GLI ANNI, I SERVIZI SEGRETI

Appaiono un bel po’ di interviste, da ultimo. Prima Giuliano Amato su Ustica. Il 13 ottobre a Piazza Pulita Corrado Formigli intervista l’ex capo del controspionaggio Marco Mancini. Due giorni fa Repubblica intervista  Mario Mori, ex capo dei Ros, e ex Sid. Un paio di passaggi:

“Lei è stato capitano del Sid, quando il Servizio era inquinato da massoneria e lotte intestine.

«C’era una guerra tra il generale Vito Miceli, fedele a Moro, e il generale Adelio Maletti, che sosteneva di rispondere a Giulio Andreotti. Moro chiedeva di aiutare la dissidenza democratica in Grecia. E Maletti aiutava i colonnelli fascisti. Scrisse su di me una relazione di servizio nella quale mi abbassò il giudizio. Io gli dissi: “Risponderà delle sue azioni”. Lui mi ripose: Può essere, intanto te la prendi nel culo”. Di lì a non molto fu arrestato e condannato».

I Servizi deviati.

«L’espressione non mi piace. Deviate erano alcune persone che agivano per interesse personale».

E la P2?

«Bisogna distinguere. I vertici, Gelli e Ortolani, avevano un disegno politico. La maggior parte degli iscritti cercavano solo avanzamenti di carriera e benefici economici».

Lei è stato involontario motore del cosiddetto lodo Moro, l’accordo allora segreto tra il nostro Paese e i gruppi palestinesi per evitare attentati sul territorio italiano.

«Catturammo una cellula di terroristi palestinesi a Ostia nel 1973. La loro liberazione concordata con George Habash, capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, fu la base del lodo Moro. Ma io questo allora non lo sapevo. Gli israeliani si vendicarono subito».

Parla della caduta dell’aereo Argo 16 in uso ai Servizi?

«Era l’aereo che aveva accompagnato a Tripoli i palestinesi liberati. Non ci sono prove che siano stati gli israeliani, ma forti sospetti sì».

L’Italia ha cambiato linea sul conflitto israelo-palestinese?

«Noi avevamo in Medio Oriente uno dei più grandi uomini di intelligence, il colonnello Stefano Giovannone, uno capace di avere buoni rapporti tanto con l’Olp quanto col Mossad».

In cosa era specializzato da operativo dei Servizi?

«Azioni cosiddette di penetrazione. Una volta mi sottrassi, i vertici del Sid mi avevano chiesto di entrare nella stanza d’albergo dove alloggiava un magistrato che stava facendo indagini sul Servizio. Resto orgoglioso del rifiuto»”

Personalmente ho avuto un brivido nel leggere quella definizione: “uno dei più grandi uomini d’intelligence” riferita a Stefano Giovannone. Quell’uomo, che si faceva chiamare Maestro, è stato in carcere, a Forte Boccea, per rivelazione di segreti di Stato, per ordine di Giancarlo Armati, che indagava sulla scomparsa (e l’assassinio) di Graziella De Palo e Italo Toni. Sulla figura di Giovannone si addensano ombre più fitte della terra di Mordor, e non sono state ancora dissolte. Così come sull’azione dei servizi segreti.
Resta il fatto che improvvisamente sembra essere in corso una riabilitazione generale. Gli anni, ma certo. La vecchiaia, sicuro.
Ma restano i morti. Specie quelli che non hanno avuto giustizia. Magari, ci andrei cauta.

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