Ricevo e pubblico, rubando connessione in quel di Genova, questa lettera di Nicola Lagioia sulle celebrazioni pasoliniane e sulla polemica recente che riguarda "il silenzio sopra Moravia" (chiedo venia a tutti gli interlocutori via mail cui non sto rispondendo: prometto che lo farò al ritorno).
Rubare un pugno di scintille lambendo le scorregge di qualche Zeus accigliato, staccare con lo scalpello dell’ostinazione pochi frammenti di sapienza e guano dal monumento intitolato ai grandi del passato, calare tutto nel guscio umindo della propria bottega e mettersi al lavoro infilandosi la cera nelle orecchie pur di sottrarsi al frastuono condominiale, al lamento degli orfani e delle prefiche che le divinità di turno (Calvino, Moravia, Pasolini e compagnia cantante) producono grazie a una grandiosa, fisiologica capacità di lasciare a guardia della propria memoria un esercito di necrofori: questo il mio consiglio prometerico recapitato in busta aperta a un giovane scrittore. Io, che ho mille eredità da dissipare ma non mi sento orfano e prefica proprio di nessuno (non ne avrei tra l’altro neanche il tempo, considerato il modo in cui il presente cerca continuamente di rovinarmi addosso) fatico a vivere in un posto come Roma: un ricettacolo di ectoplasmi e di Madame Blavastky vestite a lutto, convinte tra l’altro di possedere il tavolino a tre piedi più bello del reame. Per cui, mi infastidiscono questi giorni di celebrazione pasoliniana: mi tengo stretto Accattone e Le ceneri di Gramsci ma getto un deciso colpo di spugna sul Pasolini da memorial day, quello vestito da calciatore, da cowboy, da chierichetto, da angelo dell’Apocalisse, da marchettaro – impegnato tra l’altro come sono (neanche "la fame di corpi senz’anima" ce l’avesse avuta solo lui!) a monitorare le sagome ultraterrene della Cristoforo Colombo per riprendermi da qualche salvifica delusione sentimentale – l’amore in bocca: 30 euro. Allo stesso modo, mi annoiano le lamentele sul presunto silenzio caduto su Moravia, complice il debole polso dei giovani scrittori italiani, troppo impegnati a masturbarsi a ritmo di rock sull’ultimo DeLillo per reggere la fiaccola della memoria. Complice, tra l’altro, lo stesso Pasolini, che da vera serpe in seno starebbe rubando la scena al fratello maggiore in un’imbarazzante guerra tra cadaveri. Ed ora, un piccolo momento edificante: noi scrittori delle ultime generazioni, che abbiamo amato La Noia e Gli Indifferenti, che abbiamo acceso la nostra passione civile usando il carburante del Romanzo delle stragi, che abbiamo visto in televisione (cento volte!) Pasolini insieme a Ezra Pound, Moravia al funerale di Pasolini, Calvino a discutere dei manoscritti rifiutati all’Einaudi, vorremmo che tutto questo si trasformasse in una vera eredità. Ma per godersi un’eredità bisogna prima elaborare il lutto. Quante volte invece, appena giunto a Roma, senza un lavoro ma con grandi speranze, mi è capitato di imbattermi in quello che sulla carta avrei eletto a fratello maggiore se non a padre (uno scrittore, un gallerista, un critico militante nato prima dei Cinquanta…), se non fosse stato che, dopo le presentazioni, questo crollava puntualmente tra le mie braccia in un pianto dirotto: "Ah, Moravia! Ah, Pasolini! Ah, Schifano! La sera andavamo a via Veneto…". E che palle! pensavo io quando, invitato a prendere un cordiale a casa del fratello maggiore istantaneamente ripudiato, questi mi indicava con un debole gesto del braccio i suoi mobili art déco cercando di convincermi che lì, una volta, era tutta borgata. Mi tengo stretto La noia, appunto, ma me ne sbatto che nei Meridiani ci sia Camilleri e Moravia