dedicato al gender gap nella mia regione, l’Umbria. Insieme ad altri interessanti dati statistici, compresi i piccoli comportamenti quotidiani come preparare il pranzo, rifarsi il letto e fare la lavatrice. Compresi i dati su percentuale di lettori di quotidiani, libri, il parlar di politica, ecc. e le relative differenze tra uomini e donne, ragazzi e ragazze. Gli psicofarmaci o le depressioni sono solo una delle conseguenze. Comunque l’ignoranza, sì, è vero, è un problema :-/

  7. Un momento Loredana, tu dici “il movimento”, allora mi sono perso qualcosa di sicuro perchè non ho mai sentito parlare di movimento femminista come un entità mondiale precisa, ha un nome? un luogo? oppure è una serie di gruppi?

  8. @ Paola Di Giulio
    non so se lo conosci, c’è un volume dell’AUR ( agenzia umbria ricerche )
    sui giovani, è del 2009 http://www.aur-umbria.it/public/images/AUR_giovani.pdf. per quanto riguarda l’aspetto dell’educazione scolastica è confortante per le ragazze che si sono conquistate con i voti la possibilità di scegliere se proseguire gli studi nei licei e all’università, (anche se pare che a parità di rendimento rimane la precedenza per i maschi ) rispetto ai ragazzi ( nel rendimento scolastico poi però vanno valutati altri fattori ). il link del sito dell’AUR: http://www.aur-umbria.it/default.htm

  9. Ivabellini: io non ho nulla contro il fatto che chi non ha mai seguito un’aspetto della storia recente del nostro paese venga qui a dire la sua. Non rientra nelle mie abitudini, certo: non mi permetterei mai di andare su un blog di agronomi per riflettere sull’evoluzione del settore, essendo totalmente ignorante in materia. Posso solo rispondere: per il riassunto degli ultimi anni quattro anni, fare una ricerca. Se interessa, tornare. Se non interessa, grazie lo stesso.

  10. Dopo la “fuga dei cervelli” mi piacerebbe che qualcuno creasse delle statistiche su quante donne italiane si trasferiscono all’estero per trovare quella parità che in Italia non trovano.
    Io so che qui in Svezia negli anni ’70 i matrimoni italo/svedesi erano 99% uomo italiano – donna svedese. Adesso mi sembra che si sia quasi al 50%, ossia molte accademiche durante ad esempio l’Erasmus trovano un compagno scandinavo e si trasferiscono per vivere sia in una società che in una relazione più paritarie.

  11. @paperinoramone, grazie.
    Sì, l’Aur lo conosco e avevo una copia del volume che dici, ma l’ho data ad un’amica, mamma di 2 adolescenti (passa parola). E non l’avevo letto ancora… quindi l’ho scaricato, perfetto!

  12. Lo stato delle cose preoccupa, ma forse bisognerebbe preoccuparsi anche per le ricette affrettate. Se il gap non si chiude, ancora peggio sembrano funzionare le soluzioni approntate nel frattempo, almeno nel mondo del lavoro. Parlo delle quote rosa nei board delle società quotate.
    Com’ era prevedibile la presenza di amministratrici che hanno legami familiari con l’azionista di riferimento si è impennata (siamo dalle parti del velinismo). L’analisi della Consob approfondisce poi l’esistenza di eventuali relazioni tra presenza femminile e alcune misure di performance e buona governance delle società. Mentre non sembra emergere alcuna relazione statisticamente significativa quanto alle prime,il legame tra presenza di amministratrici e alcune semplici proxy di buon funzionamento del board è negativo.

  13. Servizio Pubblico, programma cult della stagione. Pubblicita sui quotidiani: santoro travaglio vauro, 60 50 60 anni. Vicino il viso sorridente capelli al vento di una giovane giornalsita, che messa così pareva una velina vicino ai boss. Nel programma oltre a due giovani giornaliste decorazioni, un intervista ad una meteorina. Questo il femminile per la gauche intellettuale di punta italiana.
    Il 74esimo posto non ce lo meritiamo. io ci darei il centesimo.

  14. @lorella già se poi qualcuno venisse a fare una bella analisi dei diritti delle donne nella grande distribuzione vedi che tonfo altro che centesimo posto! scusami lippa non voglio buttarla sul personale, ma ci sono realtà mai raccontate, e spesso mi domando se chi fa ricerca e analisi vi si avvicina o si danno per assodate e inamovibili.
    Ho molto apprezzato il lavoro di Lanzoni, Signoretti e Spinelli che mi pare vada nella mia stessa direzione, la volontà di far conoscere e capire queste situazioni è il primo passo per cambiare lo stato delle cose..e forse anche lo Stato;-)

