Questa mattina ho partecipato al primo corso per gender advisor organizzato dal Centro Alti Studi per la Difesa. Credo sia stata una delle esperienze più interessanti fatta fin qui: gli argomenti proposti sono quelli che riguardano la rappresentazione dei generi, specie il femminile, nei media (televisione, libri, rete). Le reazioni sono state tutte appassionate, anche nella confutazione, i quesiti simili a quelli che vengono posti d’abitudine: conflitto fra libertà individuale e immaginario, interessi economici nella reiterazione di un modello unico, ruolo della famiglia, ruolo della scuola, ruolo della politica. Sono state anche raccontate esperienze personali: una giovane donna molto bella spiegava come si sentisse sempre porre la domanda “perché scegli di entrare nell’esercito quando potresti fare la velina”. Un ufficiale dell’aeronautica contestava l’idea che la pubblicità potesse interferire nelle decisioni del singolo. Un altro ufficiale allargava l’idea dello stereotipo all’esercito tutto, rifiutando di essere definitio fascista o conservatore. Un’altra soldatessa invitava a ricordare che “la cultura è quel che si lascia alle generazioni successive” e invitava a guardare con i figli film come Shreck o Harry Potter. La sensazione? E’ che è più facile parlare di questi argomenti in questo ambito che in ambito letterario, come una recente discussione sulla bacheca di Helena Janeczek dimostra. L’auspicio? E’ che iniziative di questo tipo divengano la norma, e non l’eccezione, in ogni ambito, luogo di lavoro e soprattutto scuola.
Dunque, non posso non segnalarvi che al Comune di Roma è stata presentata una delibera che intende istituire una “cabina di regia” delle associazioni genitoriali per l’approvazione preventiva delle iniziative di educazione sentimentale e sessuale nelle scuole pubbliche. E mi corre l’obbligo di dire che, a quanto mi risulta, la delibera ha trovato il consenso di consiglieri che appartengono al Pd. Non per essere distruttive, ma sarebbe il caso che all’interno del Pd medesimo si aprisse un’urgente discussione su questi temi, visto che serpeggiava l’argomentazione “i miei figli li cresco come voglio io”.
Secondo me Loredana è perché in un ambito tradizionalmente e francamente maschile come l’esercito, questi stereotipi emergono al di là di ogni dubbio, e chi li vive sulla propria pelle, magari non ha mai dato loro un nome ma quando li sente raccontare sa riconoscerli. Secondo me la soldatessa che fa la scelta della carriera militare dà quasi per scontato che andrà incontro a pregiudizi, che dovrà farsi valere il doppio per dimostrarsi all’altezza dei colleghi maschi eccetera.
Al contrario nella vita quotidiana molti sono convinti che ci sia parità, mentre in realtà spesso persistono stereotipi, pregiudizi discriminanti, solo che non vengono riconosciuti. La battuta sessista, il dare per scontato che i maschietti giocano col camion e le bimbe con la cucinettta e lo smalto, che i figli devono stare con la madre e tutti quelli che tu bene hai raccontato… sono ritenute cose innocue, perché si pensa che la parità di genere sia una cosa ormai effettiva e incontestabile. Direi che talvolta le persone istruite sono ancora più convinte di questo, magari perché vivono in un mondo privilegiato (in cui la discriminazione è più sottile), o con disponibilità economica tale da lasciare loro maggiore spazio di manovra, o una storia tale da non costringerle in prima persona a scelte che mai si chiedono a un uomo (la più tipica e diffusa, scegliere tra figli e lavoro).
Iniziativa romana pericolosissima: è un tentativo cattolico (ma non solo, ahimé) di censura preventiva su tutto ciò che vada oltre l’insegnamento catechistico in materia di sessualità. Anzi, è il tentativo di evitare OGNI tipo di educazione sessuale. Quanto al PD, troppo buona: ormai è DC pura, con molta laicità in meno. Per esperienza diretta posso dirti che nel PD la cultura dei diritti e di genere è roba molto, molto minoritaria. La vicenda-Scalfarotto è rivelatrice e da manuale. Per tacere dei famosi “libretti dell’UNAR”.
(Ovviamente mi riferisco alla Delibera, non alla bellissima esperienza di cui ci hai reso partecipi!!)
@ Luca Perilli: non ho ben capito cosa è successo ai ‘libretti dell’UNAR’, non sono stati distribuiti nelle scuole? Ho visitato il sito del progetto “noi siamo pari” e sembra un progetto interessante e che include molto chiaramente anche l’omofobia tra le discriminazioni da contrastare, ma veramente bastano dei semplici comitati di genitori dalla mentalità conservatrice per mandare tutto all’aria?