invece no. Questo fa parte di un momento celebrativo che noi delle ultime generazioni, impegnati a salvarci la pelle, non dovremmo poterci permettere. Tra l’altro i semidei di cui sopra, per questioni anagrafiche, io non li ho mai incontrati, non ho mai discusso con loro dei fatti d’Ungheria davanti a una bottiglia di vino né ci sono andato a mignotte: di conseguenza non c’è nemmeno il pensiero dell’amico perduto a costringermi verso un amore che non sia solo quello letterario. Se poi il problema è che, rispondendo alle solite domandine insulse sul gioco della torre proposte dai quotidiani, il nome di Moravia ultimamente non è mai venuto fuori, io non ci posso fare niente. Stesso discorso per Calvino e Pasolini. Ai Racconti romani preferisco il Mar delle blatte, al Sentiero dei nidi di ragno preferisco Una questione privata, a Petrolio preferisco di gran lunga il Pasticciaccio, la Diceria dell’untore, le Sodomie in corpo 11, ma non per questo ho il tempo né la voglia di far firmare petizioni per un memorial day intitolato a Bufalino. Tutto quello che un giovane scrittore di romanzi deve fare è affondare i dentini nel marmo delle statue, succhiare il sangue dei grandi del passato se ne ha forza, prendere quello che gli serve e gettare via il resto, in silenzio ma con passione, pervicacia, persino con cinismo. I semidei in questione, riconoscendo in questa pratica crudeltà e disperazione in tutto simile alla loro, non potranno non sorridere benevoli. Fine della lettera.
cosa ne penserebbe PPP di questa santificazione?
Vedi anche “Pasolini e i Fritti Corsari” nel mio blog.
beh comprendiamo che ognuno abbia le preferenze che si merita, ma il silenzio su Moravia è sano e giusto mentre la cagnara su Pasolini dipende sempre dal punto di vista che si vuol propagandare. E di propaganda, direi, che ne abbiamo abbastanza in letteratura.
Ovviamente, Lolip, non tenga conto della mia mail ;))
Baci divertiti.
I dentini li ho affondati 🙂
Sulle celebrazioni e le santificazioni, a Roma, che è posto particolare e unico, sono dpaccrodo con La Gioia, vedi anche “Tutta la conoscenza de Roma”, su vibrissebollettino. net. con considerazioni specifiche su i Custodi della Cultura (che fa Zetema Zetema…pare un motivetto popolare!). Però scusa Nico’ allora parliamo pure de ‘st’ estate. Coi libri in campo (zetema zetema) e gli scrittori buttati in pasto a Santa Maria in Trastevere. Siamo giusti. Un sera stavamo, (ah, eravamo…) scandalizzati con uno scrittore (di cui non dirò il nome) a guardare. non si sentiva una mazza. I cani razzolavano e abbaiavano. E tu Nico’, mi pare che fossi proprio tu, leggevi da Babete Factory…perchè questo Pasolini, gestito così, è frutto della medesima logica, della medesima mentalità arruffona e pasticciona, e popolo bue, e diteci pure grazie, e allora provateceve voi e vedemo che sapete ‘ffa!
…voglio dire, succhia succhia pure e affonda i dentini, ma se quando ti invitano a leggere, e sai già che te stanno a ‘trattà come popolo (scrittore)bue, se te ne rendi conto, che è cosa ‘malfatta’ e fatta tanto ppe cantà, non è occasione giusta quella per dire queste stesse cose? detto in altro modo, “Va bene il blog, i testi, le parole, i concetti, ma i corpi, ragazzi, i corpi. Dove sono finiti i corpi? E i metodi, che senza i corpi (va bene libri su libri, per carità, sono la prima), ditemelo, a che servono?”
domandina ad angiolina: cosa c’entrano le celebrazioni di Pasolini con Pasolini?
Probabilmente si vuole intendere che siccome la celebrazione è ad opera di infidi personaggi (non posso che concordare avendo io la sfortuna di far cultura a Roma…), diventa infido anche Pasolini.