  15. Bene. Rilancio, e lo farò domani in un post. E’ molto probabile non solo che la giovane giornalista di cui parla Lorella sia felicissima di quel ruolo, ma che consideri inusuale, strano, fastidioso il rilievo. Ribadisco una vecchia questione: se le donne non riescono a vincere la tentazione di scagliarsi contro le altre donne, non se ne esce. A me è capitato di essere pesantemente criticata, di recente, non per le mie idee, ma per il mio modo di vestire (alquanto casual, lo so) e di truccarmi (alquanto poco, so anche questo). E non da perfide emissarie del pdl, ma da scrittrici e poetesse attive su blog letterari. Uscendo dal caso specifico, che è irrilevante, occorre lavorare sul fatto che esiste un unico immaginario cui soprattutto le donne fra i trenta e i quarant’anni sono state indotte a fare riferimento. Peraltro, l’allucinante articolo uscito su L’Unità venerdì scorso, a firma della filosofa Francesca Rigotti, dove si contrapponeva la vincente “sciatteria” di Susanna Camusso all'”orribile frangetta anti-fronte bassa” del ministro Annamaria Bernini Bovicelli, ha realizzato in questo senso un atroce autogol, che va ad alimentare le divisioni fra donne. Le quali divisioni, ribadisco, sono riferite a modelli culturali. Scardinare questi ultimi è, deve essere, il nostro obiettivo. Ma non per farne prevalere uno: non è il tacco basso che deve prevalere sul tacco a spillo. E’ la libertà di utilizzare tutti e due, santo cielo.

  16. Loredana come sai sono assolutamente d’accordo con te. Io stessa, ma questo è un dettaglio, vengo considerata anomala “per essere una femminista” con tacco alto e truccata 🙂 talvolta criticata per la mia apparenza troppo curata.
    Io qui non giudico la giornalista, non è questo il punto . Tra SANTORO E LA GIOVANE GIORNALISTA PREFERISCO QUEST ULTIMA. Io QUI parlo della RAPPRESENTAZIONE. Cioè l’immagine che emerge da SERVIZIO PUBBLICO dà atorevolezza ai 3 maschi anziani e propone come decorazione la giovane giornalista.
    In altro modo sarebbe come se il nostro documentario fosse stato concepito per criticare le donne che fanno tv, mentre per quasi la totalita degli spettatori è chiaro che è una denuncia a chi concepisce la tv.
    Tutto il mio lavoro è a supporto di questa tesi. Se guardi servizio pubblico cosa emerge? Le donne hanno un ruolo di pochisismo rilevo.
    A bbc international c’è una anchor woman bellissima e bravissima oltre che giovane, ebbene nessuno si sognerebbe di dubitare della sua bravura perchè VIENE RAPPRESENTATA DANDO RILIEVO ALLA SUA COMPETENZA. E sappiamo che questo è assolutamente possibile.

  17. Lo so che tu non giudicavi la giornalista 🙂 Volevo mettere il dito nella piaga, anche generazionale ma non solo, della separazione fra donne in base all’aderenza a un modello.
    Poi, sul merito hai perfettamente ragione. E che la nostra simpatica sinistra alle uova di lompo sia intimamente sessista, in quanto dimentica delle questioni di genere, è verissimo, grave, urgente. No, dico: il Renzi che avanza quanto spazio dedica alle questioni medesime? 🙂

  18. è pazzesco che le donne continuino ad essere divise per categoria
    e giudicate da come si vestono
    soprattutto se come dici tu sono altre donne a farlo
    a me personalmente come ho detto più volte piacciono tutte le donne
    truccate o struccate
    ma non le sciatte di pensiero

  19. Qui si aprirebbe un’interessante discussione su cosa significhi essere sciatte di pensiero. Di fatto è una divisione insensata quanto esistente e perdurante: laddove non si giudicano le idee ma, appunto, la frangetta di una sindacalista o di una ministra, le ore che si passano o meno in palestra o i chili di troppo. Vecchia storia, amarissima storia: e non lo dico io. Lo hanno detto altre donne molto prima di me: donne, come Simone de Beauvoir, che potevano essere nel giro di due giorni curatissime o trasandate. Ma sempre coerenti con se stesse, sempre desiderose di aiutare le proprie sorelle, anche con parole dure, anche mostrando loro quel che non desideravano vedere. E che per questo, al di là del loro girovita, vanno amate.

  20. non so tipo dare giudizi affrettati può essere sciatteria di pensiero o dare un’interpretazione distolta della realtà cose così!
    sul resto sono d’accordo
    anche se insisto che la palestra non fa bene solo al sedere ma anche al cuore e ai muscoli
    per esempio noi donne dopo una certa età abbiamo il problema dell’osteoporosi e arrivarci con una buona struttura muscolare sicuramente aiuta
    ora vado a spalare fango

  21. Punk, penso che ci siano cose più importanti di cui parlare rispetto alla palestra e a come si vestono le donne. Penso che lo sappia benissimo anche tu, peraltro, visto che, giustamente, è la pratica dello spalare fango (intendo concretamente) quella a cui dai la priorità. Molta solidarietà alla tua città: che di solidarietà ha bisogno. Come le donne, invece di essere additate all’altrui livore.

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