A meno di non avere la coscienza sporca, non si capisce per quale motivo si dovrebbero escludere i genitori dalla possibilità di valutare l’educazione da dare ai propri figli. Ho letto con attenzione la Delibera e mi è sembrato un documento sensato e legittimo, anche quando invita a considerare il fatto che in ambito sessuale affettivo vanno rispettate le individualità dei ragazzi in cui sviluppo e sensibilità possono variare di molto, e quindi considerare anche l’aiuto del genitore non è così sbagliato
Degli abbastanza demeziali libretti dell’Unar resta famoso l’invito rivolto agli insegnati a non essere etero normativi, usando esempi e metafore “diverse, tipo quella dei “due Papà di Franco che hanno comprato tre chili di farina. Se un chilo costa un euro quanto hanno speso i due Papà di Franco?” Ecco,s econdo me anche i bambini sanno che Franco non può avere due papà, perché raccontare questa menzogna ? Certo una volta si raccontavano altre storielle, tipo quella della Cicogna , ma ammetto che le storielle possono essere profetiche. Molti bambini oggi infatti li portano le cicogne a motore. Direttamente dall’india. Strappati dal ventre delle ragazzine indiane. Che così possono comprare anche loro il chilo di farina. Quanto hanno speso i due papà.
( olè)
Ciao,k
@Michi: i libretti UNAR facevano parte di un progetto di formazione rivolto agli INSEGNANTI per fornire loro una prospettiva diversa e più rispettosa delle pluralità di genere e di orientamento sessuale nelle scuole pubbliche in vista dell’introduzione di una educazione sessuale nelle scuole dell’obbligo. Con una campagna montata ad arte e menzognera (è stato detto che i libretti fossero da destinarsi direttamente agli alunni senza la mediazione degli insegnanti, per esempio) alcune associazioni integraliste cattoliche, in prima fila i “Giuristi per la Vita”, hanno cominciato un’opera terroristica sui genitori, attraverso le parrocchie, l’associazionismo cattolico, le scuole, i social network e soprattutto attraverso i media clericali e direttamente presso la CEI, la Santa Sede e… il Governo italiano. Il quale, grazie al pronto operato di uno zelante sottosegretario di Scelta Civica e con l’avallo della Ministra della Pubblica Istruzione, ha provveduto a sospendere immediatamente il progetto senza mai dare una spiegazione. Da allora è partita una campagna terroristica che vuole sottrarre alla pubblica istruzione il compito di educare alla sessualità i ragazzi nella scuola con la scusa della “libertà educativa dei genitori” sancita dalla Costituzione. In realtà quel che si vuol tutelare è una esiziale libertà di NON EDUCAZIONE alla sessualità che molte (troppe) famiglie italiane, soprattutto quelle di stampo più dichiaratamente cattolico, ma non solo, vogliono mantenere nei confronti dei loro figli. Il substrato su cui si basa questa campagna è che educherebbe i bambini a “diventare omosessuali” (!) imponendo una “dittatura del gender” (!!). Espressioni che fanno ridere, visto che tutti dipendiamo dal “genere” a cui apparteniamo e visto che nessuno può imporre efficacemente un comportamento distopico rispetto al genere e all’orientamento che ognuno di noi percepisce come propri e come innati.
@k: il suo intervento è illuminante nell’esprimere esattamente qual è il male endemico della società italiana: confondere l’essere (cioè la realtà nella sua complessità e varietà) col “dover essere” (cioè il pretendere che la realtà sia come la pensa il gruppo di potere maggioritario del momento) attraverso la negazione o la feroce repressione di ogni espressione minoritaria. Le consiglio caldamente la lettura del documentatissimo saggio “Elogio delle minoranze”: le farà capire molte cose su noi italiani e sulla sua posizione. Altro piccolo consiglio: si informi sullo stato della psicologia e della pedagogia più moderni, magari evitando autori che pretendono di dimostrare “scientificamente” le loro convinzioni religiose. Scoprirà che la visione sessuale attualmente imposta in Italia (che è di fatto quella catechistica cattolica, rigidamente duale) non riesce neanche a descrivere una minima parte della complessa sessualità umana. Alla tradizionale omertà familiare (evidentemente molti di noi adulti abbiamo un sacco di problemi con questo aspetto quindi non siamo adeguati all’altezza del compito), preferisco di gran lunga per i nostri figli un’educazione sessuale laica, libera e moderna che magari faccia crescere anche i genitori.
