GENOVA PER NOI

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11 pensieri su “GENOVA PER NOI

  1. …Se ho capitato bene il tenente Lippolis ha cercato di menare Wu Ming. Meraviglioso , dalle armi della critica situazionista agli schiaffoni.
    Povera Genova…va beh, almeno ci sentiamo tutti più giovani di una diecina di anni.

  2. @wu ming4, capisco e mi spiace. Ma essere attaccati per Lavorare con lentezza e per la querelle nel movimento intorno alle tute bianche è meraviglioso. Lippolis è come la macchina del tempo.
    In qualche scatola devo anche aver conservato il numero maniacale di Invarianti, in cui il buon tenente traccia la genaologia delle tute bianche e del “complotto” di Roberto.

  3. Eh già, ci segue davvero da moltissimi anni. Probabilmente è il nostro più assiduo lettore. E non è una battuta. Cionondimeno le riflessioni che oggi mi suscitano certe dinamiche sono molto diverse da un tempo e più generali. Dieci anni fa ci ridevo sopra sonoramente. Oggi provo pena.
    E’ l’età, senza dubbio, come accennavo, e forse il fatto che ho avuto il modo e il tempo di riflettere sul malessere esistenziale e “biografico” che caratterizza alcune frange o combriccole pseudo-politiche. Non mi riferisco solo agli anarco-insurrezionalisti, ovviamente. C’è un’affezione che affligge da sempre certi residuati post-movimenteschi fino a renderli ruderi umani (benché ancora anagraficamente giovani). E’ una ricerca disperata di emarginazione, la necessità di trasformare la propria infelicità radicale in odio catalizzabile verso qualcuno. Un odio da conservare gelosamente, da tenersi stretto, da annaffiare giorno dopo giorno, affinché non avvizzisca e non passi mai, né muti in qualcos’altro. E’ la gabbia dell’eterno presente, una vita che si trascina uguale a se stessa e si impernia su pensieri fissi, molto simile alla non-vita/non-morte del monomaniacale Gollum (tanto per citare il Nostro…). Ecco perché la pena. La sofferenza altrui non mi dà alcuna soddisfazione. Certa gente avrebbe bisogno di avere attorno affetto, interessi, cause materiali a cui dedicarsi, invece di spettri, ombre, visioni ossessive. Basaglia aveva ragione: non basta chiudere i manicomi, bisogna curare le persone nella società. Bisogna curare la società.

  4. Mi perdo tutte le grandi occasioni sociali in città…
    Ricordo, anni fa, una simpatica e civilizzata presentazione in un bar del centro storico genovese con Wu Ming 1 e 5 entrambi ben disposti alla chiacchiera con sconosciuti…
    Mi sa che sia stato prima del G8…

  5. No, Sascha, era un anno dopo il G8. Ti riferisci alla presentazione al Corbusier. Giugno 2002. In quell’occasione, i soliti nostri fans inconsapevoli affissero sui muri del centro storico un volantino alquanto squinterné, dove la consueta apologia lirico/acritica del comportamento del Black Bloc sfociava in uno stiracchiato ragionamento che partiva dal nome del bar per arrivare a denunciare un’alleanza tra artisti di sinistra e architetti reazionari 🙂
    Se interessa, è qui:
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap2iii.html#parolai
    Ma che sarebbero costoro senza di noi? Forse un niente foderato di nulla.

  6. P.S. Da notare che poco sotto, sempre nel numero di Giap che ho linkato, un tale aveva da ridire perché… andiamo in giro a presentare i nostri libri! :-/
    Comunque ti muovi sbagli.

  7. Vero!!!!
    Avevo rimosso il volantino! Ora me lo ricordo benissimo.
    Beh, resta che poi l’incontro al Le Corbusier fu simpatico e civilizzato, a differenza di quello descritto al Buridda.
    Diciamo che questa convalida la vostra decisione di non andare in televisione – aggiungere la riconoscibilità televisiva all’odio ‘ideologico’ sarebbe veramente devastante per voi…

  8. …e dove sanno che non verrà loro torto un capello. Il Buridda infatti è un centro sociale che per scelta non gestisce in maniera “militare” i conflitti. Scelta per altro apprezzabilissima, dal mio punto di vista, ma che presupporrebbe di muoversi con mille precauzioni e cautele in più anziché in meno. Come i fatti hanno ampiamente dimostrato.

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