Un sillogismo, dunque.
Ma fra un sillogismo e la possibilità di spacciare poeti e scrittori a generazioni (loro malgrado)inconsapevoli preferisco lo spaccio.
Stasera ho ricevuto l’ennesimo invito ad una celebrazione pasoliniana, e ho avuto la stessa reazione di Lagioia. Gli organizzatori di questi eventi sono spesso “personaggi infidi”, però credo che non possano essere eccessivamente nocivi. La glorificazione di qualcuno è sempre pericolosa, però in questo caso potrebbe avvicinare qualcuno alla lettura di Pasolini. Almeno spero!
Boh, non ho le idee molto chiare…
Madonna, Isabellina, si vede che spacci tutto il giorno! E che è? Infido, spaccio, ‘si vuole intendere’, sillogismo. Almeno ci fosse una Bestia Trionfante, per finire! Invece zero. Quello di Nicola (con i suoi termini, quali ‘passione, pervicacia, cinismo, eredità, mi tengo stretto’) mi pareva discorso più come dire, sano-provincial-salentino. Che , al di là delle sfumature – e ‘tenuto altresì conto delle generazioni’, diresti tu, e ci mancherebbe! – mi trova sempre abbastanza partecipe e coinvolta. Oltre che, finché l’età – ahimè, signora mia – lo consente, presente. Spero, comunque (se presente) mantenendo, come fino adesso ho fatto, termini, parole e modi di dire e di fare che sono più o meno, sempre gli stessi. Se no, come è ? Da giovani poeti e da anziani poliziotti(e)?
..insomma la celebrazione potrebbe pure essere l’inizio della museificazione di Pasolini… forse.. però a me fa piacere che ci sia questa attenzione, ci vedo un affetto sincero, scomposto (come tutti gli affetti) e tuttosommato – considerando quanto fu solo quell’uomo negli ultimissimi anni della sua vita – è una compagnia che gli dovevamo. Pasolini aveva notoriamente grande pazienza con le persone più semplici, e sono certo che, da lassù, abbia più simpatia per le platee rumorose di qualche improbabile serata pasoliniana che non per le lettere più “raffinate” e “ciniche”..
Nessuno di noi è Pasolini, quindi non si può sapere…caro marcov. Co’ sta vecchia scusa, della semplicità e dei semplicioni…. Perchè invece non chiediamo senso di responsabilità, serietà, accortezza, alle ‘istituzioni’, visto che paghiamo pure le tasse? Perchè non gli diciamo che forse i semplicioni e le semplicione ce l’hanno a casa, loro? Sarebbe un’ottima scusa per chiederle anche a noi stessi, le stesse cose.
Eppure sono in molti a chiederglielo quotidianamente il senso di responsabilità alle “istituzioni”, signora mia…
Nel giornaliero impegno politico e fisico per campare.
Non mi piace sentir sempre dire che potrebbe andare meglio, nè trovo apprezzabile questa disincantata superficialità densa di superiorità. Mi fa tornare alla memoria dirigenti intellettuali di (dubbia) cultura e di incancrenita borghesia.
Queste dispute intellettuali sempre così basate sul “dovrebbe cominciare da” non colgono mai la bontà di quel che una qualsiasi azione mette in moto, è un perpetuo sputare sui propri cibi (anche se ci si sente coerciti a mangiarli), è una continua puzza sotto il naso che non apre a nessuna possibilità e non ripulisce da alcuna sporcizia.
Una critica che si ferma sempre quando, casulamente, si diventa soggetto cointeressato.
Allora sì che viene fatta la scelta giusta e si conduce una sana e responsabile politica culturale.
E’ come quelli che, allora, votavano sinistra turandosi il naso.
Fascisti, insomma.
isabe’, fatti un giro, vai!