Chiedo scusa, ho postato per errore anche la bozza incompleta del mio commento. Se possibile, Loredana, puoi rimuoverlo? Grazie.
Luca Perilli,
però il fatto dei due papà è o non è una menzogna?
Non è una menzogna, Daniele: ci sono molte famiglie omogenitoriali in Italia. La maggior parte è nascosta, ma molte stanno (finalmente) venendo allo scoperto: le consiglio di contattare l’Associazione “Famiglie Arcobaleno”, scoprirà una realtà che ha stupìto pure me (anch’io ero contrario all’adozione per le coppie omosessuali prima di entrare in contatto con due di loro: la realtà e la conoscenza superano sempre ogni pregiudizio!). Se poi ha occasione di andare nei Paesi che hanno una legislazione “seria” ne scoprirà molte di più (e con figli allegri e vivaci!!) 🙂 Le consiglio anche la visione del bel documentario “Il lupo coi calzoni corti”, lo trova facilmente in DvD su internet.
@Daniele: l’appunto di k. sui due papà è rivelatore di una considerazione più ampia, purtroppo molto diffusa in Italia: se i genitori non sono biologici, non sono genitori. Con buona pace di chi, tramite adozione, affido o fecondazione omo o eterologa, si spacca in quattro per dare ai propri figli amore, educazione e sostentamento. Quand’è che impareremo a vergognarci un po’, in questo Paese?
@ Luca Perilli: grazie della risposta molto chiara. Ho scaricato e letto gli opuscoli “Educare alla diversità a scuola” e sono fatti benissimo, l’ideale sarebbe farli arrivare a casa di ogni italiano ( parrocchie e conventi inclusi) per offrire a tutti l’occasione di diventare gay-informed e finalmente avere gli strumenti culturali per poter con-vivere meglio.
Le schede informative rivolte agli insegnanti sono molto utili e con uno stile e approccio scientifico. Molto triste vedere le precisazioni che l’istituto A.T.Beck (che ha redatto gli opuscoli) ha dovuto pubblicare sul sito a difesa del lavoro svolto, indice del basso livello culturale che aleggia in Italia.
Cara michi, avendo avuto l'”onore” di confrontarmi personalmente nientepopodimenoché col Presidente dei “Giuristi per la Vita”, posso assicurarti che il basso livello culturale aleggia pure tra chi non manca di cultura, con l’aggravante in questo caso della cattiva fede… C’è un grosso problema rimosso (ma mica poi tanto!) intorno al sesso, in questo Paese, e il substrato cattolico nel quale cresciamo è un serio ostacolo alla sua risoluzione: mi spiace essere così pessimista, ma temo che non se ne farà nulla. Del resto, Loredana ci ha più volte dimostrato che se si vuol parlare di genere e di sessualità in Italia, bisogna sempre sperare nelle iniziative volontaristiche.
Luca, la Realtà è come è. non cede alle imposizioni della maggioranza o ai ricatti delle minoranze. E la realtà è che ogni persona ha un padre e una madre , coloro che forniscono i geni . La carta dei diritti del fanciullo riconosce il diritto del bambino a venire cresciuto ( e a conoscere) questi che sono i i genitori. Nel caso (luttuoso, in cui questo non sia possibile,è ovvio che la società ha il dovere di offrire al bambino educazione e protezione, tramite l’adozione o altre soluzioni come l’affido , Ma questo non cambia la realtà .(luttuosa. In questo caso, , ma comuque doverosa e buona come le intenzioni di chi ( chiunque sia) decide di crescere un figlio che ha subito un trauma.
Ma al peggio caro luca non c’è mai fine , per molti oggi reale è tutto ciò che è acquistabile con una carta di credito, . Con il pretesto di offrire i “diritti tutti e pure ai gay, ecco che il Mercato trova un altro sbocco. Compravendita di gameti sperma e maternità surrogate Poco importa se così facendo, gli orfani vengono creati deliberatamente , poco importa se questo implica uno sfruttamento ignobile delle ragazze più povere, ripristinate nella schiavitù. Poco importa se questa cesura della relazione genitoriale, potrà avere sviluppi imprevedibili e distopici .
Noi ,( a differenza delle ragazzine indiane ) saremo ancora più liberi laici e moderni. Senza vergogna.
Ciao,k.
