GRANDI DOMANDE RELOADED

Due, dalle terre piemontesi e dopo una cena a discreto tasso etilico:
– Perchè quando Bret Easton Ellis spiega che il suo maestro è Stephen King, gli astanti accademici insistono nel dirgli che in realtà il suo maestro è Henry James? (pare che sia accaduto ieri, durante la visita torinese del medesimo).
– Perchè, avendo a disposizione una delle tecnologie potenzialmente più democratiche mai esistite, nella stragrande maggior parte dei casi la si utilizza non per creare una nuova (sì, lo scrivo) estetica, ma per conformarsi al (sì, lo scrivo) mercato?

Questo, nei fumi di un ottimo bianco, ieri sera, con una delle amiche più in gamba della sottoscritta. A dopo.

84 pensieri su “GRANDI DOMANDE RELOADED

  1. Nautilus, c’è gente che dice la stessa cosa di “Tre metri sopra il cielo”!
    Se vai sul blog di Moccia (io sono stata costretta a farlo un paio di mesi fa) puoi leggere commenti allucinanti!

  2. Cara Maura
    “ho visto cose che voi umani..”
    cioè, da quando in biblioteca ho visto decine di esseri senzienti cadere in deliquio per l’Alchimista, acuti insegnanti di lettere stravedere per Oceano Mare e persone apparentemente normali stravedere per Maria Teresa Di Lascia, in fatto di gusti letterari niente può più meravigliarmi.

  3. @ WU MING 1
    Mah! ;-D Non dico che Stephen King non sia bravo, ma non mi pare all’altezza né di Dumas padre né di Hugo. Ma posso sbagliarmi.
    Shining, ad esempio, io l’ho preferito nella versione cinematografica di Kubrick – che King ha rinnegato. Ma lo Shining cinematografico mi sembra più forte del libro, che eppure è notevole e che appartiene a quel Stephen King che sapeva ancora scrivere bene senza ripetersi in maniera seriale e prolissa.
    Ad ogni modo, King è da tempo che è inserito in antologie scolastiche (anche, credo); sicuramente è nelle voci enciclopediche, di questo ne sono sicuro. Ma ciò non me lo fa apprezzare di più. Come Dumas: lo leggo, ma con sospetto, con puzza sotto il naso. E ti confesserò: amo moltissimo “La signora delle camelie”, di Alexandre Dumas figlio, opera che trovo ragionevolmente dignitosa e che spazza via molto di quanto ha scritto Dumas padre. Che ci posso fare? C’ho un po’ la puzza sotto il naso. ;-D
    Saludos
    g.i.

  4. Mah sig Iannozzi, Moravia sosteneva che romanzieri si nasce mentre scrittori si può diventare, facendo distinzione fra le due categorie. Ad esempio faceva l’esempio del Manzoni, grandissimo scrittore ma mediocre romanziere.
    Ora di Dumas padre tutto mi pare si possa dire tranne che non fosse un grande romanziere, come si fa a non farsi travolgere dai Tre moschettieri o il Conte di Montecristo ?
    Se invece li si osserva dalla qualità della scrittura può aver ragione lei.
    A me però sembra che in casi di simili virtuosismi inventivi si possa, come dire, passarci di sopra.
    Ma qui si rivà nei gusti personali.

  5. Giuseppe Iannozzi non occorre ripuntualizzare continuamente il tuo punto di vista su King, lo abbiamo conosciuto almeno decine di post fa, non mi sembra che tu aggiunga nulla di interessante alle tue scarse argomentazioni (vedi invece Wu Ming 1, costantemente puntuale e preciso nei riferimenti). Detto questo, ho letto Lunar Patk ed è evidente il modello King. Altro è poi ragionare su quanto il modello sia stato uguagliato o meno.
    Culicchia ce l’ha messa tutta nella sua traduzione e con passione ha voluto presentare l’autore e parlare del libro. Non ci vedo nulla di scorretto, semmai questo poteva suscitare domande interessanti sul tradurre B.E.E., ma non c’ero alla presentazione e non so se queste domande sono state fatte.