Scarparo, ma non è che puoi tornartene quanto prima a scrivere i filmetti per ricky tognazzi? No, così, per sapere…
Trovo interessante che Nicola, proprio a proposito di Pasolini, parli di “cinismo”. Proprio il Pierpaolo nazionale, infatti, sosteneva il bisogno di servirsi “cinicamente” delle riviste per darsi voce, per non finire soffocati. Che un simile articolo venga poi da chi, come Nicola, sulla questione del rapporto coi modelli e i padri letterari ha costruito il proprio libro d’esordio, mi sembra naturale. E naturale che la voce talentuosa e originale di un giovane scrittore che va costruendosi la propria statura letteraria rifiuti a priori di sobbarcarsi sulle spalle, atlanticamente, il peso della grandezza dei padri. Se gli altri dicono sospirando “Ah, non ci sono più i Pasolini e i Calvino!”, be’, questo in linea di massima può anche starci. Ma se questi mormorii e sospiri diventano così diffusi e soverchianti da insinuarsi nelle coscienze dei giovani scrittori che finiscono col sospirare anche loro “Ah, non diventerò mai un Pasolini o un Calvino”, allora il peso dei padri schiaccia, la gioventù è finita, perchè si autoconvince e rassegna al proprio epigonismo. Così non c’è futuro. La letteratura ventura invece è, come sempre, nelle mani di chi uccide i propri padri. Perchè non ci sono padri buoni e padri cattivi. Tutti i padri, nel loro principio di autorità, sono cattivi, castranti. E perciò, come fanno i futuri grandi scrittori e come fa Nicola in Tre sistemi, vanno amorevolmente uccisi.
Ma appunto Scarparo, appunto! Torna a scrivere per il cinema, risolleva le sorti di questo derelitto medium, dà ossigeno alla boccheggiante produzione italiana! Va’ figliola, va’… aria! aria!
Angela,
a questo punto credo proprio di non aver afferrato la tua critica alle celebrazioni Pasoliniane.
In 15 anni di lavoro culturale non ho mai avuto nulla dalle istituzioni, anzi ora che ho uno sfratto non ce n’è una di istituzione che abbia interesse ad intervenire… quindi non avrei mai dato del fascista a chi “osa” sfidarle.
Sarebbe stato come darmelo da sola!
Diciamo che dal basso della mia cultura non accademica trovo da sempre più importante diffondere (spacciare, come ho detto nel primo post) anzichè partire dal presupposto che è tutto sbagliato.
Mi piace che si parli di Pasolini o di chiunque altro in qualunque modo perchè sono in troppi a non saperne niente.
Obsoleta quanto vuoi, ma credo realmente che la memoria sia necessaria quanto la critica alla memoria stessa.
Ma la critica a chi mette su il suo baraccone affinchè la memoria viva, la trovo
negativa ed un po’ disfattista.
Certo, è un baraccone, fatto anche con i soldi pubblici, ma comunque la gente può raggiungerlo e se ne ha voglia può -chissà- utilizzarlo in modo positivo e magari anche fantasioso, nuovo… trasmissibile.
Probabilmente questo non basta a poter tralasciare l’obiezione, ma certo che sentire sempre obiezioni a me fa dolore.
Oddio, ma questa è un’occupazione vera e propria
Era una battuta, Angela.
Ciao
mi ha divertito e concordo, se non ci fosse sullo sfondo questo sentore di aspirante nuovo arbasino, ironico e sbrigativo, disilluso…
dario
A proposito dello “sfogo” di Lagioia: anche le formiche hanno la tosse! Ma come si permette, questo microbo (letterario) di sentenziare su grandi scrittori a cui lui non potrebbe nemmeno allacciare le scarpe!
@ Pifferaio: certo che l’alfabetizzazione è una cosa che proprio non ti compete… Mica il pezzo di Lagioia era contro Moravia o Pasolini, ma contro la retorica delle celebrazioni. Cosa che, appunto, è ovvia per chiunque sia capace di leggere, dalla terza elementare in su.