K., nessuno mette in discussione le origini biologiche di ognuno di noi, ma la struttura sociale nella quale crescere. Si può ben crescere in una famiglia omosessuale così come si può mal crescere (e magari morire, come la cronaca di questi giorni ci urla) dentro una “biologicissima”, “normalissima” famiglia eterosessuale monogama. Senza contare che le modalità di concepimento evolvono e bisognerebbe laicamente tenerne conto, poi starà alla morale cui aderisce ognuno di noi scegliere il tipo di contegno da tenere: per me un figlio fecondato grazie all’eterologa e cresciuto da una mamma donatrice ha la stessa dignità di figlio di un adottato o di un concepito all’interno di un matrimonio. Lei, e chi la pensa come lei, pretendete invece di far coincidere origine biologica e famiglia di appartenenza: ebbene, non è sempre così e non sta a uno Stato laico (né sinceramente cristiano, a ben guardare) giudicare se è un bene o un male, l’importante è che il figlio sia accolto e cresciuto con amore dalla struttura familiare, che essa sia la più stabile possibile e che sia riconosciuta pienamente dalla società in cui si trova, qualunque ne sia la composizione.
Luca, concordo che la dignità di un figlio è sempre la stessa comunque sia concepito. Però parlando di educazione, se permetti, mi sembra un po’ superficiale affermare che” si può ben crescere in una famiglia omosessuale e mal crescere in una normalissima famiglia etero. “insomma sappiamo da secoli, che la formazione degli individui, è un processo misterioso, per cui saranno sempre i casi di uomini sereni, cresciuti in situazioni traumatiche anche estreme, e di squilibrati allevati in famiglie modello. Sfruttare l’emotività dei singoli casi di cronaca per costruirci modelli educativi Non mi sembra la migliore delle iddee .
Tra l’altro credo sia difficile anche per ognuno di noi, dire se nella nostra formazione, sia stata più importante l’esperienza dolorosa oppure la vacanza al mare Sarei abbastanza sicuro però nel dire che la Verità ( anche la più minuscola) è importante. Per cui conoscere i propri genitori i propri nonni ha un senso ed un valore sempre, anche se questi erano magari dei poveri disgraziati .Negare a priori deliberatamente al nascituro questa relazione fondante ( fondante per ogni uomo), mi sembra sbagliato comunque.
E poi sottolineo ancora la sofferenza e le lacerazioni che queste liberalizzazioni vanno a creare ; lo sfruttamento delle donne nel mercato degli ovociti e quello delle madri surrogate. Possibile che queste già visibili e concrete distopie non mettano dei dubbi sulla liceità di queste pratiche?
Il fatto è che come dice la Lipperini, trentanni non passano invano la pervasività e capillarità del dell’assedio pubblicitario da uomini e donne ci ha trasformato in consumatori. E allora più che per la ragazzina indiana sfruttata ormai possiamo provare empatia per chi, (pur provvisto di sufficiente denaro) non può appagare il proprio desiderio.
Ciao,k.
Caro k., a me è bastato un episodio a farmi combattere per la pluralità di modelli familiari: Urbino, Assemblea affollatissima e animatissima su omosessualità e modelli familiari. Scatta il dibattito sulle adozioni alle famiglie omogenitoriali. A un certo punto una ragazza di “buona famiglia” si mette a declamare la solita manfrina sul diritto dei figli di crescere con mamma e papà e sulle altre cose che tu hai dettagliatamente riportato. Dalla platea, una bellissima ragazza diciottenne si alza, la voce rotta dalla rabbia e dal pianto, e si mette a inveire contro la sua compagna: “Di cosa parli? Sai cosa dici? Io vengo da quelli che una volta si chiamavano orfanotrofi, non ho mai avuto un affetto: magari fossi stata adottata da due papà o da due mamme, non me ne sarebbe importato nulla, tanto i miei genitori sono morti. Ma l’orfanotrofio no, tu non puoi sapere cos’è, quindi stai zitta!”. Poi, rivolgendosi a noi che conducevamo il dibattito: “Continuate a combattere, noi orfani abbiamo bisogno di amore, di quell’amore che non c’è in istituto, e non ci importa da dove viene. Sono con voi”. Teatro ammutolito, lezione imparata: gli egoisti siamo noi adulti, tutti, etero e gay che pretendiamo di sapere qual è “il” bene dei figli, salvo poi essere sordi alle loro richieste più profonde. Da allora combatto anche per lei.