  6. @ NAUTILUS
    Immagino di sì, che si rientri nei gusti personali preferire Dumas padre o Dumas figlio. Senza bisogno di scomodare Moravia né il Manzoni – che tra l’altro ho già scomodato, almeno il Manzoni.
    @ SQUIRT
    Non ho aggiunto nulla? Vabbe’, si vede che sono commentatore d’appendice. ;-D Che ti devo dire.
    Saludos
    g.i.

  7. Sul blog di Angelini, Wu Ming 1 ha appena definito il padrone di casa “antropomorfosi di una parodia di ‘New Thing'”! :-))))))))

  8. Sì, Paolo, quello che dici è tendenzialmente vero, però a questo punto provo ad esprimere un parere più netto (o almeno esistenzialista): di ciò che sarà nel 2050 mi devo interessare dal punto di vista della responsabilità (ed è la responsabilità l’unico modo ateo e conseguente di considerare il futuro); per tutto il resto, compreso giudizio estetico, il presente non è soltanto sufficiente, è addirittura un dovere intellettuale. In breve, la domanda su un’eventuale estetica “in fieri” è importante perché pone un problema per “l’oggi”, e sui fossili che saremo domani possiamo impegnarci come ci si impegna nei confronti di ipotesi logiche (sia chiaro che questa è soltanto la mia opinione)

  9. ‘Sto cazzo di storia dei posteri a cui l’ ardua sentenza a me mi fa venire il nervoso bestiale, tanto per cominciare perché i posteri di King S. non sono quelli riferibili a Manzùn, poi quando scriveva Manzùn in Italia c’erano trecento scritur, adesso che c’è King, in gir per al’mund ci sono due miliun de scritur, e trecento milioni di lettori o giù di lì e si produce un quantità di roba scritta imparagonabile a quella dell’anno 1900, o pressoché, per cui è probabile che la maggior parte delo stampato finirà nelle discariche e rimarrà solo qualcosina, come sempre magari poca roba scritta magari più sonoro e immagine, if is possible, se no, morta lì.
    Scannarsi per questo per King o per Ciccillo è cretino.
    Mario Bianco

  10. Anche se faccio sempre fatica a leggere il suo stile, Mario Bianco dice sempre cose vere (o almeno che a me sembrano vere). Sapete, i giudizi sulla grandezza letteraria vanno e vengono. Cinquant’anni fa c’era chi pensava che De Libero fosse il grande poeta contemporaneo, mica Montale. E cosa mi dite dei nostri premi Nobel Deledda e Carducci ? Di Anna Banti e Alba de Cespedes, e di tanti altri che un tempo entrarono anche nelle antologie e oggi a malapena vengono ricordati più per il nome che per averne letto i romanzi ? Ha ragione Bianco: ormai c’è l’inflazione dei narratori e chi vale davvero lo dirà la storia, dopo i suoi alti e bassi. “Fortunae rota volvitur. Descendo minoratus. Alter in alto tollitur, nimis exaltatus”

  11. Riccardo, davvero anch’io ne ho la balle piene dei posteri, prima ancora che siano nati, ma sarei anche più radicale: la storia dei secoli futuri è una proiezione deturpata di un presente vissuto nell’insoddisfazione, ma quella storia in realtà non c’è, e non si può chiamare neppure storia.
    OT: a proposito, consiglio una divertente (e a tratti geniale) lettura: Storia filosofica dei secoli futuri:
    http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1&c=UWSOGJFXK33MX
    (molto bella la prefazione di Emilio Russo)

  12. @ roquetin esistenzialista
    certo che un giudizio estetico lo si dà nel presente, senza la pretesa che valga in saecla; ma proprio per questo conviene mantenere una certa misura. voglio dire: siamo, per così dire, posteri di un passato – che è anche parte della nostra formazione; allora quando si dà un giudizio su un contemporaneo mi parrebbe il caso di non scomodare paragoni assoluti (con il passato) e neanche sbilanciarsi verso la fortuna futura di quel contemporaneo; il che vuol dire lasciar da parte la storia.