Sottoscrivo ciò che ha scritto Nico. A volte la forzatura di una celebrazione fa più male alla memoria che la dimenticanza stessa. Affondiamo i dentini invece in quel marmo e anche se Lagioia fosse “microbo”, è proprio come microbi che dobbiamo aggredire. Altrimenti saremo sempre lì a lambiccarci il cervello nelle sabbie mobili di ancestrali discussioni da bar a chiederci se ci sono autori paragonabili oggi a Calvino o Pasolini, se Pelè è meglio di Maradona, se la Juve di Capello è più forte di quella di Trapattoni.
Io sono con ISABELLA, io sono per lo spaccio, scusate.
Ci sono ragazzi che non hanno mai visto un film di Pasolini perché la TV non li manda. Queste manifestazioni sono perfette per riuscire a vederli.
Me ne sbatto che ci sarà retorica a rullo. Ognuno sappia dove andare e cosa fare.
Mi da fastidio il lamentismo di quelli che dicono: “Non ci sarà mai un Pasoni oggi”, ma anche di quelli che dicono: “Che palle, ancora Pasolini, dobbiamo andare avanti, superare”.
Perché celebrare Pasolini?
E, a questo punto mi chiedo: Perché celebrare il 25 aprile? Ancora con questi partigiani? Ma dai, ma basta, è roba vecchia, bisogna superare, guardare oltre. Dimenticare.
Dimenticare un cazzo!
Gianni, era da un bel po’ che non mi imbattevo in una tua opinione: devo constatare che hai le idee chiare (che io sia d’accordo, lo sai da te)
Io sono stato invitato a un convegno su Pasolini, e ho detto di si. Sono giorni che lavoro all’intervento. Perchè ci vado? perché così ho l’occasione per rivedermi certe cose, per leggerne altre che avrei tanto voluto, ma fino ad ora non avevo trovato il tempo. Anche per leggere in parallelo testi letti a distanza, e scoprire qualcosa di nuovo di cui fino a ieri non mi ero accorto.
Va bene, ma che bisogno c’è di andare a un convegno? Lo potevo fare lo stesso, per i fatti miei, no?
No. Perché alla fine il tempo per le cose bisogna sempre strapparlo ad altro.
Punto.
Dopo di che: io non vado al convegno per stracciarmi le vesti e chiedermi dove sono finiti i grandi scrittori di una volta. Insomma, anche per preparare un interventino piccolo piccolo son qui che rosico il marmo, da formichina.
Se mi date del cerchiobottista (non so tra Biondillo e Lagioia chi sia cerchio e chi botte, ma il senso è quello) non mi offendo mica.
Ah: il programma del convegno è postato da Biondillo su Nazione Indiana
Girolamo, hai una mail? (in caso, la mia è indicata sotto il nome)
‘sto lagioia a me non piace punto, bleah.
Io ricorderei tutti gli scrittori, SEMPRE: pasolini, calvino, moravia, morante, ginzburg, penna, salvia ecc. ecc. io farei le ricorrenze anche dei sei mesi a lagioia invece darei foco (come al savonarola);-).
Ad ogni modo ogni volta piglio quello che c’è. Ora c’è pasolini? evviva.
geo
“o ricorderei tutti gli scrittori, SEMPRE: pasolini, calvino, moravia, morante, ginzburg, penna, salvia”
Io penso che un omaggio a Pasolini possa avere un valore politico: ho qualche dubbio su un eventuale omaggio a Monti (tanto per dire); e anche qualcosa della “festa” nel senso in cui la intendeva Gadamer.
Girolamo, la botte, dati i chili superflui, sono sicuramente io. 😉
Tra le altre cose questo è il ventesimo anniversario dalla scomparsa di Calvino!
chissà cosa c’entra il culo con le quarant’ore?
Chissà cosa c’entra monti o anche … ivan, con quello che avevo scritto io?;-)
boh ….