P.S.: esiste anche il mercato delle adozioni, il “turismo” delle fecondazioni assistite… quindi? Aboliamo le famiglie etero per combattere questi “egoistici” fenomeni? Il desiderio di genitorialità è imperioso e pressoché universale, sicuramente egoistico. MA vivaddio che ci sia questo egoismo! La demercificazione dei surrogati alla genitorialità “naturale” è direttamente proporzionale alla loro accessibilità; proibire moralisticamente ha solo gonfiato i prezzi di mercato e creato persone infelici.
Luca intervengo più che altro per ribadire che al di là delle opinioni di ognuno, non ha senso legiferare partire dall’emotività suscitata dai singoli casi.
Ora capisco che “le lacrime e le voci rotte del pianto” siano capaci di commuovere gli spettatori e le coscienze, (e comunque sono da rispettare). ma è molto pericoloso usarle per comporre un quadro equilibrato. Cosa vuol dire ” teatro ammutolito lezione imparata?” che allora è giusto liberalizzare l’adozione fino al punto che il direttore di un istituto dovrebbe dare i ragazzi a chiunque abbia da sventolare una rendita da ventimila euro? perché noi adulti non dovremmo preoccuparci, Per quanto sia difficile) del bene dei più piccoli e indifesi?
Quando poi parli di “accessibilità e di prezzi di mercato,” provo una punta di orrore, che ormai diamo per scontato che l’essere buoni genitori sia più che altro una questione di soldi.
K., per me quando tra 2 persone c’è amore e un progetto di vita comune c’è famiglia. Punto. A prescindere dalla sua composizione. E un figlio è figlio sia che venga da un rapporto sessuale “classico” che da una fecondazione eterologa o da un orfanotrofio. Punto. Fenomeni di mercificazione ci sono ovunque e in qualunque situazione, nessuno si sognerebbe mai di proibire qualcuno di metter su famiglia perché c’è chi specula sui giocattoli o perché ci si rivolge a una clinica privata a pagamento o perché per adottare è costretto a pagare fior di somme: semmai dobbiamo combattere per fare in modo che tali situazioni vengano riportate in un ambito di correttezza. E le nuove fattispecie andrebbero parimenti regolate, non proibite. Emotività, la mia? No, semplice umanità.
La maniera sbrigativa con cui rispondi , riflette la superficialità con cui spesso vengono affrontati questi argomenti; frasi prive di senso (tautologiche) come:” un figlio è figlio sia che venga da un rapporto sessuale “classico” che da una fecondazione eterologa o da un orfanotrofio, lo dimostrano. Tutti siamo figli. Forse volevi dire che una “persona è sempre “persona, comunque sia chiamata al mondo, e su questo siamo ( lo ripeto,) d’accordo. La figliolanza però, stabilisce ontologicamente una relazione indissolubile tra soggetti, diversi padre madre e figlio. Far finta chq questa relazione non esista, non abbia attinenza con la l’identità di ogni persona, negarla è sbagliato è disumano. Affrontare poi la mercificazione del corpo femminile che discende da queste pratiche, liquidandola dicendo che “la speculazione c’è ovunque”, è altrettanto superficiale. La costruzione di un giocattolo non richiede di per se sfruttamento, l’utero in affitto è intrinsecamente mostruoso, come mostruoso è recidere una relazione così profonda con la prepotenza del denaro sulla miseria altrui. E’ disumanità questa
ciao,k.
La maniera sbrigativa con cui rispondi , riflette la superficialità con cui spesso vengono affrontati questi argomenti; frasi prive di senso (tautologiche) come:” un figlio è figlio sia che venga da un rapporto sessuale “classico” che da una fecondazione eterologa o da un orfanotrofio, lo dimostrano. Tutti siamo figli. Forse volevi dire che una “persona è sempre “persona, comunque sia chiamata al mondo, e su questo siamo ( lo ripeto,) d’accordo. La figliolanza però, stabilisce ontologicamente una relazione indissolubile tra soggetti, diversi padre madre e figlio. Far finta chq questa relazione non esista, non abbia attinenza con la l’identità di ogni persona, negarla è sbagliato, è disumano. Affrontare poi la mercificazione del corpo femminile che discende da queste pratiche, liquidandola dicendo che “la speculazione c’è ovunque”, è altrettanto superficiale. La costruzione di un giocattolo non richiede di per se sfruttamento, l’utero in affitto è intrinsecamente mostruoso, come mostruoso è recidere una relazione così profonda con la prepotenza del denaro sulla miseria altrui. Disumanità
ciao,k.
Abbiamo due concetti molto diversi di umanità, caro k.: il tuo è molto normativo, il mio più pragmatico.