  13. La Banti e la De Cespedes purtroppo non è che ci siano entrate tanto nelle antologie. Non in quelle scolastiche ‘tradizionali’, comunque. C’era un periodo in cui per verificare se lo studioso avesse un ‘minimo’ di ‘preparazione’ andavo a verificare se nell’indice ci fosse la De Cespedes, visto che sono un’ appassionata di ‘antologie’. Lei a mio parere è stata una figura importante del ‘900 italiana. Ed è poco conosciuta ancora, nonostante tutto. So di dire una cosa che può suonare blasfema, ma io la preferisco alla Morante (che è comunque ‘grande’). E’ più moderna, e meno ‘stregona’, funzione che a me dà sempre un po’ come dire…di imbarazzo.

  14. Paolo, ma non avendo che esempi dal passato (ne converrai che avere esempi dal futuro è quantomeno improbabile), per cercare di chiarire un pensiero si può scomodare qualcuno, solo che lo si faccia con cognizione di causa (cerchi similitudini, istituisci confronti); non ho visto “perdite di misura”: qui c’entra di nuovo il mio giudizio estetico, se qualcuno avesse scomodato Dostoevskij magari lo avrei giudicato esagerato (e Dostoevskij era un altro che pubblicava a cottimo, mi risulta)

  15. …e.c. 900 italiano. Comunque l’ incontro fra il Cavaliere degli Specchi e quello della Trista Figura è di quelle cose che ti fanno ancora preferire Cervantes a una passeggiata. No, scusate se non c’entra. Lo sto leggendo, e sarò scema io, tonta o antica – nel senso peggiore – ma mi fa ridere.

  16. “bon, allora non ho capito cos’è questa “responsabilità” riguardo al presente.”
    Jonas contro Sartre: la responsabilità non è terrorismo intellettuale (così non si capisce: rinvio a una dettagliata spiegazione e ti avviso non appena la posto usl mio blog, scusa ma ho degli arretrati da giugno, tra restauratori, recensioni, e appunti su un famoso documento di Wu Ming)

  17. Come l’avvocato Parti saprà, le inserzioni devono intendersi riferite a personale sia maschile sia femminile, art. 1, legge 9/12/77 n. 903. Gli inserzionisti sono impegnati a osservare la legge.

  18. OT
    Il conformismo marziale dilaga anche nei gestacci.
    Prima i nostri politici ci indirizzavano gestacci autarchici, tipo quello dell’ombrello o le tanto famose italiche corna. Oggi invece la dis-onorevole alessandra santanchè (manager s-velina di forza italia) si affaccia alla finestra della Camera e manda a farsi fottere gli studenti italiani in puro stile marziale amerikano
    Vedere per credere
    http://www.repubblica.it/2005/j/gallerie/scuola/santanche/ap70039502510191719_big.jpg

  19. Magari! Sono a Genova e torno venerdì notte: se avete curiosità sul Festival della Scienza farò da reporter, promesso.

  20. A proposito di idiozia dei titoli, su Lipperatura c’è il titolo “Grandi domande reloaded”. Se ci guardi dentro trovi: “Perchè quando Bret Easton Ellis spiega che il suo maestro è Stephen King, gli astanti accademici insistono nel dirgli che in realtà il suo maestro è Henry James?”
    La cosa buffa è che chi ha ascoltato BEE sa che l’argomento centrale della discussione era “sono diventato uno scrittore a causa del comportamento di un padre ubriacone”. Quella è stata anche la molla che ha fatto scattare, dodici anni fa, l’idea del libro. La Lipperini centra tutto sulla polemica tra i buoni che capiscono il valore di King e parrucconi cattivi che detestano King. Mentre il centro vero è il dramma di un uomo in carne e ossa che cerca di dire a una piccola folla che quel dramma lo ha trasformato in scrittore. Nemmeno tra i 34 commentatori c’è qualcuno che ricorda quel dramma. E’ buffo no?
    andrea barbieri
    http://tunga.splinder.com/1130058596#6084742

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