@ roquentin.
ricordare uno scrittore ha un valore politico? mica sono attivisti o sindacalisti i politici. almeno non dovrebbe esserlo. pasolini poi era uno che andò negli anni settanta in russia e, al ritotorno, ebbe il coraggio di farne l’elogio. c’erano stati il 56 in ungheria, la scoperta dei gulag, praga. c’erano stati scrittori come spencer e orwell in russia trentanni prima e se ne erano tornati schifati ma pasolini niente, oh, se ne tornò più corsaro ed entusiasta dalla patria del comunismo, per non averci visto nemmeno un capellone (sic). quella sì una società di eguali! ma che grand’uomo. ma che mente eccelsa. ma che superbo scrittore e anticonformista degno di grande celebrazione.
“ricordare uno scrittore ha un valore politico? mica sono attivisti o sindacalisti i politici. ”
Rangun, ma dove ho scritto che il valore o il significato politico debbano essere “predicati” di un partito? Forse mi sono espresso con un po’ di fretta, ma di sicuro il malinteso è notevole.
“pasolini poi era uno che andò negli anni settanta in russia e, al ritotorno, ebbe il coraggio di farne l’elogio. c’erano stati il 56 in ungheria, la scoperta dei gulag, praga.”
Calma, così vai anche tu di fretta. Se vuoi se ne può discutere, come si può discutere del perché Sartre decise che fosse opportuno tacere su alcune questioni. Ma l’opportunità politica non è un “nonsenso”, così come la dopppiezza di Togliatti non era ipocrisia (suppongo che tu sappia a cosa mi riferisco).
Pasolini grande scrittore? Per me sì, e trovo che il suo “spessore politico” dipenda innanzitutto dalle sue scelte (spesso narrative, tra l’altro)
@ Georgia: “Chissà cosa c’entra monti o anche … ivan, con quello che avevo scritto io?;-)
boh ….”
Io non c’entro nulla con quello che hai scritto tu, per fortuna (guarda che a volte non si capisce cosa scrivi).
Quanto a Monti, ho solo scritto che troverei assurdo celebrare Monti per motivi politici (o sociali, così si capisce). Il suo peso storico in termini di “incisività” sul tessuto sociale è nullo, per quanto ne so.
In fine… sono stata al primo convegno dedicato a Pasolini ed alla Poesia.
Il tramonto ad Ostia era bellissimo, sarebbe stato più interessante farlo sulla spiaggia.
I relatori hanno fatto il loro temino accademico, ma la gente era lì ad ascoltare.
Tutta.
Non tantissima, ma ce n’era di tutti i tipi.
Ragazzi molti. Gente comune. Nessun mostro sacro.
C’erano persino due tipici esemplari in stile “signora mia non si campa più” che commentavano indignate il concetto espresso da Cristina Di Massimo che il cinema non copiasse la realtà ma ne fosse espressione.
Quindi lo spaccio ha funzionato più di quello che potessi pensare.
Ed immagino che il programma in terra d’Abruzzo di cui parla Girolamo sia ancora più forte.
A Loredana un grazie grande grande per averci fatto chaicchierare a random. 😉
si appunto ivan …. ma dove avrei scritto che monti è uno scrittore?
😉
geo
be’, sì Bourdieu. Pierre Bourdieu – per me un martini vodka. m’è sfuggita una lettera chevvuoi! meglio comunque che la ricchezza complessiva della realtà che sfuggiva al tuo eroe. o rockentin. l’uomo a una dimenione è uno che ha una sola dimensione di pensiero, un po’ come i pasoliniani o chiunque guardi la realtà attravesro un solo punto di vista. adesso che vuoi farmi l’esame? o rockentin? comunque mi dispiace che il paso sia defunto. non foss’altro perché mi sarebbe piaciuto vederlo alle prese con quell’altro degno intellettuale mediatico del Busi. e che fieri match televisivi ci siamo persi altro che celentano! e il Paso avrebbe resisistito al vizietto di prendere a sberle l’avversario? e il busi come gli avrebbe soavemente risposto. sarebbe stata una bella lotta tra prime donne. che non si fa per il proprio posto al sole!
Mar delle blatte di Landolfi!